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Autore: Night Sins    14/02/2008    5 recensioni
“Grazie di tutto.” disse James una volta arrivati.
House non rispose.
“Ci vediamo dopo.”
“Jimmy.” chiamò House, dopo che l’altro fu sceso.
“Sì?”
“Buon compleanno.”

[Post prima serie, non ha nulla a che spartire con le due stagioni successive poiché l'ho iniziata prima che fossero trasmesse.]
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Greg House, James Wilson, Lisa Cuddy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Alla mia Sis Laura.
Per il costante aiuto, supporto ed incoraggiamento;
per essermi sempre accanto, nonostante i chilometri che ci separano.
Per essere la mia prima fan e la mia 'Slash no sensei'.
E perché, senza di lei, questo capitolo non sarebbe stato pubblicato oggi.
Ti voglio un'infinità di bene, Sis!



Incubi e serenità

“Abbiamo un paziente e, mentre tu non c’eri, se ne è occupata la Cuddy; le devo portare i risultati delle analisi.”
E così, per scappare da House, mi sono spinta fin nella casa del ‘nemico’. Anche se oramai la battaglia, e la guerra, è persa definitivamente.

“No, sei tu quella che non capisce. Non ti amo, e non potrò mai farlo.”
“C'è già una persona di cui sono innamorato, ed è davvero una cosa seria.”

Volevo chiarezza da lui e finalmente l’ho avuta. Più cristallino di così!


“Grazie Cameron.”
“Se è tutto qui, io torno in ambulatorio.”
Cuddy alzò nuovamente lo sguardo verso di me, fissandomi negli occhi. Temevo me lo avrebbe sbattuto in faccia, che stava con House nonostante fossi io quella che gli era andata dietro per quasi due anni.
“Certo.”
Ed invece nulla.


Allison spalancò gli occhi, respirando affannosamente; una mano sul cuore, come per impedire che le uscisse dal petto.
Era peggio di un incubo invaso da mostri, quella scena continuava a perseguitarla da una settimana oramai. Ogni volta temeva di sentirsi schernire dalla donna ed invece ogni volta la scena le si ripresentava pari a come era avvenuta nella realtà, ma il sollievo era solo apparente.
Guardò l’orologio sul comodino, la sveglia sarebbe suonata solo dieci minuti dopo, ma la spense in quel momento.
Era calma ora, come tutte le altre mattine. Si alzò e si preparò per il lavoro.
Mentre compiva quei gesti automatici ripensò ai suoi incubi e alla settimana appena passata; non aveva, obiettivamente, nessun motivo per temere un’uscita del genere da parte della Cuddy, ed allora perché continuava ad esserne ossessionata? Perché anche il fatto che House e la Cuddy non avessero modificato il loro rapporto, esteriormente, le dava da pensare?
Scosse la testa, era già arrivata alla conclusione che l’unica cosa saggia da fare era evitare di pensare a tutto ciò che riguardava gli altri due medici, doveva solo riuscire a mettere in atto i suoi propositi.

“Buongiorno!” salutò entrando nella sala di diagnostica, dove si trovavano i due colleghi. “Come mai le tende chiuse?” chiese poi, guardandosi intorno e soffermandosi su un vassoio, coperto con dei tovaglioli di carta, posto sul tavolo e sulla bottiglia di spumante che Foreman stava sistemando accanto ad alcuni bicchieri di plastica.
“Per Wilson. Viene dimesso oggi, l’hai scordato?” rispose Chase.
“No…” scosse la testa, come a rafforzar la sua risposta, mentre si toglieva la giacca e indossava il camice. “Ma… non sarebbe il caso di aspettare House?”
Foreman alzò le spalle, “Colpa sua che arriva sempre tardi.”
“Wilson lo sa?” domandò ancora la donna.
“No, se no perché sarebbe tutto chiuso?” chiese in risposta Chase, divertito. “Credo stia parlando con suo fratello, è arrivato insieme a noi, glielo diremo dopo.” aggiunse poi andando a versarsi del caffè nella tazza.
“Oh. Certo però non deve essere facile… il divorzio, poco dopo che è stato ferito…” commentò Cameron “La moglie avrebbe dovuto aspettare almeno che fosse dimesso…”
“E lui non avrebbe dovuto tradirla. Il mondo non va mai come dovrebbe.” asserì Foreman.
“Ma noi non sappiamo il perché.” continuò la dottoressa.
Foreman alzò gli occhi al cielo sbuffando, “Beh, sicuramente Wilson ha fatto qualcosa che non doveva e la moglie lo ha scoperto quando è stato ferito. Ricordi la scenata con House? Sicuramente lui sa il perché… se non c’entra in qualche modo.”
“Sì, adesso è con House che l’ha tradita!” esclamò Cameron, esasperata.
Un gorgoglio indistinto provenne da Chase e così i due si voltarono verso di lui, piegato a metà, intento ora a tossire mentre una mano era posata sull’addome.
“Cos’è successo?” domandò Allison.
“Il caffè, mi è andato di traverso.” spiegò quando riuscì a rialzarsi, senza potersi trattenere dall’avere un sorriso che gli andava da un orecchio all’altro.
La dottoressa lo guardò ancora senza capire.
“Dopo ciò che hai detto…” disse Foreman.
“Oh su, tanto non è vero, non c’è bisogno di essere così scandalizzati.” sbuffò nuovamente agitando per aria una mano con fare noncurante.
Chase cercò di rimanere serio, anche se gli risultava difficile.
“Che ho detto di così divertente?” domandò Cameron portando le mani ai fianchi, con fare quasi autoritario.
“Nulla… Solo che vederti parlare così tranquillamente del fatto che House avrebbe potuto aver una relazione con qualcuno è, tutto sommato, positivo… seppure questa relazione sia immaginaria.” aggiunse velocemente.
Allison annuì e andò a sedersi, “Sarà…”

Non ha tutti i torti, però. Forse sto davvero rassegnandomi all’idea che House stia con qualcuno. Meglio così, magari quei sogni con la Cuddy finiranno…
Lo spero. Odio sentirmi in questo modo: sapere di non avere nessuna speranza e non riuscire a rassegnarmi. Sforzarsi di far finta di niente, comportarsi come se non esistesse, ma doverci lavorare insieme, parlare e interagire con lui. E’ troppo snervante… e faticoso.


“Cameron, sei con noi?” domandò ad un tratto Foreman.
“Eh?! Oh, sì… sì.”
“Bene, allora io vado a vedere se Wilson ha finito.”
“No, vado io. Almeno mi distraggo un po’.” disse la dottoressa e lasciò l‘ufficio.

Quando arrivò davanti alla stanza dove era stato ricoverato l’oncologo, John Wilson ve ne stava uscendo.
“Buongiorno dottoressa Cameron.” salutò non appena la vide “E’ venuta a controllare come sta mio fratello?”
“No, stia tranquillo. E' tutto a posto.” rispose lei sorridendo dolcemente “I miei colleghi hanno organizzato un piccolo rinfresco per la sua guarigione… vuole venire anche lei? E’ nel nostro ufficio.”
“No, grazie. Devo parlare con l’avvocato Warner. Arrivederci.” disse l’uomo e se ne andò.
“Arrivederci signor Wilson.” rispose per poi entrare nella stanza. “Disturbo?” chiese con un leggero sorriso sulle labbra, all‘uomo che si trovava davanti alla finestra, dandole le spalle.
James si volse verso di lei ricambiando il sorriso con uno un po’ teso, le sembrava stanco anche se era quasi sicura non fosse per via dell’incidente.

Le cose non gli devono essere andate tutte per il verso giusto…

“Niente affatto. A cosa devo questa visita?” domandò Wilson, cercando di apparire normale.
“Volevo chiederti se potevi passare un attimo dall’ufficio, prima di andare a casa.”
“Un consulto?”
“No, niente affatto.” si affrettò a rispondere Cameron.
Wilson si mise a ridere, “Va bene, se mi aspetti due secondi vengo con te. Ora sono di nuovo un medico e non un paziente, finalmente!” si lasciò andare l’oncologo.
“Okay.” rispose la dottoressa, ridendo anche lei.

Pochi minuti dopo furono davanti alla porta del dipartimento di Diagnostica.
“Che cosa è successo?” domandò James guardando verso la parete schermata dalle tende.
“Niente di cui preoccuparsi. Entra.” rispose Cameron.
L’oncologo fece come richiesto e la donna lo seguì. Una volta nella stanza Wilson guardò sorpreso prima il tavolo apparecchiato e poi gli altri due medici.
“Volevamo comprare anche delle stelle filanti, ma poi Cuddy avrebbe fatto pulire a noi.” disse Chase con un’aria malandrina più adatta ad un adolescente ribelle che a un medico di quasi trent’anni, ma l’intensivista era ancora divertito dal commento della collega.
“Stelle filanti?” ripeté Wilson senza capire.
“Sei stato dimesso ed ora stai bene, no? Almeno una piccola festa ci vuole.” spiegò.
L’uomo annuì mentre si metteva a sedere, cercava di mostrarsi sereno e sorridente anche se il sorriso delle sue labbra non riusciva a raggiungere gli occhi.

In effetti, chi vorrebbe festeggiare nel mezzo di una separazione?!

Cameron sospirò, non le piacevano certe situazioni.
“Allora direi di cominciare, tanto se aspettassimo House ci faremmo pranzo con quei biscotti.” commentò divertito Wilson indicando con la mano il vassoio e invitando tutti a servirsene.
L’aria era diventata serena; non avendo pazienti potevano essere rilassati più del consentito in un luogo di lavoro, soprattutto quando questo era un ospedale.

Sì, le cose stanno cominciando ad andare decisamente meglio.
Forse posso pure sperare che gli incubi siano finiti.


“Grazie ragazzi, siete stati molto gentili.” disse Wilson dopo un po’ di sane chiacchiere inutili.
“Figurati, è stato…”
Chase venne interrotto dalle voci di due uomini che discutevano fuori dall’ufficio di House.
Uscendo dalla sala di Diagnostica fecero in tempo a vedere John che stava tirando un pugno a House.
Cameron si portò le mani davanti alla bocca mentre James si avvicinava velocemente al fratello e al collega, abbassandosi accanto a quest’ultimo.
“Tutto okay?” domandò e, quando ricevette un cenno affermativo, si voltò verso l‘altro.
“Che ti è preso, John? Sei impazzito?!” chiese ancora, serio, mentre si rialzava ed aiutava il compagno a fare altrettanto.
“Non io.” rispose, guardando quasi con disprezzo i due uomini che si trovava di fronte.

Che è successo? Perché il fratello di Wilson ce l’ha così tanto con House… e con James stesso, a quanto sembra?
Pensa, come Geena, che sia colpa sua se Wilson si è ferito e separato?
Ma che importa a lui?!
Non riesco a capirci più nulla…


“Dobbiamo parlare. Nel mio ufficio.” ordinò James in un tono che non ammetteva repliche, prendendo il fratello per un braccio e trascinandolo lungo il corridoio.
“Scusateci.” disse con un leggero sorriso, quando passò oltre Cameron e gli altri.

Dopo che i due fratelli si furono allontanati, House entrò nella sala diagnostica con un “Al lavoro!”.
Una volta dentro, guardò con aria critica il tavolo su cui facevano bella mostra di sé i resti del piccolo banchetto che avevano organizzato.
“Stavate facendo una festa senza di me?” chiese con un tono infantilmente offeso “Ecco come passate il tempo invece di lavorare. Bravi!”
“Senti chi parla! Sei sempre in ritardo, per una volta che abbiamo organizzato noi qualcosa… anche perché non abbiamo nessun caso!” esclamò Foreman.
“Bella scusa per non far nulla.” disse ancora il loro capo, fregando un biscotto ed allontanandosi in direzione della porta.
“Dove vai?” domandò Cameron.
House si voltò appena verso di lei. “Beh, non abbiamo nessun caso. Che ci sto a fare qui?” rispose alzando le spalle noncurante e lasciando la stanza.
Allison sbuffò ritrovandosi a sorridere alla figura dell’uomo che si allontanava.



Continua...



***Bonus Track 2***

[C'era un'altra scena, che avrei voluto mettere in questo capitolo, ma poi rischiavo di aggiungere altro casino (già non so quanto sia chiaro così, ma dopo un anno che ci son sopra, non riesco quasi più a rileggerlo °__°). Comunque, se vi gusta, potete sempre immaginare che qualcosa di simile sia successo qualche giorno prima. XD]

Wilson si trova nell'ufficio di Diagnostica. Oramai poteva muoversi senza problemi ed era questione di ore prima che fosse dimesso ufficialmente.
Gregory non era ancora arrivato, così si era ritrovato a chiacchierare con i suoi dipendenti, seduti al loro tavolo, dalla parte che dava contro l’altra sala.

Dopo che House entrò nel proprio ufficio, notò dalla porta accanto i quattro dottori chiacchierare, che non si erano accorti di lui.
Andò poi nell’altra stanza, ritrovandosi così alle spalle di James.
“Ehi, smettetela di provarci con Wilson. E’ proprietà privata!” esclamò all’improvviso, portando il bastone sopra la spalla del compagno, quasi per schermarlo dai tre dottori che ora lo guardavano a bocca aperta.
“Intendo dire che è sposato, cosa avete capito?!” disse spostando velocemente il bastone per terra e avvicinandosi alla lavagna.
Wilson si era leggermente imbarazzato ed anche se l’ultima frase gli aveva lasciato un po’ di delusione, era tutto sommato contento di quel gesto.
“Divorziato.” disse dopo poco, per ritrovarsi puntati addosso tre paia d’occhi stupiti. “Beh, legalmente sono solo separato, ma manca poco al divorzio.”
“Se hai bisogno di un divano…” disse House, per continuare la sua scenetta.
“Ci farò un pensiero se proprio non troverò di meglio… il tuo divano non è il massimo della comodità.”
“Già…” ammise, per poi avvicinarsi nuovamente all’oncologo ed abbassarsi per parlargli all’orecchio. “Ma il letto sì, è a due piazze.”
“E’ maleducazione parlare all’orecchio in presenza di altre persone.” disse Foreman.
“E’ maleducazione impicciarsi negli affare degli altri.” gli fece il verso House, alzandosi “Comunque non è colpa mia, è Jimmy che è tanto timido e non vuole che sappiate che andiamo a letto insieme. Ops…” aggiunse sghignazzando mentre Wilson e Cameron lo guardavano sconvolti, Foreman aveva lo sguardo rassegnato e Chase cercava di non ridere alla vista delle facce dei suoi colleghi.
“Beh, che avete da guardarmi tutti?” chiese poi battendo un paio di volte il bastone sulla lavagna “Voi avete un paziente da guarire ed io uno da portare a casa. Ah… il piccolo Jimmy ci tiene a far le cose per bene, quindi non so quando tornerò. Potrei far tardi…” finì con il solito ghigno.
“Tu non tornerai comunque.” replicò Foreman.

“Non dovevi dire… insomma, non dovevi dirlo!” disse Wilson una volta fuori.
“Credono che abbia scherzato… per lo meno Foreman e Cameron.” rispose House, ancora divertito.
“Sì, ma…”
“Niente ma, sali in macchina.”

***Fine***



Ed ora, vi saluto fino al prossimo capitolo, che dovrebbe essere l’ultimo di questa prima parte!! *___*
Sapete, ancora non ci credo. Insomma, è la mia prima fic così lunga e sta per vedere un traguardo importante. *__* E buona parte è merito vostro!
Quasi non ci credo, di essere arrivata a questo punto.
Grazie. Grazie mille a tutti per i vostri commenti!!
   
 
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