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Autore: small    07/08/2013    3 recensioni
One-shot sul professore di pozioni più odiato e amato di tutti i tempi. Cosa nasconde nella cassapanca?
Dalla storia:
"La vecchia cassapanca di ebano nero, mangiata dalle tarme, finì in un magazzino, in un ripostiglio. Dimenticata, morta, non più aperta".
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Severus Piton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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A Sara, perché ad Hogwarts chi chiede aiuto lo trova sempre.

 
 

Nella cassapanca

 

 

Ad Hogwarts c’era un posto, più buio degli altri.

La stanza di Severus Piton era più spoglia di quella di un monaco. E molto più oscura. Camino, poltrona, scrivania, libreria.

E una cassapanca.
Nera.
Di ebano.
Ai piedi del letto.
Nessuno la trovava interessante. E, in fondo, nessuno era mai entrato nella stanza. Al massimo potevano affacciarsi sulla porta, pensando con orrore a quanto quel luogo fosse spento. E nero. Come il suo proprietario.
Nella cassapanca, invece, c’erano milioni di colori, come una foresta tropicale, come uno zoo o un arcobaleno.

Era un vecchio oggetto di famiglia, che Eileen aveva conservato gelosamente nella sua camera matrimoniale. Dopo la sua morte, il figlio l’aveva portata nel castello.
Ora era piena di colori.
Perché nella cassapanca Severus conservava i regali.

Alcuni non li aveva mai scartati, giacevano lì dentro, ricoperti di carta colorata. Erano i regali dei colleghi, quelli che accettava perché era più facile, molto più facile del rifiutarli.
Atri li aveva aperti solo per non dispiacere i loro autori. E poi li aveva lanciati nella cassapanca. Con durezza, con indifferenza. I regali di Lucius, di qualche altro amico. Stavano lì, ammassati, in un cumulo di carta straccia.
E poi c’erano tutti gli altri.
I regali che aveva chiuso nella cassapanca, quasi con dolcezza. Per non ricordare, per non pensare, per non usarli.
Erano i regali importanti.
Ed erano colorati.
Ma Severus non li toglieva mai dalla loro posizione, dall’incastro perfetto.
 
C’era una sciarpa verde e argento. Un regalo di Lily, fatto a mano. Bitorzoluto, di lana un po’ ispida, con disegni mal riusciti. Uno dei regali più preziosi. Era per tenerlo al caldo, aveva detto lei, sorridendo, viva. Ma Severus non indossava mai quella sciarpa. Lui non indossava mai le sciarpe.
 

Un cadavere non ha bisogno di sciarpe. Un uomo che vive nella morte non ha bisogno di caldo.

 

C’erano collane di libri, colorati, dalle copertine sgargianti. Con titoli bizzarri e dal contenuto forse ancora più divertente. I regali di Albus. Per divertirsi, leggendo. Per avere un po’ di compagnia. Per illuminare la sua buia cella. Il preside aveva sempre amato scherzare, scrutando nelle profondità dell’animo umano. Ma i libri erano bianchi, intatti, mai sfogliati. Quasi come una reliquia. Severus cercava solo letture impegnate.

 
Un assassino non merita il perdono, non merita la vita. Un uomo che ha distrutto tutto non merita la luce.
 

 

C’era un vecchio set di gobbiglie, rotto in più punti, rosicchiato dai topi. Regalo di una povera disgraziata madre. Per giocare con gli amici, per essere un bambino come tanti, per regalarle un giorno ai suoi nipotini. Marcivano nella cassapanca. Severus odiava ogni gioco.
 

 

Un traditore non può avere amici. Un uomo con tre, quattro, mille facce non può mai calare la maschera.

 

C’erano molti regali nella cassapanca di ebano, mangiata dalle tarme. C’erano colori vivaci, pieni, carichi, luminosi. C’era una vita che non voleva essere vissuta. Una morte che si faceva attendere da tanto. C’era il mondo che Severus si era negato e quello al quale si era condannato. La redenzione, il perdono, il futuro, il passato. I ricordi. Uomini. C’era l’uomo che avrebbe potuto essere, quello che aveva scelto e anche quello che era diventato.
 

Quando Severus Piton morì, la sua cattedra fu assegnata a qualcun altro e la stanza arredata secondo altri gusti. La vecchia cassapanca di ebano nero, mangiata dalle tarme,  finì in un magazzino, in un ripostiglio. Dimenticata, morta, non più aperta, senza aria, senza luce. Nessuno la notò, nessuno l’aprì. E fu meglio. Perché Severus non lo avrebbe sopportato.
 

I ricordi dei morti non devono essere profanati.
 
 








 
 
 
 



























 
 

 

 

 

Writer’s corner: 

E dopo una lunghissima vacanza, ritorno su efp! Ebbene si, dopo esami, concorsi e spiagge, eccomi di nuovo tra voi! Ad essere onesti, da quando è uscita la biografia di Remus su Pottermore, cerco di scrivere qualcosa sul nostro mannaro preferito. Ma la mia fantasia è un po’ a secco. Quindi vi tocca questo. E’ un’idea nata in una notte, grazie alla mia insonnia… non so se vi piacerà. A me piaceva e l’ho scritta. Le parti in corsivo tra un regalo e l’altro sono come un’autodefinizione che Severus si dà, nel suo ENORME ottimismo (sto scherzando ovviamente…ottimismo e Severus sono due rette parallele o.O). Per il resto non credo ci sia molto da spiegare. Attendo i vostri commenti/critiche/insulti e, per il momento, vi libero della mia fastidiosa presenza.

Proteggetevi a vicenda.

 

small…
… e tutto questo è scritto in verde, perché il verde è il mio colore. 

 

   
 
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