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Autore: wislia    07/08/2013    2 recensioni
Noah e Cody stanno insieme e condividono un appartamento.
Vivono una vita fatta di sorrisi e giornate monotone. Finché...
Dal testo:
-Noah, mi piacerebbe adottare un bambino.-
La proposta di Cody viene accettata da Noah, se pur con qualche titubanza, e i due ragazzi iniziano a visitare orfanotrofi e ospedali, in cerca di una creatura pronta ad essere cresciuta da loro.
Ma quando la coppia si accorgerà che questi luoghi non ospitano il bambino destinato a stare con loro, capiranno che, se veramente desiderano coronare questo sogno, dovranno ricorrere all'aiuto di una persona per il quale nutrono poca simpatia.
Quest'ultima si introdurrà nella loro vita di coppia, rovinandola.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Cody, Noah, Sierra | Coppie: Cody/Sierra
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale
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L’altra storia di noi

Cap 1.

…Mi fido di noi…

Prese con mano tremante la tazzina appena lavata, che se ne stava a sonnecchiare sul fondo del lavandino. Poi, asciugandosi la fronte madida di sudore, recuperò la tovaglietta squadrata appesa sul muro di fronte a lui, insieme agli utensili per cucina, e con essa cominciò ad asciugare l’oggetto che teneva fra le dita.
Non che fare il casalingo fosse una delle sue occupazioni preferite, però almeno era una scusa per distrarsi dalla sua fortissima ansia.
Con un nodo allo stomaco formatosi già ore prima, ripose la tazzina splendente nella mensola costruita qualche centimetro sopra il lavandino.
Ecco, aveva terminato di lavare tutte le posate utilizzate la mattina stessa, e non aveva nient’altro da fare.
Così, carico di nervosismo, Cody decise di andare a riposarsi sul divano.
Lasciò la cucina, attraversando l’arco di pietra che la separava dal salotto, per poi raggiungere una delle poltrone e lasciarsi cadere sopra di essa.
Dopo qualche minuto, incapace di tranquillizzarsi, gettò uno sguardo all’orologio che gli circondava il polso.
Era l’una. Lui sarebbe tornato da un momento all’altro.
Il suo cuore iniziò a cavalcare frettolosamente.
Cercò di trovare una posizione che lo facesse stare più comodo, rigirandosi numerose volte sul cuscino del piccolo divano.
Niente da fare. Il solo pensiero di quello che sarebbe successo di lì a poco, rendeva inutile qualsiasi tentativo.
Cody non era mai ansioso quando Lui doveva tornare dal lavoro. Di solito era sempre così: arrivava, lo salutava, sempre un po’ scosso dalla stanchezza, poi si dirigeva in camera, dove posava la valigetta e il cappotto. Dopo di ché si affrettava ad andare in bagno per lavarsi le mani, e a tornare in cucina, sedendosi a tavola.
Ma quel giorno non sarebbe stato così. Quel giorno, non era come tutti gli altri, e Cody lo sapeva bene. Per questo si sentiva agitato. O meglio, letteralmente terrorizzato.
La serratura della porta all’ingresso dell’appartamento scricchiolò, facendo sussultare il ragazzo che, con uno scatto, si alzò dalla sua postazione.
La porta si aprì lentamente e da dietro spuntarono un paio di occhi scuri, incastonati su un viso dalla pelle color cioccolato.
Noah entrò in casa, salutando Cody.
-Buongiorno. Scusa il ritardo, oggi a scuola mi hanno trattenuto più del dovuto.-
Il ragazzo dallo sguardo celeste rimase immobile, in mezzo alla stanza.
-Oh, non ti preoccupare Noah. Il pranzo è già pronto.-
Nel salotto si creò una cappa di leggera tensione, e l’indiano se ne accorse.
-Ok, allora mi affretto a posare le mie cose. Ma…Ti senti bene? Sei…Sei pallido.- mormorò corrugando la fronte.
Cody strinse i pugni, sorridendo lievemente.
-No, no. Tranquillo! E’ tutto apposto. Ora vai a cambiarti, sto morendo di fame!-
Noah annuì, sempre avvolto da quella leggera aura colma di serietà che lo seguiva ovunque.
Pur capendo che qualcosa non andava, si limitò a posare le chiavi di casa sulla stufa, per poi avviarsi in camera da letto.


Qualche minuto dopo…
-Allora? Com’è andata a lavoro?- chiese Cody, cercando di infrangere il silenzio che stava accompagnando il pranzo.
Noah girò la testa dalla parte opposta a quella del televisore, incontrando lo sguardo del compagno. Prima di rispondere, deglutì lentamente il boccone di carne che aveva in bocca.
-Bene. Te l’ho detto, sono stato trattenuto più del solito a scuola, per colpa di qualche capriccio da parte del preside.-
-Ah. Capisco.- commentò Cody, abbassando gli occhi sul piatto che aveva davanti.
L’indiano non riuscì a staccargli gli occhi di dosso. Riusciva ad avvertire la lieve agitazione che fluttuava nell’aria, ma non riusciva a comprenderne il motivo.
-Cody.- chiamò.
Il ragazzo alzò lo sguardo.
-Che c’è?- rispose.
In realtà, aveva benissimo capito che Noah si era accorto di qualcosa, ma finse di ignorarlo.
-Non lo so…- disse l’indiano.
-Ti vedo un po’…Pensieroso. Sbaglio?-
Cody cercò di trovare una scusa plausibile, una frase che gli avrebbe permesso di uscire da quel baratro di tensione e rinviare l’argomento ad un altro momento. Ma non ci riuscì. Rimase fermo, con la bocca chiusa.
Il problema era solo uno: doveva parlargli di un’idea che gli era venuta, in realtà, molto tempo prima. Qualcosa di molto importante ed estremamente delicato, su cui aveva ragionato per mesi e mesi, prima di decidersi a confessarla.
Solo che…Non sapeva in che modo avrebbe reagito Noah, e attraversare il tunnel delle incertezze non era mai stato un suo forte.
Ormai, però, era fatta. Aveva deciso quella stessa mattina che il momento di aprire la bocca era arrivato,
Ma ora che quell’occasione gli si stava presentando davanti, non sapeva più se parlare fosse la cosa giusta.
-Allora?- lo incitò Noah. Cody lesse nei suoi occhi una scintilla di preoccupazione.
-No…E’ solo che…-
Come previsto, il cuore iniziò a battergli ad una velocità inaudita.
Doveva dirlo. Doveva cogliere al volo l’opportunità che gli era stata concessa.
Guardò ancora una volta il compagno. Aveva la faccia contratta in una strana espressione, come se non aspettasse altro che udire la sua voce.
Fu così che Cody lo fece. Cody parlò.
-Noah, ok, hai ragione. C’è qualcosa che non va. Ho un dubbio che da mesi mi tormenta l’esistenza.-
L’indiano assottigliò lo sguardo, continuando a non capire.
-Vedi…- cominciò, -E’ da tanto tempo, ormai, che stiamo insieme. Tu lavori, io sto cercando di trovare un’occupazione. Non abbiamo tanti soldi, ma ce la caviamo e…Beh, penso che a questo punto saremmo pronti a compiere un importante passo.-
Noah sgranò gli occhi, cominciando a sentirsi leggermente sudato.
Con aria spaventata, chiese –Non vorrai mica che…Che…Che io e te…Ci sposiamo?-
Cody sorrise, scuotendo la testa.
-No. Non è di questo che intendevo parlarti, ma di una cosa molto più importante e meravigliosa del matrimonio.-
L’indiano andò in iperventilazione, iniziando ad allargarsi il colletto del maglione.
-Noah, mi piacerebbe adottare un bambino.-terminò, finalmente, Cody.
A quel punto, il gelò cadde sommessamente sulle teste dei due.
Nessuno di loro osò proferir parola.
Si limitarono a osservarsi, uno più nervoso e sorpreso dell’altro.
Alla fine, l’indiano si decise a parlare.
-Cody, non stai scherzando, vero?- domandò, cominciando già a pensare a pannolini e omogeneizzati.
-No. Non sto scherzando.- concluse l’altro.
Noah prese un profondo respiro, socchiudendo gli occhi.
-Bene. E sei sicuro di quello che dici?-.
Il ragazzo dallo sguardo di ghiaccio annuì, temendo la disapprovazione del compagno.
Così, cercando di calcare ancora di più i suoi sentimenti, ricominciò a farfugliare –Se non fossi stato così immensamente sicuro, avrei completamente evitato di dirti una cosa talmente importante e delicata. E se l’ho fatto, è stato solo perché mi fido di noi, e del nostro amore. So già che, in caso decidessimo di prendere questa decisione, saremo all’altezza della situazione. Perché siamo insieme.-
Non appena ebbe finito di parlare, scrutò attentamente la reazione di Noah. Quest’ultimo, dapprima poco convinto, ma in quel momento molto più sicuro, si alzò dalla sua postazione, facendo digrignare il legno della sedia contro il pavimento.
Senza smettere di guardare il compagno, si avvicinò furtivamente a lui.
Cody si sentì avvampare.
Poi, una volta avvicinatosi al suo fidanzato, si chinò di poco verso il suo viso.
Il loro sguardi si fusero, creando una miscela piena di sicurezza e dolcezza.
-Anche io mi fido di noi, Cody.- sussurrò, a un passo dalle sue labbra, che presto divennero un tutt’uno con le sue.
Si baciarono. Un lieve sfiorarsi di bocche, che fece capire l’assoluto consenso di Noah.
-Lo ammetto, ho un po’ di dubbi a riguardo. Ma se tu credi che possiamo farcela, ci credo anch’io.-
Detto questo, il ragazzo sorrise.
Le sue preoccupazioni svanirono, lasciando posto a una serie di certezze di cui una coppia non può fare a meno.
Si guardarono, capendo che stavano per compiere un passo che gli avrebbe cambiato la vita per sempre.
Noah, però, non osava immaginare che la sua, di esistenza, stava per crollare. E non per colpa della creatura che sarebbe arrivata, ma per via di una cosa chiamata…Gelosia.

Note d’autrice

Ehilà! Eccomi tornata a rompere le scatole in questo fandom.
Dunque, so di essere terribilmente in ritardo con Requiem for a dream, ma in questi mesi sono stata occupata a riempire scatole su scatole, perché di qui a poco mi trasferisco di nuovo nella mia terra…La Sicilia (e tenete conto che per ora abito a Roma, quindi c’è un “pochino” di strada da fare).
Quindi, avrete capito che ultimamente non ho moltissimo tempo per dedicarmi alle fan fiction. Però –c’è sempre un però- questo piccolo lasso di tempo che ho trovato per scrivere ho deciso di utilizzarlo per iniziare questa FF, perché era da un po’ che ci pensavo.
Detto questo, penserete che sono una pazza isterica a scrivere una NoCo, e in effetti è così…Il mio cervello non dà più segni di vita!
Comunque, ci sono Noah e Cody che, per via di circostanze che verranno spiegate nei prossimi capitoli, stanno insieme e condividono un appartamento.
A Cody viene la dolciosissima (?) idea di adottare un bambino e Noah, se pur titubante, si convince.
Ma non è finita qui!!
Non bisogna sottovalutare l’ultima frase, quella in cui si fa riferimento alla gelosia, perché questa è proprio la parola chiave che segnerà tutti gli avvenimenti di questa storia.
La vita di tutti, dopo la decisione di adottare un bambino, verrà stravolta e accadranno cose inaspettate (come il ritorno di un personaggio che fin ora non c’è, ovvero…*si tappa la bocca*).
Beh, spero di avervi incuriosito!
A presto,
Wislia

P.S. Il nome della fan fiction l’ho “rubato” ad un libro omonimo che, a parere mio, è molto coinvolgente.

  
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