L’altra
storia
di
noi
Cap 1.
…Mi
fido di noi…
Non che fare il casalingo fosse
una delle sue occupazioni preferite, però almeno era una
scusa per distrarsi
dalla sua fortissima ansia.
Con un nodo allo stomaco
formatosi già ore prima, ripose la tazzina splendente nella
mensola costruita
qualche centimetro sopra il lavandino.
Ecco, aveva terminato di lavare
tutte le posate utilizzate la mattina stessa, e non aveva
nient’altro da fare.
Così, carico di nervosismo, Cody
decise di andare a riposarsi sul divano.
Lasciò la cucina, attraversando
l’arco di pietra che la separava dal salotto, per poi
raggiungere una delle
poltrone e lasciarsi cadere sopra di essa.
Dopo qualche minuto, incapace di
tranquillizzarsi, gettò uno sguardo all’orologio
che gli circondava il polso.
Era l’una. Lui sarebbe
tornato da un momento all’altro.
Il suo cuore iniziò a cavalcare
frettolosamente.
Cercò di trovare una posizione
che lo facesse stare più comodo, rigirandosi numerose volte
sul cuscino del
piccolo divano.
Niente da fare. Il solo pensiero
di quello che sarebbe successo di lì a poco, rendeva inutile
qualsiasi
tentativo.
Cody non era mai ansioso quando Lui
doveva tornare dal lavoro. Di solito
era sempre così: arrivava, lo salutava, sempre un
po’ scosso dalla stanchezza,
poi si dirigeva in camera, dove posava la valigetta e il cappotto. Dopo
di ché
si affrettava ad andare in bagno per lavarsi le mani, e a tornare in
cucina,
sedendosi a tavola.
Ma quel giorno non sarebbe stato
così. Quel giorno, non era come tutti
gli altri, e Cody
lo sapeva bene. Per questo si sentiva agitato. O meglio, letteralmente terrorizzato.
La serratura della porta
all’ingresso dell’appartamento
scricchiolò, facendo sussultare il ragazzo che,
con uno scatto, si alzò dalla sua postazione.
La porta si aprì lentamente e da
dietro spuntarono un paio di occhi scuri, incastonati su un viso dalla
pelle
color cioccolato.
Noah entrò in casa, salutando
Cody.
-Buongiorno. Scusa il ritardo,
oggi a scuola mi hanno trattenuto più del dovuto.-
Il ragazzo dallo sguardo celeste
rimase immobile, in mezzo alla stanza.
-Oh, non ti preoccupare Noah. Il
pranzo è già pronto.-
Nel salotto si creò una cappa di
leggera tensione, e l’indiano se ne accorse.
-Ok, allora mi affretto a posare
le mie cose. Ma…Ti senti bene? Sei…Sei pallido.-
mormorò corrugando la fronte.
Cody strinse i pugni, sorridendo
lievemente.
-No, no. Tranquillo! E’ tutto
apposto. Ora vai a cambiarti, sto morendo di fame!-
Noah annuì, sempre avvolto da
quella leggera aura colma di serietà che lo seguiva ovunque.
Pur capendo che qualcosa non
andava, si limitò a posare le chiavi di casa sulla stufa,
per poi avviarsi in
camera da letto.
Qualche minuto dopo…
-Allora? Com’è andata a lavoro?-
chiese Cody, cercando di infrangere il silenzio che stava accompagnando
il
pranzo.
Noah girò la testa dalla parte
opposta a quella del televisore, incontrando lo sguardo del compagno.
Prima di
rispondere, deglutì lentamente il boccone di carne che aveva
in bocca.
-Bene. Te l’ho detto, sono stato
trattenuto più del solito a scuola, per colpa di qualche
capriccio da parte del
preside.-
-Ah. Capisco.- commentò Cody,
abbassando gli occhi sul piatto che aveva davanti.
L’indiano non riuscì a staccargli
gli occhi di dosso. Riusciva ad avvertire la lieve agitazione che
fluttuava
nell’aria, ma non riusciva a comprenderne il motivo.
-Cody.- chiamò.
Il ragazzo alzò lo sguardo.
-Che c’è?- rispose.
In realtà, aveva benissimo capito
che Noah si era accorto di qualcosa, ma finse di ignorarlo.
-Non lo so…- disse l’indiano.
-Ti vedo un po’…Pensieroso.
Sbaglio?-
Cody cercò di trovare una scusa
plausibile, una frase che gli avrebbe permesso di uscire da quel
baratro di
tensione e rinviare l’argomento ad un altro momento. Ma non
ci riuscì. Rimase
fermo, con la bocca chiusa.
Il problema era solo uno: doveva
parlargli di un’idea che gli era venuta, in
realtà, molto tempo prima. Qualcosa
di molto importante ed estremamente delicato, su cui aveva ragionato
per mesi e
mesi, prima di decidersi a confessarla.
Solo che…Non sapeva in che modo
avrebbe reagito Noah, e attraversare il tunnel delle incertezze non era
mai
stato un suo forte.
Ormai, però, era fatta. Aveva
deciso quella stessa mattina che il momento di aprire la bocca era
arrivato,
Ma ora che quell’occasione gli si
stava presentando davanti, non sapeva più se parlare
fosse la cosa giusta.
-Allora?- lo incitò Noah. Cody
lesse nei suoi occhi una scintilla di preoccupazione.
-No…E’ solo che…-
Come previsto, il cuore iniziò a
battergli ad una velocità inaudita.
Doveva dirlo. Doveva
cogliere
al volo l’opportunità che gli era stata concessa.
Guardò ancora una volta il
compagno. Aveva la faccia contratta in una strana espressione, come se
non
aspettasse altro che udire la sua voce.
Fu così che Cody lo fece. Cody
parlò.
-Noah, ok, hai ragione. C’è
qualcosa che non va. Ho un dubbio che da mesi mi tormenta
l’esistenza.-
L’indiano assottigliò lo sguardo,
continuando a non capire.
-Vedi…- cominciò, -E’ da tanto
tempo, ormai, che stiamo insieme. Tu lavori, io sto cercando di trovare
un’occupazione. Non abbiamo tanti soldi, ma ce la caviamo
e…Beh, penso che a
questo punto saremmo pronti a compiere un importante passo.-
Noah sgranò gli occhi,
cominciando a sentirsi leggermente sudato.
Con aria spaventata, chiese –Non
vorrai mica che…Che…Che io e te…Ci
sposiamo?-
Cody sorrise, scuotendo la testa.
-No. Non è di questo che
intendevo parlarti, ma di una cosa molto più importante e
meravigliosa del
matrimonio.-
L’indiano andò in
iperventilazione, iniziando ad allargarsi il colletto del maglione.
-Noah, mi piacerebbe adottare un
bambino.-terminò, finalmente, Cody.
A quel punto, il gelò cadde
sommessamente sulle teste dei due.
Nessuno di loro osò proferir
parola.
Si limitarono a osservarsi, uno
più nervoso e sorpreso dell’altro.
Alla fine, l’indiano si decise a
parlare.
-Cody, non stai scherzando,
vero?- domandò, cominciando già a pensare a
pannolini e omogeneizzati.
-No. Non sto scherzando.-
concluse l’altro.
Noah prese un profondo respiro,
socchiudendo gli occhi.
-Bene. E sei sicuro di quello che
dici?-.
Il ragazzo dallo sguardo di
ghiaccio annuì, temendo la disapprovazione del compagno.
Così, cercando di calcare ancora
di più i suoi sentimenti, ricominciò a
farfugliare –Se non fossi stato così immensamente
sicuro, avrei completamente evitato di dirti una cosa talmente
importante e
delicata. E se l’ho fatto, è stato solo
perché mi fido di noi, e
del nostro amore. So già che, in caso decidessimo di
prendere questa decisione, saremo all’altezza della
situazione. Perché siamo insieme.-
Non appena ebbe finito di
parlare, scrutò attentamente la reazione di Noah.
Quest’ultimo, dapprima poco
convinto, ma in quel momento molto più sicuro, si
alzò dalla sua postazione,
facendo digrignare il legno della sedia contro il pavimento.
Senza smettere di guardare il
compagno, si avvicinò furtivamente a lui.
Cody si sentì avvampare.
Poi, una volta avvicinatosi al
suo fidanzato, si chinò di poco verso il suo viso.
Il loro sguardi si fusero,
creando una miscela piena di sicurezza e dolcezza.
-Anche io mi fido di noi, Cody.-
sussurrò, a un passo dalle
sue labbra, che presto divennero un tutt’uno con le sue.
Si baciarono. Un lieve sfiorarsi
di bocche, che fece capire l’assoluto consenso di Noah.
-Lo ammetto, ho un po’ di dubbi a
riguardo. Ma se tu credi che possiamo farcela, ci credo
anch’io.-
Detto questo, il ragazzo sorrise.
Le sue preoccupazioni svanirono,
lasciando posto a una serie di certezze di cui una coppia non
può fare a meno.
Si guardarono, capendo che
stavano per compiere un passo che gli avrebbe cambiato la vita per sempre.
Noah, però, non osava immaginare
che la sua, di esistenza, stava per crollare. E non per colpa della
creatura
che sarebbe arrivata, ma per via di una cosa chiamata…Gelosia.
Note
d’autrice
Ehilà!
Eccomi tornata a rompere
le scatole in questo fandom.
Dunque, so di essere terribilmente
in ritardo con Requiem for a dream,
ma
in questi mesi sono stata occupata a riempire scatole su scatole,
perché di qui
a poco mi trasferisco di nuovo nella mia
terra…La Sicilia
(e tenete conto che per ora abito a Roma, quindi
c’è un “pochino” di strada da
fare).
Quindi, avrete capito che
ultimamente non ho moltissimo tempo per dedicarmi alle fan fiction.
Però –c’è
sempre un però- questo
piccolo lasso
di tempo che ho trovato per scrivere ho deciso di utilizzarlo per
iniziare
questa FF, perché era da un po’ che ci pensavo.
Detto questo, penserete che sono
una pazza isterica a scrivere una NoCo, e in effetti
è così…Il mio
cervello non dà più segni di
vita!
Comunque, ci sono Noah e Cody
che, per via di circostanze che verranno spiegate nei prossimi
capitoli, stanno
insieme e condividono un appartamento.
A Cody viene la dolciosissima (?)
idea di adottare un bambino e Noah, se pur titubante, si convince.
Ma non
è finita qui!!
Non bisogna sottovalutare
l’ultima frase, quella in cui si fa riferimento alla gelosia, perché questa
è proprio la parola chiave che segnerà tutti
gli avvenimenti di questa storia.
La vita di tutti, dopo la
decisione di adottare un bambino, verrà stravolta e
accadranno cose inaspettate
(come il ritorno di un personaggio che fin ora non
c’è, ovvero…*si tappa la
bocca*).
Beh, spero di avervi incuriosito!
A presto,
Wislia
P.S. Il nome della fan fiction l’ho
“rubato” ad un libro omonimo che, a
parere mio, è molto coinvolgente.