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Autore: nemesi06    14/02/2008    11 recensioni
< Il sogno ci parla di una realtà psichica nascosta. Quella che non vorremmo confessare nemmeno a noi stessi che sfoghiamo durante la notte. Il sogno, infatti, rappresenta il momento in cui realizziamo desideri inconsci affermando il principio del piacere su quello di realtà > Freud.
Genere: Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Edward Elric, Roy Mustang
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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se fosse eterno 2 " Il sogno ci parla di una realtà psichica nascosta.

Quella che non vorremmo confessare nemmeno a noi stessi e che sfoghiamo durante la notte.

Il sogno, infatti, rappresenta il momento in cui realizziamo desideri inconsci affermando il principio del piacere su quello di realtà "

Freud.




Se fosse eterno...




Negli uffici del quartier generale dell'esercito, le giornate erano abbastanza monotone, ognuno svolgeva i suoi compiti, dal piantone di guardia all'entrata, ai vari soldati che portavano documenti a destra e sinistra, insomma, un microcosmo in cui ognuno seguiva le regole e cercava di far passare il tempo più in fretta possibile.
Nell'ala ovest dell'edificio, alla fine di un lungo corridoio bianco con ai lati porte tutte uguali, si trovava l'ufficio del colonnello Roy Mustang e dei suoi sottoposti.
Entrando nella stanza, riconoscibile solo grazie alla targhetta posta sulla porta, si potevano vedere diverse scrivanie, tra cui la più grande proprio di fronte alla finestra che dava sul cortile.
Ogni scrivania apparteneva a uno dei soldati, e rispecchiava il carattere del suo proprietario, da quelle più disordinate a quelle più organizzate e in ordine, fino a quella appartenente al soldato con il grado più alto, il Colonnello.
La sua scrivania non era mai molto in disordine, ma a volte vi si potevano vedere appoggiati pile di documenti in attesa di una firma, che si accumulavano, creando una strana costruzione sempre più alta e pericolosamente indecisa tra il cadere o rimanere in equilibrio precario.
Questo perché normalmente il Colonnello rimaneva poco in ufficio, ogni scusa era buona per uscire e non dedicarsi alla visione e successiva firma dei documenti, che ovviamente rimanevano sul tavolo a prender polvere.
I suoi uomini, conoscevano ormai a memoria le abitudini del loro superiore, quindi non si sorprendevano tanto per le sue assenze, ma più che altro rimanevano perplessi quando lo vedevano seduto a lavorare.
Se qualcuno voleva vedere Roy Mustang, seriamente impegnato a svolgere il lavoro d'ufficio, doveva solo aspettare il momento giusto, cioè al massimo mezz'ora prima del tempo che aveva a disposizione per firmare i documenti e riconsegnarli.

Quel sabato pomeriggio, a causa di una riunione con gli alti vertici dell'esercito, il Flame Alchemist era stato costretto a rimanere in ufficio più del previsto, tanto da rimanere anche più dei suoi sottoposti.
Come se non bastasse, fuori era scoppiato un forte temporale, quindi aveva deciso di aspettare che la pioggia si calmasse, per evitare di tornare a casa bagnato fradicio, visto che odiava la pioggia.
Dato che era bloccato in ufficio, decise di mettersi a firmare almeno qualche documento, tanto per far passare il tempo e sperare di potersene tornare presto a casa.
L'ufficio era avvolto nel silenzio, si sentiva solo il ticchettio dell'orologio, le gocce d'acqua sui vetri e il rumore dei fogli che venivano riposti, dopo essere stati firmati; Mustang sbadigliò dopo aver firmato l'ennesimo documento: quel lavoro lo uccideva di stanchezza, era più faticoso di un'intera giornata su un campo di battaglia.
La pioggia cadeva incessantemente, più il tempo scorreva e più sembrava aumentare, presto anche i fulmini accompagnarono quest'ultima.

Un tuono, più forte degli altri, provocò un black-out nell'intera città, compreso il comando centrale.
All'interno dell'ufficio di Mustang, l'orologio, arbitro del tempo, aveva smesso di far ticchettare le sue lancette, i secondi non rincorrevano più i minuti e questi ultimi non rivolgevano più la loro attenzione alle ore, il tempo si era fermato.
Nella stanza, ora immersa nell'oscurità, il respiro dell'uomo, era l'unico segno di una presenza umana in quella parte del grande edificio.

Un leggero e piacevole tocco sulla guancia, scosse Roy, che percepita quella semplice ma calda carezza, decise di aprire gli occhi, che ancora annebbiati, non riuscivano a mettere a fuoco la figura di fronte a lui.
Appena alzò la testa, la mano dello sconosciuto si allontanò, scivolando verso il basso e andando a scorrere con le dita sul freddo legno della scrivania, fino al bordo, per poi seguirne il contorno, mentre si spostava lentamente alle spalle del Colonnello, andandosi a ritrovare perfettamente dietro di lui.
Un fulmine, caduto non molto lontano, illuminò l'ufficio, proiettando l'ombra delle due figure sulla parete di fronte, ma non vi erano due ombre divise a riflettersi, ma una sola, che teneva, come per proteggerla, l'altra al suo interno, unite come se fossero una.

Roy, inspiegabilmente, non provava preoccupazione, non avvertiva pericolo, ma percepiva una strana sensazione, era quasi attratto da quell'atmosfera surreale.

Il Colonnello avrebbe voluto chiedere a quella figura chi fosse, ma non voleva che le parole rovinassero quell'atmosfera così speciale che era venuta a crearsi.

La mano sinistra dello sconosciuto, si avvicinò piano al suo collo,arrivando a sfiorarlo leggermente, dall'alto verso il basso,in modo quasi impercettibile, ma così dolce e sensuale da far rabbrividire Roy, come mai prima nella sua vita.
Il tocco di quelle dita delicate diventava sempre più intenso, sempre più coinvolgente, portando l'uomo a chiudere gli occhi e a spostare la testa di lato, leggermente, per invitare lo sconosciuto ad approfondire quel trattamento che lo stava letteralmente stregando.
Il respiro del Colonnello, iniziò ad accelerare, si sentiva come rapito, come se il fuoco, che aveva sempre piegato al suo volere, lo stesse piano piano riscaldando come mai prima di allora, come se stesse provando il vero calore per la prima volta.
La mano destra dell'alchimista di Fuoco, lasciò la presa della sedia e molto lentamente, quasi come se fosse intimorito, andò a cercare il calore dato da quella mano sconosciuta, che intuendo le sue intenzioni si avvicinò, andando ad intrecciarsi con lei.
Con calma, senza forzarla, avvicinò la mano dello sconosciuto alle sue labbra, cominciando a far scorrere avanti e indietro quelle piccole dita, assaporandone la morbidezza e il sapore.
Non soddisfatto, cominciò a baciarle, prima rivolgendo le sue attenzioni ai polpastrelli per poi scendere al palmo e infine al polso.

Quella mano si lasciava toccare, baciare, come se non avesse aspettato altro fino ad allora.

Roy decise di riaprire gli occhi e, a malincuore, smise di godere di quelle carezze e sensazioni date da quella piccola mano, per poi andare a prendere il polso di colui che si trovava ancora alle sue spalle.

< Ho paura di vedere il tuo viso >

Sussurrò Roy, abbassando lo sguardo e stringendo la presa.

< Se scoprissi che sei il mio desiderio, poi non riuscirei più a lasciarti andare, non ti permetterei più di allontanarti, di lasciarmi di nuovo nella mia solitudine, nei miei rimpianti, di spegnere quella luce che finalmente riuscivo a intravedere >.

Lo sconosciuto, appoggiò la sua mano libera su quella del colonnello, che sembrava come non essere più in grado di lasciare il suo polso.
Abbassò il viso, fino a far sentire il suo respiro caldo sulla guancia di Roy, che rabbrividì per quella inaspettata e calda sensazione.

< Girati e chiudi gli occhi >

Una voce dolce, gentile, ma allo stesso tempo carica di desiderio e promesse.
Roy non se lo fece ripetere, si girò lentamente, ubbidendo alla voce e chiudendo gli occhi, come gli era stato detto.
Sentì il calore del respiro dell'altro e poi la morbidezza di quelle labbra, cosi piccole e dolci, senti il loro sapore, assaporandole come se fossero nettare degli dei.
Socchiuse le labbra, concedendo all'ombra, il permesso di approfondire quel contatto, che più passava il tempo, più diventava profondo, totale, disperato.
Coinvolto totalmente, Roy lasciò andare il polso dello sconosciuto, voleva stringerlo, abbracciarlo, sentirne il calore, voleva sentire la passione dentro di lui crescere sempre di più, sempre più incontrollabile.

Il Colonnello riuscì a girarsi con la sedia e a far posizionare lo sconosciuto tra le sue gambe, andando ad abbracciarlo con possessione.
I due dovettero interrompere il bacio, ma rimasero alcuni secondi vicini, vicinissimi, quasi a voler respirare l'uno l'ossigeno dell'altro.

Roy non aveva ancora riaperto gli occhi, aveva paura, non voleva che tutto finisse, perché anche se non lo poteva vedere, il suo cuore aveva riconosciuto quella figura nascosta dalla notte.
L'alchimista lo strinse a se e andò ad appoggiare il volto al petto dell'unica persona in grado di sciogliere il gelo che si era impossessato di lui.

< Non voglio sapere come sia possibile che tu sia qui, non m’interessa, voglio che questo momento non finisca mai, dimmi che rimarrai qui con me, dimmi che non mi lascerai più, dimmi che mi ami quanto ti amo io, anche se sono stato cosi stupido e ottuso da non dirtelo mai chiaramente >

La mano del giovane, si posò sulla testa del Colonnello, iniziando ad accarezzarlo e a rassicurarlo.
Roy rimase immobile in quella posizione per un tempo indefinito, assaporando quelle dolci coccole che lo stavano cullando e riscaldando, spazzando via ogni malinconia, dubbio, rimpianto.
Era come se finalmente, il suo cuore si fosse aperto e avesse lasciato uscire tutto quello che vi era stato nascosto perché troppo doloroso.

< Ti amo >

Un sussurro, solo questo, ma che il silenzio dell'ufficio aveva amplificato, rendendolo udibile come se fosse stato detto ad alta voce.
Le carezze si bloccarono e lo sconosciuto, appoggiando le mani sulle spalle di Roy, lo allontanò gentilmente, per poi abbassare di nuovo il viso all'altezza di quello del colonnello.

Quest'ultimo non aveva ancora riaperto gli occhi, ma sentì il respiro caldo dell'altro, solleticargli il volto.

< Ti amo Taisa Mustang >

Il suo sogno, finalmente il suo desiderio più grande si era realizzato, aveva finalmente sentito quelle parole, dette dalla voce della persona che amava più di quanto avesse mai pensato di poter amare.
Roy aprì di scatto gli occhi, appena in tempo per vedere due pozze dorate che lo guardavano con immensa dolcezza, svanire lentamente nell'oscurità.

< EDWARD ! >

Urlò Mustang svegliandosi dal profondo sonno in cui era caduto.
Ancora scosso, alzò il viso e cominciò a guardarsi intorno, cercando quegli occhi, che erano stati cosi vicini a lui fino a qualche secondo prima.

Nella stanza, l'orologio aveva ricominciato a segnare il passare del tempo e la luce si era improvvisamente riaccesa, mentre il temporale iniziava a placarsi e il rumore della pioggia diventava sempre più lieve.

< Che stupido che sono, tu non puoi essere qui, non tornerai più, vero Edward? Il tempo che ci era stato concesso è finito, siamo stati noi, che a causa del nostro orgoglio, non abbiamo potuto viverlo. >

Roy si alzò lentamente dalla scrivania, dirigendosi alla finestra, su cui piccole gocce di pioggia s’infrangevano, lasciandosi scivolare verso il basso.
Il Colonnello alzò la mano destra, appoggiando il palmo sul freddo vetro, mentre una lacrima, sfuggita al suo controllo, rigava la sua guancia.

< Ti amerò per sempre Edward >

In quello stesso momento, in un altro mondo, in un'altra città, di fronte ad un'altra finestra, due occhi dorati guardavano altre gocce di pioggia che cadevano dispettose sui vetri.

Il ragazzo alzò la sua mano e la portò sul vetro, rimanendo stupito perché non sentì freddo, ma avvertì calore e per un istante vide l'immagine di due occhi neri come la notte, che sembravano sorridergli.

< Ti amo Taisa >




----the end----


Questa è la quarta storia che scrivo da sola, ho voluto provare ad essere meno drammatica rispetto alle altre tre, ma proprio non riesco a scrivere dei lieti fine veri e propri.
Spero che vi piaccia almeno un pochino, è stato più che altro un mettermi alla prova perché non mi ero mai immedesimata in Roy, quindi non so se sono riuscita ad esprimere qualcosa, spero di si, comunque accetto critiche e consigli per migliorare.
Ringrazio in anticipo chi commenterà o leggera soltanto.
Il titolo si riferisce al desiderio che alcune volte si prova dopo aver fatto un bellissimo sogno cioè che questo non finisca mai.
  
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