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Autore: Lulumiao    07/08/2013    8 recensioni
Una raccolta di One shot su Super Mario, di vario genere. Il pairing Peach x Daisy è sempre sottinteso, ma non sempre presente. Buona lettura :) Queste fanfiction non sono state scritte a scopo di lucro e i personaggi e i luoghi descritti nelle storie sono di proprietà di Nintendo.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri, Crack Pairing | Personaggi: Bowser, Bowserotti, Daisy, Peach, Un po' tutti
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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ATTENZIONE: questa storia tratta di omosessualità. Se siete persone omofobe e siete qui solo per insultare, vi prego di non leggere. Grazie.
Dedico questa fanfiction a koopafreak, che scrive su questo fandom e mi incoraggia. :)
 
Personaggi: Peach, Daisy, padre di Peach, comparse varie, Mario, Luigi (citato), Rosalinda (citata), Mastro Toad, Bowser (citato)
Generi: Malinconico, Romantico, Sentimentale, Triste
Lunghezza: One shot (2663 parole)
Tipo di coppia: Shoujo-ai: Peach x Daisy
Note: nessuna
Avvertimenti: nessuno
Rating verde
 
 
Un amore segreto
 
Quel giorno era festa nazionale nel Regno dei Funghi: era il compleanno del re. Costui aveva lasciato il trono alla figlia Peach alcuni anni prima per una brutta malattia che non gli permetteva più di adempiere ai suoi doveri di sovrano, ma era rimasto nei cuori degli abitanti del Regno grazie alla sua straordinaria capacità di governare con giustizia e di ascoltare le esigenze dei suoi sudditi, aiutato dal saggio Mastro Toad, stimato quasi quanto lui. La sua politica pacifista gli era valsa l’affetto di tutti, ed era stato un trauma per il Paese sapere del suo grave malanno. Peach, salita al potere a vent’anni, come il padre era benvoluta da tutti, intratteneva ottimi rapporti dentro e fuori il regno: Mario e Bowser la amavano, Mastro Toad la trattava come una figlia, tutti i toad non potevano fare a meno di riempirla di riverenze e complimenti ogni volta che si trovavano al suo cospetto, molti monarchi dei regni vicini la vedevano di buon occhio. Ma era anche piena di impegni e obblighi: doveva occuparsi di politica interna e politica estera, tenere a bada Bowser, essere sempre equa e, come ogni giovane principessa, doveva ubbidire alla legge non scritta di sposarsi, prima o poi. Era proprio quest’ultimo il problema più grande. Era una bellissima ragazza, molti ambivano alla sua mano e nessuno dubitava che ben presto si sarebbe celebrato uno sfarzoso matrimonio, probabilmente con Mario, il grande salvatore del regno e pretendente numero uno parimerito con il re dei koopa. Ma Peach odiava sentir parlare di questo argomento, e nessuno capiva perché, visto che sembrava ricambiare il sentimento dell’idraulico. Purtroppo dietro questa facciata da eterna innamorata si celava ben altro: in realtà la principessa vedeva Mario solo come un caro amico a cui doveva la libertà dalla prigionia di Bowser, e nient’altro. Il suo cuore apparteneva a un’altra persona, ma una loro eventuale relazione probabilmente sarebbe stata disapprovata da tutti i suoi amici e consiglieri, perché chi aveva stregato la sovrana era una graziosa creatura dagli occhi da cerbiatto che era solita indossare un elegante abito giallo e arancione e dei deliziosi orecchini a forma di margherita.
 
Quella sera erano appunto in corso i festeggiamenti per i sessant’anni del re, che alla sua morte avrebbe concesso alla figlia di portare il titolo di regina. Ma era ben lontano dalla morte, in quanto la malattia gli causava solo un terribile affaticamento. Gli invitati erano accorsi al castello Toadstool carichi di doni e sorrisi sinceri. La serata cominciò con un imponente banchetto nella sala più ampia del palazzo e il re e sua figlia sedevano entrambi a capotavola. Le pietanze erano deliziose, e gli ospiti sembravano apprezzare. Prima del dolce, una grossa torta alla pesca che doveva essere buona quanto invitante, il re si alzò faticosamente attirando l’attenzione di tutti. Si schiarì la voce e parlò debolmente, agitando i baffoni neri. «Vorrei ringraziare tutti voi per essere qui questa sera. Non ho più il piacere di servire il Paese da diversi anni, e sono commosso dall’affetto che ancora mi riservate. Vedo dai vostri occhi che non siete qui per fare bella figura o per ingraziarvi i miei favori, ma siete qui per uno spirito di amicizia che persiste da molto tempo. Ringrazio Mario Mario per il suo eroismo, che ci ha tirati fuori da molti guai». Mario si alzò, fece un profondo inchino e ringraziò per i complimenti. Il re proseguì «Vorrei inoltre lodare pubblicamente mia figlia per l’ottimo lavoro che sta facendo con il Regno; pochi sono buoni, gentili e sensibili come lei». A queste parole Peach arrossì, tutta l’attenzione si era focalizzata su di lei, ma alzò il viso e guardò cordiale i commensali, prendendo la parola. «Mio padre dimentica che tutto quello che sono lo devo a lui e alla sua straordinaria capacità di educare secondo le regole della giustizia e del rispetto». Seguì un applauso, poi i camerieri servirono il dolce che fu seguito da un brindisi alla famiglia reale e al regno.
 
Conclusa la cena si diede inizio alle danze. Prima Peach ballò con Mario, e questo gesto fece correre dei mormorii tra gli invitati; la principessa non aveva bisogno di un grande intuito per indovinare l’argomento di quei sussurri. Mentre danzavano Mario la guardava estasiato, e Peach ricambiava con il suo immancabile sorriso.
«Sei incantevole queste sera, Peach», disse Mario con gli occhi che luccicavano. Per quanto fosse coraggioso e intelligente, davanti alla principessa assumeva un’aria da totale imbecille.
«Sei sempre troppo gentile, Mario. Non sono certo la donna più bella del Regno», rispose la futura regina inquieta. Lo sguardo di Mario non sembrava per niente d’accordo con le sue parole e non le staccava gli occhi di dosso. Peach odiava illudere quell’uomo che amava come un fratello, ma non si sentiva ancora pronta a confessare cosa c’era veramente nel suo cuore.
Ballò anche con Mastro Toad e con suo padre, con i quali parlò spensiereatamente dello svolgimento della festa e di altri argomenti leggeri. Poi, dato che per il momento nessuno sembrava intenzionato a ballare con lei, cercò con lo sguardo la ragazza dalla quale, durante la cena, era seduta molto distante. La vide che si intratteneva con un conte, dotato più di presunzione che di intelligenza. Un moto di invidia la prese. Quando il nobile si allontanò da Daisy, Peach si avvicinò. Daisy aveva quei bellissimi occhi, sempre pieni di determinazione e, allo stesso tempo, dolci. Si conoscevano dall’infanzia e presto quell’amicizia che le aveva unite fin da subito era diventata qualcosa di più, almeno da parte di Peach. Non si aspettava infatti che l’altra ricambiasse, la vedeva sempre fare gli occhi dolci a Luigi, il fratello di Mario.
Peach aveva scoperto la propria omosessualità a quindici anni: per quanto si sforzasse di negare l’evidenza, la sua attrazione per le donne cresceva di pari passo con la sua bellezza, e finalmente aveva capito che il forte affetto che nutriva per la principessa di Sarasaland non era solo amicizia. Si accettava, ma il suo orientamento sessuale difficilmente avrebbe incontrato il favore degli altri: era una principessa, doveva sposarsi e dare un erede alla famiglia Toadstool, non poteva perdersi in simili sciocchezze. Suo padre sarebbe inorridito così come Mastro Toad, e nel Paese sarebbe scoppiato uno scandalo. Era una situazione senza uscita.
Daisy ricambiò lo sguardo della coetanea e parlò, «Buonasera, Peach. Come stai?»
«Bene, sono felice che tua sia venuta. È sempre piacevole passare del tempo con te», rispose Peach con voce gentile.
Daisy sorrise «Ti va di fare quattro chiacchiere tra amiche? Non ci vediamo da tanto… ma spostiamoci, c’è una tale confusione qui…», disse.
«Andiamo in terrazza», propose Peach. Daisy accettò con il suo solito entusiasmo e insieme si avviarono all’aperto.
 
Trovarono la terrazza sgombra, erano tutti dentro a godersi la festa. Di notte quel punto offriva una vista incantevole del giardino del castello e della città illuminata. Era lì che la principessa amava appartarsi quando voleva riflettere lontana dalla confusione. Sulla terrazza c’era una bella panca di pietra dove le due nobili si sedettero. Peach non poté fare a meno di notare come la luce della luna si riflettesse sulla pelle già candida dell’amica, dandole un aspetto etereo che solo Rosalinda aveva il potere di superare. Daisy non aveva certo la fama di fanciulla in pericolo come Peach, era anzi famosa per il suo comportamento energico e deciso, e quella determinazione aveva sempre affascinato la principessa in rosa; quando era con lei, Peach si sentiva al sicuro. In effetti Daisy era sempre dalla sua parte e, anche se a volte c’era una competizione amichevole, la principessa di Sarasaland aveva sempre sostenuto Peach, rivelandosi fin da subito un’ottima amica. Peach, invece, a volte rimproverava la sua eccessiva esuberanza, ma anche lei c’era sempre nel momento del bisogno. In tutti quegli anni aveva imparato a nascondere i suoi sentimenti, dicendosi che Daisy era innamorata di Luigi e non c’era possibilità che la ricambiasse; per di più Luigi, ogni volta che vedeva Daisy, subiva un drastico ed eloquente arrossamento delle guance. Quella sera Luigi non era presente alla festa, altrimenti Daisy avrebbe passato tutta la serata con lui.
«Hai organizzato una festa piacevolissima Peach, complimenti», disse Daisy.
«Tutto merito dei toad, hanno un talento particolare per addobbare ed organizzare eventi mondani», rispose Peach ricordando i funghetti che quel giorno erano stati così indaffarati.
«Prestamene qualcuno, tra due mesi è il compleanno di mia cugina e non ho ancora organizzato niente», disse Daisy abbattuta.
«Lo sai che non amano lasciare la loro casa, e poi non puoi chiedermi di prestarteli come se fossero oggetti!», la rimproverò l’altra aggrottando le sopracciglia.
«Stavo solo scherzando, Peach…», si difese Daisy, «Troverò una soluzione. Ma ora parliamo di altro… Quando ti sposerai?» Daisy aveva la capacità di passare da un argomento all’altro con velocità e semplicità, lasciando spesso l’interlocutore spiazzato. Era proprio così che si sentì Peach ascoltando le parole dell’amica, e cercò di assumere il tono più naturale che poté quando rispose «Perché mi fai questa domanda? Davvero non colgo l’allusione».
«Non fare la finta tonta, si vede benissimo che Mario stravede per te, e tu non lo respingi di certo. È così da quando ti ha salvata la prima volta da quel mostro. Anzi, non capisco come mai non siete ancora marito e moglie». C’era una nota di stizza nella voce della principessa, ma Peach, preoccupata di fornire una risposta plausibile, non la notò.
«Daisy, sono ancora troppo giovane per pensare al matrimonio. Ammetto che Mario sembra adorarmi, ma finché non mi proporrà di diventare sua moglie io non farò niente». Brava Peach, si disse compiaciuta, hai fatto capire che non dipende da te. Ma Daisy ribatté alterata «Se aspetti che quel timidone ti chieda di sposarlo rimarrai zitella. Sembra quasi che non ti interessi diventare sua moglie».
Peach non sapeva cosa rispondere: se avesse detto di amarlo avrebbe salvato le apparenze, ma avrebbe mentito all’amica e, soprattutto, se c’era una remota possibilità di essere ricambiata, in questo modo l’avrebbe allontanata ancora di più. Ma se le avesse detto che non lo amava, le avrebbe dovuto spiegare perché passava tutto quel tempo con lui e perché non lo respingeva. Perciò optò per un rapido cambiamento di discorso «Beh, neanche tu sembri deciderti con Luigi», disse con un sorrisino malizioso.
Daisy, imbarazzata, rispose «Primo, stavamo parlando di te. Secondo, non capisco cosa vuoi dire».
«Sai benissimo cosa voglio dire, invece. Quell’uomo ti ama almeno quanto Mario ama me. E tu lo assecondi». Il tono di Peach era di rimprovero, e non sfuggì a Daisy.
«Beh? Non posso stare bene in compagnia di una persona? Ciò non significa che ne sia innamorata». Daisy, stranamente, arrossì. Non accadeva mai.
Peach era stupita, «Davvero non lo ami?» Chissà, forse una speranza c’era.
«No, è solo un caro amico che ha contribuito più volte al tuo salvataggio. Come posso non essergli riconoscente? Se non aiutasse Mario, tu saresti sempre rinchiusa nel castello di quella bestia…», rispose abbassando lo sguardo. No, decisamente non si era mai comportata così.
Peach saltò su, «Bowser vuole solo stare con me, non è un mostro come credi. Mi ama e non è ricambiato, capisco la sua sofferenza». Si accorse troppo tardi di aver parlato troppo. Che stupida che sei, si disse.
Daisy prontamente chiese, alzando un sopracciglio (Quanto è carina… pensò Peach), «Capisci la sua sofferenza? Per caso sei innamorata di qualcuno e non me lo vuoi dire?  Non può essere Mario, tutto si può dire di lui tranne che non ti ami».
Peach capì di essere in trappola. Non sapeva cosa raccontarle. Daisy notò il suo imbarazzo e disse «Peach, ci conosciamo da quando eravamo bambine, ci siamo sempre dette tutto e ormai ti conosco bene, lo vedo che mi stai nascondendo qualcosa». Era decisa a scoprire la verità. Dato che l’amica non rispondeva la sollecitò, «Allora?».
«Beh, ecco…», ormai non aveva uscite, Daisy era determinata a sapere tutto, quindi ormai doveva dirle la verità. O, perlomeno, una parvenza di verità. «Sì, in effetti, sono innamorata di qualcuno… e non è Mario». Era così agitata che la voce le tremava.
«Davvero?», Daisy sgranò gli occhi, «E me lo dici solo ora…? Chi è? Da quanto tempo va avanti?», il suo tono, più che curioso o arrabbiato, sembrava triste. Strano.
«Beh, è… ehm… un bel ragazzo… che… mmh… è arrivato nel regno due anni fa e… è entrato in politica e… beh, siamo diventati amici e, adesso, mi sono innamorata». Concluse diventando più rossa dei capelli di Daisy. Non era da lei raccontare bugie, ma non voleva rovinare quell’amicizia così solida. Se non poteva averla come fidanzata, voleva almeno averla come amica.
«Non mi convinci. Perché non me l’hai detto prima? Secondo me nascondi qualcosa».
Peach non sapeva più cosa rispondere. Si stava sentendo male e una lacrima scese sulla sua guancia. Daisy colse il suo malessere e si avvicinò allarmata. «Ehi, c’è qualcosa che non va? Non farmi preoccupare». La abbracciò delicatamente e il rossore sulle guance di Peach crebbe ancora di più. «Lo sai che puoi raccontarmi tutto… Dimmi cosa c’è che non va. Se è questo tipo che ti fa stare male, giuro che vado lì e lo prendo a cazzotti finché non ti chiederà scusa strisciando». La solita principesca delicatezza di Daisy. Peach sapeva che l’amica era capacissima di mettere in atto le sue parole, perciò, per non farla impensierire ulteriormente e per non metterla nella condizione di dover cercare per tutto il regno questo cattivo rubacuori immaginario, decise di smentire quanto detto in precedenza. «Daisy… la verità è che… non c’è nessun bel ragazzo arrivato nel regno due anni fa ed entrato in politica. L’ho inventato…».
Daisy era confusa «E perché, Peach? Raccontami tutto, non aver paura di quello che potrei pensare. Ti voglio bene, non ti lascerò mai». Queste parole stupirono Peach, l’amica non era mai stata così dolce. Ricambiò la stretta di Daisy e decise che, pur di non farla preoccupare, le avrebbe raccontato la verità. Anche perché quel peso stava diventando qualcosa di insostenibile. Doveva dirlo a qualcuno.
«Daisy… c’è una persona molto importante per me… è un amore molto forte che io provo da anni… Ma… non l’ho mai detto a nessuno per paura di non essere capita, e fino a un certo punto neanche io me ne rendevo conto…», disse asciugandosi le lacrime. Prese coraggio e confessò «Daisy… io ti amo».
Dopo aver pronunciato quelle parole si voltò vero Daisy. La stava guardando con un’espressione strana, che Peach non comprese. Poi vide una lacrima scendere sulla sua pelle lattea. Peach si sentiva morire, temeva di aver rovinato tutto. Poi, all’improvviso, sentì le morbide labbra dell’amica sulle sue. Non ci credeva, doveva essere un sogno. Era un bacio molto dolce e delicato, ma bastò per dissipare ogni dubbio da entrambe. Peach sentì le lacrime di Daisy mescolarsi con le proprie, e mai in vita sua era stata così felice. Si staccarono e Daisy mormorò esitante «Peach…». Le accarezzò una guancia. Peach non aveva mai visto gli occhi di Daisy accendersi di commozione. La ragazza dai capelli rossi parlò, tra le lacrime, «Anche io ti amo… Dal primo momento… Da quando i nostri genitori ci hanno fatte incontrare… Sei da sempre la regina del mio cuore…».
Peach era al settimo cielo, ma un pensiero turbò la sua mente. «Daisy… non possiamo stare insieme… non ce lo permetterebbero… io voglio stare con te, ma perderemmo di credibilità… la nostra vita diventerebbe un inferno… Come possiamo fare?».
Daisy asciugò le lacrime di Peach con il guanto e rispose «Peach, io non voglio rinunciare a te… se gli altri non vogliono il nostro amore, allora lo vivremo di nascosto…».
«Non sarà facile…»
«Ci proveremo», rispose Daisy con una luce determinata negli occhi.
In quel momento un toad le interruppe «Principesse, siete attese per la presentazione dei regali ricevuti dal re».
Peach fece un cenno di assenzo e il toad rientrò.
«Andiamo?», chiese Peach.
«Andiamo», rispose Daisy con un sorriso.
Insieme, tenendosi timidamente la mano, raggiunsero gli altri.
  
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