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Autore: Crypto    08/08/2013    2 recensioni
Sei autodistruttivo, gli dissero.
Sguazzi nell’autocommiserazione, gli dissero.
Pecchi di egocentrismo, gli dissero.
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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[...]


Esprimiamo tutto il nostro essere malconcio!
Ho il sospetto che anche il dolore, purtroppo, sia diventato di moda.
Anche l'essere inferociti, la commiserazione.
Alle volte penso che si obblighi il proprio essere a portarci sulla strada della disperazione, semplicemente perché necessitiamo di qualcosa che ci renda diversi.
Unici.
Qualcosa che ci faccia dire "Io non sono come loro perché soffro".
C'è un egoismo puro, malcelato sotto le maschere della finta angoscia.
Tu ad esempio dici di provare del male nel tuo cuore.
Come se fossi appena ritornato da dieci anni in un campo di prigionia.
Invece guardati, hai degli amici che ti amano.

Non è una supposizione il fatto che tu sia infantile, è un dato di fatto.
La solitudine te la cerchi TU perché non riesci mai a comprendere ciò che ti dicono.


Preferisci passare il tempo con loro, d'accordo.
Eppure quando hai bisogno è qui che scrivi.
TU che hai bisogno di me.
Ed io che dovrei esserci per TE anche quando passo momenti del genere.
Dovrebbe essere il contrario.
Tuttavia io da te non pretendo niente.
 
Vedo te sotto una cattiva luce.
Agli occhi degli altri appari tonto e privo dell'abilità di prender posizioni.

In realtà sono stufa di questo tuo egoismo represso, quello che unicamente con me mostri perché con gli altri non ne hai la possibilità.
Sono stanca del mio mondo che dovrebbe girare attorno al tuo.
Sono stanca del tuo voler scrivere poeticamente anche quando non ne vedo il bisogno.
Del tuo filosofeggiare inutilmente e a vanvera.
Della tua neo intelligenza ancora fin troppo infantile per venir da me ascoltata senza disprezzo e noia.
Sono stanca, davvero. Perché non vedo un buon amico in te.
Vedo al contrario un qualcuno che convenzionalmente viene da me.
Sono pienamente disgustata.
Perché ti definisci anche il mio migliore amico.
Con quale coraggio, di grazia?
Per me non lo sei. O non lo sei più.
Perché un migliore amico c'è sempre. E pensa a te prima che a se stesso.
Invece anche quando si tratta di me, piombi sempre tu.
Così come quando mi dici che hai scritto una storia su di me, che invece parla di te.
Così come quando hai scritto una dedica per me, che parlava di te.
Così come adesso che io ho bisogno di te, invece tu mi scrivi di necessitare di me.
Non so che dirti se non: io non ascolterò più le tue chiacchiere screziate d'un linguaggio che obblighi ad esser forbito, ma che mi scassa solo i nervi.

Tu non dovevi essere un bel niente.

SEI UNO SFIGATO, NON SAI SCEGLIERTI GLI AMICI, VAI DIETRO A GENTE CHE A 17 ANNI SUONA I CAMPANELLI E FA POMPINI NEI VICOLI BUI E PRETENDI ANCHE DI FARE IL FILOSOFO!
CHE FILOSOFO PUOI MAI ESSERE SE CRESCI CON DELLA GENTE CHE HA IL CERVELLO DELLE DIMENSIONE DEL MIO POLLICE DEL PIEDE?
E DA GENTE COSI' TI FAI ANCHE CONDIZIONARE!
E RIMPROVERI ME CHE TI DEFINISCO STUPIDO!
PERCHE', TU NON SEI STUPIDO?




Sei autodistruttivo, gli dissero.
Sguazzi nell’autocommiserazione, gli dissero.
Pecchi di egocentrismo, gli dissero.

Fallì totalmente nel suo compito.
E cosa c’era di meglio della solitudine?
Il suo concetto di solitudine, e non degli altri.

No, non era incazzato. Era solo un bel niente.
Un bel niente che non conosceva il valore di un’amicizia.
Il valore dell’espressione “essere migliore amico di qualcuno”.

E in culo il linguaggio forbito e screziato.

Non capiva.
Avrebbe capito, una buona volta?
Quando?
  
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