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Autore: Leopoldo    08/08/2013    3 recensioni
Santana ha un profondo risentimento verso la mattina.
Ogni mattina, però, anche se non è costretta a farlo, si alza presto per prendersi un caffè. Una volta fatto, torna a casa e si rimette a letto.
Vi sembra strano? Aspettate di scoprire perché lo fa.
[Pezberry e Kurtana friendship, AU]
Genere: Demenziale, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Kurt Hummel, Rachel Berry, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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E se fosse troppo tardi?

 

Santana Lopez odia la mattina.

Più dei rituali d’idratazione dei suoi due coinquilini, più dei clienti del bar dove lavora che non lasciano mance e più di Rachel Berry quando deve fare un’audizione per uno spettacolo alla NYADA e passa interne giornate a provare per casa ignorando le regole del quieto vivere comune.

Ecco, forse l’ultima cosa si piazza a pari merito con la mattina. Ma il concetto è lo stesso.

 

Dipendesse da lei, in tutto il mondo la giornata inizierebbe più o meno intorno a mezzogiorno.

Certo, se ogni suo desiderio divenisse davvero realtà sarebbe anche oscenamente ricca, sarebbe stata incoronata dall’umanità come Imperatrice Mondiale e vivrebbe in un’isola deserta in un enorme palazzo con due piscine e un harem di almeno cento ragazze pronta a servirla ed a soddisfare ogni suo desiderio.

Nel caso specifico del mattino, comunque, in pochi avrebbe da ridire.

 

Ciononostante, cascasse il mondo, da più o meno un anno, ogni giorno alle sette e trenta si sveglia, fa una doccia, si mette in tiro e scende nel bar dall’altro lato della strada per prendere un “caffè”.

 

Le piace la routine? No, la odia. E sì, il termine ‘odiare’ con Santana Lopez ricorre spesso.

Necessita di una certa dose di caffeina per iniziare una dura giornata di lavoro? .

Il fatto è che teoricamente non dovrebbe alzarsi così presto. Lavora in un bar per mantenersi a New York, sì, ma solo la sera e, visto che è ancora molto indecisa su cosa ne sarà del resto della sua vita, frequenta lezioni di danza tre pomeriggi a settimana. 

 

Quindi apparentemente non avrebbe alcun motivo valido per queste levatacce, il che parrebbe abbastanza contraddittorio per una persona che disprezza la mattina con tutta sé stessa.

 

Però … beh, oltre al fatto che si contraddice da sola molto più spesso di quanto vorrebbe –anche se raramente lo ammette-, un motivo c’è.

 

 

Controlla l’orologio un’altra volta. La sedicesima, per la precisione, da quando ha preso posto ad uno dei tavoli del bar. Sono le 8.16. È quasi il momento.

 

Si alza piuttosto lentamente, afferra il bicchiere di plastica che ha già cominciato a gustare nell’attesa ed esce dal locale, fermandosi appena fuori dalla porta.

 

Un timido sole primaverile fa capolino da un paio di nuvole di passaggio, illuminando la strada praticamente occlusa di macchine e il marciapiede dove decine e decine di persone si passano accanto senza alzare lo sguardo dai propri telefonini, già sbattuti nella frenesia di una normale giornata lavorativa.

 

Si abbassa appena gli occhiali da sole, un ghigno sadico dipinto sulle labbra. Non li invidia di certo. Anzi, se possibile li compatisce.

 

Attraversa la strada non appena il semaforo pedonale diventa verde, percorrendo con tutta la calma di questo mondo i pochi metri che la separano dall’ingresso del condominio in cui vive.

 

Estrae lentamente le chiavi della borsetta e, prima di aprire il portone, butta un’occhiata all’orologio. 8.20.

Alza lo sguardo e inizia a fissare un punto preciso alla sua sinistra. Pochi istanti dopo i suoi occhi incrociano una figura slanciata che sbuca di corsetta proprio da quella direzione.

 

È alta, ha lunghi capelli biondi raccolti in una coda alta, indossa una t-shirt, un paio di shorts da jogging e porta alle orecchie le cuffiette di un iPod.

Inoltre, cosa più importante, è il famoso motivo sopracitato.

 

Maschera un sorriso prendendo un sorso di ‘caffè’ ed entra nel condominio, assicurandosi di non chiudere il portone prima di dirigersi verso l’ascensore.

 

Con una puntualità troppo straordinaria per essere frutto del caso, la ragazza in tenuta da jogging entra nel palazzo proprio mentre le porte metalliche si aprono con un sonoro klong.

 

“Buongiorno, Brittany” la saluta, appoggiandosi di peso contro le ante dell’ascensore per tenerle aperte.

 

“Buongiorno a te” risponde con entusiasmo la ragazza, controllando velocemente se ci sia posta prima di rivolgerle un sorriso così scintillante da giustificare da sé la presenza degli occhiali da sole. “Mattiniera come sempre, eh?”

 

Santana sorride di rimando, spostandosi un poco più in là per farla passare e, come suo solito, squadrandole con sincera ma discreta attenzione il sedere non appena entra nell’ascensore.

 

Ci sono persone che dopo una corsa di appena dieci minuti sibilano come una teiera lasciata troppo a lungo sul fuoco e hanno l’aspetto di un quadro cubista. Venuto molto male, tra l’altro.

Brittany invece sembra sempre e comunque un angelo, senza il fiatone, senza nemmeno un capello fuori posto e solo qualche gocciolina di sudore che si nota appena. In più, profuma di lillà.

 

“Che posso dire, non riesco a stare senza il mio caffè” ridacchia, sollevando appena la mano per farle vedere il contenitore di plastica. “Penso che sia più o meno come per te andare a correre” aggiunge, premendo il tasto ‘3’.

 

“Immagino di sì” concede Brittany sorridendo mentre arrotola le cuffiette intorno all’iPod e lo rinfila nella tasca degli shorts. “Mi scarica e mi svuota la testa dai problemi”

 

“Anche perché non ne hai certo bisogno per tenerti in forma” mormora Santana, abbassando gli occhiali appena per farle intravedere un occhiolino.

 

“Lo dici solo perché ti piace mettermi in imbarazzo” ride sonoramente la bionda e, se non fosse per le guance che si imporporano appena –e che non si noterebbe se non avesse una pelle così candida-, sembrerebbe davvero a suo agio con i complimenti di Santana.

 

Le porte dell’ascensore si aprono un istante dopo.

Brittany fa un leggero inchino, indicando galantemente con la mano all’altra di andare per prima. 

 

“Allora buona giornata” la saluta Santana, dirigendosi verso il suo appartamento, il rumore dei tacchi che colpiscono il pavimento a farle da colonna sonora.

 

“Anche a te” le risponde Brittany, camminandole dietro e superandola quando l’altra raggiunge la propria porta. “A domani” aggiunge con un piccolo sorriso, raggiungendo ad ampie falcate il suo appartamento.

 

Santana si concede un’altra occhiata, giusto per cominciare la giornata con il piede giusto, prima di far girare le chiavi nella toppa ed entrare in casa.

 

Non ha nemmeno il tempo di varcare la soglia che due paia di occhi si fissano su di lei e, puntuale come la morte, arriva la solita fastidiosa domanda che le fanno ogni dannata volta.

 

“Progressi?”

 

“Di cosa parli?” sospira, rassegnata, avvicinandosi cautamente al divano.

Rachel sta facendo finta di sparecchiare il tavolo dalla colazione, la sta fissando con un sorrisetto fastidioso a dir poco e, come sempre, è stata lei ad impicciarsi.

Kurt, seduto poco distante, almeno è più discreto. Lui sta davvero giocando con il cellulare.

 

“Di Brittany” ribadisce Rachel con fare ovvio.

 

“Sentite, Cip e Ciop. Sono solo educata e gentile con una persona che abita al nostro stesso piano”

 

“Trattandosi di te sarebbe strano a prescindere” commenta distrattamente Kurt, alzando gli occhi dalla schermo per osservare la reazione sdegnata di Santana. “Cosa? È la verità. Siamo tuoi amici e non sei mai così gentile con noi”

 

“Ma per favore” sbuffa la latina, lanciandosi sulla poltrona che ha trovato qualche tempo fa vicino ai bidoni dell’immondizia e che ha faticosamente riportato all’antica gloria. Poltrona che, cosa più importante, impedisce a quei due di fissarla con i loro occhietti indagatori.

 

“Usi nomignoli cattivi” sospira Kurt.

 

“Sei intrattabile e violenta, sempre senza motivo” aggiunge Rachel, quasi rassegnata, schioccando improvvisamente le dita come se fosse stata folgorata da un’idea, anticipando anche il suo coinquilino. “Prendi in giro i ragazzi che frequentiamo”

 

“Vai tutte le mattine al bar e non ci prendi mai un caffè. Mai

 

“Perché è latte, genio” borbotta Santana, agitando il bicchiere oltre lo schienale della poltrona. “Secondo te riuscirei a riaddormentarmi se bevessi caffè? Uhm?”

 

“Ti alzi presto al mattino solo per salutarla” ridacchia Kurt, bloccando il cellulare. “Come lo chiami questo?”

 

“Estrema gentilezza” si alza Santana, sbuffando per l’ennesima volta. “Leggerissimo flirt se proprio vogliamo essere esagerati” corregge il tiro non appena riceve uno sguardo particolarmente scettico da Kurt. “Nulla per cui debba sentirmi obbligata a sorbirmi il vostro interrogatorio” sbotta alla fine, terminando il suo latte in un unico e lungo sorso.

 

“Se magari tra un flirt e un altro ti scappasse di chiederle di uscire-“

 

“Addio, GayBerry” ringhia drammaticamente interrompendo Rachel e raggiungendo velocemente la sua ‘camera’. Se avesse una porta, probabilmente la sbatterebbe con fare sdegnato. Per questa volta si può accontentare così.

Al diavolo loro e le stupide illazioni infondate. Meglio andar a letto e svegliarsi di nuovo verso mezzogiorno, magari sognando il fondoschiena di Brittany.

 

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Santana Lopez è una di quelle persone che, pur di non dare agli altri la soddisfazione di avere ragione, negherebbe persino l’evidenza.

Non è solo colpa del suo gigantesco orgoglio. No, è qualcosa di più complicato.

 

Persino quando è immersa nei propri pensieri e non c’è nessun altro con cui discutere, ma solo lei e i perché delle sue azioni, riesce a dissimulare la realtà.

Quando dice che Brittany è solo una vicina con cui si diverte a flirtare innocentemente e che in questo non ci vede niente di male, è intimamente convinta di essere dalla parte della ragione.

 

Semplicemente per far capire una cosa a Santana bisogna aspettare che ci sbatta il muso per conto suo. Allora e solo allora sarà pronta a smettere di fare la finta tonta. Forse.

 

 

Rientra mestamente nell’appartamento dopo un’ora passata al bar in attesa di qualcuno che non è mai arrivato.

E non è la prima volta che succede.

 

Kurt e Rachel stanno guardando qualcosa in tv spaparanzati sul divano –chissà cosa, conoscendo i tipi- e la osservano in silenzio trascinare i piedi fino a loro, crollando mestamente nello spazio vuoto tra i due.

 

“Ho bisogno di uno di voi due. Mi serve un consiglio da un amico”

 

“Io no!” esclama Kurt toccandosi la punta del naso con l’indice della mano. Sorride trionfalmente a Rachel, battuta nettamente sul tempo, che sembra sull’orlo di una crisi di pianto per il compito ingrato che le è appena capitato.

“Buona fortuna” ridacchia scuotendo appena il capo prima di alzarsi dal divano, raccogliere la sua tazza di latte e sparire dalla vista delle due coinquiline.

 

“Saresti dovuta scattare immediatamente per proporti” commenta offesa Santana, bruciando la povera Rachel, intenta a tenersi la testa tra le mani, con uno dei suoi famosi sguardi. “Io ti ho aiutata

 

“Sì, lo so” sospira la povera ragazza, sistemandosi meglio sul divano per prendere un po’ di tempo. Per cosa? Prepararsi psicologicamente alla conversazione più devastante della sua vita, ovviamente.

 

“Ricordi quando sei riuscita a portarti a letto nel giro di una settimana sia un ex con cui non avevi più rapporti che quella prostituta di plastica e pensavi di essere rimasta incinta?”

 

Ecco, appunto.

“Sì, Santana” sbuffa appena appena irritata, cercando con qualche cenno del capo di farle capire che la cosa la infastidisce. “Grazie comunque per ricordarmelo ogni volta che ne hai l’occasione” aggiunge ironica, ravvivandosi i capelli bruni.

 

“Devo farlo, a quanto pare, visto che ti dimentichi sempre di dovermi un favore” le fa notare la latina con tono saccente. “Questo è il momento perfetto per estinguere il tuo debito

 

“Ma … ma …” balbetta Rachel, sgranando gli occhi per la sorpresa. Debito? “Pensavo l’avessi fatto in nome della nostra amicizia! Tra amici ci si aiuta nei momenti di difficoltà!” esclama indignata.

 

Volevo anche che avessi un debito nei miei confronti”

 

Quale essere umano può parlare in questo modo senza provare alcuna vergogna o rimorso?

“Ti abbiamo accolta in casa nostra”

 

“Non conta” scrolla le spalle fingendo indifferenza.

 

“Ti abbiamo aiutata a trovare la tua strada”

 

“Non conta”

 

Rachel si lascia andare ad uno strano verso, un misto di esasperazione e stanchezza, affondando le mani nei capelli per tirarli all’indietro. Sta cercando di decapitarsi da sola in maniera piuttosto fantasiosa? Non me la sento di escluderlo a priori.

“Che brutta e meschina approfittatrice sei?” mormora alla fine, accettando semplicemente la realtà dei fatti.

 

“Pronto? Hai presente con chi stai parlando?” la irride Santana, ruotando gli occhi verso l’alto con un gesto di puro fastidio. “A volte sembra quasi che tu non mi conosca”

 

“Lascia perdere, è colpa mia. Per qualche motivo continuo a credere che tu abbia un cuore”

 

“Errore comune” annuisce la latina. Poi si ricorda del perché ha bisogno di Rachel e la sua espressione muta in una strana smorfia. Sta cercando di essere seria, perché il problema è serio. “In ogni caso, lei non c’è

 

“Stiamo parlando di …” lascia in sospeso Rachel, non cogliendo bene a chi si riferisca.

 

“Brittany, ovvio. Da tre giorni a questa parte scendo e lei non c’è”

 

Stavolta tocca a Rachel farsi seria. Incrocia le gambe sul divano, ci appoggia i gomiti e si sporge con il corpo verso l’amica, ammiccando in modo che, anziché invogliare Santana a parlare, la spinge a fare una smorfia schifata.

 

“Ci sono parecchi motivi per cui una persona salta per tre giorni la corsetta mattutina” comincia allora Rachel, gli insulti, l’esasperazione e la malvagità della latina gettati improvvisamente alle spalle. “L’influenza, per esempio”

 

“Stiamo parlando di una ragazza che corre anche in inverno, con la neve e con la pioggia, e per qualche strano motivo riesce sempre a profumare di lillà”

 

“Come?”

 

“Escludo categoricamente l’influenza” farfuglia Santana il più velocemente possibile, ringraziando il Dio in cui non crede di averle donato una carnagione abbastanza olivastra da non far vedere a nessuno quando si imbarazza.

 

 “Ok. Quindi cosa proponi?”

 

“Ragionando razionalmente direi … o un rapimento o un tragico incidente

 

“Razionalmente” ripete Rachel, dandosi mentalmente della stupida per aver fatto una domanda così idiota. Doveva prevedere che avrebbe risposto così. “L’unico modo per saperlo è andare alla sua porta e bussare. Anche se lei non fosse in casa, se non ricordo male vive con una coinquilina”

 

“Cynthia Porter, vent’un anni, al terzo anno dei suoi studi alla Julliard” cita a memoria Santana, alzando le spalle quando l’amica rimane qualche secondo imbambolata a fissarla.

 

“Sei inquietante”

 

“Non posso andare lì e bussare” alza una mano facendo un gesto come a voler scacciare il commento di Rachel. “Sembrerei una maniaca, non credi?”

 

“La stalkeri da un anno a questa parte svegliandoti apposta la mattina solo per parlarle. Questo è da maniaci. Andare a sincerarsi delle sue condizioni è solo gentilezza tra vicini”

 

Santana sembra particolarmente colpita dalle parole di Rachel. E pensa seriamente a cosa le abbia detto per circa otto secondi prima di alzarsi in piedi.

“Ok. Parlare con te non mi sta aiutando” afferma convinta, battendole amichevolmente la mano su di una spalla.

La lascia lì, spiazzata sul divano, decisa a raggiungere Kurt per avere consigli molto più seri. A metà strada, però, si gira di nuovo. “Mi devi ancora un favore”

 

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“Hummel”

 

Kurt sobbalza, spaventato. Uscire dal bagno e trovarsi Santana fuori che sta evidentemente aspettando solo lui è un déjà vu del liceo sufficientemente inquietante da potergli provocare un infarto.

“Cosa vuoi” ringhia, passando oltre per dirigersi verso la sua camera.

 

“La Nasona è stata inutile, quindi ho deciso che sarai tu l’amichetto del cuore con cui mi confiderò”

 

“Ringraziamo Dio per questo”

 

“Dio? Fino a prova contraria tu credi in una teiera che gravita intorno a … bla bla bla, perciò non puoi usarlo per essere sarcastico con me”

 

Kurt non è Rachel. Sa perfettamente cosa fare e cosa non fare con lei, sa come prenderla e sa che la soluzione migliore per affrontarle è arrivare al punto subito, dritto per dritto.

 

La porta in camera sua, la fa accomodare sul suo letto e, prima che possa mettersi comoda, parte con il discorso che si è anticipatamente preparato. Perché Santana pretende di essere complessa, ma non lo è affatto.

“Con quante ragazze hai attaccato bottone negli ultimi … diciamo … dodici mesi?”

 

“Cosa c’entra?” mormora la latina, evidentemente spaesata.

 

“Rispondi alla domanda. Lo capirai alla fine”

 

“Quattro? Cinque? Non so, non tengo il conto” borbotta infastidita, partendo subito al contrattacco. “Tu sì? Mi spii, per caso?”

 

La frecciatina, prontamente ignorata, rivela quanto sia sulla difensiva. Perfetto

“Con quante sei poi effettivamente uscita?”

 

“Due” risponde senza fare commenti di alcun tipo. Ci mette qualche secondo ad elaborare quello che ha appena detto e, una volta resasi conto della cifra ridicolmente bassa per i suoi standard, aggiunge “Ok, sono in un periodo di magra”

 

Una. L’altra l’hai ribeccata per sbaglio nel negozio di DVD”

 

“E tu come fai a saperlo?”

 

“Muri che non esistono. Chiamate con Quinn Fabray. Tu che non riesci a non urlare quando parli”

 

“Ok, una sola” concede Santana, facendo comunque intendere con un solo sguardo che la questione privacy non è finita qui. “E con questo?”

 

“Quante volte hai parlato con Brittany?”

 

“Tutte le mattine nell’ultimo anno, più o meno”

 

“E questo lo fai perché? Oltre alla gentilezza tra vicini, intendo. Su, ci sei quasi” la incoraggia Kurt con tono rassicurante, quasi come se stesse parlando con una bambina. Una bambina po’ scema, a dirla tutta.  

 

“Mi piace parlare con lei e-”

 

Si interrompe, mentre la consapevolezza di quello che sta pensando la investe con la forza di un treno in corsa.

Parlarle, passare pochi minuti assieme, sapere che la mattina dopo ci sarà ancora … le piace.

E non riesce a non chiedersi: ‘Come ho fatto a negare per mesi una cosa così ovvia?’

 

“Il modo in cui è finita la tua storia con Elaine è stato … brutale” riprende Kurt, facendo immediatamente irrigidire Santana. È una ferita che sanguina ancora, non c’è nulla da fare.

“Quando sei venuta qui, io e Rachel abbiamo subito capito quanto stessi male e hai continuato a soffrire un bel po’ anche dopo. Ti sentivamo

 

Solo un anno esatto fa il guscio vuoto di Santana Lopez viveva barricato in una stanza del dormitorio del college di Louisville.

Elaine l’aveva lasciata da pochi mesi per un’altra e, essendo anche lei iscritta alla stessa università con una borsa di studio per il cheerleading, ogni volta che metteva il naso fuori per l’allenamento o per una lezione finiva matematicamente per incontrarla.

Non era nemmeno riuscita a finire il primo anno. Era scappata, rifugiandosi a New York per leccarsi le ferite.

 

Lei non c’entra con Brittany, Kurt”

 

“Credo che il vero motivo per cui tu non le abbia ancora chiesto di uscire sia la paura. Tu hai paura che anche lei esca dalla tua vita. O che ti abbandoni. Che è lo stesso timore che stai provando adesso”

 

Santana abbassa il capo, non trovando nulla di meglio da fare di fronte ad uno che ha perfettamente ragione. È affascinante vedere con quanti metodi diversi possa agire la mente umana per proteggersi dal mondo esterno, vero?

“C-cosa … cosa credi che dovrei fare?”

 

“Andare a bussare alla sua porta e vedere cosa le è successo. Poi chiederle di uscire. È ora di rimettersi in gioco, non credi?”

 

“E se fosse troppo tardi?”

 

Kurt abbozza un piccolo sorriso e solleva appena le spalle in un modo piuttosto eloquente. Non ha bisogno di aggiungere altro o di fare gesti visto che ormai Santana ha già capito cosa bisogna fare.

 

La osserva tenendo la bocca chiusa mentre rimugina interiormente per qualche secondo prima di annuire vigorosamente, darsi un paio di schiaffetti –probabilmente per caricarsi- ed alzarsi in piedi con l’espressione più concentrata che le abbia mai visto fare.

 

“Non c’è di che” commenta distrattamente, prendendo il sorso della vittoria dalla tazza di latte che ha abbandonato sul comodino.

 

Santana gli risponde con un commosso e strappalacrime ‘ok’ con il pollice alto e poi si dirige in bagno con la velocità di un lampo per controllare che sia tutto in ordine.

 

Dopo aver aggiustato trucco e parrucco si fionda fuori e attraversa rapidamente quello che in una casa normale sarebbe il soggiorno, ignorando bellamente la timida domanda di Rachel circa l’esito della chiacchierata con Kurt.

 

Prima di aprire la porta, però, si volta per rivolgerle un timido sorriso, che la brunetta ricambia dopo qualche attimo di perplessità con uno più grande ma ugualmente sincero.

 

Un groviglio di emozioni opposte stanno facendo le capriole dentro di lei. Un po’ di timore, una leggera ansia ma anche e soprattutto una forte sensazione di libertà dovuta alla nuova consapevolezza di sé.

 

Prende un respiro ed apre la porta.

Dopo un solo passo oltre la soglia, però, è già costretta a fermarsi. Inclina il capo, osservando incuriosita i tre scatoloni appoggiati vicino alla porta dell’appartamento di Brittany che, più o meno venti minuti fa, non c’erano.

 

I suoi occhi saettano immediatamente verso l’ascensore che si è appena aperto e da cui sta uscendo un ragazzo decisamente alto. Li spalanca non appena si rende conto che, in mano, regge proprio uno di quegli scatoloni.

 

Il non essersi mai posta alcun dubbio circa i gusti di Brittany l’attraversa in un attimo, provocandogli un bagno di sudore freddo lungo la schiena.

Sa che stava con un ragazzo, Sam, fino ad otto mesi fa e che si sono lasciati.

E se non le interessassero le donne? E se quello fosse il suo nuovo fidanzato?

 

Muove qualche passo verso di lui, combattuta tra il parlargli e il rifugiarsi in casa per pestare a sangue Kurt e fargli ingoiare un rotolo di carta igienica –rappresentazione metaforica delle sue idee di m***a.

 

Quando decide di tornare nel suo appartamento, però, è già arrivata dal colosso –almeno un metro e novanta, se non di più- e lui la sta fissando con aria confusa.

“Sì?”

 

“C-chi sei tu?” balbetta, indicandolo con l’indice e sembrando decisamente mancante di qualche rotella.

 

“… sono Derek, il nuovo affittuario di questo appartamento” risponde lui incerto, facendo un cenno verso la porta di Brittany. “Tu sei?”

 

Nuovo affittuario

Ci mette poco a fare due più due. Da tre giorni non si fa vedere e all’improvviso spunta  un nuovo ceffo. Sarebbe state molto meglio se si fosse trovata un nuovo ragazzo, poiché questa è la cosa peggiore di tutte: se ne è andata per sempre.

 

Barcolla anche se è ferma, tanto che Derek deve appoggiarle una mano sulla spalle per tenerla su.

 

“Ti senti bene? Sembri sul punto di svenire”

 

“Cercavo Brittany” esala con l’ultima scintilla di energia che le è rimasta, sperando che per la prima volta le sue congetture siano sbagliate.

 

“Se ne è andata un paio di giorni fa”

 

Un colpo di pistola avrebbe fatto meno male. Tremante e distrutta psicologicamente, barcolla fino alla porta del suo appartamento, non riuscendo a capire una sola parola di quelle che le sta rivolgendo Derek.

 

È finita. È andata anche lei. Anche lei l’ha abbandonata.

Stavolta, però, è solo colpa sua.

 

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Santana non dorme più, non mangia più, non beve più latte facendo finta che sia caffè. La sua vita è distrutta e non riesce in alcun modo a reagire. Il fatto che sia passato un solo giorno e mezzo dalla scoperta del trasferimento di Brittany non rende il tutto meno tragico.

Al massimo può far riflettere su chi sia la vera regina del dramma tra lei, Kurt e Rachel, ma niente di più.

 

 

Sta vegetando a pancia in giù sul suo letto annegando nei rimpianti, tanto per cambiare, quando Rachel le si avvicina timidamente scuotendola piano per le spalla.

“Santana?”

 

“Uhm”

 

“Oggi sarebbe il tuo turno per fare spesa” 

 

“Uhm”

 

“Se vuoi ci posso andare io” tenta, incerta. “Quando torno dalle lezioni pomeridiane faccio un salto al supermarket. Che dici?”

 

“No” gracchia con voce impastata, facendo leva sulle braccia per girarsi in modo da sdraiarsi sulla schiena. “Vado io”

 

“Va bene” annuisce Rachel, giocherellando con il mazzo di chiavi che tiene in mano. “Allora io vado, ho lezione. Ci vediamo dopo”

 

Santana grugnisce una specie di saluto, osservando la coinquilina andarsene.

Rimane ferma, sdraiata sul letto, per un buon quarto d’ora prima di mettersi in moto. Si fa una doccia veloce, senza però lavarsi i capelli perché non ne ha alcuna voglia, si infila l’unico paio di pantaloni di maglina che abbia mai comprato in vita sua e la maglietta di ben due taglie più grande rispetto alla sua che le ha regalato Puckerman lo scorso Natale.

Solo una batosta del genere poteva farla uscire di casa senza i suoi tubini attillati e il trucco da acchiappo.

O farla andare a far spesa.

O farle ricordare di prendere la lista delle cose che servono appesa al frigo.

 

Esce di casa trascinando i piedi, svogliata e abbattuta, tenendo lo sguardo fisso a terra.

 

Per questo non vede le due figure che stanno chiacchierando fuori dall’appartamento di Brittany.

Per questo non sente le prime tre volte che una voce che dovrebbe conoscere bene la chiama cercando di attirare la sua attenzione.

 

Solo una volta arrivata all’ascensore si volta indietro, rendendosi conto che qualcuno ce l’aveva con lei.

“Brittany?!” farfuglia incredula, osservando la sua biondina intenta a farle ciao ciao con la manina.

 

“Ti ho chiamata tre volte, Santana, pensavo fossi diventata sorda” ridacchia ed istantaneamente la latina si sente come se fosse tutto tornato al proprio posto. “Come va?”

 

Torna sui propri passi e sta per risponderle quando intravede, oltre la testolina bionda di Brittany, quel Derek.

“Tu! Maledetto bugiardo! Mi avevi detto che se n’era andata!” esclama furibonda, avvicinandosi rapida con fare minatorio.

 

Il ragazzone cerca riparo nascondendosi dietro Brittany, prima balbettando “Cosa vuole da me?” e poi “Quella è la tipa che stava svenendo davanti alla porta”

 

“Mia sorella è stata operata di appendicite” spiega la biondina, frapponendosi fisicamente tra i due perché, anche se non ha la minima idea di cosa stia succedendo, sembra proprio una situazione pronta ad esplodere. “Sono tornata a casa qualche giorno per starle vicina visto che ha paura degli ospedali”

 

“Oh” mormora Santana, la tensione nervosa che lascia il posto pian piano al sollievo e all’imbarazzo. “Ma … ma … questo impostore mi ha detto che è il nuovo affittuario del tuo appartamento”

 

“Impostore? Ma che cavolo vuoi da me?”

 

“Cynthia è andata a convivere con il suo ragazzo” interviene ancora Brittany, calmando gli animi. “Meno male che ho trovato Derek durante una lezione, altrimenti non sarei stata in grado di coprire l’affitto questo mese”

 

Santana si ricompone, tossendo per darsi un minimo di tono e scacciare la tensione. “Credo che ci sia stato un leggero misunderstanding”

 

“Sei pazza, altroché”  sbuffa Derek, senza però uscire dal suo nascondiglio. “Guarda che ti avevo detto che se avevi bisogno di Brittany sarebbe tornata in un paio di giorni e che, se non potevi aspettare, potevi lasciare un messaggio”

 

“Sei stato poco chiaro fin dal principio” borbotta Santana, in difficoltà.

 

“Vado in casa prima che mi salti al collo” conviene Derek, intuendo la gravità della sua posizione, facendo annuire Brittany.

 

Eccole lì, infine di nuovo una di fronte all’altra.

Una, Santana, che si liscia nervosamente i capelli arruffati e, come se si fosse appena svegliata da un incantesimo Confundus, si sta rendendo conto di come sia vestita.

La seconda, Brittany, che la osserva stranamente divertita, intenzionata a non dire una parola per vedere fino a dove l’altra ha intenzione di spingersi.

 

“Quindi sei tornata” mormora dopo un lungo silenzio Santana.

 

“Già. Sembra proprio che ti sia mancata” ridacchia Brittany.

 

“Direi di sì” concede la latina con un sorriso, perché, anche se la sta prendendo in giro, non riesce a arrabbiarsi con lei. “Pensavo ti fossi trasferita. È stato strano cominciare la mattina senza le nostre chiacchiere in ascensore”

 

“È una cosa molto dolce” sorride ancora Brittany, stavolta senza mascherare il proprio imbarazzo. “Comunque nel caso mi trasferissi ti informerò prima, ok?”  

 

Santana ride, sinceramente divertita, prima di aggiungere un abbastanza tentennante “Forse ti sembrerà strano, ma … che ne diresti di prenderci un caffè?”

 

“Sì!” esulta Brittany, alzando le braccia al cielo. “Sì! Sì!” saltella sul posto sotto lo sguardo sbigottito di Santana.

“Iniziavo a temere che non me l’avresti mai chiesto. L’avrei fatto io ma non riuscivo a capire se ti interessavo davvero o se sei gentile così con tutti”

 

“Mi sveglio presto la mattina per andare a prendere un latte caldo al bar solo per poter parlare con te” confessa in uno slancio di inaspettata sincerità Santana, spalancando gli occhi e tappandosi la bocca con la mano non appena si rende conto di cosa ha appena detto.

 

Per la seconda volta, però, la reazione di Brittany va al di là di ogni sua più rosea aspettativa.

“E io ho iniziato a correre tutti i giorni solo un anno fa, dopo che ci siamo incrociate due volte di fila in ascensore” 

 

Ormai non c’è alcun più motivo per essere timorose o avere dubbi.

 

Sorrise, facendo un cenno in direzione dell’ascensore.

“Che ne diresti di andare al bar adesso?”

 

 

 

 

 

 

 

 

Note dell’autore.

 

Lo so, dovrei aggiornare altre storie e raccolte. Sto lavorando anche al resto, non preoccupiamoci per nulla.

 

Però ho notato che una delle mie shot precedenti, ‘Una pessima idea’, ha superato le 400 visualizzazioni. Quasi sicuramente confrontata con le produzioni di altri autori non è una gran cifra, non ne ho la minima idea, però posso dire con certezza che per me è un numero enorme.

 

Quindi, per festeggiare quello che sento essere un grande traguardo personale, avevo deciso di creare una sorta di seguito.

Purtroppo non sono riuscito a trovare nessuna idea fresca od originale che riguardasse una Brittana FutureFamily, quindi ho optato per mantenermi costante sul genere comico/demenziale.

 

Inoltre avevo voglia di scrivere qualcosa di più leggero rispetto al mio solito stile, qualcosa di divertente magari. Spero di esserci riuscito almeno un po’ perché a me scriverla è piaciuto parecchio :)

 

L’avvertimento AU è, come avrete intuito, necessario visto che Santana e Brittany non si sono conosciute al liceo.

Spero e credo sia abbastanza IC, nonostante tutto. Se a voi non sembrano, potete dirmelo e lo aggiungerò nelle note.

 

Che dire. Grazie a tutti coloro che hanno letto e apprezzato ‘Una pessima idea’ ed a coloro che sono arrivati fin qui.

Questa one-shot è dedicata a voi.

 

Alla prossima!

Pace.

 

  
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