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Autore: Carrie Bradshaw    15/02/2008    7 recensioni
Un tempo ero la Bella, e tu la Bestia. Ma ora i ruoli sono invertiti.
Ti immagino, dal Paradiso, osservarmi e soffrire. Per colpa mia.
Perché ora sono io la Bestia, Edward. Ti ho amato, ti ho portato alla pazzia.
E ora ti ho tradito. Ho ucciso, e non cesserò di farlo. Perché, per quanto il rimorso corroda sin da ora ogni parte del mio animo, io desidero essere una vampira.

La mia prima fanfiction su Twilight, incentrata sulle riflessioni di Isabella Swan, una volta dopo essere diventata una vampira.
Genere: Romantico, Triste, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: I personaggi di questa fanfiction appartengono a Stephenie Meyer, dunque io mi limito a prenderli in prestito per la mia modesta fanfiction.

 

Piccola nota: Dedico questa fanfiction ad Alessandro, perché è l’unico che ha capito almeno un frammento di me.

 

Beauty And The Beast

Se mi avessero detto che sarei diventata una vampira, quando ero bambina, probabilmente sarei scoppiata a ridere. Ho sempre avuto una vera e propria avversione per il sangue umano, e, ogni volta che, distrattamente, cadevo e mi sbucciavo un ginocchio, le mie gambe si rammollivano, e crollavo svenuta. Ma al tempo c’era Renee, che mi racchiudeva in una stretta vigorosa, rianimandomi. A volte mi chiedo come stia, Renee.

Ho sempre avuto l’abitudine di chiamarla per nome, così come per Charlie, nonostante essi non ammirassero questo mio modo di fare. Tanto che in loro presenza era quasi vietato, farlo.

Avevo tutto, dalla vita. Renee era una madre un po’ pasticciona ma comunque affettuosa, e Charlie un padre protettivo e – grazie al cielo! – estremamente comprensivo.

Tempi belli, ma vuoti. Non avevo mai avuto un’amica, a Seattle. Era quel tipo di ragazza impacciata e terribilmente goffa. Alcuni mi definivano graziosa, forse più per cortesia che per reale impressione. Andavo in giro strascicando i piedi per terra, e guardandomi attorno con occhi attenti, timorosa di poter inciampare e cadere rovinosamente per terra (e il che accadeva davvero spesso, ahimè!).

A Forks avevo conosciuto persone diverse, che sembravano apprezzarmi. Anche se ho sempre creduto che la mia relativa popolarità fosse dovuta unicamente al fatto che ero quella “nuova”, in quel minuscolo agglomerato urbano. Figurarsi, chissà quanti avevano dibattuto in lungo e in largo sullo scandalo che ebbe come protagonista la mia famiglia, tanto tempo fa.

Ma ormai è inutile ripensarci, dopotutto. Non sono forse la creatura che più si avvicina alla perfezione, ora come ora? Non sono forse una delle donne più belle del mondo?

Cammino senza mai inciampare, con eleganza e incredibile leggerezza. Le mie gambe si muovono l’una davanti all’altra, leggere, come se camminassi un metro sopra il terreno.

I capelli sciolti mi accarezzano le spalle, lasciate scoperte dal mio vestito nuovo. Seduta, faccio scorrere le palme delle mani sulla nuda pelle delle mie braccia. Niente di niente.

Ma d’altronde, cosa potevo aspettarmi? La pelle è liscia, granitica. Come se non potessi più conoscere il gelo, o l’arsura. Le mie mani sono sempre fredde, le mie guance non arrossiscono più.

Sono uno splendido pezzo di granito, modellato con superba raffinatezza da un artista dall’identità sconosciuta. Ma ciò che ancora mi sorprende, nonostante abbia rimirato per ore ed ore il mio nuovo aspetto, è il colore dei miei occhi. Topazio. Come i tuoi.

Occhi che non ho mai dimenticato, nemmeno nel più ardito dei miei sogni. Sogni?

Che dico, illusa! I vampiri non sognano, lo sanno tutti. Edward, tu me lo dicevi sempre, quando venivi a trovarmi, nelle fredde mattinate d’Inverno. Noi vampiri non dormiamo.

Potrei anche smettere di respirare, se volessi. Ho provato più volte a farlo, così per gioco.

Ho cercato più è più passatempi. Ho corso e nuotato per ore ed ore, per il solo gusto di farlo.

O forse per sfuggire da me stessa, dai miei nuovi desideri, dai miei più grandi timori.

Sono affamata, e mi vergogno di dirlo. Ogni istante giuro a me stessa che continuerò a negare questo mio desiderio, cosicché non possa mai sopraffarmi. Ma sento di non poter resistere, non più. Ho patito – e patisco! – per mesi la fame, e sento che il mio corpo comincia ad indebolirsi.

I miei occhi non risplendono più come pietre preziose. Sono spenti, del colore del buio.

Da creatura deplorevole quale sono, non sento altro bisogno che quello di placare il mio appetito.

Ho provato a cacciare animali di grossa taglia – giacchè, come neonata, non sono per nulla avvezza ai pasti leggeri –, senza risultati. Le poche volte che ho assaggiato le loro carni, ho patito la fame ancora di più. Perché il mio appetito è davvero troppo grande, che non basterebbero tutti i quaderni del mondo, per descriverlo a parole. Perché sono furiosa, e la rabbia arde in me.

La rabbia corrode il mio animo malsano, le mie membra indolenzite.

E’ sangue umano, quello che desidero. Ne ho sentito, mio malgrado, il profumo, quando fuggivo dai Cullen. Non sapevo dove andare, ed avevo raggiunto un lontano bosco, dove avevo trascorso la notte. Ed era stato lì, che avevo sentito quel forte profumo inebriante, che avevo provato quel desiderio di uccidere. Prima di compromettere me stessa, e, devo ammettere, dimostrando una forza di volontà che mai ho creduto di avere, sono scappata. Un fulmine, nella buia notte.

E fino ad ora, mesi dopo quel giorno, fuggo ancora. Ma non dai Cullen. Io fuggo da me stessa.

Fuggo perché sono un demonio, perché so che, se ancora sentirò quel dolce profumo, non saprò trattenermi. Esso mi attrarrà come la mosca nella ragnatela, ed allora non potrò più tornare indietro. Ed è così, che sono giunta alla resa. Sono stanca, e stufa.

Non posso più fuggire. Mi è stato fatto un dono prezioso, e non intendo rinunciarvi.

Dimenticherò te, Edward, ora che non ci sei più. E dimenticherò Carlisle, e Esme, e Alice, e tutti gli altri… Perché siete il mio passato, e il mio futuro è unicamente in mano mia.

Sono una vampira, per mia scelta. Mi disgusto, ed insieme mi adoro.

Mi disgusta il mio essere una creatura ripugnante, per aver abbandonato tutti coloro che avrebbero dato la loro vita, per me. E mi adoro allo stesso tempo, perché sono forte e bella.

Ho il potere in mano mia, e sprecarlo sarebbe ingiusto, nei confronti di chi non desidera altro che quello. Così pure nei confronti di Bella Swan, che amava un vampiro, ed avrebbe dato la sua stessa vita per essere perfetta come lui. E nei confronti della Legge del più forte, che vuole che io, in quanto vampira, sottometta l’umano. E così che va la natura.

Penso a questo, mentre, acquattata, attendo. La mia prima vittima non tarderà ad arrivare, lo sento.

Silenziosa come un felino, scendo leggiadra dal tetto, e poggio con disinvoltura la schiena ad un vecchio muro in rovina. Chiudo gli occhi ed inspiro a pieni polmoni quel profumo che è la mia ossessione. Lo sento sempre più vicino… La punta della lingua percorre le labbra, famelica.

Oggi diverrò ufficialmente una vampira. Compirò il mio primo passo verso la dannazione.

Forse potrei ancora tornare indietro… Forse potrei consegnarmi ai Volturi, trovando il modo di farmi ammazzare da loro, o forse no. Potrei vivere come un’eremita, fuggendo da tutto e da tutti, per l’intera eternità.

Ma non lo farò. Sconterò la mia condanna, godendone ogni singolo istante.

E mentre sento i passi celeri nella via, il desiderio cresce. Inversamente proporzionale alla tentazione di fuggire, ancora ed ancora. D’altronde, anche se volessi, non potrei tornare indietro.

Stacco la schiena dal muro, e mi dispongo in attesa. E mi sento come il serpente, pronta ad avvolgere nelle mie spire la vittima. Non so chi è, se sia una brava o una cattiva persona.

So solo che oggi morirà, e ciò avverrà per colpa mia.

Il tempo passa, e posso quasi sentire il suo cuore battere, nascosta dove sono. Occhieggio con aria famelica l’orologio.

E’ giunta l’ora. Un passo dietro l’altro, raggiungo il centro della via. Sento la vittima irrigidirsi, e bloccarsi sul posto. Il tremito del suo corpo è una piacevole tortura, per me.

- Senti, se vuoi soldi sappi che non ho niente da darti. – mormora la vittima, avanzando a tentoni nel buio. Non mi vede, ma io vedo lei. E’ una ragazza, poco più giovane di me.

Se ne sta in piedi, e nonostante tenti di ostentare chissà quale sicurezza, nei suoi occhi leggo la paura. Forse potrei… No, ormai ho deciso.

Sorrido, nel buio, mostrando i canini appuntiti. Canini che per la prima volta toccheranno un essere umano, ne deturperanno i lineamenti. Prendo un ultimo respiro, e, come il serpente, attacco.

Un balzo e lei è a terra, terrorizzata. Singhiozza in silenzio, mi implora.

Ma ormai è troppo tardi.

 

 

I denti penetrano ripetutamente nella carne, il sangue scorre. Ogni briciola di timore o incertezza è sparito, in me. Ormai vedo solo il sangue, sento solo il suo profumo, e il suo dolce sapore.

Non guardo la mia vittima negli occhi, nemmeno quando percepisco la linfa vitale abbandonarla.

Avrò tempo e modo, per il rimpianto. Ora voglio solo vivere quell’effimero piacere, quell’istante di sottile eccitazione. Non mi fermo fino a che il mio animo si placa, il mio organismo prende vigore.

Sento uno strano formicolio su per il corpo, ed assaporo il piacere senza lasciarne cadere nemmeno una goccia. Poi fuggo, nel buio della notte.

Sarò dannata per sempre, ma ora non voglio pensarci.

Voglio solo correre, e correre, e correre ancora. Il rimorso inizia ad affiorare, e cerco di sopprimerlo. Non mi fermo nemmeno per riposare, per non concedermi il diritto di pensare.

Poi, infine, raggiungo quella radura. La nostra radura. Vecchi ricordi affiorano: Edward

Probabilmente sarebbe solo disgusto, quello che leggerei ora nei tuoi occhi.

Eppure, se penso al corpo di quella ragazza, ancora provo l’incessante desiderio di nutrirmi.

E ciò mi ripugna, più che mai. E solo ora, che sento il sapore del sangue sulle labbra, capisco.

Comprendo il tuo dolore, Edward, l’entità del tuo sacrificio. Comprendo la bontà di Carlisle, la buona volontà di tutti i Cullen. Voi mi avete dato tutto, e io vi ho traditi.

Ma ora non posso più pensarci. Ho tutta l’eternità per farlo, per scontare il mio debito.

Ora sono estasiata dal piacere, e non voglio rinunciarvi.

Un tempo ero la Bella, e tu la Bestia. Ma ora i ruoli sono invertiti.

Ti immagino, dal Paradiso, osservarmi e soffrire. Per colpa mia.

Perché ora sono io la Bestia, Edward. Ti ho amato, ti ho portato alla pazzia.

E ora ti ho tradito. Ho ucciso, e non cesserò di farlo. Perché, per quanto il rimorso corroda sin da ora ogni parte del mio animo, io desidero essere una vampira.

Lo desidero più di me stessa, forse anche più di quanto desideri riavere te.

Sono una Bestia perversa, ammaliante, e prossima alla dannazione.

Ed è per questo che ti dico addio, mentre lacrime ingannatrici scorrono sul mio volto ora bellissimo. La dannazione è solo per le Bestie, e io non ti vedrò mai più.

E anche se non leggerai mai questa lettera, io la dedico a te.

Perché anche le Bestie hanno un frammento di cuore, nonostante tutto.

 

Tua Isabella.

 

 

*

 

Note dell’autrice: Questa è la mia prima “ufficiale” fanfiction su Twilight, un libro che ho conosciuto circa un anno fa, e mi ha decisamente coinvolta. Ne ho seguito la trilogia, imparando ad amare Edward, simpatizzare per Alice, invidiare Rosalie e odiare Bella.

Ho voluto, così per caso, provare ad immaginare un futuro prossimo alla trasformazione di Bella in vampira. Essendo la lettera scritta in prima persona, ho voluto immedesimarmi completamente nel personaggio di Bella, per questo alcuni tratti potrebbero sembrare poco chiari al lettore, mentre per la protagonista sono situazioni note, scontate da riferire. Spero l’esperimento vi sia gradito, ammetto che mi piacerebbe ricevere un commentino.

Il titolo è ispirato alla omonima canzone dei Nightwish che, tra parentesi, consiglio a tutti di ascoltare. Ho conosciuto questo splendido gruppo grazie ad alcune amiche, che ringrazio di cuore.

Un saluto a tutti i miei lettori, sperando che non mi abbandonino XD

Chiara

   
 
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