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Autore: Girl_on_fire    08/08/2013    8 recensioni
"Sta morendo, Emily. Non c'è più tempo"
Quello che Skins Fire non ha narrato e che ci doveva, ovvero il funerale di Naomi.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: James Cook, JJ Jones, Katie Fitch, Naomi Campbell
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Restammo abbracciate tutta la notte, in silenzio.
Perché avevamo troppe cose da dirci, e troppo poco tempo per dirle.
E continuavo a fare stupidi pensieri, e a piangere.
Sapevo che era la fine, ma non potevo crederci.
“Ems, calmati. Va tutto bene. Sto bene. Ti amo”
La strinsi così forte, che credo di averle strappato un sussulto.
Vederla così mi spezzava il cuore, e lei lo sapeva, ma nessuna delle due diceva niente, ed eravamo così lontane, seppur così vicine, quella notte.
Avevo paura di addormentarmi, ma avevo viaggiato tutta la notte da New York, ed ero stremata per i pianti e per il litigio con Effy.
“Non c’è più tempo Emily”
“Sta morendo, Emily”
Strinsi più forte, e lei si svegliò.
“Ti amo, ti amo. Ricordalo sempre. Ti amo, Emily Fitch”
Mi assopii per quelli che mi parvero pochi secondi, ma appena riaprii gli occhi una flebile luce filtrava dalle persiane abbassate, e non ero più abbracciata  alla persona più importante della mia vita.
Ero in una poltrona, e qualche buona anima mi aveva appoggiato sulle spalle una coperta di lana grezza e ruvida, che sapeva di ospedale.
Avevo paura di alzare lo sguardo verso il lettino, e di vederla di nuovo in quello stato così assurdo.
Sapevo che mi avrebbe fatto male, per questo non avrei mai pensato che qualcosa avrebbe potuto farmi più male.
Qualcosa come, ad esempio, vedere il lettino vuoto.



I funerali di Naomi si tennero il lunedì successivo.
Non riuscii a rintracciare la madre, non erano più in contatto da troppo, ormai.
Non m’impegnai molto nell’organizzazione, ero distrutta.
Per questo mi sorpresi, quando, quella mattina, li vidi tutti lì.
Pandora e Thomas con la loro bambina Charlie, JJ, mia sorella Katie, Doug.
Perfino i miei genitori.
Effy non ce la fece, le diedero sei anni.
Cercai di rimandare più che potei la cerimonia, perché mancava ancora qualcuno che sapevo teneva tantissimo a Naomi.
Ma non arrivò.
La cerimonia fu semplice.
Era così triste vederla sdraiata in quella bara, ricoperta da margherite, così candida.
Non l’avrei mai dimenticata.
Ripensai alla prima volta in cui la vidi, andavamo alle medie, e lei era la più coraggiosa del gruppo.
Ripensai a quella sera nel bosco, a quanto lottammo per stare insieme, alla nostra vacanza in Messico.
Ai figli che avevamo progettato di adottare.
Uscii dalla chiesa, vuota.
Fu allora che lo vidi.
Era in una panchina poco più avanti, con la testa tra le mani.
Non avrei mai pensato di vedere James Cook piangere.
Dopo la notizia della morte di Freddie non lo vedemmo più, e comunque tutti cercammo di stare vicini ad Effy e a JJ.
Ora nessuno ne parlava più, era uno dei capitoli più bui della vita di quella povera ragazza.
Mi sedetti vicino a lui, e scoppiai a piangere.
Piangemmo insieme.
Per Naomi, per Freddie, per le nostre vite che non sarebbero state più le stesse.
Perché entrambi avevamo perso la persona che più amavamo al mondo.
Ancora quel silenzio, carico di lacrime, di dolore.
Poi si alzò piano, mormorando un “c’è un taxi che mi aspetta”.
Mi alzai anch’io.
Mi abbracciò.
Notai che aveva un nuovo tatuaggio, proprio sul palmo della mano.
“Emma”.
Non capii, non chiesi.
Ancora oggi, dopo tutto questo tempo, penso ogni giorno a lei.
Quando esco, quando sto a casa.
Quando la mia piccola Naomi viene a svegliarmi di notte, perché ha gli incubi, proprio come me.
E’ una bambina così curiosa, vispa, intelligente.
Le assomiglia proprio.
Adora le storie, e la sua preferita è quella del suo nome.
“Mamma, perché mi chiamo così?”
“Porti il nome della persona che mi ha salvato la vita ogni giorno, che mi ha fatto sorridere per la prima volta, che mi ha insegnato tutto quello che so sull’amore”
E’ per te, Naomi.
Lei sta vivendo per te.
  
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