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Autore: Lea_z_98    08/08/2013    4 recensioni
Fanfiction sulla morte di Portgas D. Ace, dal punto di vista del diretto interessato (Yey, ora sì che mi sento depressa).
Dal testo:
"D’improvviso sento un caldo, sordo, logorante dolore.
Tenace, silenzioso, severo.
Proprio dietro la schiena, attraverso la spina dorsale, nella carne, poi sul petto, poi al di fuori.
È bollente, bruciante, infernale.
Strano, penso, visto che sono fatto di fuoco. Non dovrei soffrire il caldo.
Cos’è successo?"
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Portuguese D. Ace
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Lea_z_98 presenta

una fanfiction di ONE PIECE

 

Grazie

 

 

 

A Portgas D. Ace

perché è un eroe

 

 

 

 

 

 

Se affronto qualcuno, non mi volto indietro!

 

Il piccolo Ace davanti a Polchemy

 

 

 

 

***

 

 

D’improvviso sento un caldo, sordo, logorante dolore.

Tenace, silenzioso, severo.

Proprio dietro la schiena, attraverso la spina dorsale, nella carne, poi sul petto, poi al di fuori.

È bollente, bruciante, infernale.

Strano, penso, visto che sono fatto di fuoco. Non dovrei soffrire il caldo.

Cos’è successo?

Ma certo…

Akainu.

Akainu stava attaccando Rufy, stava per ucciderlo.

E io…?

E io… e io mi sono gettato davanti a lui.

Giusto?

Sì, deve essere così.

Perché il ragazzo col cappello di paglia davanti a me non è un’illusione.

Il ragazzo col cappello di paglia disteso a terra non è un’illusione.

Il ragazzo col cappello di paglia che mi guarda esterrefatto non è un’illusione.

Quindi… quindi?

Quindi… Akainu ha colpito me.

Ora capisco perché mi sento appesantito. Proprio qui, sul petto, dove c’è il cuore.

La bocca mi si impasta.

È una sensazione sgradevole, schifosa.

Una goccia di sudore mi imperla la fronte.

Allora…

Allora sto morendo?

No. Deve essere uno scherzo.

Ho un tuffo al cuore, mi si annebbia la mente.

Lentamente il fardello sul torace si alleggerisce.

Akainu ritrae il braccio ed io, lentamente, mi indebolisco.

Lentamente cado a terra.

Lentamente sento il grido di Rufy.

Perché è tutto così lento?

Perché è tutto così ovattato?

Non riesco ad udire bene gli spari, le urla.

Strano…

Vedo un po’ del mio fuoco sparso a terra, seminato qua e là.

È debole, silenzioso.

Tetro.

Rufy è davanti a me. Ignora la battaglia.

Che fannullone. Non dovresti andare a combattere?

Mi sento invaso da un gelo, il respiro si arresta.

Sto morendo.

Possibile? Davvero? La morte?

Strano. Mi ero ripromesso di non perire.

Ma allora perché sto morendo?

Rufy adesso mi sorregge.

Perché? Perché sto morendo?

Cosa ho fatto di male?

Sento il respiro di mio fratello sul collo.

È impercettibilmente rotto, spezzato, affranto.

Mi stringe una gran pena di lui.

Sì, io lo sto tormentando. Non ha il coraggio di pensarci, non vuole crederci.

Ma starà meglio quando morirò.

Tutt’un tratto mi diviene chiaro ciò che mi opprime: gran pena di Rufy, gran pena di tutti loro. Liberare loro e liberare me stesso da queste sofferenze.

Com’è bello, com’è semplice!

E il dolore? Dov’è andato a finire?

Ehi! Dove sei, dolore?

Resto sospeso, in ascolto.

Non lo sento.

E la Morte?

Morte! Vieni fuori, ti affronterò a testa alta.

Cerco la mia antica paura della Morte e non la trovo.

Dov’è, essa? Quale morte? Nessun terrore c’è più, perché anche la Morte c’è più.

E perché mai penso a “Morte” invece di “morte”? Non è tanto importante da avere un nome con la maiuscola.

Mi chiedo soltanto…

Mi chiedo…

È stato un bene che io sia nato?

Forse sì. Forse no. Non l’ho mai saputo e credo che non lo saprò mai.

Forse non è stato né un bene né un male. Forse non è stato nulla.

Ah, così va meglio.

Sento la voce di mio fratello sussurrare il mio nome.

Mio fratello…

L’unico rimorso che avrò sarà quello di non poterlo rivedere.

Ehi, Rufy. Bada bene di realizzare il tuo sogno prima di morire… voglio essere il fratello del Re dei Pirati.

Gli parlo. Devo farlo ragionare, devo tranquillizzarlo.

Ehi, Rufy.

Rufy!

Dico a te.

Sappi che io ti ho amato quanto tu hai amato me.

Ormai non capisco se sto parlando o se sto solo pensando.

Che scocciatura…

La lingua mi si impasta ancora, un disgustoso saporaccio mi pizzica la gola.

Dev’essere il mio sangue.

Non sento quasi più la mia voce. Deve essere troppo debole per essere sentita bene...

Mi raccomando, Rufy… voglio che tu riferisca a tutti gli altri quello che sto per dirti, perché è importante.

Padre…

Amici…

E tu, Rufy, fratello mio.

Tutti vi siete presi cura di me e, anche se non lo meritavo, mi avete accettato.

Avete accettato uno come me, nelle cui vene scorre il sangue di un mostro.

A tutti voi dico grazie…

 

Grazie di avermi amato.

 

 

 

***

 

 

Se un uomo non ha ancora scoperto qualcosa per cui morire, non ha ancora iniziato a vivere.

Martin Luther King

 

Certezza di morte. Scarse probabilità di successo. Che cosa aspettiamo?

Gimli, dal Signore degli Anelli

 

 

 

***

 

 

 

Vedi, Rufy, la Vita è come una ciliegia; la parte succosa sono i Sogni, il nocciolo è la Morte, il ciliegio è l’Amore.

E da dove nasce il ciliegio?

 

Ciò che la sottoscritta vorrebbe dire a Monkey D. Rufy

 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autrice

 

Grazie Oda-sensei, adesso sì che mi sento davvero depressa.

… Ma sono già all’angolino?

Che bello…

Inutile dire che mi sento uno schifo per avere scritto tale scempiaggine.

Siatene felici! È raro che io sia abbastanza seria per formulare un tale discorso.

Beh, non ho molto da dire sulla fanfiction. È un’esplorazione dei mille possibili pensieri che avrebbero potuto attraversare la mente di Ace al momento della sua morte.

Invece avrei mille cosa da dire sul perché l’ho scritta.

Ringraziate i due miliardi di AMV che si trovano su YouTube, le canzoni di sottofondo, alcune canzoni nel mio mp3, la morte di Ivàn Ilìč col suo Tolstoi, la fanfic di martyc97 sulla morte di Ace dal punto di vista di Rufy, i miei che mi fanno pesare i compiti più di quanto già non lo facciano essi stessi e la “Depression Mode: On” che affligge di tanto in tanto le nostre vite.

Ah, e poi c’è dell’altro.

Per me Ace è un eroe, un esempio da seguire, da acclamare.

Perché è come lui che mi piacerebbe morire. Per salvare un padre, una madre, un amico, un fratello o una sorella.

Morire per dare la Vita. Già.

Basta, così finite per deprimervi anche voi.

Bene, io e i miei pensieri funesti che ne andiamo, un saluto!

 

Lea

 

 

***

 

 

 

Ace, ma cosa pensi? Certo che è stato un bene che tu sia nato. Altrimenti il fuoco non sarebbe mai apparso sulla Terra, la Marina mi sembrerebbe ancora una ciurmaglia di stinchi de Santo, non saprei nemmeno cos’è la narcolessia e non avrei mai potuto amare un eroe come te.

 

Ciò che avrei voluto dire a Portgas D. Ace

 

 

 

***

 

 

 

 

 

 

The End

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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