Ti chiamavo migliore amico
Now our feelings run deep
And cold as the clay
And strung out behind us the banners and flags
Of our possible pasts
Lie in tatters and rags.
(Pink Floyd, Your Possible Pasts)
Ora siamo freddi, insensibili
Nascondiamo i nostri sentimenti,
e in fila, alle nostre spalle, le bandiere e gli stendardi
del nostro possibile passato
sono caduti a pezzi come stracci.
(Traduzione di Your Possible Pasts, Pink Floyd.)
Fisso il tuo numero sul cellulare.
Leggo e rileggo i tuoi messaggi, con insistenza, come a cercare una traccia che preannunci quel vuoto che si č venuto a creare ora fra noi.
Guardo fuori dalla finestra: campi arati, cielo limpido e terso, una strada in lontananza su cui le automobili non passano quasi mai e, quando lo fanno, lo fanno timidamente.
Penso al passato, penso a te; penso a noi.
La solitudine mi assale, il macigno che porto sulle spalle mi sconfigge e cado a terra, inerme.
Sapore salato sulle labbra, sulla lingua.
Piango.
Resto ferma, incapace di reagire.
Voglio chiamarti.
Voglio chiamarti, voglio sentire la tua voce, ne ho bisogno.
Un laccio invisibile mi trattiene, e lentamente mi stringe il cuore in una morsa ferma e crudele.
Non voglio di certo disturbarti mentre sei in giro con i tuoi nuovi amici.
Č passato un anno, ormai.
Sposto lo sguardo dallo schermo del cellulare alla finestra, a ripetizione.
Ho paura.
Nota dell'autrice:
Okay, questa mi č uscita in un momento di puro delirio. Cercate di comprendermi, per favore. (?)
Ps: č una flashfic, ma efp č impazzito (?) e me l'ha segnata come long. <3<3