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Autore: NightWatcher96    08/08/2013    0 recensioni
A furia di ripeterci la "fine del mondo", mi è nata l'idea di questa storia. Anno 2012. La profezia Maya sulla distruzione del mondo incrocerà quattro guerrieri. E' sempre sulle tartarughe ninja, ma in un punto di vista decisamente insolito...
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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La Tarta-Talpa trivellava il sottosuolo con estrema facilità. Nonostante era stata ferma per più di trent’anni, gli apparecchi erano integri, salvo piccoli insetti, polvere e acqua nascosti nei vari circuiti. Certo, inizialmente era stato molto difficile riuscire a metterla in moto, ma perseverando, Donnie ci era riuscito e ora fuggivano dall’uragano, incuranti che un’altra catastrofe era ormai imminente.

Le ruote di questo “gioiellino” stavano lentamente affondando in un’acqua sporca che cresceva sempre di più. Liam si era occupato della gamba rotta di Mikey, avvolgendola strettamente in uno spesso strato di bende. Erano tutti molto silenziosi e soprattutto Casey guardava nervosamente l’orologio che aveva la polso.

-Che ora sono?- chiese debolmente April, non più molto dolorante.

-Quasi le 09:20- rispose l’altro, mentre osservò Nat che mascherava il dolore lancinante che aveva alla stessa spalla ferita in precedenza: -Va tutto bene, piccola mia?-.

-Abbastanza- rispose l’altra, esibendo un piccolo sorrisino: -Dobbiamo solo sbrigarci a raggiungere il punto prestabilito-.

-Secondo il mio radar, dovremo scendere a cinque kilometri in profondità- spiegò Donnie, alla guida: -Ragazzi, ricordate la Necropoli con la Luna e il Sole di Cristallo?-.

-L’avventura spaventosa con Quarry, Stone Biter e Razor First?- elencò Raphael, mentre massaggiava dolcemente la spalla del suo “protetto”.

-Proprio quella- confermò Donnie: -Dovremo raggiungere proprio quel punto-.

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Proprio in quell’istante, in superficie, un terremoto ebbe come ipocentro il fondale marino dell’Atlantico. Da lì, lentamente, ci fu un raccolto dell’acqua, la quale sembrò prosciugarsi, guadagnando sempre più energia. Lo schianto delle onde si mischiò a un forte tuono, mentre l’uragano continuò il suo lento e letale passaggio. 

La superficie dell’acqua divenne sempre più increspata, sino a quando si sollevò verso il cielo. Quell’onda anomala toccò quasi i trentacinque metri d’altezza e continuò la sua violenta corsa contro il primo ostacolo che trovò.

Con uno schianto terribile, Manhattan venne completamente avvolta da quello che, purtroppo, rivelò essere un terribile tsunami, di proporzioni inimmaginabili. Centinaia di vite vennero immediatamente strappate ai corpi che galleggiarono, assieme alle macerie di abitazioni, auto e alberi distrutti.

L’acqua si ritirò per pochi minuti, solo per riformare una nuova onda e proseguire verso New York…

La prima catastrofe prestabilita si era avverata… ma non solo qui, anche nello Sri Lanka, in Italia e in Norvegia la situazione non era delle migliori. Altre migliaia di persone, purtroppo, erano morte. In Giappone, in Cina, in Francia e in Australia, violenti terremoti e uragani avevano già completato il giorno precedente alla fine del mondo.

**************************************

La Tarta-Talpa era completamente all’oscuro di ciò che era appena accaduto in superficie, ma se avesse avuto una radio di bordo, fosse tutti i nostri amici si sarebbero spaventati. Ma del resto, poi, quella era pur sempre l’alba della fine del mondo, no?

-Accidenti!- sbottò, d’un tratto, Donnie: -Ragazzi, abbiamo un problema! Le ruote della Tarta-Talpa stanno forzando il normale andamento del motore! L’acqua, non so perché, ma sta crescendo… e se ci sommerge, siamo fritti!-.

-E tu non l’hai potenziata per poter fungere anche da sommergibile?- si lamentò Mikey, la cui gamba prese a pulsare insistentemente: -Non adesso, non adesso, stupida gambaccia!-.

-Mikey, smettila di agitare l’arto!- rimproverò Liam, seduto con Don, alla guida: -L’osso è già compromesso e l’unica cosa che potresti fare è sottoporti a un intervento chirurgico, come al nostro Liu-.

-Io punti!- spiegò il cinese, mentre Tan Tan ululò impaurito: -Pericolo! Tan Tan dice pericolo!-.

-Maledizione!- ringhiò Raphael, massaggiando il braccio ferito di Alex, per sciogliergli i muscoli contratti ancora innaturalmente: -Va un po’ meglio, amico?-.

-Sì, forse…- rispose l’altro: -Ti ringrazio, Raph. Te l’hanno mai detto che sei un gran fratellone?-.

-Uhm… sì, qualcuno me lo ha detto- ridacchiò la tartaruga, riferendosi a un Mikey che veniva confortato da Leonardo.

Le pareti rocciose in cui scavava la trivella, purtroppo, sembrarono letteralmente gonfiarsi, in seguito all’aumento della pressione dell’acqua, dovuta allo tsunami che ancora masticava le coste della Big Apple. Un antifurto scattò nel veicolo, facendo sobbalzare i cuori dei presenti.

-C’è un pericolo!- urlò, praticamente Donatello, cercando di rallentare la talpa.

Troppo tardi, però. A quanto pare, da una piccola fessura creatasi dall’incrinatura di una roccia, un getto d’acqua si fece strada, trascinando, con sé, tutta la potenza bloccata dall’altra parte delle pareti. Quel piccolo buco si ruppe e un violentissimo getto d’acqua colpì una fiancata della talpa, incrinandone pericolosamente la carrozzeria. Il genio tentò di accelerare, stavolta, ma l’acqua stava riempiendo rapidamente tutto il passaggio in discesa. Donatello aveva così paura, ma guardò gli altri che confidavano nelle sua capacità.

Strinse i pugni e sbatté un pugno sui comandi numerosi a bottoni e levette: “No. Non posso arrendermi così. Non li posso deludere! Loro hanno bisogno di me! In fondo, sono o non sono un genio? Sono Donatello, la tartaruga ninja più intelligente del mondo!”, pensò.

Azionò vari propulsori all’interno dei motori della talpa e spingendo una leva in avanti, la potenza crebbe a dismisura, regalando una potenza inaudita al lento avanzare del veicolo. La Tarta-Talpa cominciò a bucare facilmente quelle rocce, neanche fossero state biscotti friabili. Il viola era incurante degli scricchiolii dell’intera struttura, dovuta allo schiacciamento dell’acqua.

Si concentrò e in quel mare oscuro e sporco, la talpa non si arrese. Il cunicolo era lunghissimo, ma, improvvisamente, la trivella si bloccò proprio dinanzi a una spessa parete.

-Che… che sta succedendo?- ansimò Leonardo, cercando di dominare il dolore al petto.

-La trivella non riesce a bucare queste rocce…!- spiegò un furente Don: -Non vi preoccupate! Supereremo anche questa dannata barriera!-.

Spinse i motori al massimo anche questa volta, mentre un lampeggiante rosso cominciò a brillare a intermittenza, spaventando non poco Tan Tan. Quegli scricchiolii erano davvero raccapriccianti e davano la netta impressione che, forse, la Tarta-Talpa sarebbe stata schiacciata dalla pressione dell’acqua.

Donatello, tipo testardo da sempre, non voleva arrendersi e imprecando coloritamente nella sua mente, i suoi pensieri oscuri vennero strappati brutalmente da un suono agghiacciante: alzò la testa e riaprì gli occhi… 

-SI’!- urlò a pieni polmoni: -La trivella ha bucato! Ci è riuscita!-.

Con quella splendida notizia, la talpa continuò il suo lavoro, frantumando per bene tutta la parete, mentre l’acqua cominciava a diminuire, disperdendosi in una profonda gola oscura. Ora tutto sembrava irreale.

-Ascoltatemi. Per far sì che il meteorite possa davvero arrestare tutto ciò, dobbiamo posizionarlo nel magma prima che scatti mezzanotte. Dobbiamo affrettarci… se quest’acqua è appartenuta a qualche tsunami, questo significa che rimane ancora il meteorite!- spiegò Sen, con la pazienza al limite.

-Non si preoccupi- sorrise Donatello, massaggiandosi il braccio con la famosa cicatrice identica a Liam: -Dove siamo arrivati è praticamente il punto favorevole!-.

-Uao!- mormorò Alex, schiacciando il volto e il naso all’oblo della talpa:- Non ho mai visto niente del genere! E’… strabiliante!-.

Al posto delle pareti rocciose, ora il background era cambiato. Il soffitto era molto alto e di un marroncino chiaro. Tutt’intorno era molto ampio e si strutturava in modo circolare. Al centro dove il soffitto s’incurvava internamente, vi era un buco nerastro. 

La talpa stava miracolosamente proseguendo su un pericolante ponte di pietra verde mare, che conduceva a un largo spiazzale roccioso, dove s’intravedeva un muro di pietra marroncino, con vari ornamenti verde mare. Sembrava la recinzione di una città.

-Questa è la necropoli dove vi erano la Luna e il Sole di cristallo!- spiegò Donatello: -Se raggiungiamo quello spiazzale, arriveremo facilmente al magma, parola mia!-.

-Non è che voglia cantare vittoria troppo presto- mormorò Haruhiko: -M… ma, pensate che possiamo farcela in anticipo?-.

Casey controllò l’orologio e spalancò gli occhi: -R… ragazzi… non ci crederete, ma… sono quasi le 23:50! Siamo rimasti qui sotto per quattordici ore!-.

I presenti sbiancarono… questo era un problema! Avevano circa dieci minuti per salvare il mondo! 

Improvvisamente, però, si udì un rumore tremendo e la talpa sembrò inclinarsi all’indietro. Leonardo stava ansimando all’allucinante dolore al petto. Mikey lo abbracciò, cercando di calmarlo. I suoi occhi azzurri tremavano di pura paura.

-NO!- urlò Donnie: -Ragazzi! Dobbiamo uscire dalla Talpa! Il ponte non reggerà ancora…!-.

Il genio sbloccò il portellone situato sul tettuccio del veicolo e ad uno a uno, tutti uscirono. Liu saltò in groppa al suo fedele Tan Tan, il quale passeggiava avanti e indietro nervosamente. Raphael raccolse sul guscio Mikey, dato che non poteva camminare e Don fece lo stesso con Leo, che a malapena si reggeva in piedi.

Proseguirono sul ponte, correndo a più non posso. April e Nat osservarono la povera talpa che s’inclinava sempre di più indietro, verso il buio profondo e acquoso. Con un fracasso riverberato, il ponte si ruppe in più punti e ai nostri amici non rimase che saltare, sbattendo duramente sullo spiazzale della loro meta. 

Don si rialzò carponi: guardò la sua invenzione ridotta a un ammasso ferroso inutilizzabile e si morse le labbra… gli sarebbe mancata.

-S… su, coraggio- lo rincuorò il debole Leonardo: -N… ne costruirai un altro e ti affezionerai…-.

Haruhiko, immediatamente, raggiunse il flaconcino che conteneva le pillole per i cardiopatici e ne offrì due al suo protettore azzurro, il quale le inghiottì avidamente. 

-Andiamo!- fece Raphael, mentre Mikey piagnucolò per la gamba: -Don, facci strada! Che punto dobbiamo raggiungere?-.

Il genio, che sapeva esattamente dove andare, indicò una sorte di apertura naturale nelle rocce, sul lato sinistro. La indicò e fu il primo a correre, ignorando il terremoto potente che si intensificò maggiormente. Il luogo era buio, ma Splinter illuminò con la torcia, rivelando un percorso che costeggiava altre alte pareti rocciose.

-Basterà semplicemente raggiungere un punto dove l’acqua è magma- disse il genio, addentrandosi su quel pericolo e stretto percorso: -Ragazzi, siamo fortunati! Guardate lì!-.

In suo indice sinistro puntò un’immensa distesa di rosso e arancione bollente, che faceva tremolare l’aria. Il magma era oltre quel serpente di roccia. 

I nostri amici si appiattirono alle pareti, sperando di non scivolare da quella folle altezza, ma mantennero i nervi saldi. Mikey nascose il volto sul guscio di Raph, il quale avrebbe voluto confortarlo. Più i loro piedi si muovevano in un ritmo lento e costante, più il percorso si allargava.

-Ci siamo quasi- disse Don, a capo della sua cricca: -Basterà raggiungere quello spiazzale e il gioco sarà fatto!-.

**************************************

Il meteorite era vicino all’orbita terrestre e i nostri amici lo sapevano. Accelerano, difatti, raggiungendo la meta prestabilita. Donatello avrebbe volentieri baciato il suolo, ma qualcosa catturò la sua attenzione. C’era un’altra apertura nella roccia, accanto a lui, alla sua sinistra.

S’incamminò, mentre Sen tirò fuori il prezioso meteorite dal suo zaino. Gli occhi nocciola del genio catturarono una sorte di piccola piramide di roccia, sistemata su un altarino di grigia pietra.

-Che cos’è?- chiese Leo, decisamente meno nel dolore.

-Non lo so- rispose l’altro, toccando la punta di quella piramide grande circa cinquanta centimetri. 

Con un piccolo sbuffò e sotto gli occhi increduli delle due tartarughe, la piramide cominciò ad appiattirsi, rientrando in una scanalatura designata proprio nel ripiano dell’altarino. Quel quadrato nero, lentamente cominciò a manifestare un intenso calore, unito a una luce rossastra.

-Don, guarda!- indicò Leonardo, riferendosi a delle lettere incise sulla piccola parete, proprio dinanzi a loro: -Che lingua sarà?-.

Il genio osservò quelli che rivelarono essere dei caratteri maya. Nessuno del gruppo li avrebbe saputi leggere, ma l’ombra di Nat si allungò, improvvisamente, dietro di loro.

-Abbiamo circa cinque minuti- fece lei, avvicinandosi ai segni sul muro: -Scrittura maya? Siete fortunati, allora. Nel mio villaggio, c’era una ragazza che era come una sorella per me. Il suo nome era Uchio. Lei mi ha insegnato a leggere questa lingua-.

Poggiò la mano sui simboli e cominciò a interpretare: -Tre furono le grandi piramidi, perfettamente allineate con la Costellazione di Orione. Il tempo trascorre ma il danno che segue non potrebbe essere fermato. Una stella ferma una stella. La piramide guida al suo cuore. Decide il suo destino-.

Ci rifletterono qualche istante, ma Don ebbe immediatamente la spiegazione: -Sicuro! E’ chiaro! Secondo la storia, gli antichi egizi costruirono le tre piramidi, proprio come osservatori astronomici per la Costellazione di Orione. Nel corso degli anni essa si è spostata, ma le piramidi no-.

-E allora?- s’intromise anche Raph, appoggiato alla bocca dell’apertura, con Mikey sulle spalle.

-Evidentemente, sapevano, in base anche ai calendari maya, nel corso dei millenni, che la Terra si sarebbe trovata in questa situazione. E chiunque sia venuto qui, ha creato questa piccola piramide perché sapeva che con qualcosa che non facesse parte del pianeta, sarebbe stato la chiave di tutto-.

-Concludendo?- chiese Mikey, senza capirci nulla.

-La piramide qui presente conduce esattamente a un cunicolo naturale che conduce al nucleo della Terra. E forse, i maya sapevano anche di questo meteorite, per questo hanno scritto questo messaggio- rispose Donnie, con un sorriso: -Grazie, Nathalie!-.

La ragazza annuì e abbracciò April e Casey, mentre Sen consegnò il meteorite al genio. Tutti erano presenti nella piccola grotta, con uno sguardo molto serio.

-Volevo solo dire che… non avremmo potuto ricevere di meglio come nostre rincarnazioni. Haruhiko, Alex, Liam e Liu… voi siete i migliori. Sen, immagino sia orgoglioso di loro quattro e viceversa- sorrise Donnie: -April, Casey, voi avete perso una figlia che è cresciuta forte e determinata, come i vostri geni. Sono contento di averti conosciuta Nathalie-.

-Don, perché questo discorso?- chiese Liam, notando come le tartarughe stessero piangendo.

-Perché il mondo è salvo… grazie a tutti noi- rispose il genio: -Quanto tempo, Casey?-.

-Un minuto-.

-Perfetto- e Donnie, con un veloce gesto, gettò l’intera scatola e meteorite all’interno di quella piramide, la quale sprofondò nel magma: -Ora, bisognerà solo aspettare-.

-E… forse, allontanarci- suggerì Haruhiko, avvertendo il tutto tremare.

-Probabilmente sì, ma…- mormorò Don, senza staccare gli occhi dalla piramide: -Ehi… guardate! Una luce verde…!-.

Raph rise: -Forse ce l’abbiamo davvero fatta!-.

La luce verde crebbe a dismisura, inghiottendo le tmnt e tutti gli altri, ingrandendosi per tutta New York, per tutto il pianeta e gran parte dell’universo. L’immenso meteorite che stava avvicinandosi venne disintegrato all’istante e la macchia arancione che compariva all’altezza di Miami, venne completamente cancellata.

L’azzurro vivo del pianeta tornò a risplendere: gli uragani, i terremoti e le eruzioni smisero di tempestarlo… le persone morte riacquistarono vita… tutto era stato salvato a soli 60 secondi dal 21 dicembre.

Tutto era finalmente come un tempo. Tutto era salvo. Ora una ricostruzione globale ci sarebbe stata…

Tutto era come lo conosciamo noi. Un mondo un po’ strano dove c’è posto per tutto…
  
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