Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: aniasolary    08/08/2013    10 recensioni
Milla è una tosta: ha trovato un lavoro per pagare il corso del patentino della moto, si porta sempre un libro in borsa e ascolta musica rock. E poi incontra lui e tutto si trasforma in uno strano, bellissimo sogno.
"«E il tuo nome lo saprò mai? »
«Per un autografo? »
«Per me stesso. »
Qualcuno mi butti un detersivo negli occhi, così almeno posso non vedere il suo sorriso, i suoi occhi, le sue mani che sfilano il tappo di una penna e le sue spalle che si abbassano mentre scrive su un foglio di carta.
Mio Dio, Milla, riprenditi."
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
milla

A Noemi, che mi accompagna in ogni mio sogno <3

e a Camilla, detta Milly ;)

Lo strano sogno di Milla Strause

 

Olivia fa le bolle con la gomma da masticare, il suono del pop che viene fuori dalle sue labbra assomiglia a quello del mais che si trasforma in pop-corn in quei speciali contenitori di plastica a forma di sfera che ci sono sempre ai Luna Park. Pop. Qualche altro passo in strada. Pop. Butto la carta del gelato appena finito nel cesto. Pop.

«Olivia. »

Pop.

«Liv. »

Pop.

«OLIVIA. »

Pop.

Pop poppop.

Sbraito in un urlo.

Pop.

Scuoto la testa, mi sistemo la coda e cammino più veloce, non è assolutamente il giorno giusto per fare ritardo, oggi, e Olivia non mi sta aiutando per niente. «Non ti accompagnerò mai a quello stupido concerto, nemmeno se mi paghi. »

Niente più pop. «No! » Questa è disperazione. I capelli neri e lunghissimi le si rizzano tutti insieme come se avesse preso una scossa, i suoi occhi a mandorla si ingrandiscono fino a far capire una sola cosa: è terrorizzata.

Sento una risata malefica attutire il silenzio dentro di me.

Che delizia.

«Allora smettila di fare quella cosa. »

Sputa la gomma in strada e dondola con la testa, le cuffie spumose e fucsia sulle orecchie, il volto affranto scompare in pochi secondi… sarà partita un’altra canzone di quegli stupidi idioti.

«Tu mi accompagnerai, cocca, » biascica, mentre canticchia.

Io sono partita con tutte le buona intenzioni. Quei tizi non sono male, potrei definirli addirittura carini, le canzoni sanno di estati al mare con gli occhiali da sole, giochi con la palla in cui i capelli restano perfetti e rimorchi in spiaggia; a Londra questo è solo un bel sogno, anche se credo che anche in altre parti del mondo lo sia. Solo io quando gioco a pallavolo, che sia a scuola o fuori, dopo dieci minuti ho le movenze di una foca?

Ed ecco qui il negozio: insegna verde, porta piccolissima … questo è il posto del mio emozionante lavoro estivo.

«Puoi massaggiare mentre lavori? » chiede Liv.

«Non credo che vengano a comparare detersivi a tutte le ore… poi mi sono anche portata “Le notti bianche” nella borsa. »

«Le notti bianche? » La sua bocca prende la forma di una O. «È un dolce al cioccolato bianco? »

Zeus, lancia un fulmine, ti prego.

«Èunlibro. » La mia voce è un basso sussurro rabbioso.

«Eh? »

Colpiscila, Zeus.

«Un. Libro. »

«Ahhhh. » Nella vita precedente devo essere stata il bracconiere di Bianca e Bernie.

Scuoto la testa. «Ciao, Liv, vado a guadagnarmi da vivere. »

«Certo che questo lavoro fa proprio schifo, eh. »

«Grazie, Liv. »

«Ma non preoccuparti, sai che uno degli One Direction faceva il panettiere? È così carino, così così carino, e poi con quei nuovi tatuaggi… »

Faccio un cenno con la mano per salutarla – Zeus, non ascolti le mie preghiere – ed entro nel piccolo locale.

«Buonase… »No, no, no, è il mio primo giorno e… no, eccomi qui a terra dopo un capitombolo che si va ad aggiungere alla lista dei Capitomboli Imbarazzanti e Momenti In Cui Zeus Dovrebbe Donarti l’Invisibilità. Allontano la scopa in cui sono inciampata con un calcio e mi rimetto in piedi, respiro, mi liscio la maglietta degli AC/DC.

«Ciao, Camilla! » Wo, questa donna è il mio capo. Indossa un vestito a fiori, hai dei ricci così stretti che sembrano ancora attorcigliati a dei bigodini e un sorriso largo solcato da qualche ruga. «Pronta, cara? »

«Ehm… sì. »

«Sei emozionata? »

«Ehm… va tutto bene. »

Quando è tua madre a combinare le cose ti capita sempre di avere a che fare con adulti esaltati, ma credo di potercela fare. Vendere detersivi non è un granché, ma ho sedici anni e prima di tutto i soldi mi servono per prendere il patentino della moto. Quel cretino di Greg si pentirà di quello che ha fatto… il passaggio non mi mancherà mai più, in tutta la mia vita. Devo solo passare tutta l’estate a vendere detersivi. Uh-uh! Detersivi. DE… tersivi. Detersivi per tutti  i gusti, gente!

… Olivia mi ha sempre detto che non potrò mai fare la cheerleader.

«Tieni, cara… indossa questo. » Mi passa un grembiule verde…  ogni cosa è verde, qui. Se gli alieni dovessero scegliere un posto familiare, sarebbe di sicuro questo. «E ricorda: sorriso, grazie per l’acquisto, alla prossima! » Agita le mani come una ragazza pom-pon.

Oh Zeus.

«Non essere così tesa! Nessuno va a rubare nei negozi di detersivi… A stasera! »

E se ne va.

Fiù.

Prendo il libro dalla borsa e comincio a leggere, perché io sono una persona seria e leggo roba buona così come ascolto musica buona. Il cellulare emette un suono simile a un Bip, è arrivato un messaggio.

Comunque ti dicevo che uno degli 1D ha i tatuaggi, me lo farei senza rimpianti.

Mi mordo la lingua. A volte mi chiedo come facciamo ad essere amiche, sarà per il fatto che tutti hanno un lato oscuro, e questo è il suo.

Ed io ti manderei in una casa di cura, senza rimpianti.

Invio.

Accarezzo la copertina del mio libro, arriva un altro messaggio.

Chiederò al taxista di sviare per casa di Harry, grazie.

Assottiglio gli occhi.

Harry Potter?

La risposta arriva subito dopo.

Ma che dici?! Harry Styles!

Mi mordo l’interno della guancia.

Ah.

Magari adesso potrò leggere un po’… altro messaggio.

Ma c’è un altro che mi farei, Liam.

Uffa. Non mi va di rispondere, voglio leggere, voglio cominciare questo benedetto libro.

Liam è quello castano che sembra più grande, se non l’hai capito.

Ignoro.

Era una notte meravigliosa, una notte come forse ce ne possono essere soltanto quando siamo giovani, amabile lettore. Il cielo era così pieno di stelle, così luminoso che, gettandovi uno sguardo, senza volerlo si era costretti a domandare a se stessi: è mai possibile che sotto un cielo simile possa vivere ogni sorta di gente collerica e capricciosa? Oh, questa è vita, questa è arte, questa è scrittura… non uscirei mai da questo negozio, se potessi passare tutto il tempo così. Anche questa è una domanda da giovani, amabile lettore, molto da giovani, ma voglia il Signore mandarvela il più sovente possibile nell’anima! … Parlando d’ogni sorta di signori capricciosi e collerici, non ho potuto fare a meno di rammentare anche la mia saggia condotta in tutta quella giornata.

Un rumore mi cattura le orecchie.

DìnDìn. È il campanello che mi avvisa, gentilmente, che qualcuno sta entrando… sembra che dovrò mettere via il libro presto. Alzo gli occhi. Mi passa davanti un ragazzo, piuttosto alto, magro ma ben piazzato, felpa con il cappuccio alzato e occhiali da sole. Sulle labbra nasce un sorriso dolce.

«Buonasera,» dico.

 Il primo cliente è un figo, ehi!

«Buonasera.» Ma che bella voce che ha. Questa è fortuna. Solo che… cervello in attivazione: perché ha il cappuccio alzato e gli occhiali da sole? Strano… poggio il mento sulla mano, sorreggendomi con il gomito e… oh mio dio, perché ci sono due tizi enormi sulla porta del mio negozio… tra l’altro vestiti di nero, e anche loro con il cappuccio e gli occhiali da sole.

Nessuno ruba nei negozi dei detersivi.

Panico.

Zeus.

Era.

Apollo.

Atena.

Assistetemi.

Bip.

Cazzo, sto morendo. E Olivia mi ha scritto: Perché, tu Liam non te lo faresti?

Non mi sento più nemmeno il cuore, sto per morire, mio dio santissimo, la cassa è vuota e i ladri si incazzano sempre quando la cassa è vuota, ruberà tutti detersivi per i piatti e i cessi, oddio… Liv, ti voglio bene, ma a quel concerto penso che ci andrai da sola.

Altro messaggio.

Rispondi, dai, non ti vergognare!

Merda.

Mi alzo in piedi, la sedia stride sul pavimento.

I due tizi si voltano e mi fissano.

Mi prenderanno in ostaggio.

Il ragazzo torna indietro dal corridoio.

Peggio, mi uccideranno.

Tre passi lo separano da me.

«Ehi. »

Due passi lo separano da me.

«Devo dirti una cosa.»

Uno.

Si posa una mano sugli occhiali da sole… di sicuro sono un’ARMA.

«Non urlare. »

Troppo tardi.

Mi porto una mano alla bocca e sento la gola secca, dura come pietra, devo urlare, non voglio morire, ti prego, non voglio morire, prendi tutti i detersivi che vuoi! Mi viene fuori un grido stentato quando posa gli occhiali da sole sul bancone e incontro i suoi occhi, grandi, della luce nasce dalle sue iridi castane. Il sorriso, di nuovo quel sorriso, e si trova su un volto… familiare, sfinito, ma con la mascella un po’ squadrata. Mette giù il cappuccio e i suoi capelli sono castani, corti.

«I miei amici credevano che mi saresti saltata addosso, sono passati cinque secondi e non è ancora successo. Grazie, mi fai sentire quasi normale… anche se quel gridolino non sarebbe molto orecchiabile in una canzone pop. »

«Oh Zeus. »

Ride.

«Zeus? » Poggia le mani sul bancone. «Liam va bene, grazie. »

Non posso crederci. Mi ha fatto venire un colpo, credevo di morire, credevo che non avrei più visto Olivia e mia madre e nemmeno Greg per poterlo fulminare con lo sguardo… questo cretino…

Mi trovo in mano una bottiglietta e gliela lancio addosso. «Credevo che fossi un ladro!» La sua maglietta si sporca di un liquido  verde e appiccicoso. «E poi io non l’ascolto la vostra musica di merda, vedi? » Vengo fuori dal bancone, mi sbottono il grembiule per fargli vedere la mia maglietta e incontro il suo sguardo stupefatto. Sento il DìnDìn del campanello. «AC/ DC! È musica buona, questa! »

Mi sento prendere per le braccia da dietro, all’improvviso vedo  uno degli omoni che prima erano fuori accanto a lui, cerco di divincolarmi.

«Ma che cos… »

«Steve, lasciala! »

«Ma Liam… »

«Lasciala, ho detto! »

Mi sento spingere così forte da perdere il respiro, vado a sbattere contro qualcosa, mio Dio, non voglio farmi male, io… apro gli occhi e incontro i suoi. Sono dispiaciuti, socchiusi.

«Non volevo spaventarti. » Il suo è un sussurro.

Oh cazzo.

«Ehm… »

«Mi dispiace. »

Che ti sono caduta addosso? A me no.

Sto pensando come Olivia!

Mi alzo immediatamente.Devo dire qualcosa di sensato. Qualunque cosa, qualunque cosa. «Devi comprare un… detersivo? »

«Sì, l’ho poggiato lì. »

Corro al bancone e passo il detersivo, prendo lo scontrino e gli dico il prezzo.

«Scusa per la maglietta. »

«Non importa. »

«Non è che penso che la vostra musica fa schifo, è che… le vostre fans sono pazze. »

Alzo il viso; mi guarda con un sorriso divertito e non posso fare a meno di notare che sì, è davvero carino e così… sorridente. Un sorriso del genere non l’ho mai incontrato. Sembra dire da ogni angolazione che sono un disastro e va benissimo così.

«Alcune sono pazze in senso buono.» Lascia i soldi sul bancone. «Come ti chiami? »

«Vuoi farmi un autografo? Se proprio vuoi puoi farlo per… la mia migliore amica, si chiama Olivia. »

«Per la tua migliore amica, mh? » Mi guarda di traverso ed io mi sento leggermente esposta.

«Sì, Olivia. » Scandisco bene le parole.

«E il tuo nome lo saprò mai? »

«Per un autografo? »

«Per me stesso. »

Qualcuno mi butti un detersivo negli occhi, così almeno posso non vedere il suo sorriso, i suoi occhi, le sue mani che sfilano il tappo di una penna e le sue spalle che si abbassano mentre scrive su un foglio di carta. Mio Dio, Milla, riprenditi.

«Mi chiamo Camilla. »

«Un bel nome. »

Sbuffo, lui continua a sorridere. Mi mette in imbarazzo, dovrebbe semplicemente smetterla. «È un nome da tartaruga.»

Ride, la sua risata ha il sapore dello sciroppo d’acero, del miele, mi lascia un lieve pizzicore sulle parole che vorrei dire per sembrare tosta perché io sono tosta, io non divento scema davanti ai ragazzi belli, sono loro che sono già scemi di natura.

«Hai un soprannome? »

«Fa ancora più schifo. »

«Sì? »

«Sì. »

Mette la penna in una tasca interna della felpa, si muove con una lentezza calda che mi fa esasperare e mi fa pensare che sì, forse sono diventata proprio scema e mi dispiace molto.

«Comunque i miei amici mi chiamano Milla.» Butto lì. Certo che è proprio vero che il mio soprannome è improponibile. «Solo che tu non sei un amico, sai, ci siamo appena conosciuti. »

«Ok, Camilla. » Si rimette gli occhiali da sole e si alza il cappuccio. «Mi ha fatto piacere conoscerti. »

Mi sistemo l’elastico dei capelli giusto per fare qualcosa, cerco di sorridere in un modo che non trasudi imbarazzo, ma non credo di esserci riuscita bene. Che vergogna.

«Ci vediamo. » C’è così tanta speranza, in questa frase.

«Sì, certo. » Come no, domani.

Non lo rivedrò mai più, è stato solo un caso e il caso è lunatico e capriccioso.

***

Aspetto che la pagina di Google si carichi, mi sento tanto Bella di Toilet, cioè volevo dire Twilight… non posso credere che sto premendo i tasti della tastiera per formare la parola One Direction.

Trovo i nomi di tutti i membri e mi soffermo su Liam. LiamPayne. Mi mordo l’interno della guancia e mi sciolgo i capelli, certo che anche con i capelli un po’ più lunghi è carino e… ma sono l’unica che pensa che il cognome Payne richiami vagamente la parola "pene"?

Sto decisamente impazzendo.

Be’, almeno lo ammetto, questo è già un passo avanti.

Metto il CD dei Queen per cercare di tornare in me stessa e mando un messaggio ad Olivia per dirle che sono viva. Ho l’autografo che Liam ha scritto per lei ma, allo stesso tempo, voglio solo che resti un mio segreto.

Magari questo è solo uno strano sogno.

***

Sono passate due settimane e Olivia è riuscita a procurarmi un biglietto gratis grazie a suo zio manager. Quando sei la migliore amica di qualcuno ti prendi le sue fissazioni e particolarità con una piccola alzata di spalle. Olivia è mia amica dalle elementari e, quando anche lei si è fatta travolgere dal successo di quel gruppetto, anche se una parte di me  diceva prega Zeus affinché la salvi, resta sempre la mia migliore amica.

L’anno prossimo però la convinco ad andare a vedere i Muse.

«Sei proprio carina vestita normale, sai? » mi dice, annuendo forte, ma io non riesco a intuire bene il significato delle sue parole. Mi sono messa una maglietta nera senza nessun logo e dei jeans. Non voglio assolutamente essere notata.  «Solo che quella matita nera… »

«Che cos’hai contro la matita nera? »

«La metti sempre TROPPO spessa. »

«Perché io ho uno spessore interiore. »

Mi guarda come se non avesse capito niente. «Non ho capito. » Eh infatti. Vorrei non sentirmi in colpa e vorrei che si applicasse un po’ di più, vorrei sbatterle in faccia un libro senza farle male e farle capire che pensare a qualcos’altro oltre ai vestiti non è così male. Ma le voglio bene.

«Significa che sono una pseudo-intellettuale. »

In fondo, lei mi sopporta per quello che sono.

«Pseudo? »

Lasciamo perdere.

***

Sono a un concerto degli One Diretion. Sono a un concerto degli One diretion. Sono a un concerto degli One diretion. Sono a un concerto degli One diretion. Sono a un concerto degli One diretion. Sono a un concerto degli One diretion. Sono a un concerto degli One diretion. Sono a un concerto degli One diretion. Sono a un concerto degli One diretion. Sono a un concerto degli One diretion. Sono a un concerto degli One diretion. Sono a un concerto degli One diretion. Sono a un concerto degli One diretion. Sono a un concerto degli One diretion.

Camilla Strause ha letteralmente perso la testa.

Camilla Strause sta ballando e sembra una scimmia.

Camilla Strause sta cantando a squarcia gola abbracciata alla sua migliore amica.

Oddio, è divertente.

Non ci credo che l’ho detto sul serio.

È davvero divertente.

Ok, non c’è bisogno di ribadirlo.

E Liam è così carino.

Non che gli altri non siano male, ma gli sono caduta addosso e se le ragazze in questo stadio lo sapessero mi lincerebbero viva, mi friggerebbero e mi userebbero come ingrediente speciale nelle fish and chips.

Non posso credere che quest’ora e mezza sia finita così presto.

Faccio qualche passo indietro.

«Milla, che c’è? »

Olivia ha un sorriso che sembra sul punto di slogarle la mascella.

«Torno subito! »

Torno subito e sarò fortunata, Liv, incontrerò Liam ed io gli chiederò un autografo per te, perché tu li ami, tu li segui, tu lo meriti.

Mi faccio strada fra la folla, schiaccio il piede a qualcuno ma che importa, tutti gridano e tutti esultano ed io sono fuori posto, perché non è questo che amo, non è questo che voglio, eppure mi sono sentita vicina a tutte queste persone. Ho imparato i ritornelli la prima volta che li ho ascoltati, ho sorriso quando loro hanno sorriso, ho abbracciato Olivia che è scoppiata a piangere durante una canzone d’amore perché sogna, un giorno, che qualunque cosa che abbia “d’amore” vicino sia dedicata a lei. La mia migliore amica bambina che mi difende davanti alle oche della classe. La mia migliore amica bambina che mi si addormenta accanto e quando si sveglia è felice, incredibilmente, perché accanto a lei c’è la Tosta Milla. Lei merita quell’autografo e poi potrò tornare ad essere la stessa di sempre.

Faccio il giro dello stadio, prendo il cellulare nel caso mi serva e me ne sto qui, su una panchina, ad aspettare i minuti necessari per far si che tutto questo sembri vero.

«Non posso credere che sei qui. »

Merda.

Mi abbasso la visiera del cappellino cercando di ignorare che sia un cappello con la scritta One Direction, questa non sono io, questa non sono io, questa non sono io…«È perché… non lo sono.»

«Cosa? »

«Qui, io non sono qui. » Mi viene da piangere, voglio scomparire, non posso credere che sta succedendo proprio a me e non a qualcuno che lo desidererebbe per davvero. Perché, tu non lo vuoi? Sì, lo voglio, insomma lui… ma a cosa sto pensando? «Questa è una VISIONE.»

«L’ho pensato anche la prima volta. » Non sto capendo più niente, non sto capendo più niente, non sto capendo più niente, non sto capendo più niente. Un tocco gentile alza la visiera del mio cappello, un istinto che non ho mai sentito crescere dentro di me mi porta ad alzare il viso, a guardarlo, a incontrare i suoi occhi e... dio, è così bello da vicino. «Questa ragazza è così bella da essere una visione. Di sicuro non la rivedrò mai più. »

Mi sento la gola asciutta come carta vetrata.

Mi ha fatto un complimento.

«Ah. »

Fantastica, Milla, fantastica sul serio. Seguo il suo tocco e mi tolgo il cappello, poi noto che i suoi capelli castani non ci sono più, sostituiti da una parrucca arancione e non riesco a trattenere una risata.

«Affascinante, con questa parrucca. » Schiaccio il cappellino fra le mani, sulle cosce, evito il suo sguardo. «Non dovresti essere in Limousine o una cosa del genere? »

«Passo inosservato con questa parrucca. »

«Non pensi che potrebbero scambiarti per… Ron Weasley? »

«Leggi Harry Potter? »

«Questa domanda mi offende. »

«Serpeverde o Grifondoro? »

«Corvonero, bitch. »Non ci credo che l’ho appena detto.

«Pottermore non è affidabile. »

«Sei uno sfigato tassorosso, vero? » La sua espressione è offesa con quella luce negli occhi che mi fa capire che sta solo scherzando. I tassorosso sono degli sfigati per tutti, vedi un po’ la fine che ha fatto Cedric Diggory; chi l’avrebbe mai detto che Liam Pene sarebbe finito lì? Oddio, non Pene, Payne.

Sei una pervertita.

«Non sono sfigato.»

«Ti credo,» ammetto. «In fondo, credo che la maggior parte della popolazione femminile dai tredici anni in giù voglia essere al mio posto, adesso. »

«Già, è probabile. » Poggia i gomiti sulle ginocchia e il suo sorriso scompare, è strano come con quella strana tonalità di arancione sembri sempre lui, il primo cliente figo della mia carriera da commessa in un negozio di detersivi. Ed è strano quello che sento adesso, è strano perché la maggior parte della popolazione femminile dai tredici anni in giù vorrebbe essere al mio posto, ma io non ho nessuna intenzione di cederlo.

Eppure…

«Devo andare. »Questa volta davvero non lo rivedrò mai più.

E Liammi prende la mano e io non riesco a ritrarmi e la sua presa è calda, sicura, gentile; lo seguo vicino a quella che sembra una cabina telefonica, ci arriva dietro e non so cosa succederà. Gli sputo in faccia, ora? Non ho voglia di farlo, non ci sono riuscita nemmeno con Greg, alla fine… ma Greg è un idiota. E il ragazzo che è qui davanti a me ha un altro nome, e non importa se non va a scuola, se è un cantante, se qualcuno in questo momento sta sognando di essere me senza saperlo. Si toglie la parrucca e vengono fuori i suoi capelli castani, disordinati, e mi scappa una risata mentre la mia mano gli tocca la fronte per sbaglio, per sistemargli quella ciocca che va nella direzione sbagliata.

«Volevo essere me stesso, per farlo. » Non riesco a pensare. C’è solo lui e la sua mano che sale sulla mia guancia e il cuore che mi batte così forte che mi sembra un mostro, un orribile mostro che mi ucciderà. E poi le sue labbra sono sulle mie e non importa che non lo rivedrò mai più.

Lascio solo che questo strano sogno sia solo mio.

***

A volte succede che ci ripenso. Che fra la voce di Bruce Springsteen e Freddie Mercury mi capitino loro, quando sono sola, in silenzio, con me e nessun altro. E ascolto la sua voce che parla di amore, mare e allegria. E rivedo il sorriso e le sue labbra e quel bacio dietro a una cabina telefonica. Rivedo un detersivo su una felpa nera, degli occhiali da sole che riflettono il mio viso spaventato, la sua voce che mi riscalda dolcemente.

«A domani, signora Fay. »

«Ciao, Camilla cara.» Il mio capo mi saluta e mi lascia a chiudere la serranda, prendo la chiave e chiudo la serratura, e i miei pensieri continuano a scorrere.

Rivedo Olivia che scoppia a piangere quando le regalo il mio autografo. Rivedo me stessa deglutire il giorno dopo, quando trasmettono un servizio al telegiornale. Mi rivedo mentre riprendo la mia vita, nego di essere andata a quel concerto e metto il broncio.

Eppure adesso parte una canzone.

«Ho avuto una visione, Mill? »

Una canzone. È la sua voce e lui che ride, lui che mette una parrucca bionda e occhiali da sole grandi per non farsi riconoscere, lui che mi porta nel garage della sua casa vecchia per stare soli un volta ogni tre mesi e ancora non ci credo. Mi rivedo a scoprirlo insicuro, triste quando pensa al passato. Mi rivedo a fremere nei mesi di lontananza. Io che mi mordo la lingua per respingere la lacrima che mi cade sul viso quando su un giornale leggo “Sei innamorato?” Il cantante degli One Direction fa un sorriso timido, si prende qualche secondo e poi dice: “Di una ragazza bellissima e tosta con un nome da tartaruga”. È davvero simpatico, non trovate? È stata una delle poche volte in cui ho pianto.  Mi rivedo alla sua festa di compleanno a casa della nonna, anche se ha detto ai Paparazzi che l’avrebbe passata a New York; Olivia giura che non metterà le foto su facebook e, mentre parte una canzone anni ’80, Liam mi bacia. Mi rivedo mentre mi racconta “Le notti bianche” di Dostoevskij ed io lo guardo come se non lo conoscessi già, giochiamo ai suoi videogiochi e ascoltiamo i Muse. Mi rivedo mentre mi dice sei il motivo più bello per cui ritorno a casa. Lui che si fa fotografare con quei suoi soliti amici con cui canta – ho scoperto che sono simpatici – e poi mi dice, lontano  chilometri, città, continenti… ti amo.

Come adesso.

«Anch’io. »

Arriccia le labbra in un modo che mi fa girare la testa, mi poggia una mano sul fianco e mi attira a sé.

«Mi sei mancata, » mi soffia all’orecchio. Sento un brivido percorrermi tutta la spina dorsale.

«Non ti dirò “anch’io” di nuovo. »

«Ok, questa decisamente non è una visione. »

Sorrido. Sorrido mentre chiudo gli occhi e sento la sua carezza sulle palpebre e sospira mentre faccio passare le mani fra i suoi capelli di nuovo lunghi. E apro gli occhi, lo guardo. Avvicina la bocca alla mia e mi ritraggo all’ultimo secondo con ancora il suo respiro sulla pelle. Raggiungo la moto e  mi ci metto su; alla fine il patentino l’ho preso e, naturalmente: «Guido io».

Scuote la testa, cammina veloce anche se sembra avere tutto il tempo del mondo e mi sorride, e anch’io sorrido, poggia le mani sul cruscotto ed è sempre più vicino, ma non abbastanza. Si mette gli occhiali da sole, abbassa il cappuccio e indossa il casco. Ha un profumo che mi solletica la pelle come l’aria tiepida della città. Prendo i laccetti con le dita, avvicino il suo viso al mio.

E penso, mentre lo bacio, che in fondo i sogni strani sono i più belli che si possono fare.

*

*

*

*

Ciao, ragazze!

Ho scritto questa storia per chi sogna, senza saperlo, di voler essere Milla. Ho scritto questa storia per chi sogna, un giorno, di essere guardata con un sorriso che dice sei un disastro eppure sei perfetta così. Ho scritto questa storia per chi ha gli stessi pensieri di Olivia, più o meno. E ho scritto questa storia per chi ascolta musica diversa, ma ama divertirsi. 

Quindi, miei fantastiche lettrici, spero di avervi regalato un sogno che, anche se strano, è stato bello.

p.s Camilla, quella della dedica, è la mia (cioè di mio fratello in realtà) tartaruga, che è diventata troppo grande per poterla tenere in casa e adesso è in un acquario con tante altre tartarughe LOL. Mi sono sempre immaginata che, se fosse stata una persona, sarebbe stata proprio tosta.

La mia amica Noemi è, inoltre, un'autrice bravissima. Passate dal suo profilo! <3

Grazie mille per aver letto!
Ania :)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
Leggi le 10 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: aniasolary