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Autore: Mia4ever_TheBest    08/08/2013    3 recensioni
Amelia. Una normale ragazza prima di conoscere il suo Dottore stropicciato.
Una finestra nella vita quotidiana della Ragazza che sta ancora Aspettando quel chiodo fisso nella sua mente, che ormai si crede troppo cresciuta per pensarci ma mai per dimenticarlo. E che trova una speranza alla sua pazzia proprio in un giorno di normale lezione...
One shot ambientata all'inizio della quinta stagione, in quei cinque minuti in cui il Dottore sarebbe dovuto tornare dalla sua piccola Amelia Pond. :)
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Amy Pond, River Song
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Angolo dell’autrice: Salve a tutti coloro che hanno deciso di cliccare qui! :) Questa è la mia prima storia in assoluto, dopo mesi passati tra un salto e l’altro a leggere e recensire le vostre fanfic meravigliose di questo fandom altrettanto stupendo! Finalmente mi sono decisa..
Ora la smetto, perché so quanto siano insopportabili commenti prima della storia. Allora..Buona lettura!
Ah dimenticavo: sarebbero graditi pareri costruttivi sulla mia scrittura ancora da dilettante e varie recensioni..ok basta, la smetto! XD
 
Il potere secondo Amelia
 
“Dai ragazzi, su sedetevi, l’intervallo è finito” disse la professoressa appena entrata, appoggiando i libri sulla cattedra.
La classe di malavoglia zittì l’entusiasmo della pausa appena volta al termine, degli stomaci pieni di chipster, delle risa delle barzellette e dei pettegolezzi appena raccontati.
“Bene bene” interruppe la protesta silenziosa la prof. “Vediamo chi si è preparato, perché oggi interrogo”. Eccoli, sempre così devono essere i professori, imprevedibili nel prevedibile. C’è chi la guardava fiero, fremente di far vedere la sua performance, avendo sprecato due ore della sua vita a studiare il pomeriggio precedente. Ma non alzava la mano, né muoveva di un millimetro le gambe accavallate sotto il banco.
C’è chi, invece, vedeva un cecchino con una mitragliatrice al posto di quell’adorabile professoressa dai modi odiosi. E questo era un 90 % della classe. L’ 1% era impegnato nell’offrire un nuovo design al proprio diario, con una probabilità di essere centrato maggiormente rispetto agli altri.
“Amy”. Infatti. Gli sbuffi dell’altro 9 % proruppero nella classe.
“Cosa stai facendo?” chiese invadente.
“Niente di importante”  rispose indifferente.
“Allora vorrai raccontarlo al resto dei tuoi compagni, spero”.
Perché Melody riesce sempre a scappare in bagno da tutto questo?  pensò Amy.
Cercò di rimediare chiudendo la sua agenda. Intanto il disegno della cabina blu del suo Dottore immaginario veniva lasciato a metà, urlando la sua attenzione per continuare ad essere verniciata: di quel blu immenso che ora ristagnava sulla matita, ormai da temperare, e che teneva nervosamente in mano.
“Signora, lei non può interrogare. È appena arrivata da due giorni” passò alle questioni logiche.
“Sì, è vero. Però certo che posso, dato che non degnavi nemmeno la mia attenzione!”
Melody, dove sei? Aiuto!
“Raccontami tutte le news che sai su Alessandro Magno.  Avete avuto il piacere di fare la sua conoscenza l’anno scorso”. Si rivolse all’intera classe, girando attorno alla cattedra e facendo rimbombare quei suoi tacchi a spillo in quel silenzio assordante, e poi a lei. Si sedette elegantemente su di essa, come se non sapesse cosa fosse una sedia. “Per cui non c’è niente di male se ti chiedo un suo identikit o se ti è sembrato simpatico..” continuò in maniera così insopportabilmente informale. Dove voleva andare a parare con quel suo tono ironico? Certo non le lasciava scampo …
Melody, Melody.
Non poteva cacciarsi sempre nei guai al posto suo. Doveva cavarsela da sola, ora.
“Alessandro Magno, detto Il Grande era un imperatore..” iniziò balbettando. Non era mai stata un asso in quella materia.  “Fu instancabile e fece marciare i suoi uomini sino all’India e ritorno” più convinta.
“La sua corte era ricca di uomini di tutte le culture e tutte le conoscenze  possibili e divenne presto uno degli uomini più grandi e potenti che siano mai esistiti … ”
“Ok, signorina Pond, può bastare” la interruppe. “Per oggi si è salvata la pelle, ma la prossima volta vedrà che la Storia non è un’opinione.”
Amy era rimasta alla matematica con il proverbio, ma il suo fu il sospiro di sollievo più lungo della sua vita. E intanto vedeva sé stessa procurarsi di un bel massaggio cardiaco.
“Ma prima i tuoi compagni dovranno ringraziarti per essere stata l’ispiratrice della mia lezione di oggi”.
Tutti gli occhi furono su di lei come il bisogno d’aria di cui si riempiono i polmoni. Ecco chi era il nuovo cecchino, ora. “Rilassatevi, ragazzi. Potevate essere voi al suo posto.” disse quella.
Ora vedi un Amelia immolata per il bene dell’esempio comune.
“Prima però ho due notizie: una cattiva ed una buona. Quella cattiva è che parleremo degli uomini più potenti del mondo; quella buona e che sarete voi a parlarne con me per primi. Dunque… George?”  
Come se fosse una buona notizia quella.
Un ragazzetto grassoccio in fondo all’aula venne richiamato al mondo reale, nascondendo in fretta quello che doveva essere un Iphone. “Chi è secondo te l’uomo più potente della Terra?” chiese come non avesse sentito e udito nulla.
“Il presidente degli Stati Uniti,prof.” rispose sornione con una punta di vanto.
 Ricevette un consenso appena mugugnato.
Una ragazza tutta farfalle alzò la mano incoraggiata dagli eventi. Permesso accordato.
“Per me è stato Stalin, per la grande politica di terrore e propaganda che seppe esercitare.” disse quasi animata da una forza invisibile.
“Pensiero profondo. Ottimo, Cassidy. Ma vorrei sentire una folla un po’ più gremita. Chris?” disse assecondando il suo entusiasmo.
Un occhialuto con le bretelle al posto della cintura interruppe il suo tic nervoso.
“Giulio Cesare..per le sue frontiere che non avevano limiti”. 
“Intrigante, direi, ma non così grande quell’uomo. Una tale noia..” osservò la professoressa.
Amy si riscosse: ed era lei quella dei viaggi mentali? Come se l’avesse già incontrato..
Qual era secondo lei l’uomo più potente? No, di certo le importava. Nemmeno uno psichiatra era riuscita a risolvere il suo problema e lei non era in vena in quel momento di averne altri. E perché pensava all’uomo dei suoi sogni in quel ruolo, come risposta alla domanda? Rispondere pazzamente ad una domanda pazza, non avrebbe fatto altro che aggravare la sua pazzia. Eppure provava pietà per quella donna che non le era piaciuta sin dal primo momento. Le veniva quasi voglia di conoscerla …
Ma quanto doveva essere grave la sua grave pazzia?
“Amelia tu che ne pensi?” fu richiamata alla realtà dalla completezza del suo nome.
“Ehmm..” passò qualche secondo prima di una risposta che non venne.
“Vabbè, ti lascio pensare, ma poi dovrai stracciarci tutti” disse incoraggiandola.
Perfetto. Inutile chiamare Melody. Quella aveva già trovato un modo per sabotare la lezione, magari con la scusa della punizione in biblioteca.
“Gwen. Tu che ne dici?”. L’attenzione fu su una mora in fondo alla stanza dall’eyliner pesante.
“L’uomo più grande è colui che possiede tutto ma non è nessuno. Tutto sono persone che lo amano, la famiglia, gli amici” disse come fosse la voce di Dio.
Amy mise ad un tratto le orecchie sulla stessa frequenza, su cui stavano anche quelle della prof, che ascoltava.  “Gwen ti darei A, se fosse la filosofia la mia competenza ma…”
Una mano timida emerse dall’oceano di teste abbassate.
“Oh, Amy, sapevo che ci davi una risposta più convincente ” l’assecondò.
Si guardò intorno incerta su come cominciare e poi lo fece.
“L’uomo più potente è colui che possiede la vastità del tempo, che potrebbe sfruttare, ma non osa. Lo controlla da lontano, lo osserva da vicino. Paga il biglietto del rispetto, È allora che diventa  grande”.
“Ecco ci risiamo” fece una che si arricciava i capelli e schioccava il chewing-gum sotto la lingua, due banchi più in là. “Non ci interessa la Amelia patetica” disse con la voce della presa in giro. Ad Amy passò tutta la vita davanti per la gran bella figura che stava facendo.
“Bhè a me sì, Lana” disse alla fine la professoressa. Vittoria per Amy. “Continua pure”.
E così fece come nulla fosse successo. Questa volta.
“Un uomo che possiede le leggi del tempo può soggiogare la Storia e l’evoluzione,non solo di questo mondo, ma di tutto l’universo. A suo piacimento. Immagini un uomo che sia in grado di possedere le nostre menti. Ma non lo fa, non le invade. Ed è così che diventa grande nell’immensità del suo potere”.
Ecco l’aveva fatto. Ci aveva messo tutta sé stessa.
“Come ho già detto la filosofia non è il fiume in cui navigo. Però sì, pensiero accettabile il tuo, Amelia. Anche se..crea scenari di fantascienza niente male” concluse la professoressa.
Tutta la pietà provata sino a quel momento nei suoi confronti svanì. Amy voleva un meteorite addosso. Subito.
“E come potrebbe diffondere il suo messaggio? Diventare un grande senza essere conosciuto?” chiese all’improvviso interessata la traditrice. Amy ci pensò su. Ora giocava in casa.
“Non lo so. Me lo dica lei” rispose fiera di averle creato un vuoto da colmare.
“Bhè io.. Io credo che il suo agire e non renderne conto a nessuno potrebbe essere un buon modo per farsi conoscere. Così: proprio il suo non volerlo, come il suo passaggio e il suo non voler essere ringraziato, lo renderebbero grande. Così: toccata e fuga su note appena stonate ma suonate su strumenti accordati.”
“E quando lo fa lascia sempre impronte profonde …” disse Amy continuando, quasi in trans.
Era diventata ormai una stanza contenente solo lei, quella professoressa maledetta e quella conversazione quasi troppo personale. Ora il fremito per l’imminente suono della campanella era palpabile, nel silenzio rotto della stanza da bassi mormorii, via via sempre più alti. Nessuno ascoltava più quel bi-logo. Troppo da cervelloni, da fatti e finiti, da cervelli in fumo leggermente pieni di stupidaggini.
“Un uomo talmente potente da andare in guerra senza armi, ma solo con il suo nome, facendo correre tutti via senza alzare un dito, proprio come lui. Solo esplodere bombe della sua conoscenza.”
La professoressa fu improvvisamente la voce di Amy.“D’altronde è così quando un uomo buono va in guerra” fu la sua osservazione.
“Un uomo di tale potere da perdersi nella sua solitudine, da rifiutarlo, ma unico per la sua responsabilità. Un uomo di tale grandezza da non volerlo lasciare a nessuno, per amore di tutti”.
Amy aveva la gola secca dallo stupore. Bevve dell’acqua. Interruppe il suo pendolo d’ipnotizzazione a quello che in altri casi sarebbe stato un attesissimo termine della lezione, con quel driin che si fece così insopportabile.
La osservò.
Un bidello venne alla porta e bussò. “Professoressa, suo marito la aspetta all’entrata dell’edificio”.
Rispose con un cenno. “Gli dica che arrivo subito” rispose gentilmente.
Lei la avvolse, così con lo sguardo, dritto negli occhi. Senza toccarla. Amy
“Ok. Basta Amy. È tutto finito. Sei pronta. Non hai più bisogno di me, e nemmeno di ricordare questo momento. Il mio compito qui, è finito. Tutto ciò che devi fare è non perdere la speranza. Arrivederci, alla prossima. Non perdere la speranza, Amelia Pond.”
La professoressa River Song prese i libri e lasciò la stanza, nella stessa maniera in cui vi era arrivata e sparì.
 
-----o------
 
Melody comparve saltellando in aula. Si guardò attorno orgogliosa e beata. Poi la vide, seduta.
Trotterellò dall’amica fiera della sua opera, certa di trovarla arrabbiata per il suo tradimento e piena di uno sguardo assassino in serbo per lei. Lo trovò invece fisso nel vuoto e indegno della sua attenzione.
“Dove sei stata?” fu l’improvviso pensiero di Amy.
“Dove saresti dovuta venire anche tu. Ho constatato come la biblioteca sia un luogo migliore alle lezioni di storia in quanto a grado di noia. C’è così.. Silenzio. Sono quasi morta là dentro a forza di sistemare tutti quei libri, ma ne è valsa la pena. Tu invece Ragazza Sognante?” disse cercando di risollevarla da quel limbo che non le si addiceva.
“Hai visto per caso nel corridoio una donn..” disse indifferente Amy, ruotando di scatto il capo e facendo ondeggiare i capelli rossi. 
Poi all’improvviso più nulla. Bevve ancora. Ma i ricordi le si fecero ancora più sfocati. E poi, più nulla.
Melody percepì il suo turbamento. “Amy mi sono persa qualcosa?”
“No, Mel, nulla. Solo che questa è stata la lezione di storia più bella della mia vita.” rispose lei immobile.
“Amy stai bene?” Melody le tastò alla fronte. Non poteva crederci.
“Certo, Mel! Senti? Niente febbre. Sto bene, perché ho imparato a non perdere la speranza!” disse entusiasta, abbracciandola. Ruotò su sé stessa e corse fuori desiderosa di saltellare per i corridoi, di quella sua gioia così prepotente. Melody rimase ammutolita senza capire,stupita che l’amica fosse più strana di lei.
Non perdere la speranza. La sola e unica cosa che ricordava da quella lezione.
 
Ringrazio tutti i lettori per aver tardisizzato tra le righe della mia storia ed essere arrivati sin qui, finalmente, concludendo il loro dovere da ..lettore. Anzi no ragazzi, qui non siamo ai lavori forzati. Ricominciamo.
Ringrazio tutti i buoni lettori, sia di passaggio che accaniti, che si sono messi questo peso sulle spalle di cliccare sulla mia novella. In tutti i casi mi piacerebbe molto ricevere vostre opinioni a riguardo..
 Iuuu..c’è nessuno?? XD Non vorrei che lo schermo del computer vi si sia rotto prima a causa mia e nemmeno che accadesse, dato che non potreste recensirmi, né io potrei risarcirvi XD
Mia XD
 
  
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