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Autore: UnicornDead    09/08/2013    0 recensioni
Diciassette anni in ventiquattro ore. Non è assurdo? No, se pensate a qualche stupida Pozione.
Oh, io mi chiamo Samantha, Samantha Slewyn, ho diciassette anni e sono felicemente fidanzata. Credo sia meglio che voi sappiate che sono una strega e frequento il settimo ed ultimo anno alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, nella casata di Serpeverde.
Ma non sono qui per raccontarvi la mia vita, bensì vi narrerò una storia molto più interessante riguardante il mio ragazzo, Jason Adams, un diciassettenne dai capelli dorati nato due mesi dopo di me, Grifondoro.
Credetemi, sarà molto interessante, per cui prendete quei cosi che voi babbani chiamate pop-corn e mettetevi comodi.
Avete mai sentito parlare delle Pozioni Ringiovanenti, quelle che ti fanno rivivere i principali anni della tua vita in un giorno? Io sì, e posso dirvi di aver avuto la fortuna/sfortuna di aver vissuto un momento davvero bizzarro.
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Diciassette anni in ventiquattro ore

From one to four


Diciassette anni in ventiquattro ore. Non è assurdo? No, se pensate a qualche stupida Pozione.
Oh, io mi chiamo Samantha, Samantha Slewyn, ho diciassette anni e sono felicemente fidanzata. Credo sia meglio che voi sappiate che sono una strega e frequento il settimo ed ultimo anno alla Scuola di Magia e Stregoneria di  Hogwarts, nella casata di Serpeverde.
Ma non sono qui per raccontarvi la mia vita, bensì vi narrerò una storia molto più interessante riguardante il mio ragazzo, Jason Adams, un diciassettenne dai capelli dorati nato due mesi dopo di me, Grifondoro.
Credetemi, sarà molto interessante, per cui prendete quei cosi che voi babbani chiamate pop-corn e mettetevi comodi.
 
Avete mai sentito parlare delle Pozioni Ringiovanenti, quelle che ti fanno rivivere i principali anni della tua vita in un giorno? Io sì, e posso dirvi di aver avuto la fortuna/sfortuna di aver vissuto un momento davvero bizzarro.
 

Sembrava un normalissimo fine settimana, il sole splendeva alto nel cielo ed io tornavo a scuola con alcune amiche da Hogsmeade –era stata la gita più corta della mia vita, ma sapete, Julia si era rotta un unghia e se non l’avesse curata subito si sarebbe messa ad urlare davanti a tutti, così per l’ora di colazione, quindici minuti dopo la nostra partenza verso il villaggio, eravamo già di ritorno-.
La Sala Grande era ancora quasi completamente piena di studenti accalcati che ai propri tavoli mangiavano come bestie. Come mio solito, avevo spostato lo sguardo verso la tavolata dei Grifondoro per un saluto veloce al mio ragazzo, ma non c’era traccia di lui; al contrario, una sua amica, Lucy, mi aveva vivacemente salutato con la mano e fatto segno di avvicinarmi. Ma cosa voleva? Oh, scusate, non vi ho detto che lei è, nella mia testa, il nemico da sconfiggere –sta sempre appiccicata a Jason ed ho paura che un giorno riuscirà a soffiarmelo, ma questa è un’altra storia-.
Pur di malavoglia, avevo finto in viso uno dei miei sorrisi più dolci e mi ero avvicinata, abbastanza da notare che in grembo portava un bambino di sì e no un anno; non mi aveva dato nemmeno il tempo di aprir bocca.
«Guardalo, Samantha! Non è dolce?»
Quale persona sana di mente avrebbe portato un bambino così piccolo ad Hogwarts? E chi era quello, forse suo fratello? Suo cugino? C’era da ammettere, però, che era dolcissimo.
«Lui è… beh, è Jason!»
Lucy imboccava con un cucchiaio di porridge il piccolino ed io, intanto, ero rimasta paralizzata.
Jason? Uno scherzo della natura? Di che stava parlando?
Dopo il mio lungo minuto di silenzio, ero scoppiata in una fragorosa risata.
«Salazar, Jason! Ma che stai dicendo?»
Vi giuro che non riuscivo a smettere di ridere, ma l’altra ragazza era più seria che mai e, a pensarci bene, non l’avevo mai vista così, per cui il mio fracasso ad un certo punto era cominciato ad alleviarsi.
Dalla sua espressione tutto sembrava così reale, ma io non potevo crederci, non VOLEVO crederci.
«Ascolta, Sam, l’abbiamo fatto controllare al professor Lumacorno e ci ha detto che si tratta di una Pozione Ringiovanente. Tu sei brava in quella materia, sai di che cosa si tratta, ver…?»
«Certo!» mi ero affrettata a rispondere.
«Qualcuno avrà voluto fargli uno scherzo, ma non ti devi preoccupare, si tratta di sole ventiquattro ore, e poi oggi è Domenica, non ci sono lezioni.»
Il mondo mi era crollato addosso e non riuscivo a spiccar parola. Il mio ragazzo era un bambino di un anno, cosa potevo fare? E cosa più importante: perché non ero io a badargli, ma la sua amichetta?
La mia voce si era amaramente addolcita come mai prima e avevo chiesto a Lucy di porgermi il bambino.
«Ma è così carino! Non preoccuparti, ci penso io a lui, vai a fare colazione!»
‘Vai a far colazione?’ ‘Ci penso IO?’ Ma cosa credeva, che gli avrei lasciato in braccio il mio fidanzato finchè non avesse raggiunto la sua vera età? Il mio sguardo era totalmente cambiato, ora avevo un istinto omicida e la voce era più rigida; non avrei accettato un ‘no’ tanto facilmente.
«POSSO AVERE IL MIO RAGAZZO, LUCY?»
Ammetto che in quell’attimo mi ero fatta paura da sola, ma almeno quella biondina cotonata si era convinta ad obbedirmi, così mi aveva dato in braccio Jason ed io finalmente mi ero diretta con lui nella Sala Comune dei Serpeverde. In teoria lui non aveva il permesso di entrarci, ma sapete una cosa? Non me ne importava un accidenti!
All’interno il clima era di gran lunga più tranquillo, la Sala era completamente vuota ed avevo posato il piccolo su un divanetto comodo, di fronte al camino spento, ed avevo fatto una corsa di una durata di cinque-sei secondi nel dormitorio femminile per posare la borsa con i miei galeoni.
Al ritorno da lui, ero saltata in aria per la sorpresa: il bambino di un anno era improvvisamente cresciuto di altri tre anni, a vista d’occhio, e continuava a fare quei versi strani che fanno i bambini, ma adesso con qualche parola. Un bambino di quattro anni mi ero ritrovata, perfetto.
  
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