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Autore: musa07    09/08/2013    4 recensioni
[Free! - Iwatobi Swim Club]
" Faceva caldo quella notte. Tanto caldo …
Nonostante l’Oceano vicino e la sua rinfrescante e confortante brezza facessero capolino dalla finestra spalancata nella sua stanza, ad Haruka proprio non gli riusciva di addormentarsi quella notte.
Si girò piano sul suo futon steso a terra, dopo aver scalciato via le lenzuola, cercando di produrre il meno rumore possibile per non svegliare l’altro che giaceva profondamente addormentato, poco distante."
Una MakoXHaru dal punto di vista di Haruka ma che, ovviamente, è un inno a Makoto ^///^, personaggio che trovo a dir poco adorabile.
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buondì e benarrivati. Potevo io, o meglio: la mia mente malata e deviata, restare indifferente di fronte a questi ragazzuoli e non partorire un delirio di fic ( ma è colpa del caldo eh, mica mia!^//^)? No! Bravi: risposta esatta.
Dedico questa mini one-shotina alla mia adorata Rox, che l’ha letta in anteprima e con la quale condivido una (in)sana passione. Tesò: tu sai di cosa parlo hi hi hi.
Bando alle ciance, non mi resta che augurarvi buon divertimento e buona lettura.

 


“La Notte è Madre delle riflessioni”

 
 
 

 
 
Faceva caldo quella notte. Tanto caldo …
Nonostante l’Oceano vicino e la sua rinfrescante e confortante brezza facessero capolino dalla finestra spalancata nella sua stanza, ad Haruka proprio non gli riusciva di addormentarsi quella notte.
Si girò piano sul suo futon steso a terra, dopo aver scalciato via le lenzuola, cercando di produrre il meno rumore possibile per non svegliare l’altro che giaceva profondamente addormentato, poco distante.
Che fortuna sfacciata! Haruka invidiava a Makoto la sua sorprendente capacità di essere in grado di addormentarsi in qualsiasi situazione, anche le più estreme. E il caldo infernale di quella nottata era veramente una situazione estrema.
Supino, pancia all’aria, valutò seriamente l’ipotesi di scendere silenziosamente in strada, sgattaiolare lungo la discesa impervia di scalette e arrivare al lungomare, dove poter fare un tuffo nell’Oceano illuminato dalla Luna, nel più completo e confortante silenzio.
Se non lo fece, fu perché era certo che non appena avesse varcato la soglia della camera, l’altro – grazie a chissà quale sesto senso quando lo riguardava - si sarebbe sicuramente svegliato e sarebbe andato nel panico più totale a non vederlo più nel suo letto. Al suo fianco.
Sospirò Haruka e voltò leggermente la testa di lato ad osservarlo mentre dormiva di fianco, dandogli le spalle.
Osservò come il sole caldo di Luglio avesse donato striature dorate ai capelli castani di Makoto - oltre ad un’invidiabile colorazione bronzea della pelle - che la luce argentea della Luna faceva risaltare ancora di più. Studiò attentamente la schiena nuda dell’amico, la perfetta rotondità delle spalle, l’eleganza della muscolatura delle braccia forgiata dal nuoto ma che Haruka poteva tranquillamente affermare con sicurezza che quei muscoli flessuosi ed eleganti fossero anche gentile dono di Madre Natura, la linea perfetta dei fianchi che si gettava poi nel bacino.
Sospirò nuovamente, riportando gli occhi verso il soffitto, facendo vagare lo sguardo e ripensando a quel pomeriggio appena passato …
 
Immediatamente finita scuola, si erano trascinati a casa sua a studiare e prepararsi, soprattutto psicologicamente, per l’infernale giornata di test che li avrebbe attesi l’indomani e quando diceva trascinati, intendeva che Makoto aveva dovuto letteralmente trascinarlo a forza via dall’acqua dove lui aveva già immerso i piedi dopo essersi tolto scarpe e calze nel giro di un battito di ciglia, con la solita velocità sorprendente.
- Dopo Haru, dopo. Promesso. – aveva dovuto giurargli in un misto di dolcezza e presa in giro bonaria, usando quel suo tono gentile ma al contempo fermo e autoritario tirandolo per un braccio mentre gli sorrideva, con quel suo sorriso buono eppure anche così intrigantemente accattivante e sexy. Con quelle sue maniere dolci e delicate che usava con chiunque ma soprattutto con lui. Unico tra tutti in grado di sapere anticipare sempre ogni suo desiderio, ogni sua mossa, ogni suo pensiero.
E lui non aveva potuto far altro che guardarlo silenzioso. Impossibile arrabbiarsi. Impossibile dire di no. Non di fronte a quegli incredibili occhi verdi che sembravano rubati direttamente da un cesto di gemme preziose.
Avevano quindi passato il pomeriggio a studiare - cercando di non badar troppo all’assordante frinire delle cicale fuori in giardino che ricordava loro l’infernale calura che li stava attanagliando e di come la salvezza fosse lì vicino con il suo rinfrescante sciabordio delle onde - seduti uno di fianco all’altro e lui aveva osservato attentamente quel volto, seguendo con gli occhi ogni sua minima perfezione: una mano appoggiata sul mento, l’altra che giocherellava con la matita, gli occhi smeraldini che seguivano attentamente e senza alcuna fatica le righe del libro e le sue intricate formule matematiche, il petto che si alzava e si abbassava seguendo il ritmo ipnotizzante del respiro calmo e regolare. E alla fine Makoto aveva spostato lo sguardo su di lui, sorridendogli mentre piegava la testa di lato e si sfilava gli occhiali da vista, che usava sempre quando studiava, in un gesto di inconsapevole sensualità che l’aveva costretto a tirare il fiato e ricordare ai suoi polmoni di prendere aria. I loro occhi si erano incrociati e persi, decretando silenziosamente la sospensione di quella tortura e concedendo tregua ai loro corpi accaldati accordando finalmente quell’agognato tuffo in mare aperto sul finir del giorno, mentre scendeva la sera e le ombre si andavano distendendo. (Oh, adesso: voi avete presente vero l’immagine dell’adorable-kawaii con gli occhiali da vista, no? Mamma mia: da perderci cent’anni di vita!ndClau)
Avevano parlato poco, anche mentre erano passati ai fornelli a cucinare. Tra loro il silenzio non pesava mai, anche se – ovviamente - tra i due era Makoto quello che teneva in piedi la conversazione e lui si limitava semplicemente ad annuire o a rispondere a monosillabi, girandosi a guardarlo e notando come, anche di fronte ai fuochi accessi, fosse in grado di fare le cose con una grazia e un’eleganza – proprio come quando nuotava: elegante e raffinato – da far sembrare tutto dannatamente semplice. Cosa da far rabbia a chiunque e attirarsi di conseguenza l’invidia della gente se non fosse stato per il fatto che uno come Makoto, quando lo conoscevi, non potevi far a meno di adorarlo.
Un minuto per conoscerlo e adorarlo, una vita per amarlo e l’eternità per non dimenticarlo …
Peccato non gliel’avesse mai detto. E poco c’entrava il fatto che lui non fosse bravo con le parole.
 
E poi alla fine era successo. Come se fosse la cosa più naturale del mondo, quello per cui erano nati …
Mentre si trovavano seduti sul portico del giardino, cercando refrigerio in una lattina ghiacciata di Coca-Cola con le braccia nude che si sfioravano inconsapevolmente, Haruka – nuovamente – lo aveva fissato in silenzio, ascoltando il dolce suono della sua risata che gli riecheggiava nella testa e gli rinfrescava l’anima infiammandogli al contempo il cuore, fino a quando l’altro non poté proprio non notare quello sguardo silenzioso e si zittì a sua volta.
Sentendo entrambi come la loro pelle profumasse ancora del salso dell’Oceano, i loro volti si erano avvicinati, le loro labbra si erano avvicinate, mosse da sole, senza bisogno che nessuno dei due dicesse loro cosa fare, come se non aspettassero altro da tempo immemore. I loro respiri si erano mescolati, le punte dei loro nasi si erano sfiorate impacciate prima di unirsi in un bacio che non aveva sorpreso nessuno dei due. Così come nessuno dei due si era sorpreso nel sentire quanto morbide e invitanti risultassero le labbra dell’altro, mentre ancora si sperimentavano, permettendosi a vicenda di conoscersi e abituarsi a quel nuovo contatto mai sperimentato prima.
Inutile dire che anche in quel caso, si era lasciato guidare docilmente da Makoto, come sempre faceva, semplicemente non riuscendo a staccarsi dalle sue labbra come se da queste dipendesse la sua stessa vita. 
E ora lì, a distanza di qualche ora, disteso supino mentre il sonno proprio non si decideva a venire, Haruka ripercorreva con la mente ogni singolo istante, ogni singolo frammento, di quel loro baciarsi sempre più urgente ma mai affrettato. E un nuovo sospiro gli uscì dalla bocca.
- Che c’è Haru, non riesci a dormire? – gli chiese Makoto, girandosi verso di lui, con un adorabile sguardo assonnato, girandosi poi completamente e non attendendo risposta, prima di dedicargli uno dei suoi sorrisi assassini e mormorargli un innocente (perché Haruka era certo che lo fosse, che non ci fosse niente di malizioso) : - Vuoi venire qui, vicino a me? – con una voce da brivido.
- N-no, no … g-grazie. – biascicò sentendo le guance andargli irrimediabilmente a fuoco cercando di correre ai ripari mettendosi di fianco e dandogli le spalle mentre lo sentì emettere una piccola risatina. Così come udì perfettamente il frusciare delle lenzuola, il peso del corpo di Makoto adagiarsi dolcemente sul suo futon, il suo avvicinarsi a lui e lui non poté che attendere in trepidante attesa. Ed infine sentire il corpo dell’altro aderire e combaciare perfettamente al suo, le sue braccia forti eppure così flessuose avvolgerlo in una stretta sicura ma gentile, proprio com’era Makoto. Accarezzandogli dapprima il braccio che lo circondava con la punta delle dita, alla fine Haruka si strinse a sua volta ad esso con il proprio, raggomitolandosi in quell’abbraccio confortante e finalmente si abbandonò ad un sonno tranquillo.
Impossibile non rilassarsi e non sentirsi rinnovati di una nuova energia benefica quando ci si trovava accoccolati in quell’abbraccio rassicurante.
Per Haruka essere avvolto tra le braccia di Makoto equivaleva essere avvolto nell’abbraccio del suo adorato mare, quindi il massimo della felicità per lui.
 
Un minuto per conoscerlo e adorarlo, una vita per amarlo e l’eternità per non dimenticarlo …
 
 
FINE
 
 

Clau: Okeeeeiiii. Sappiate che quando mi prende una fissa per un anime è la fine. Sì, per i personaggi, perché poi non son più in grado di fermare la mia mente malata da far partire emboli su emboli. Poi il caldo di certo non aiuta. Così come non aiutano di certo certe immy che circolano in rete su ‘sti ragazzuoli. E vabbè: strana malattia direi ^///^ …
Baci baci e alla prossima. Se non mi sciolgo prima alla luce del sole …
 
   
 
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