Salve!
Innanzitutto grazie per i commenti, la prossima volta spero di
trovarne qualcuno in più…ecco il brutto delle fic
sui Tokio hotel, ce ne sono
troppe e si finisce in terza pagina senza neanche accorgersene.
Vabbuò. Ah,
volevo aggiungere che al momento sto lavorando al quarto capitolo, e,
dato che
io vado molto a periodi, non so ogni quanto
aggiornerò…Detto questo, vi lascio
al secondo capitolo!
Capitolo
due
Haylie era
ancora impegnata a scuotersi via la neve dalle scarpe quando
una voce vellutata, proveniente dall’interno del tourbus,
attirò la sua
attenzione.
- Fuori si gela, eh? –
La ragazza alzò lo sguardo, ancora piegata su se stessa.
A pochi centimetri di distanza, una figura alta e longilinea
–acerba,
diceva qualcuno storcendo la bocca- appoggiata alla parete. Un viso
incorniciato da folti e lisci capelli neri, con qualche ciocca
più chiara
sparsa qua e là, le cui punte sfioravano un paio di spalle
appuntite e non
molto larghe. Vestiti scuri, non ricercati come quelli che solitamente
sfoggiava –non come quelli che solitamente lei
sceglieva per lui, anche
se mai senza la sua immancabile approvazione.
- Così sembra. –
Bill non poté fare a meno di sorridere.
Sorridere senza dire nulla.
Le tese una mano e l’attirò gentilmente a
sé, mentre con l’altra si premurava
di chiudere la porta alle spalle della ragazza, evitando di trasformare
il
tourbus in una cella frigorifera.
Chiuse gli occhi, e non poté evitare di fare suo il
piacevolissimo odore
che non ci si sarebbe mai aspettati di sentir emanare da capelli
continuamente
messi a dura prova da lacca, tintura e altri mille prodotti, come erano
quelli
di Bill.
Sapevano di neve e di pino, anche se, molto probabilmente, Bill non
aveva neanche osato mettere il naso fuori. In giornate gelide come
quelle, non
era raro che rimanesse rinchiuso nel tourbus, protestando ogni
qualvolta un
componente del gruppo si azzardasse a lasciare uno spiraglio aperto,
anche solo
per respirare un’aria diversa dal solito.
La sua voce non ammetteva leggerezze.
Sentì le mani di Bill scivolare sui suoi fianchi prima che
l’allontanassero dal suo petto.
Corrugò appena la fronte, ma sorrideva.
C’è
qualcosa che non va?,
sembrava stesse chiedendole, mentre le sue dita affusolate correvano
dalla vita
ai fianchi sottili di Haylie. I loro sguardi si incrociarono nuovamente.
No,
niente, parve
rispondergli lei.
Si mordicchiò le labbra e sbatté più
volte le palpebre. Paura?
Felicità…?
Non lo sapeva più neanche lei.
…Occhi di un bambino che presto avrebbe dovuto cominciare a
crescere,
senza sapere che avrebbe dovuto farlo molto prima…
- Non so se… - cominciò, prima di fermarsi,
bloccata da chissà quale
forza interna. Bill inclinò la testa di lato.
- Ehi, piccola. Tutto ok? –
Chissà perché, le veniva più difficile
rispondere quando domande del
genere le venivano poste a voce. Perlomeno da Bill.
Annuì nervosamente, ma distolse lo sguardo subito dopo.
Bill le strinse la mano non più fredda, richiamando la sua
attenzione.
Fece un cenno verso il tavolino situato a poca distanza da loro.
Ci
sediamo lì?
Haylie lanciò uno sguardo nervoso alle sedie che lo
circondavano. Deglutì.
Sì,
sediamoci.
Così fecero.
Un braccio di Bill scivolò silenziosamente
dietro le spalle di lei, attirandola con dolcezza, l’altra
mano andò a posarsi
sul suo ginocchio.
Chinò nuovamente la testa, cercando di
incrociare lo sguardo di Haylie, ostinatamente fisso a terra.
La sua breve domanda fu appena più percettibile di un
sussurro.
…del rumore di una goccia che si infrange su una superficie
liscia…
…degli spifferi di cui aveva sempre così tanta
paura.
Eppure, la voce che pronunciò la risposta era ancora
più bassa.
- E’… è un po’ difficile da
spiegare. –
- Difficile, ma niente di terribile… no? –
Haylie rialzò il capo e i loro sguardi si incrociarono
nuovamente.
Avrebbe voluto fargliela lei, quella domanda. Ma lui, certo, lui non
sapeva
ancora.
La stava facendo più tragica di quanto, in
realtà, non fosse?
Non era certo la prima volta che capitava.
Dopo
qualche secondo le giunse alle orecchie la voce di Tom.
- Hay,
va tutto bene? –
- Come?
Oh… sì, sì… stavo
solo… niente. – farfugliò lei,
improvvisamente paonazza.
- Stavi
cosa? – Tom la fissava sorridendo, incuriosito.
-
Niente, stavo solo… leggendo. –
- E sei
così veloce da spolparti trenta riviste in un colpo solo?
– ridacchiò lui.
Bill,
che non aveva ancora detto nulla, accennò un sorriso.
Semplicemente divertito.
Alle volte, Haylie gli faceva una tenerezza infinita, con quel suo modo
di
fare. Sembrava che si vergognasse di ogni parola che pronunciava, ogni
mossa
che faceva.
- No, è
che… Oh, va bene! – cedette alla fine,
abbandonando le braccia lungo i fianchi
e lanciando un ultimo sguardo apprensivo alla pila di giornali.
– Sono… riviste
che vado comprando nelle nostre soste. – Si
attorcigliò nervosamente una ciocca
di capelli fra le dita. Parlare di quell’argomento mai
sfiorato la imbarazzava
da morire! – Non è raro che ci siano pezzi sulla
band. Su voi due, soprattutto.
–
Tom
corrugò la fronte, confuso.
- Ed è
così sconvolgente? – Bill alzò gli
occhi al cielo e sospirò, prima di lanciare
ad Haylie uno sguardo che diceva chiaramente “Lascialo
perdere, vai avanti”.
La
ragazza tornò a sentirsi bollente.
- Non
scrivono cose molto carine. –
Tom alzò
le sopracciglia. Classica espressione da “storia
vecchia”.
- Oh,
sì, ci siamo abituati… -
- Ma
dicono che voi… insomma, hanno insinuato che… Mio
Dio, non avete mai sentito
parlare del “twincest” ? –
sbottò con una certa agitazione, quasi schifata da
quell’ultima parola che era stata costretta a pronunciare.
Ma la
reazione che suscitò non corrispondeva affatto a quella che
avrebbe pensato di provocare
con quella notizia: Tom scoppiò a ridere senza ritegno, Bill
si limitò a
sorridere. Haylie li guardò spiazzata.
- Beh?
Che c’è di tanto divertente? –
Bill
scoccò uno sguardo di disapprovazione verso il fratello, che
continuava a
sghignazzare, facendo sentire Haylie vagamente fuori posto, e
andò a sedersi
accanto a lei.
- Penso
che Tom rida perché ormai ci siamo abituati al fatto che le
nostre fan… beh,
insomma, a loro piace immaginare il twincest. –
Haylie
lo guardò come se avesse appena detto che il giorno del
giudizio sarebbe
arrivato entro una settimana.
- Alle
fan piace immaginare
che voi…? –
A
quel punto, neanche Bill poté trattenersi dal ridacchiare.
- Così pare. –
Haylie si voltò a guardare Tom, che aveva appena
smesso di ridere e ora stava cercando di riprendere fiato.
- Scusami, davvero… E’ che ci ho fatto
l’abitudine,
come dice Bill. Se per sbaglio capita che in pubblico lui mi sfiori con
un
dito, le ragazze vanno in estasi. Scrivono milioni di storie su di
noi… -
- …che puntualmente si concludono con il suicidio
di uno di noi due, il mio nel novantotto per cento dei casi.
– aggiunse Bill
con disappunto.
- …e invadono il web di fotomontaggi, disegni e
cose così. – continuò
l’altro. – Non ho mai visto nessuno scandalizzarsi
così a
questa notizia, a parte Bill, la prima volta che a un intervista gli
hanno
chiesto se per caso non se la facesse con il suo amato gemellino. Gli
sono
venuti i capelli dritti. Tra parentesi, questo spiega anche le torture
che Bill
fa alla sua povera chioma ogni giorno, dopo quell’intervista
si è accorto che
gli piaceva da matti il suo nuovo look! –
Nonostante lo shock iniziale, Haylie non poté
trattenere una risatina. Bill scosse la testa.
- Non farci caso. –
- Insomma, non ti biasimo, se ti sono venuti sul
serio i capelli dritti! Io morirei se la gente pensasse di me una cosa
del
genere. – ammise lei.
- Beh, dopo un po’ ci fai l’abitudine. E
soprattutto impari a tenere lontano tuo fratello come se avesse la
peste. –
aggiunse Tom, ripiegando pigramente il foglio che teneva in mano.
- Mah. Non capisco come fate a ignorarlo così… -
- Anche se ci scandalizzassimo, dubito che
servirebbe a qualcosa. – rispose semplicemente Bill.
Seguì una breve pausa di silenzio, prima che la
squillante e giocosa risata di Tom riempisse nuovamente il tourbus.
- E comunque non mi dispiace affatto che le fan mi
giudichino talmente affascinante da avere il potere di sedurre anche
mio
fratello! –
Anche perché, questa volta, il problema
riguardava lei, in prima persona.
No.
Haylie scosse impercettibilmente la testa.
Non era un problema.
Doveva poterne essere felice anche senza il
consenso di Bill.
Consenso… che parola grossa.
Ma non riuscì a trovare un termine più
adatto, perché, spinta da quella consapevolezza, lo disse.
Solo che le parole uscirono lievemente
ingarbugliate. Poteva capirlo dall’espressione stranita di
Bill.
- C-come? –
Oddio,
è sconvolto perché non ha capito o
perché…
ha capito benissimo?
Prese un bel respiro e riformulò la frase.
- Sono incinta, Bill. –
Sulle labbra di Bill si disegnò un sorriso
che, però, non ebbe il potere di darle un po’ di
sollievo.
- Dio, Haylie… e me lo dici così? –
La ragazza avrebbe giurato di sentire le ossa
delle proprie mani scricchiolare.
- Perché, come avrei dovuto dirtelo? –
squittì.
- Ma… con un sorriso, almeno! E’…
è
semplicemente fantastico! – esclamò Bill, mentre
il suo sorriso si faceva più
largo e le sue mani andavano a stringere quelle di Haylie. Lentamente,
il cuore
della ragazza rallentò i battiti.
Levò lo sguardo fino a incrociare quello del
suo ragazzo.
Aveva pensato a mille cose quando aveva
saputo che dentro di lei c’era una nuova vita.
Aveva pensato ai continui viaggi. Al non
potersi mai fermare. Alla casa che non avevano. Alle persone che
dipendevano da
quella vita, da quegli spostamenti. Alla sua giovane età,
giovane quanto quella
di Bill e degli altri tre ragazzi che con lui formavano il gruppo.
Tutti quei pensieri si aggrovigliarono, si mischiarono
e si confusero quando Haylie sentì le esili braccia di Bill
stringerla in un
abbraccio che non avrebbe pensato di ricevere.
Nella sua mente si erano proiettate, come in
un film, le infinite reazioni che si sarebbe aspettata da parte di
Bill, meno
quella.
Felicità.
Pura e semplice felicità.
Riusciva a leggere solo quello,
nell’abbraccio di Bill, nel battito agitato del suo cuore,
nelle sue mani
tremanti.
O forse un silenzio, un silenzio di ghiaccio
che l’avrebbe senz’altro distrutta.
Haylie tremò nel pensarlo, e si strinse più
forte a Bill, affondando il viso nei suoi capelli e aggrappandosi alle
sue
spalle. Come aveva potuto aspettarsi una reazione negativa?
Lei amava Bill.
E Bill amava lei.
Se lo ripeté mille e più volte, cercando di
scacciare il desiderio che Bill dicesse qualcosa, almeno una parola,
che non
lasciasse nulla in sospeso.
dentro le parole che non ti ho mai detto
é chiaro quanto t'amo
e non saprei immaginare la mia vita senza te”
(Raf, "Nei silenzi")