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Autore: FinnAndTera    09/08/2013    3 recensioni
[Gethin Anthony/Finn Jones]
Gethin Anthony odiava visceralmente i telegiornali e l’unica cosa che superava il suo odio verso i telegiornali erano i telegiornali estivi.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Finn Jones, Gethin Anthony
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note d'autrice: questa stupidissima flash nasce per colpa del caldo torrido che oggi sta affogando tutta Napoli e che neanche i condizionatori a palla riescono ad allontanare. Il prompt, datomi da Madre che ogni tanto mi dice pucciosamente "Ho voglia di dirti delle parole così, come mi hai chiesto l'altra senza motivo", è "telegiornale". Bene, detto ciò vi lascio e vado a sposare il mio mini-ventilatore portatile. <3



Il caldo che lo fa impazzire.
(Finn/Gethin)

 

Gethin Anthony odiava visceralmente i telegiornali e l’unica cosa che superava il suo odio verso i telegiornali erano i telegiornali estivi; dieci minuti di notizie serie che avevano la potenzialità di interessarlo e tutto il resto del tempo perso a mandare servizi su quanto fosse insopportabile il caldo di quell’anno – stranamente ogni anno era sempre il più caldo degli ultimi cinquanta anni – e quanto fosse pericoloso per anziani e bambini restare troppo a lungo sotto il sole. Insomma, i giornalisti dicevano cose così ovvie che solo la voce di uno di loro lo infastidiva.
«Ma chi è il cretino che lascerebbe un bambino da solo sotto al sole o in una stanza chiusa a chiave con quaranta gradi all’ombra?» si stava giusto chiedendo ad alta voce, irritato, proprio mentre la risposta alle sue domande aveva appena messo piede fuori dal bagno.
«Ehi Geth, non ti sembro un Dothraki?»
Finn Jones, quello che Gethin non aveva ancora ben chiaro se fosse il suo fidanzato o meno, uscì dal bagno con addosso solo un asciugamano che gli faceva da gonnellino, lo scopino stretto fieramente nella mano sinistra, una scopa mezza rotta fra le gambe – che Geth, dal modo in cui vedeva saltellare il ragazzo, interpretò come suo indomito destriero -, e, per l’amor del cielo, le guance e il petto ricoperti di linee disegnate col rossetto di quella povera ragazza che divideva l’appartamento con quell’impiastro.
«Sono proprio un cretino ad averti lasciato da solo a fare la doccia in un bagno chiuso a chiave».
Sentì la vocina indisponente del giornalista dai capelli rossi che gli rimproverava la sua negligenza per aver lasciato un bambino rinchiuso in una stanzetta minuscola ad impazzire dal caldo e si sentì davvero una cattiva persona. Era stato un gesto imperdonabile.
«Suvvia, ora non colpevolizzarti. Tante persone hanno rimpianto quei momenti, ma tu puoi sempre recuperarli quando vuoi, loro no» gli disse Finn consolatorio, mentre fingeva di domare il suo cavallo con dei movimenti a dir poco ridicoli. «Comunque, Jason mi fa una pippa, vero?»
Geth lo guardò con aria divertita, pensando che alla fine il caldo fosse l’ultimo dei problemi di quel ragazzo che si divertiva a “cavalcargli” intorno e a gridare parole senza senso sputacchiando qua e là.
«Assolutamente».
Si alzò con un sorriso dalla sedia, coi pantaloncini attaccati alle cosce rosse per il sudore, e si avvicinò all’altro ragazzo con fare teatrale.
«Finn, tu sei l’unicorno che cavalca il mondo, me nem nesa».
 

   
 
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