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Autore: Scattered Dream    09/08/2013    2 recensioni
Salve a tutti!
Questa è la mia prima SasoSaku. Ho stravolto un po' di cose rispetto alla trama principale, spero possa piacervi ^^.
***
Tratto dalla storia:
"Ti porterò con me, sempre.
Io non so dove sei adesso, e se veramente da lassù mi stai osservando, ma so per certo che nel mio cuore sei presente costantemente, ogni minuto, ogni ora, ogni giorno.
Sei andato via, non hai avuto scelta.
Io però posso scegliere se dimenticare di averti conosciuto, amato e desiderato, o tenerti per sempre nel cuore.
Io scelgo di portarti con me, e spero di poter rivedere i tuoi occhi, un giorno.
Cit."
***
E se avessi l'occasione di rincontrarlo, cosa faresti?
Se ti fosse concessa la possibilità di respirare di nuovo, dopo un lungo periodo di apnea, non saresti felice? Non ti basterebbe, per vivere?
***
"-Perché la ami? Tanto non potrete mai stare insieme.-
-Tu perché respiri? Tanto prima o poi dovrai morire-
cit ''
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Akasuna no Sasori , Sakura Haruno
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Titolo:  This is not a farewell
Parole:  2193 ( escludendo questo specchietto)
Coppia: SasoSaku
Note: A fine capitolo.

 

This is not a farewell

 
Le sagome dritte degli alberi scorrevano veloci accanto a lei. I suoi sensi erano tesi al massimo, pronti a captare ogni minimo cambiamento. Poteva sentire con chiarezza il battito veloce del suo cuore, mentre correva veloce nel bosco, e il suo respiro affannato. Piccole goccioline di sudore le colavano lungo la schiena, mentre le sue gambe imploravano un attimo di riposo. In lontananza, il suono di un’esplosione spezzò la quiete del bosco, ed una sottile striscia di fumo si levò verso il cielo, davanti a lei. Doveva muoversi, non poteva fermarsi a riposare. Kabuto aveva resuscitato i morti con l’Edo Tensei, e da quel momento le cose erano precipitate. I feriti erano raddoppiati, per non parlare dei caduti negli scontri. Un forte odore di bruciato le riempì le narici, mentre il vento spingeva lontano il fumo dell’esplosione di pochi minuti prima.
“ Se i morti sono resuscitati, forse anche lui potrebbe...” scosse con forza la testa, scacciando quel pensiero. Se anche avesse avuto ragione, se anche avesse avuto una remota possibilità di rivedere quegli splendidi occhi, quello non era il momento adatto per pensarci. Adesso, contava solo combattere per rimanere viva e curare i feriti. Intravide tra gli alberi la radura in cui si stava svolgendo la battaglia. Immersa nei suoi pensieri, non si era nemmeno accorta di essersi avvicinata così tanto al nemico. Si fermò su un ramo robusto ai margini della radura, in ascolto. Aveva una strana sensazione. Per quanto i suoi pensieri le avessero fatto abbassare la guardia, i rumori dello scontro avrebbero dovuto avvertirla di quanto fosse vicina. Era tutto troppo silenzioso. Trasalì quando uno stormo di uccelli spiccò improvvisamente il volo, sbattendo velocemente le ali, allontanandosi in fretta da quel posto. Forse fu l’istinto, o la prontezza di riflessi, o semplice fortuna, ma comunque Sakura, un attimo prima che una carta bomba scoppiasse nel prato davanti a lei, saltò lontano, atterrando qualche metro indietro. Una seconda bomba scoppiò alle sue spalle, dandole appena il tempo di saltare via, al sicuro su un altro ramo.
“Maledizione, da dove arrivano queste bombe?” si chiese, mentre si guardava in giro frenetica, cercando di individuare l’esplosione successiva. La terza carta bomba scoppiò proprio sotto di lei, impedendole di correre via. L’onda d’urto dell’esplosione la fece cadere dall’albero, e, man mano che precipitava, sentiva i suoi sensi affievolirsi. Vide la terra che si avvicinava sempre più velocemente, ma, proprio quando lo schianto sembrava inevitabile, sentì due braccia forti afferrarla e portarla in salvo. Alzò lo sguardo, per vedere chi l’avesse salvata, ed il suo cuore perse un battito, mentre il fiato le si mozzò in gola. Due occhi color nocciola la stavano fissando intensamente, quasi a volerle leggere l’anima. Una chioma scompigliata di capelli rossi come il sangue incorniciava un viso dai lineamenti delicati. Una figura apparentemente angelica che conosceva fin troppo bene, che sognava tutte le notti da un tempo lunghissimo, un volto che si era andato a sostituire, sera dopo sera, a quello di Sasuke, addolcendo i suoi sogni. Un ricordo le attraversò la mente come un fulmine a ciel sereno, mentre una marea di sensazioni contrastanti si mescolavano nel suo cuore.
 

“Una figura incappucciata saltò via dai resti di Hiruko, atterrando di spalle.
-Finalmente, dopo tanto tempo, posso rivederti, Sasori- la voce della vecchia Chiyo era calma e fredda. Il misterioso ragazzo, con un elegante gesto della mano, si tolse il cappuccio. La vecchia Chiyo rimase a bocca aperta, così come Sakura.
-Lui… E’ veramente Sasori?- domandò la rosa, incapace di staccare gli occhi dal giovane che aveva davanti.
-Non posso crederci, non è cambiato di una virgola- la ragazza guardò prima l’anziana signora dietro di lei, ancora stupita, poi tornò ad osservare il suo nemico. I capelli rossi, sbarazzini, ricadevano su un viso perfetto. Sarebbe potuto passare per un angelo, se non fosse stato per le labbra incurvate leggermente in un sorriso arrogante e provocatore. Più lo guardava, e più non riusciva a capacitarsi di quello che vedeva. Si era aspettata di trovare il peggio sotto quel mantello nero, ma mai un nemico così..così bello. Quando il suo sguardo, a metà tra l’annoiato e l’indifferente, si posò su di lei, sentì il cuore che aumentava di qualche battito.”

 
 
-Sasori..- riuscì solo a pronunciare il suo nome, lentamente, quasi temesse che il ragazzo potesse scomparire all’improvviso se avesse parlato troppo forte. Mille dubbi le vorticavano in testa. Faceva parte dell’esercito di Kabuto, perché la stava aiutando? Era, forse, una trappola? Alla fine, però, sulle sue mille domande, prevalse un senso di soddisfazione, di felicità nel rivederlo dopo tanto tempo. Perché, anche se era un nemico, non lo aveva dimenticato. Perché, anche se aveva visto il suo corpo di legno cadere senza vita ai suoi piedi, una parte di lei aveva sempre sperato di rincontrarlo.
-Sakura- disse, mentre continuava a correre tra gli alberi, allontanandosi dalla radura. Haruno si accorse solo in quel momento che il corpo di lui era stranamente morbido, che il suo viso era fatto di pelle, non più di legno. Finalmente, poteva vedere il vero corpo di Sasori. La ragazza si accorse di quanto forte la stringessero le braccia del giovane. Era una stretta più possessiva di quanto si aspettasse, quasi a voler sottolineare il fatto che lei fosse solo sua, che apparteneva solamente a lui . Continuarono ad avanzare in silenzio, fin quando il rosso non si fermò dietro ad una roccia enorme, vicino ad un ruscello.
-Ora puoi lasciarmi, Sasori- disse Sakura, notando che il ragazzo continuava a tenerla in braccio, come se avesse paura che, magari, se l’avesse lasciata andare, lei fosse scappata. L’Akasuna la guardò e, con una delicatezza inaspettata, la depositò a terra, per poi sedersi con la schiene appoggiata alla parete rocciosa, ad osservare il cielo azzurro di quel giorno, incurante che lontano da quel masso gigante, la guerra infuriava. I rumori delle varie battaglie giungevano ,per quanto flebili, anche in quel posto desolato. La ragazza si chiese se, quel nuovo corpo apparentemente perfetto, avesse delle cicatrici, e fu tentata per un istante di sollevargli la veste rossa per vedere se, sul petto, c’erano i segni del loro primo ed ultimo scontro. Una fitta di dolore le attraversò il petto quando un ricordo riaffiorò prepotente.
 

“Le lame delle spade gli trapassavano il cuore, l’unica parte vivente ancora presente in lui. I capelli rossi coprivano gli occhi,ormai privi di vita. Un taglio rovinava le labbra perfette. Sakura era ancora immobile, cercando di assimilare le informazioni su Orochimaru che il rosso le aveva detto, con la sua voce dannatamente profonda, pochi attimi prima di morire . La battaglia era finalmente finita, ma allora perché si sentiva così insoddisfatta? Quel vuoto che sentiva dentro, a cosa era dovuto? La risposta la conosceva, era scritta a caratteri cubitali nella sua mente, eppure non voleva accettarla. Non poteva essere triste perché lui era morto. O forse si?”

 
-Perché non l’hai evitato?- una domanda che la torturava da tanto, troppo tempo. Quando avevano finalmente sconfitto il marionettista, la vecchia Chiyo le aveva confidato che Sasori aveva percepito il suo attacco, ma che, per qualche ragione, non l’aveva schivato. Si era fatto colpire volontariamente, secondo l’anziana donna, ma si potevano solo fare delle supposizioni sul perché l’avesse fatto. E adesso, lei voleva sapere, pretendeva di conosce una risposta. Il ragazzo si voltò a guardarla. Sapeva perfettamente a cosa si riferiva, glielo poteva leggere negli occhi.
-Può essere stato un attimo di follia, un atto impulsivo, o, forse, non l’ho evitato perché quella stupida parte ancora umana di me mi aveva fatto capire quanti errori avevo fatto. Le ragioni possono essere tante- a Sakura quella risposta non piacque per niente, era troppo misteriosa, mentre lei voleva chiarezza. Nonostante questo, però, decise di non protestare. Forse, nemmeno lui sapeva spiegare veramente il suo gesto. Forse, quella domanda non avrebbe mai avuto una vera risposta.
-Sei un nemico, non avresti dovuto aiutarmi- le parole le uscirono dalla bocca come un fiume in piena. Si mordicchiò il labbro inferiore, consapevole che non l’aveva nemmeno ringraziato per la sua azione, per quanto essa potesse apparire strana. Praticamente, era come se gli avesse detto che non si fidava completamente di lui. Vide il rosso che la guardava più intensamente del solito, mentre uno strano sorriso gli dipingeva le labbra. Per un momento, temette che l’avrebbe uccisa.
- Un’altra azione folle. In qualità di tuo nemico, sarei stato contento di vederti saltare in aria ma, in quel caso, non avrei potuto constatare se il tuo petto era ancora piatto come un sasso- il ragazzo le rivolse uno sguardo provocatorio. Era chiaro che aveva detto quella frase solo per farla arrabbiare. Cavolo, si era dimenticata di quanto sapeva essere stronzo e sfacciato e..e..dannatamente sexy. Nonostante si fosse imposta  di non fargli vedere quanto quella frase l’avesse infastidita, si ritrovò a urlargli contro mentre il suo pugno stava viaggiando dritto dritto verso la sua faccia. Sasori, senza troppa fatica, bloccò il colpo con una mano, mentre con l’altra bloccò il secondo pugno della ragazza. Bene, ora aveva le braccia immobilizzate.
“Mi rimangono sempre i piedi” pensò, ma non fece in tempo ad alzare una gamba per sferrargli un calcio come si deve che il ragazzo la bloccò, spingendola a terra e mettendosi sopra di lei, bloccandola con il peso del suo corpo. Sakura si sentì andare a fuoco le guance, e voltò il viso dall’altra parte, nella speranza di rendere meno visibile il rossore. Dal canto suo, l’Akasuna non sembrava troppo imbarazzato da quella situazione.
-Mi hai preso a pugni già una volta, non penserai di riuscirci ancora, vero ragazzina?- le sussurrò all’orecchio, con quella voce così profonda, così maledettamente seducente. La rosa sentì un brivido lungo la schiena. La sua parte razionale le suggeriva di trovare un modo per togliersi da quella posizione, poiché quello era sempre un potenziale nemico e così lei era troppo vulnerabile a qualsiasi attacco, mentre la parte irrazionale le imponeva di mandare letteralmente a farsi benedire la ragione, godendosi quel momento. Decise di ascoltare l’irrazionalità, rimanendo così come stava. Di certo, però, non poteva farsi prendere in giro in quel modo da quel buffone, e stava già per muovere le labbra per rispondere a tono alla provocazione di Sasori, ma non ebbe il tempo di aprire bocca perché lui gliela tappò con le sue labbra. Labbra carnose, morbide, che sembravano esser state create solo per baciare. Quando si staccarono, un leggero rossore copriva le guance di lui. Poi, improvvisamente, il suo corpo iniziò lentamente a scomparire.
-La mio ora è giunta, a quanto pare- disse, osservando  gli occhi smeraldini della rosa che si riempivano di lacrime. Il corpo del ragazzo stava diventando sempre più trasparente, scomparendo lentamente, quando la mano di lei tentò di afferrargli il braccio, cercando di trattenerlo. Una stretta inutile, disperata, una supplica silenziosa di non lasciarla sola.
-Perché?- domandò Sakura. Stava per perderlo, di nuovo. Non avrebbe resistito a dirgli addio una seconda volta. Sentì il dolore e la rabbia che le invadevano il cuore. Era impotente, proprio la volta in cui aveva tentato di fermare Sasuke. Era una foglia in balia di quel vento crudele che era il destino.
- L’ultima volta che ci siamo visti non ho potuto fare quello che ho fatto pochi attimi fa. Adesso non ho nessun rimpianto, la mia anima non ha più motivo di rimanere in questo mondo- la sua voce si era affievolita, ed il suo corpo era ormai un insieme di contorni indistinti, come se qualcuno stesse cancellando a poco a poco ogni parte. La rosa lo guardò con gli occhi spalancati, ancora umidi per via delle lacrime che, anche in quel momento, lottavano per uscire fuori. Ma lei non voleva che lui la vedesse piangere, non voleva che la ricordasse come una ragazza debole. Ma non avrebbe resistito per molto. Stava per voltarsi ed andarsene, lasciandosi alle spalle la figura semi-invisibile di Sasori, ritornando alla realtà, alla guerra e ai feriti da curare, quando sentì un tocco lievissimo all’altezza del fianco. Girò la testa, e vide che il rosso la stava abbracciando.
-Hai un buon sapore, Sakura– le braccia sparirono. Ormai solo la sua testa era visibile –Questo non è un addio- disse in un sussurro simile al rumore del vento tra le foglie degli alberi, e le sue labbra si incurvarono in un leggero sorriso. Poi, semplicemente, Akasuna no Sasori scomparve, dissolvendosi come neve al sole. Non c’era stato tremore nella sua voce, mentre la salutava, solo un lampo di tristezza negli occhi, cancellato subito da quel sorriso puro e sincero.  Sakura guardò il cielo, pensando alle parole che le aveva sussurrato pochi secondi prima. Forse, aveva ragione lui. Forse, quello, non era un addio. Forse, si sarebbero rincontrati in un’altra vita. Uno strano calore le invase il petto a quel pensiero e, stranamente, fu certa che anche Sasori la pensasse così.
 

[Ti porterò con me, sempre.
Io non so dove sei adesso, e se veramente da lassù mi stai osservando, ma so per certo che nel mio cuore sei presente costantemente, ogni minuto, ogni ora, ogni giorno.
Sei andato via, non hai avuto scelta.
Io però posso scegliere se dimenticare di averti conosciuto, amato e desiderato, o tenerti per sempre nel cuore.
Io scelgo di portarti con me, e spero di poter rivedere i tuoi occhi, un giorno
Cit. ]

 
 
 
 
Note:

Salve a tutti!
Mi presento, sono Soul Fire e questa è la mia prima fan fiction sulla SasoSaku, una coppia che ho imparato ad apprezzare da poco.
Sinceramente, non so come mi sia venuta fuori questa storia. Mi sono semplicemente chiesta come sarebbe stato se questi due si fossero incontrati durante la Quarta Guerra, e poi ho iniziato a scrivere ( la mia ispirazione è stata buona decidendo di venire a farmi visita, per una volta -.- ). Spero che vi sia piaciuta almeno un po’, ci tengo davvero molto a sapere la vostra opinione!
Saluti,
Soul Fire.
Ps=  Scusate per eventuali errori ;) 
  
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