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Autore: FairLady    09/08/2013    2 recensioni
Questa OS è un inno a due tipi d'amore: quello eterno e quello taciuto o non corrisposto.
Dal testo:
C’erano tante cose che Scarlett sognava di fare per lui: la colazione a letto la mattina, un bagno caldo e rinfrancante la sera. Una passeggiata rigenerativa prima del concerto. Un bacio sulle labbra, di buona fortuna, prima di salire sul palco… Un “ti amo” disegnato sulla bocca, che solo lui avrebbe percepito e che gli avrebbe fatto spuntare quel suo tipico sorriso, quello che mi stronca.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jon Bon Jovi, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Because we can'
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Non era abbastanza dolorosa, per Scarlett, la tortura che i suoi pensieri le infliggevano?
Non era abbastanza dover vivere ogni giorno a stretto contatto con la fonte delle sue frustrazioni, delle sue lacrime?
Non era abbastanza sapere che, nel suo cuore, non c’era spazio per nessuno che non fosse l’altra, che non fosse Lei?
No! Era anche costretta a farsi schiaffeggiare dall’immagine di loro due insieme; per mesi, avrebbe dovuto convivere con la cruda realtà, spiattellata dritta davanti ai suoi occhi perennemente lucidi.
Tra tutte le persone che frequenti e di cui ti saresti potuta innamorare, dovevi scegliere proprio lui?
L’amore non lo chiami, non lo scegli. L’amore non bussa, non chiede permesso. L’amore entra a porte chiuse, ti s’insinua dentro, infiltrandosi negli anfratti più angusti, senza preavviso, e ti sommerge. Quando te ne accorgi, è troppo tardi.
Dopotutto, lui non ha colpe. Sei tu che lo ami, il problema è tuo. La stupida sei tu.
Avrebbe dovuto far tacere quelle vocine dispettose che la pungolavano di continuo, ma quelle avevano vita propria e si facevano sentire nei momenti meno opportuni. Come quello...
“Ehi, Scar, come andiamo?”
Il proprietario di quella folta chioma riccia e morbida come cotone, sedette in fronte a lei, dandole le spalle. Non che fosse un’azione maleducata la sua: era quella la posizione giusta, se voleva farsi sistemare i capelli. La guardò attraverso lo specchio e le sorrise.
“Tutto a posto, piccola? Mi sembri stanca.” Jon continuava a fissarla un po’ preoccupato, un po’ curioso.
“Notte insonne? Hai fatto baldoria?” proseguì, stuzzicandola. Sapeva che, continuando con l’interrogatorio, avrebbe ottenuto una risposta.
“No, macché – si ritrovò ad accontentarlo – è che, con gli orari sballati che abbiamo, ormai non riesco più a seguire i ritmi giusti.” Soffiò lì, giusto per metterlo a tacere. Almeno, quella bocca carnosa e invitante avrebbe smesso di muoversi e, per qualche minuto – il tempo necessario ad affondare le dita in quell’ammasso voluminoso di soffici capelli biondi e struggersi di desiderio – avrebbe smesso di sospirare al suono melodioso di ogni sua parola.
“È che ultimamente mi sembri vivere su un altro pianeta.” Insisté lui, sottolineando la sua proverbiale cocciutaggine – che lei tanto amava.
“Sono solo stanca, tutto qui – non dormo da giorni, per colpa tua, avrebbe voluto dirgli – appena finisce questo tour me ne vado in vacanza un mese!” promise, più a se stessa che a lui. Doveva estraniarsi da quella situazione, stava diventando una malattia.
“Beh, piccola, non ti strapazzare troppo. Per i prossimi sei mesi sei mia! Non posso permettere che qualcun altro metta le mani sulla mia criniera, – le si avvicinò, stampandole un lieve bacio sulla guancia – mi fido solo di te!”
In quei pochi secondi che Jon aveva impiegato per alzarsi dalla sedia, arrivare a lei e lasciarle l’impronta invisibile delle sue labbra sul viso, il cuore di Scarlett smise di battere.
“Non ti preoccupare – gli rispose, respirando lentamente nel tentativo di riacquistare una parvenza di normalità -, non potrei lasciare che qualcun altro si prenda cura di te.” Avrebbe dovuto dire “dei tuoi capelli”, ma non aveva resistito alla tentazione di fingere, almeno con se stessa, di star parlando d’altro.
C’erano tante cose che Scarlett sognava di fare per lui: la colazione a letto la mattina, un bagno caldo e rinfrancante la sera. Una passeggiata rigenerativa prima del concerto. Un bacio sulle labbra, di buona fortuna, prima di salire sul palco… Un “ti amo” disegnato sulla bocca, che solo lui avrebbe percepito e che gli avrebbe fatto spuntare quel suo tipico sorriso, quello che mi stronca.
Si riscosse dai suoi vaneggiamenti interiori, giusto in tempo per sentirlo salutarla da lontano. Gli sorrise in risposta, ma non era sicura che lui l’avesse notato. Non lo era perché, proprio in quel momento, lei si palesò nel backstage; chiuse le braccia intorno ai suoi fianchi, stretti nei Levi’s vissuti, e gli augurò buona fortuna appoggiando le proprie labbra a quelle di Jon. Era certa che per lui, in quel momento, il mondo avesse smesso di esistere, che avesse smesso di respirare, che il suo cuore avesse perso un battito. I suoi occhi non mentivano, per lui, lei, era l’unica. E non serviva affatto conoscerli o vederli insieme, bastava semplicemente ascoltare le sue canzoni: confermavano tutte quanto fosse perso per Dorothea.  
“Ehi, piccola, - anche lei aveva preso la stessa abitudine del marito, chiamandola in quel modo - non so cosa hai fatto a quei capelli oggi, ma sono spettacolari!” cinguettò, abbracciandola.
“Jon dice che ti vede strana in questo periodo. Lo sai che con me puoi parlare se hai bisogno di sfogarti, vero?”
Scarlett guardò nella profondità dei suoi occhi castani e si maledisse mentalmente perché, nonostante gli sforzi, non riusciva ad odiare quella donna che possedeva tutto ciò che avrebbe voluto per sé.
“Tranquilla, Dorothy, - le sussurrò, sfoderando il sorriso migliore del suo repertorio – l’ho già detto anche a lui, sono solo molto stanca.” Era certa che quella risposta fosse meglio di “Sai, sono perdutamente innamorata del marito di un’amica. Più precisamente, del tuo.”
La donna rimarcò la stretta intorno al corpo esile della ragazza e le baciò la guancia – la stessa che aveva baciato anche Jon.
“Mi raccomando, non ti strapazzare. Non ci puoi abbandonare sul più bello!” le disse, continuando ad abbracciarla. “Ora vai, il concerto è iniziato – si sentivano già le prime note di Lay your hands on me mandare in visibilio i fan -, puoi riposarti un po’” la invitò, sorridendole materna.
Scarlett alzò impercettibilmente gli occhi al cielo. Erano proprio uguali quei due, dicevano pure le stesse cose!
“Non ti preoccupare, - la rassicurò, allontanandosi verso i camerini - non potrei mai lasciare Jon nelle mani di qualcun altro.” Ammise, voltandosi un'ultima volta verso la donna. Scar sapeva che stavano parlando di due cose completamente diverse, ma sapeva anche che non avrebbe mai ottenuto ciò che più desiderava al mondo.

 

“I want you so bad, but you want someone else”
 

************

 

Note dell’Autrice

‘Morning y’all!
Mi paleso nuovamente in questo fandom perché, per colpa di alcune/i frasi/prompt, mi sono balenate alla testa altre idee malsane. Una di queste è la OS che vi ho appena appioppato.
As usual, punto sull’imperituro legame tra Jon – mon amour – e Dorry, che ammiro fino al fangirlismo – invidia logorante di lei -, spero che vi sia piaciuta. Il titolo di questa cavolata l’ho preso, paro-paro, dalle prime righe di “If that’s what it takes” del nostro adorato gruppo, e la citazione altri non è che una delle frasi di cui ho accennato prima.
Niente, mi dileguo, in attesa di sapere se vi è garbata o vi ha fatto schifo. ;)
A bientôt.
Fair

   
 
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