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Autore: Arivanna    09/08/2013    18 recensioni
Storia sospesa per mancanza di tempo.
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«Non ti farò soffrire...» disse, guardando dritto di fronte a sé «...il piano era quello di rinchiuderti semplicemente qui dentro per qualche giorno, saresti potuta morire dalla paura» sbuffò.
«Ma ora, sei qui anche tu» constatò lei.
Lui non si arrabbiò, anzi rise quasi sereno. «Un piano perfetto, se non fosse stato per Pix!» si lamentò.
«Perché te la sei presa così tanto?» chiese attenta, la ragazza.
«Mi hai letteralmente aggredito nella Sala Grande» si difese lui.
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Storia ambientata ad Hogwarts.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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10.Christmas' Holidays.
Confundus.





 
 
 
 
I ragazzi stavano allegramente entrando nella Sala Comune, prendendo posto al tavolo dei Grifondoro.
«Allora, voi andrete via per le vacanze quest'anno?» chiese Louis.
Dopo quella giornata sarebbero ufficialmente iniziate le vacanze di natale e tutti gli studenti non aspettavano altro. Principalmente i giocatori di Quidditch dei Grifondoro che quell'anno Harry aveva spremuto eccessivamente, non vedevano l'ora di prendersi una pausa dal gioco magico. Wendy aveva annunciato che non sarebbe ritornata a casa quell'anno. Di solito era la prima a fare le valige per staccare la spina per un po', ma pochi giorni prima i suoi genitori le avevano comunicato uno spiacevole evento: la casa della sua zia Esther, anzi con più precisione la sua quarta casa, che si trovava vicino le rive del fiume Cho Phraya in Thailandia, era stata infestata da una miriade di Imp – creature simili ai poltergeist, ma prive di ali – e i suoi genitori erano stati pregati di correre a darle una mano. La signora Esther era una donna estremamente ricca, benevola solo con chi voleva. Wendy era saltata di gioia, anche se amava le feste di natele non sopportava quell'acida so-tutto-io con aria da donna superiore di sua zia Esther e preferiva starle lontano il più possibile. Suo fratello Niall, tassorosso, aveva invece optato per darle una mano, anche se il suo obbiettivo era un altro. Appena fuori Hogwarts voleva trovare una casa tutta per sé ed aprire un pub e sperava sua zia lo ricompensasse in denaro per finanziare una sua offerta. Avrebbe fatto di tutto per quella donna, pur di ricevere i soldi che i suoi non avrebbero potuto dargli.
«Noi rimaniamo con Wendy» rispose Jane.
I piani precedenti non erano quelli. Harry e Jane dovevano andare a casa per le vacanze natalizie, ma la loro madre aveva vinto una grossa causa giusto alcuni giorni prima e ricevendo l'assegno, aveva deciso all'ultimo minuto di fare una meritata vacanza insieme al marito. Scoprendo la meta – Berlino – Harry e Jane avevano invano sperato di andare con loro. I loro genitori gli avevano dato in risposta un categorico “no” aggiungendo che si meritavano una seconda luna di miele dopo tutti quegli anni.
Quando Harry si voltò per parlare con Louis che gli sedeva accanto, notò che non stava più ascoltando le risposte dei compagni. Era troppo impegnato a scrutare il tavolo dei Corvonero. Che stava facendo?
«Guarda che Liam non c'è..» disse addentando una fetta di bacon.
Louis parve risvegliarsi da un sogno. «Come?» domandò confuso.
Harry gli lanciò un'occhiata indagatrice, che gli prendeva?
«Liam» indicò con la forchetta il tavolo dei Corvonero «Non c'è oggi, era malato, è partito prima».
Louis collegò quello che disse Harry. Pensava stesse cercando Liam.
«Oh, c-certo Liam» balbettò «Cos'ha?» chiese fingendo interesse.
Harry alzò le spalle, ignaro. Aveva incontrato Abigail, la ragazza di Liam, e lei glielo aveva detto. L'aveva vista stranamente triste rispetto al solito, tutta la sua solarità era sparita.
I pensieri di tutti i ragazzi presenti nella Sala Grande cambiarono quando il preside Silente prese la parola.
«Le vacanze di natale sono imminenti» aveva iniziato a dire. «Voglio fare i miei auguri a tutti voi e alle vostre famiglie» sorrise all'intero corpo studentesco.
«Ora, avrei alcune cose da dirvi prima di lasciarvi alle lezioni dell'ultimo giorno».
Jane scrutò i professori seduti al loro tavolo. Notò con stupore che il posto del professore di Difesa contro le arti oscure non era occupato dal solito professore grassoccio, ma da uno mingherlino con l'aria consumata.
«Come forse alcuni di voi avranno notato, è venuto a...mancare il professore FitzMaurice di Difesa Contro le Arti Oscure» disse con rammarico «Al suo posto, solo lieto di presentarvi il professore Bradford Foster» disse recuperando vigore e invitando l'uomo ad alzarsi.
I ragazzi applaudirono incerti alla vista di quell'uomo. Aveva la pelle bianca come un cadavere, le labbra tese in una sorta di sorriso e l'espressione vuota. Era gracilino, dalla mano che agitava senza ritmo in aria, si notavano perfettamente gli ossi sporgenti, come se fossero privi di care rivestiti solo della pelle pallida. Non aveva un bell'aspetto, sembrava sul punto di svenire sotto una folata di brezza leggera.
«Ottimo» esultò piano Harry, avvicinandosi ai compagni per non farsi sentire.
«Difesa Contro le Arti Oscure sarà una passeggiata con lui».
«Non lo sottovalutiamo» disse con disappunto la sorella.
Harry roteò gli occhi al cielo. «Ma l'hai visto bene? È innocuo!».
Smisero di giudicare il professore quando il preside li invitò a seguire il resto del discorso.
«Passando ad altro, voglio ricordare ai ritardatari o a quelli che hanno cambiato programma all'ultimo minuto di fornire i loro nomi alla professoressa McGranitt se decidete di rimanere ad Hogwarts per le vacanze di natale» finì con un sorriso.
«Per quelli di voi che rimarranno, sono felice di dirvi che abbiamo programmato una visita ad Hogsmeade per il giorno di Natale».
Wendy prese Jane per un braccio e iniziò a scuoterla eccessivamente, troppo felice della nuova notizia. Jane conosceva fin troppo bene quell'espressione. Ad Hogsmeade, nel locale “I tre manici di scopa” lavorava uno dei ragazzi più belli che loro avessero mai visto. Jack Huntcher era il suo nome e gli stava a pennello. Aveva un paio di occhi azzurri, accesi e brillanti, un folta chioma di capelli neri e un fisico che lasciava sbigottiti. Il locale era spesso pieno grazie a lui. Ormai erano circa due anni che Wendy e Jane lo rincorrevano dietro sbavando e lui se n'era accorto, come si era accorto di tutta l'altra montagna di ragazze che gli facevano la corte. Il ragazzo, però sfortunatamente, durante gli anni ad Hogwarts non sembrava aver riscosso molto successo, era carino, ma non così tanto da far innamorare di sé l'intera scuola. Poi, sotto gli occhi stupiti di tutti, si era trasformato a diciannove anni. Era un Tassorosso, una persona modesta, rispettosa, davvero simpatica e solare.
Jane sorrise come un ebete all'amica, quando Harry fece sentire il suo disappunto.
«Ma per piacere..» sbuffò sonoramente.
Wendy smise di strapazzare la ragazza, rivolgendosi acida al riccio.
«Oh, sei solo geloso!» lo rimproverò.
Jane spostò gli occhi dalla conversazione poco interessante dei due, riportando gli occhi sul preside che guardava amorevolmente la Sala Grande in festa.
Wendy, intanto, fece la linguaccia ad Harry, ridendo della sua buffa espressione infastidita.
«Geloso di chi?» domandò il ragazzo di rimando, avvicinandosi alla bionda. «Non mi pare che tu e lui abbiate sco-».
Non poté terminare la frase che Wendy gli mollò un forte calcio contro le caviglie. Lui si morse la lingua per la sorpresa, maledicendo mentalmente la ragazza per il gesto improvviso. Lei portò un dito sulle labbra, un'espressione seria sul viso, e gli intimò di continuare a seguire le parole del preside.
«Era tutto, ora potete anche andare e auguro a tutti delle splendide vacanze» sorrise benevolo.
 
 
 
 
 
 




 
 
«Allora, ripeti dopo di me» disse attenta la ragazza «Evanesco».
«Evanesco» ripeté lui, azzeccando la pronuncia finalmente.
Il ragazzo preso un respiro profondo, facendo penetrare l'aria gelida nei polmoni. Rabbrividì per il freddo che lo avvolgeva, tremò sul posto. Quello non era un luogo adatto dove esercitarsi, ma praticare magie in biblioteca non era una buona idea. Nonostante Louis odiasse la biblioteca, ora, accanto al lago nero con quel tempaccio, ci sarebbe tornato di corsa. Si concentrò sull'incantesimo, puntando la bacchetta contro il calice che Tawny aveva poggiato su una pietra particolarmente alta. Lì nessuno li avrebbe visti e avrebbero potuto esercitarsi tranquillamente senza interruzioni.
«Evanesco» pronunciò l'incantesimo con estrema decisione e attenzione, quello che voleva ora era solo ricoprirsi nelle coperte calde del suo letto.
C'era quasi riuscito, il calice stava per scomparire del tutto, quando intercettò il lieve sorriso di speranza della giovane ragazza. Si distrasse, ammirando le curve delle sue labbra che si allungavano nel viso paffuto, mosse troppo la bacchetta facendo scomparire solo metà del calice. Tawny chiuse gli occhi, sospirando. Ormai era un'ora buona che provavano, ma Louis non riusciva.
«Che ti prende?» chiese esasperata, estraendo la bacchetta per far ricomparire il calice per intero.
Lou non aveva nemmeno sentito la domanda, detestava sentire quel tono nella sua voce. Lei stava dando tutta se stessa per aiutarlo e lui non riusciva a fare quegli stupidissimi incantesimi. Strinse in un pugno la bacchetta per evitare di prendersi a schiaffi.
«S-scusami» farfugliò.
Tawny si rialzò da terra. Si era accorta dell'atteggiamento scoraggiato del ragazzo. Lui si sottovalutava, troppo. Aveva fatto progressi enormi negli ultimi due mesi e non era capace di riconoscerlo. Forse era colpa sua, forse lo stava stancando poco, forse non era stata in grado di fargli notare quant'era stato brava. Che stupida. Gli si avvicinò cautamente, non era certa di quello che stava per fare. Posò delicatamente la mano sulla spalla di Louis, per incoraggiarlo a riprendersi. Il viso di Louis si illuminò, sentendo il supporto della ragazza confortarlo. Lei, però, non notò nulla.
«Non fa nulla» gli sorrise serena «Se sei stanco non importa, hai fatto abbastanza, riprenderemo dopo le vacanze, sempre che tu voglia...».
Louis la interruppe. «No, è l'ultima lezione e quindi finiremo» poi pensò al resto della frase che Tawny aveva detto. «E se per te non è un problema, vorrei continuare anche dopo».
Lei annuì con un lieve sorriso dipinto sul viso. Si allontanò abbastanza da lasciargli lo spazio necessario per praticare tranquillamente l'incantesimo. Lui la fissò un attimo, sentendo un nuovo ardore invaderlo. Puntò attentamente la bacchetta contro il calice, ripetendo la magia.
«Evanesco».
Una veloce luce partì dalla punta della bacchetta, infrangendosi sulla superficie argentea del calice d'ottone. Come si stesse risucchiando su se stesso, il calice iniziò a scomparire. Per quelle che parvero ore, il calice si stava lentamente dissolvendo. Poi sulla pietra, non ci fu più nulla. Louis spalancò gli occhi, non c'era più niente ormai, era riuscito a far sparire il calice. Stava per girarsi ed esultare in direzione di Tawny; quando due braccia gli si strinsero al collo. Non capì nulla per qualche secondo, sperando di non soffocare. Quando poi si rese conto che le braccia che lo stringevano erano di Tawny sentì qualcosa formicolargli su e giù per tutto il corpo. Barcollò su i suoi piedi sotto il peso leggero della ragazza che gli era saltata addosso, inciampando. Allungò una mano dietro di sé per non cadere del tutto a terra. Si sedette con dolore sull'erba umida, sostenendo Tawny esultante.
«Fantastico, sei fantastico!» disse lei orgogliosa.
Louis sentì un nuovo calore avvolgerlo, sentiva di non aver più freddo. Quando portò le bracci a cingere la vita della ragazza, lei sembrò accorgersi di quello che stava accadendo. Sentì le guance avvamparle per l'imbarazzo. Si bloccò, insieme a lei la sua soave risata, e si tese. Che avrebbe dovuto fare? Che le era preso? A disagio, sciolse l'abbraccio con il moro, allontanandosi appena per non pesargli. A malincuore lui la lasciò libera. Entrambi stavano respirando lentamente, per assimilare i gesti avventati appena compiuti. Con un sorriso impacciato, Tawny si rialzò da terra, raccogliendo il calice – facendolo riapparire – e la sua sacca coi libri. Quando incrociò di nuovo il ragazzo, vide che lo sguardo attento di Louis non l'aveva abbandonata per un attimo solo. Sbatté le palpebre più volte, cercando di guardare ovunque ma non i suoi occhi azzurri.
«Emh...s-sarà meglio che vada» disse congedandosi «d-devo ancora mettere in valigia le ultime cose» spiegò brevemente, tremante.
Lui si riprese e le lanciò un mezzo sorriso, annuendo.
«Ci vendiamo» le disse felice, sembrava più che altro una domanda, una speranza.
Lei si morse l'interno della guancia e annuì sicura. Girò i tacchi e si incamminò verso il castello nel buio della sera. Louis con un sorriso sereno in viso, la guardò andarsene. Quando la figura minuta le fu impossibile da vedere ulteriormente, si accasciò a terra, portando le mani incrociate sotto il capo. Chiuse gli occhi, ripercorrendo le immagini nitide nella mente del recente caloroso abbraccio.
 
 
 
 
 
 
 




 
 
Qualche giorno dopo...
 
Jane sedeva tranquilla nella Sala Comune dei Grifondoro, sfogliando con voglia le pagine del libro che teneva sopra le gambe incrociate. Ormai i dormitori erano semi-vuoti – molti studenti erano partiti per le vacanze di natale – , quindi regnava il totale silenzio nella stanza. Il silenzio era una delle cose che la ragazza amava. In quel preciso momento si sentiva bene: i suoi erano partiti per una meritata vacanza, suo fratello Harry, felice che le vacanze fossero iniziate, aveva passato l'intero pomeriggio a letto, dormendo beatamente, mentre la sua migliore amica Wendy aveva optato per un duello all'aria aperta – in segreto, ovviamente – contro Margaret Finkol, rimasta anche lei a scuola per le vacanze. Quando sentì gli occhi pesarle e perdersi fra le fitte righe di parole della pagina, chiuse il libro contro il petto, scivolando con tutto il corpo lungo il divano. Chiuse gli occhi, beandosi del calore emanato dal focolare scoppiettante. Si ricordò d'improvviso come sarebbe stato bello incontrare Jake Huntcher e ammirare il suo meraviglioso sorriso. Quei suoi capelli neri come la pece, quei suoi lineamenti così definiti, il sorriso perfetto, i suoi occhi marron-... no. Jake aveva gli occhi azzurri, non marroni, lui aveva proprio gli occhi azzurri. Non erano d'un marrone confortante, che ti scaldavano quando eri sotto il loro tiro, erano d'un azzurro profondo, come il cielo nuvoloso, freddo; gelato. Non erano rassicuranti, caldi come gli occhi di Malik.
Jane, affannata, si ritirò su velocemente, poggiando il suo peso sui gomiti. Aveva appeno pensato a Malik, aveva appena ammesso spudoratamente a se stessa di amare i suoi occhi. Probabilmente rimanere sola le faceva più male di quello che pensava. Si alzò rapida dal divano. Che ore erano? Guardò l'orario, rendendosi piacevolmente conto che si sarebbe dovuta affrettare in direzione della Sala Grande. Salì gli scalini del dormitorio maschile, bussando alla porta della stanza di Harry. Quando nessuno le venne ad aprire, decise che sarebbe potuta anche entrare, tanto non avrebbe rischiato di incontrare nessuno, i maschi Grifondoro rimasti erano solo tre, suo fratello, Patrik e Andy Raimond, un ragazzo del sesto anno.
«Harry, sei qui?» domandò entrando spudoratamente.
In quell'istante, un ragazzo mezzo nudo, fece ingresso nella stessa stanza, uscendo da quello che doveva essere il bagno. Harry indossava solo un asciugamano intorno alla vita, era completamente bagnato, esclusi i capelli, che sembravano solo leggermente umidi. Jane spalancò la bocca alla vista del suo petto. Per un attimo non urlò. Harry notò solo più tardi la presenza della sorella, coprendosi istintivamente più che poteva.
«Che cazzo fai Jane!?» chiese stupito.
Lei ancora era scioccata. Il petto del fratello era macchiato da due grossi tatuaggi, che lei prima d'allora non aveva mai visto.
«Quando cazzo te li sei fatti quei tatuaggi?!» domandò lei di rimando, infuriata.
Lui si rese solo in quel momento di quale fosse la preoccupazione di Jane. Sbuffò infastidito.
«Andiamo sono carini» disse come fosse una scusa.
C'erano due piccoli uccelli neri ad ali spiegati, uno per pettorale. Jane incrociò le braccia al petto oltraggiata.
«Mamma e papà non lo sanno, vero?» domandò dura. «Quest'estate non ce li avevi!».
Lui, continuando a coprirsi, rise di gusto.
«Un incantesimo di mimetizzazione» ammiccò.
Che bastardo. Erano anni che Jane desiderava farsi un tatuaggio come quello dei babbani, eppure i suoi erano totalmente contrariati. Finse che non le importasse.
«Vestiti!» ordinò. «Dobbiamo andare in Sala Grande per la cena».
Lui aspettò qualche secondo, ma vide che Jane non accennava ad andarsene.
«Ti muovi?» disse lei acida.
Lui la guardò sbalordito. «Esci!».
«Facevamo il bagno insieme da piccoli!» disse lei come se contasse poco.
«Fuori!» ripeté.
Jane roteò gli occhi al cielo, uscendo dalla stanza.
Quando fu di nuovo nella Sala Comune, sentì dei passi dietro di sé, segno che Harry era già pronto. Si avviarono insieme verso il ritratto della Signora Grassa, quando fecero ingresso Wendy e Margaret leggermente sudate. Ad Harry si mozzò il respiro in gola. Wendy aveva i capelli legati, qualche ciocca castana fuori posto, le guance arrossate, le labbra di dischiuse in cerca d'aria e gli occhi blu vivaci. Era bellissima.
«Oh, state andando in Sala Grande?» domandò la bionda sorridente. «Ci rinfreschiamo e vi raggiungiamo» disse, mentre Margaret la superava e lei continuava a bloccare il ritratto per lasciarlo aperto.
Jane annuì, uscendo dalla stanza e iniziando a camminare, senza preoccuparsi che Harry la stesse seguendo. Il riccio era rimasto accanto a Wendy e la guardava con lieve malizia.
«Magari, vengo e ci facciamo una doccia insieme...» le sussurrò all'orecchio.
Wendy sentì una scarica elettrica attraversarle la schiena. Si morse il labbro inferiore per rimanere lucida.
«Vai, Styles» disse seria.
Lui sorrise, era certo che non avrebbe accettato. Le pizzicò un fianco, ammiccando. Lei si sentì svenire, poi gli diede una spinta, obbligandolo ad uscire.
«Harry?» urlò Jane, resasi conto del fatto che era rimasta sola.
«Corri» gli intimò lei.
Si beò del suo sorriso, mentre lo osservava andarsene.
 
 
 
 
 
 
 
I pochi Grifondoro rimasti sedevano al proprio tavolo nella Sala Grande. Faceva un certo effetto vedere Hogwarts così vuota e priva di studenti. I professori si erano dimezzati. Harry addentò avidamente un pezzo dalla tenera carne del piatto. Lanciò un'occhiata al piatto della sorella, che sembrava restia a mangiare.
«Hey, lo mangi quello?» domandò con la bocca piena, sputacchiando.
Jane lo guardò disgustata, a volte era un animale. Con poca voglia, spinse il piatto verso il fratello. Non aveva per nulla fame, i suoi pensieri erano fissi da un'altra parte. Si era impegnata a non pensarci, però non ci riusciva. Ovunque puntasse gli occhi, le ritornava alla mente il viso del Serpeverde. Che stupida. Guardò intorno nella Sala, notando che il tavolo più numeroso era quello dei Tassorosso, ci saranno stati una dozzina di studenti più o meno. Quando vide quello dei Serpeverde il suo cuore mancò un battito. Non si aspettava per niente di trovarlo lì, era certa che sarebbe partito per le vacanze, come tutti gli anni del resto. Invece, Zayn Malik sedeva al proprio tavolo con altri cinque ragazzi. Jane riconobbe immediatamente Trevor e un altro ragazzo del settimo anno, del quale però non ricordava il nome. C'erano due ragazzini, un maschio e una femmina molti piccoli, non avranno avuto più di tredici anni. Perdendosi nei movimenti del viso del ragazzo, si dimenticò di abbassare gli occhi. Sapeva che era bellissimo, ma non così tanto. Quando lui si lasciò andare ad una risata di puro godimento, lei sorrise a sua volta. Restò con quel sorriso da ebete per qualche secondo, giusto il tempo per far accorgere Zayn della sua presenza. Il moro, sentendosi osservato, alzò gli occhi, incrociando immediatamente quelli di Jane. Reprimette un sorriso che sorgeva sempre quando incontrava il viso della Grifondoro. Lei non accennava a distogliere lo sguardo; aveva sbattuto le palpebre più volte, il sorriso era scomparso e Zayn giurò di aver visto le sue guance tingersi di un rosa vivo. Il ragazzo si morse il labbro inferiore, provocandola, fece l'occhiolino e tornò a parlare con i compagni. Jane si sentì una stupida, riportò immediatamente lo sguardo verso il tavolo di legno, che improvvisamente era divenuto parecchio interessante.
«Che ti prende?» domandò Wendy, seduta accanto a lei, notando la sua espressione titubante.
Lei alzò lo sguardo, cercando di non incrociare gli occhi quelli dell'amica, che altrimenti avrebbe capito tutto. «Nulla» disse.
Wendy non diede troppo peso alla cosa, ultimamente Jane era sempre con la testa fra le nuvole.
Quando finirono la cena, l'intera Sala Grande si alzò ed ogni gruppo di ragazzi era pronto a raggiungere la propria Sala Comune.
«Una partita a scacchi?» chiese sorridente Wendy a Harry.
Lui annuì. «Tanto ti batto».
«Oh, questo lo vedremo» rispose lei.
Quando furono nel corridoio principale, Jane, annoiata dai commenti dei ragazzi, si voltò per fissare il moro che usciva proprio in quel momento. Inaspettatamente, Zayn non seguì i compagni verso i sotterranei, dove i Serpeverde avevano i dormitori. Prese la strada opposta, in direzione della biblioteca. Andare in biblioteca a quell'ora della sera era impensabile, ragionò Jane. Forse stava prendendo la seconda strada per raggiungere l'ingresso principale per poter uscire. Pervasa da un moto di curiosità, Jane si rivolse al fratello.
«Harry, vado a vedere come sta Aslan» lo informò, prima di camminare a passo svelto nella direzione del moro.
Harry non si interessò molto alla cosa, troppo occupato a discutere con Wendy. Jane si ritrovò sola nel corridoio secondario che dava alla biblioteca, del moro nemmeno l'ombra. Faceva tremendamente freddo, nonostante già indossasse il mantello più pesante. Si fece coraggio, scossa dal buio e dalla solitudine del luogo. Prese un respiro e iniziò a camminare velocemente. Temeva Pix da un momento all'altro. Superando la biblioteca, svoltò l'angolo, quando fu infondo al corridoio. E fu come di consuetudine. Due braccia afferrarono la vita della ragazza, una mano le tappò la bocca, mentre veniva trascinata nello stanzino più vicino. Superata la paura iniziale, si rese conto di chi la teneva, quindi non sentì il bisogno di dimenarsi. Zayn si accorse della sua innaturale riluttanza a liberarsi, così si avvicinò delicatamente al suo orecchio.
«Così non è divertente» soffiò.
Jane tremò sotto le sue parole. Lui la lasciò andare e lei si mise con le spalle al muro. Aveva un'espressione indecifrabile, il ragazzo non sapeva a cosa stesse pensando.
«Mi stavi seguendo?» domandò divertito.
Lei iniziò a tentennare, entrambi sapevano che quella era la verità.
«Stavo uscendo per fare due passi» ammiccò, non aspettandosi una vera a propria risposta.
Lei spalancò gli occhi. «A quest'ora? Tutto solo?» domandò incredula.
Lui sorrise, era quella la razione che s'aspettava.
«Veramente...» disse avvicinandosi pericolosamente alla ragazza. «Speravo che tu mi seguissi».
La guardò con così tanta intensità che lei si sentì sciogliere. Zayn poggiò una mano contro il muro, proprio vicino alla testa di Jane, impedendole la via d'uscita.
«Fa freddo fuori» sussurrò lei.
Lui sorrise, assottigliando lo sguardo. Piegò la testa di lato, corrugando le sopracciglia. Jane lo trovava estremamente sexy.
«Allora, che facciamo?» domandò.
Jane annaspò, sentiva il cuore batterle forte contro il petto, troppo. Temeva che anche lui lo sentisse. Quando Zayn premette insieme le labbra per bagnarsele, lei sentì il bisogno di baciarlo. Voleva davvero baciarlo. Ma non sarebbe mai stata lei a fare la prima mossa, era troppo codarda. Lei, però, non sapeva. Non sapeva che anche lui aveva un'irrefrenabile voglia di baciarla, assaporare quelle bellissime labbra.
«Non sai che voglia ho di baciarti» disse in un soffio.
Jane si sentì una morsa stringerle il corpo, si sentì rapita dalle parole, dal ragazzo stesso che le aveva posato una mano su fianco. I petti di entrambi si alzavano e abbassavano ininterrottamente. Erano persi l'uno negli occhi dell'altro. Mentre Zayn si rinfrescava con la purezza dalla ragazza, lei si scaldava.
«Allora fallo».
Non credeva possibile d'essere stata capace di dirlo, non credeva d'esser riuscita a pronunciare una frase di senso compiuto. In quel momento non le importò, quando vide il moro avvicinarsi a lei. Le loro labbra si sfiorarono, entrambi chiusero gli occhi, non riuscendo a guardarsi. Jane si alzò in punta di piedi, conquistando il tanto atteso bacio. Si sentì morire, si sentiva così bene. Le loro labbra incollate, si muovevano insieme con attenzione. Zayn strinse la vita della ragazza, incollandosela addosso. Jane chiuse le braccia intorno al suo collo. Baciava con un nuovo ardore le labbra soffici della mora, spinto dalle dita della giovane intrecciate nei suoi capelli neri. Con la punta della lingua bagnò – come se fosse ancora più possibile – il labbro inferiore di Jane. Istintivamente lei aprì le labbra. Zayn ne approfittò, fece saettare la sua lingua fuori. La stava assaporando frenetico, sapeva di buono. Lei era drogata del sapore di tabacco di lui. Si staccarono in cerca d'aria. Si rincorrevano, cercandosi. Jane stava ansimando, quello era sicuramente il miglior bacio di sempre. Zayn continuava a stringerla, era sua, non la voleva lasciar andare. Entrambi avevano il respiro affannato, i loro petti si muovevano ritmicamente, eccitati.
Zayn si piegò per darle un bacio leggero, meno eccessivo del primo.
«È meglio che vai, piccola» le disse, lasciandole spazio.
Lei annuì e lentamente uscì, senza dire nulla. Le tremavano le mani, sentiva uno strano formicolio pizzicarle le labbra.
Si sentiva così stra-maledettamente bene.















 

 
Meraviglieeeeeeeeeeeeee,
scusatemi tanto,volevo aggiornare ieri ma non ce l'ho fatta
ç_ç dai, almeno ora ci siamo:3
Comunque, il capitolo è..
cioè non so come sia uscito, non era proprio come lo volevo
ma spero vi piaccia:3
Bo, a me Lou fa tanta tenerezza e Tawny pure;
è figo “Twany”? Lol, nome poco poco strano c':
Sono iniziate le vacanzeeeeee *yeeeee *
E ci siamo gente, dopo nove (senza contare il prologo) siamo
arrivati al bacio, che cuccioli, sisi, proprio tanto :3
Spero che vi sia piaciuto,
se vi va lasciatemi una recensione:*
 
Oddio, 20 recensioni allo scorso capitolo? L'amoreeee.
Grazie a quelle 76 persone che l'hanno inserita fra le preferite
Grazie alle 16 che l'hanno messa fra le ricordate
Grazie alle 88 che l'hanno inserita fra le seguite
Grazie anche alle lettrice silenziose, spero vi piaccia:)
 
 
Un caloroso grazie a chi ha recensito lo scorso capitolo:)
 
Un bacio,
-
Ari


 


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