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Autore: francy91    17/02/2008    4 recensioni
Fanfiction confusa, molto strana, direi. Non anticipo i personaggi, perchè so già che quando la leggerete mi odierete a morte. Nata mentre scrivevo "Don't phunk with my heart". Come nasce il fuoco.
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura, Touya/Toy
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Senza nome 1

fuoco

Quando entrai in casa c’era ancora una fievole luce. Era il crepuscolo. Prima che il cielo diventasse buio non c’era la luce: il crepuscolo.

Tutti lo descrivono come l’intermezzo fra la luce e il buio, invece non era così: quando gli stormi di rondini erano ormai andati e l’inverno era profondo e angoscioso, il crepuscolo ospitava la vera essenza dell’animo umano. Gocce di luce non bastano a bagnare una pangea buia, ma si diluiscono con essa, per formare un nuovo colore, una nuova torbida lucentezza: la vita.

-Ehi, scherzo della natura! Come mai così presto a casa? Il cinese è morto? Yahoo!-.

Fu così che mi salutò mio fratello quando udì i miei passi nell’ingresso e la porta d’entrata che si chiudeva con un botto frastornante.

Non lo guardai nemmeno: sapevo che stava cucinando.

Corsi, corsi, corsi nella nebbia, nella fragranza del fiori ormai essiccati e fragili che abitavano la mia mente in quel momento.

Non sentivo il rumore dei miei passi, ma solo le lacrime che scorrevano nel mio corpo, che paradossalmente non facevano che inaridire ancora di più i miei tessuti.

Assopita in una fantasia floreale, foglia fraterna nei confronti del suo ramo.

La mia camera non era lontana, il letto era più duro del solito, scomodo e spigoloso. Come ossa umane.

-Sakura?-, mio fratello mi chiamò con il mestolo ancora in mano, probabilmente. Era preoccupato.

(Vieni vieni vieni vieni vieni vieni vieni)

Sento i tuoi passi…

Prometto a me stessa che non parlerò.

Giuro che non lo farò.

Non darmi ciò che voglio…

Languido come la protagonista di un quadro di Gauguin, eccoti sulla porta.

No, non posso.

Eccoti.

Non ce la faccio…

Avvicinati…

Spargiti come sabbia e sovrastami con le tue onde.

Orrore supremo, delizia malinconica.

Le mie lacrime si congiungono col nettare della vergogna.

-Che ti ha fatto?-. Sembri inquieto. Non devi… Non devi…

Come un’eco sognante, sono solo qualcosa, non sono tutto ma nemmeno niente. Sono un foglio accartocciato che non tornerà mai più liscio e perfetto.

-Sakura, io ti amo tanto, davvero, ma non puoi andare avanti così. A dire la verità… So che non dovrei ammetterlo, ma non fraintendermi: non mi fai schifo, è solo che… Insomma, è impressionante. E penso tu abbia capito che lo intendo in senso negativo. Ma tu non…-.

Allora gli facevo schifo, così mi aveva indirettamente detto Shaoran: aveva capito. Non che la cosa fosse provata solo da lui, anch’io ero disgustata, allibita, turbata, inquietata, smarrita, intimorita… E stanca.

Tutte le mie azioni, i miei sentimenti, tutti così sottintesi ed incomprensibili, caduchi ed interminabilmente sofferenti. Piangere mi aveva portata fin lì e non volevo sapere cosa mi stesse aspettando aldilà della staccionata.

-Sakura, quel cinese ti ha fatto qualcosa? Per favore, se è così dimmelo, perché…-.

La tentazione…

Di fronte ad ogni desiderio bisogna porsi questa domanda: che cosa accadrà se il mio desiderio sarà esaudito, e che cosa accadrà se non lo sarà? (Epicuro)

Io quella domanda me l’ero posta e avevo deciso che non ne valeva la pena. No. Nero Orrore, ecco che significava NO.

E’…

Difendimi… difenditi… Scappa via, via da me!

Invincibile.

-Sakura, rispondi!-. Mi percuoti piano. Le tue mani su di me sono dolci. Non mi hai mai abbracciata. Mai.

Apro gli occhi. E’ buio, ma ti vedo. Come sempre.

No, non chiedermi di parlare. Sento invadermi… da te… da te… da te…

Se parlassi sarei un’ipocrita, ma tacendo sarei una bugiarda.

Il tuo viso vicino, le tue labbra…

Ti bacio.

Dolce e impetuosa, il mio dardo che pensavo ti dovesse infuocare ha sbagliato la mira. E ora sono io che brucio, come aceto e sangue.

-Sei impazzita?-. Ti distacchi da me portando con te un pezzo di pelle delle mie labbra. Sento il sangue finalmente.

Così vicino, palpabile…

Così denso, cremoso…

Così oscuro, serpeggiante…

Così penetrante, soggiogante…

Così mio.

Come una musica gotica, mi affloscio in me stessa.

Questa sera morirò. Al crepuscolo.

Quando tu ti schiferai di me, quando mi sputerai addosso il tuo disprezzo e il tuo ribrezzo. Al crepuscolo.

Quando le candele infiammeranno il veleno dentro di me e il mondo saprà che cosa sono, che tipo di bestia sono diventata. Al crepuscolo.

Non ci sei più. Sei fuggito, forse pensi che io sia pazza, che Shaoran mi abbia fatta drogare.

Io ti ho baciato e questo mi basta, mi basta per scoprire che la morte non è altro che una cura, che un balsamo profumato.

E tutto finirà quando le mie mani impugneranno il mio collo.

Ecco… Non lo ricordavo così morbido e tenero…

Ecco… Sento il respiro bloccato e statico…

Ecco… Il sangue pulsa nel collo, ma mai più su, mai più.

Diventerò stella? Diventerò una costellazione quando morirò? Diventerò acqua, aria, terra? No.

Sarò fuoco, bruciante come la testa che sembra scoppiare, vuota di sangue. La pelle del cranio si dilata, si espande…

Scoppio.

Il rintocco si arresta.

Sono fuoco, brucio, avvampo… Al crepuscolo.

   
 
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