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Autore: Martolinsss    09/08/2013    13 recensioni
Harry Styles e Louis Tomlinson sono cresciuti insieme nella stessa città. Hanno anche cominciato ad amarsi, quando Harry lascia tutto per andare da solo a X Factor. Un anno dopo Harry torna a casa, convinto che Louis lo ami ancora e che lo stia aspettando a braccia aperte. Si sbaglia di grosso e dovrà rendersi conto che l'amore non è qualcosa che si possiede, o qualcosa da gridare. L'amore è un verbo. E se Harry davvero ama Louis, dovrà agire per riprenderselo.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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PRIMA PARTE



Louis non si stava nascondendo.

Era l’unico studente ad occupare uno dei vecchi e traballanti tavoli in un angolo della biblioteca deserta, imbronciato e sepolto sotto una pila di libri, ma non si stava nascondendo.

Che colpa ne aveva lui se ogni singolo studente a parte lui si trovava nell’auditorium in quel momento? D'altronde, non era affar suo se Harry Styles era tornato per esibirsi nella loro vecchia scuola, dopo non aver vinto X factor e aver rilasciato un album, correntemente alla posizione numero uno di tutte le classifiche del paese.

A Louis non importava. Non erano neanche più amici, in ogni caso. Non gli importava per niente.

La pausa pranzo finì e Louis non si scomodò ad alzarsi per tornare in classe, sicuro che la lezione di Storia sarebbe stata annullata, perché anche la sua professoressa avrebbe voluto assistere allo spettacolo. Così continuò a fingere di fare i compiti,come se nulla fosse, come se quello fosse un giorno come un altro, e cercando con tutte le sue forze di non pensare a occhi verdi, ricci e fossette.

I suoi tentativi però erano continuamente interrotti da Mrs Walker, la custode della biblioteca, che da più di venti minuti continuava a sbuffare e a tamburellare nervosamente le dita sulla sua scrivania.

-Ne hai ancora per molto?- gli chiese dopo qualche istante, con tono irritato.

-Mi scusi? È una biblioteca e ho da studiare, mi sembra normale essere qui- rispose ugualmente irritato.

-Quindi tu staresti studiando?- e Louis per un attimo arrossì, consapevole di aver fissato la stessa pagina per un’ora –mi sembra un motivo molto ragionevole per non essere nell’auditorium con tutti gli altri.- concluse sarcastica.

Ci mancava solo che Mrs Walker ce l’avesse con lui per non poter chiudere la biblioteca e andare a sentir cantare Harry come tutto il resto del corpo studentesco, e non solo, stava facendo.

-Perfetto, adesso uno non può più neanche stare in biblioteca perché Harry Styles ha deciso di tornare e benedirci tutti con la sua presenza. Perché tutto in questa scuola deve girare intorno a lui? Non sa nemmeno cantare!- sbottò Louis, alzandosi scocciato e ficcando tutti i suoi libri e appunti disordinatamente nella borsa.

-Oh- rispose Harry Styles, dopo aver fatto un solo passo nella stanza.

Louis non lo vedeva da mesi. Non vederlo era stata probabilmente la cosa migliore per Louis dopo che Harry se ne era andato. Ora invece ce l’aveva proprio lì, davanti a lui, mentre indossava degli stupidi jeans scuri attillati e una maglia nera dallo scollo a v, così che un paio di altrettanto stupidi tatuaggi erano visibili sul suo petto.

–Scusa, non era mia intenzione origliare.-

Quelle parole mandarono Louis su tutte le furie.

-Vaffanculo- gli rispose, ignorando i rimproveri di Mrs Walker, e continuando a raccogliere le sue cose, con ancora più impeto, e quasi strappando la cerniera della borsa, nella fretta di andarsene. –Non hai tipo mille ragazzine in lacrime che aspettano di sentirti cantare o qualcosa del genere?-

-Liam mi ha detto che ti avrei trovato qui. Avevo un paio di minuti e volevo salutarti.- disse Harry

-Liam è un idiota e io non ho niente da dirti.- Louis rispose avviandosi verso l’uscita.

-Louis aspetta- rispose Harry, trattenendo per un braccio –Non ti vedo da una vita-

-E di chi è la colpa? Vaffanculo Harry, sul serio, vaffanculo.- e con ultimo strattone si liberò dalla sua presa e uscì dalla biblioteca, ripetendosi mentalmente tutte le cose che odiava di Harry Styles.



Troppo irritato perfino per aspettare il pullman, Louis decise di tornare a casa a piedi e appena arrivato si chiuse in camera sua, fermamente deciso ad evitare qualsiasi domanda di sua madre su come era stato rivedere Harry dopo tutto quel tempo.

Preferiva così, perché non voleva ferirla con parole taglienti che non si meritava. Lei non sapeva niente di quella notte. Nessuno lo sapeva e a Louis andava bene così. Beh non proprio, ma dirlo a tutti avrebbe solo peggiorato le cose, tanto valeva tenere la bocca chiusa.

Louis si stava spogliando per andare a letto quando il suo cellulare vibrò svogliatamente sul comodino. Per una frazione di secondo pensò che potesse essere Harry. Ovviamente non era lui, perché Harry non era più suo amico, ma per un secondo, solo un secondo, Louis se ne era dimenticato.

Il messaggio era di Liam:

Quando hai finito di nasconderti in biblioteca, c’è una festa a casa di Zayn.

Louis dopo averlo letto rimase qualche secondo a fissare il display del cellulare, i jeans fermi all’altezza delle ginocchia, non del tutto sicuro se se li stava togliendo o se li avrebbe rinfilati per uscire e raggiungere i suoi amici. Era venerdì sera, per l’amor del cielo.

C’è Harry? domandò Louis, non disturbandosi neanche più a fingere che non gli importasse.

Per forza che c’è Harry, Louis! È una festa di bentornato, e visto che già non c’eri oggi in auditorium dovresti piantarla di comportanti come un bambino e venere qui  rispose Liam neanche trenta secondi dopo.

Non mi sto comportando come un bambino, mi sembra che abbia avuto un’accoglienza sufficientemente calda anche senza di me, quindi non vedo l’urgenza di venire a quella stupida festa!  rispose Louis, digitando con eccessiva forza le lettere sulla tastiera del suo Blackberry.

Onestamente Louis, fai come vuoi. Sai però che Harry ti vorrebbe qui.

La risposta di Liam arrivò come una doccia fredda e Louis cercò di non lasciarsi influenzare dalle sue parole, mentre si toglieva completamente i jeans, per poi infilarsi a letto, esausto.

Harry non ti vuole lì con lui, sta solo cercando di mantenere le apparenze. Non conti più niente per Harry, altrimenti non se ne sarebbe andato. Harry sarà sollevato di non averti visto stasera, non ha più bisogno di averti al suo fianco ogni momento.

Queste e mille altre cose Louis si diceva quella notte, per convincersi di aver preso la scelta giusta. Se le ripeté così tante volte che alla fine se ne convinse. Il fatto che poi, appena scivolato nel sonno, iniziò a sognare occhi verdi e fossette, beh quello era completamente un altro discorso.
 


Quando era piccolo a Louis piaceva stendersi sul sedile posteriore della macchina di sua madre, mentre pioveva e lei girava per la piccola città, facendo la spesa, andando in posta o passando in farmacia.

Se ne stava lì sdraiato per ore, sentendosi al sicuro, con il rumore della pioggia che zittiva tutto il resto. Poi Louis chiudeva gli occhi e gli piaceva pensare che potesse così controllare la forza con cui le gocce d’acqua cadevano. Se li strizzava forte pensava che la pioggia sarebbe aumentata di intensità, mentre se li riapriva credeva che la furia dell’acquazzone si sarebbe placata.

Quando Louis si svegliò quel sabato mattina e sentì dei colpi, lievi ma continui, pensò che si trattasse della pioggia che rimbombava sul tetto di legno, essendo la sua stanza in soffitta.

Dopo qualche istante invece si rese conto che fuori splendeva un timido sole e che il rumore era dovuto a qualcuno che bussava incessantemente alla sua porta.

Senza nemmeno preoccuparsi di chi potesse essere, mormorò un “Avanti” e la porta si spalancò all’istante. Sospirò di sollievo quando vide che si trattava solo di sua madre, con in mano una tazza di tè fumante per lui.

-Louis sono quasi le dieci, dovresti alzarti, non credi?- gli chiese, appoggiando la tazza sul comodino.

-È sabato mattina mamma e non ho comunque intenzione di uscire perché piove troppo.- le rispose, ricacciando la testa sotto il piumone per ripararsi luce che filtrava attraverso la tenda blu scuro.

-Lo so che è sabato, ma Harry è passato perché non ti ha visto alla festa ieri sera (di cui non mi hai nemmeno accennato) e voleva controllare che stessi bene.- lo informò lei seccamente.

-Beh puoi chiamarlo tu e dirgli che sto bene e che in ogni caso non sono affari suoi.-

-Perché non glielo dici tu?- e con quelle ultime parole Jay fece cenno ad Harry di entrare e poi uscì dalla stanza, chiudendosi con un colpo secco la porta alle spalle.

Louis si tirò su in un baleno per fermarla, non volendo rimanere solo con Harry, e si affrettò a coprirsi quando si ricordò che aveva addosso solo un paio di boxer.

-Ciao, Lou- mormorò sedendosi ai piedi del suo letto.

Louis lo guardò per un attimo prima di coprirsi ancora una volta la faccia col piumone. A differenza sua, Harry era completamente sveglio, vestito e pettinato. Indossava un maglione bianco dal collo alto e un paio di jeans da pop star, che probabilmente costavano più della sua intera casa. Si era tolto le scarpe, come aveva fatto tutte le mille altre volte che era venuto a casa sua, solo che quella volta non erano più amici e Louis non voleva che Harry fosse lì.

-Per l’amor di Dio, Harry! È sabato mattina, mi vuoi lasciare in pace e andartene?- gli disse infastidito.

-Ti prego non fare così, volevo solo parlare.- Harry rispose, senza alzare la voce, senza perdere il controllo. Se ne stava lì seduto, tranquillo e rilassato, mentre Louis avrebbe potuto esplodere da un momento all’altro.

-Okay, di che cosa vuoi parlare?- scattò Louis, mettendosi a sedere e guardandolo in faccia con disprezzo.

-Vorrei parlare del perché mi stai evitando.-

-Io evitandoti? Dio santo Harry, da quando sei diventato talmente paranoico? Il mondo non gira intorno a te, avevo di meglio da fare ieri sera che venire a quella stupida festa in tuo onore.-

-Lo sappiamo tutti e due che non è vero, avrei voluto che ci fossi anche tu. E anche ieri in auditorium..-

Louis non lo lasciò nemmeno finire di parlare, perché il pensiero di andarci e di vederlo cantare da solo su quel palco, lo stesso palco sul quale così tante volte lui, Niall, Zayn e Liam si erano esibiti durante le recite e gli spettacoli di fine anno, gli faceva salire il sangue al cervello. Harry se n’era andato, aveva deciso di provarci da solo, e ce l’aveva fatta, non aveva nessun diritto ora di tornare e fare l’amico con lui.

-Che cosa vuoi che ti dica Harry? Che sono contento per te? Che non vedo l’ora di sentirti parlare per ore dicendo quanto sei diventato famoso? L’hanno detto perfino al telegiornale ieri sera che sei tornato nella tua vecchia città, te ne rendi conto?- Louis rispose, inferocito.

-Ma di che diamine stai parlando, Louis? Non ho intenzione di vantarmi proprio di niente-

-Ah si?- urlò Louis, interrompendolo ancora una volta –Perché non provi per una volta a essere sincero, Harry? È stato scomodo esibirsi su un palco così piccolo, non è vero? Deve essere stato terribile poi andare a quella festa ieri sera, solo birra e vino scadenti, non è vero? Per non parlare poi di quanto piccolo e scomodo ti sarà sembrato il salotto di Niall, ora che sei abituato a vivere in hotel di lusso.-

-Louis, sei ingiusto. Sai che sarei tornato prima, è solo che sono stato talmente impegnato! Prima con il singolo, poi il cd e adesso il tour.- provò a giustificarsi Harry.

-Certo, deve essere stata proprio dura. Perché non mi parli ancora della tua nuova incredibile vita da pop star, non vedo l’ora di starti a sentire- rispose Louis.

-Mi sei mancato.- rispose Harry, ignorando il suo sarcasmo.

-Tu no. E ora per piacere vattene, Harry.-

-Louis, ti prego. Okay, lo so che sei arrabbiato, e hai ragione, ma almeno lasciami spiegare.

-No, Harry, non è okay. Te ne sei andato lasciando tutti, lasciando me, quindi smettila di comportanti come se fosse tutta colpa mia, Cristo.-

-Va tutto bene lì dentro?- chiese Jay dal pianerottolo.

- Sì, mamma, non preoccuparti. Harry stava giusto per andarsene.- rispose Louis e dopo un minuto di completo silenzio, sentì un movimento ai piedi del suo letto, segno che Harry finalmente si era alzato e, con un po’ di fortuna, stesse anche per uscire dalla porta senza rivolgergli più la parola.

- Ci sarai domani stasera al concerto?- chiese con voce quasi colpevole. –Ho messo il tuo nome in lista, così tu e gli altri ragazzi potrete prima venire nel backstage e passare un po’ di tempo tutti insieme.-

-Non posso- mentì Louis – impegni di famiglia, ho promesso a mia madre che l’avrei accompagnata.-

-Potrei provare a parlarci io e vedere se ti lascia venire.- si offri Harry.

-No grazie, sarà per il prossimo tour- rispose Louis sarcastico.

-Lou, lo so che ho commesso un errore enorme, ma almeno lascia che mi scusi. Capisco che manco da un sacco di tempo, ma voglio che le cose tornino a funzionare tra di noi. Io e te.-

-Io e te, Harry? Che mi dici di Caroline Flack? Li leggo anche io i giornali sai, non sono stupido.-

A quel nome Harry arrossì e Louis non poté non sentirsi soddisfatto.

-Tra me e te un noi non esiste più, okay?- gli disse guardandolo negli occhi, per accertarsi che Harry lo stesse prendendo sul serio –Noi non scopiamo più, non siamo più amici, e non importa quanto tu possa provare, non torneremo mai più ad essere quello, né nient’altro, lo capisci?-

Loro due avevano fatto l’amore l’ultima notte che Louis l’aveva visto, prima che Harry partisse per il boot camp, senza nemmeno sapere che avesse fatto l’audizione per X Factor da solo. Naturalmente Harry aveva aspettato e gliel’aveva detto solo dopo, quando erano nudi l’uno nelle braccia dell’altro, beatamente avvolti in una bolla di calore che non aveva niente a che fare con il piumino sopra i loro corpi esausti e sudati.

-Mi dispiace di non averti detto che avevo fatto il provino.-

Ne avevano parlato una volta. Fare l’audizione tutti e cinque come band. Stupidi sogni e parole vuote, aveva creduto Louis, a cui però Harry a quanto pare aveva dato più peso più di tutti gli altri messi insieme. –Non doveva essere un segreto, è solo che avevo paura di non essere preso. Non volevo farvi sapere dell’audizione, per tornare a casa e dire a tutti gli altri che avevo fallito.- tentò di difendersi.

-Da quando io sono “tutti gli altri”? Sei un coglione, Harry.-

-Lo so, e mi dispiace, davvero tanto. Non puoi proprio venire domani? Non sai quanto ho voglia che tu mi veda cantare e sistemare tutto questo schifo.-

Jay scelse quel momento per entrare in camera con un cesto di biancheria appena stirata.

-Scusatemi ragazzi! Harry, caro, pensavo fossi già andato!” si scusò con un sorriso.

-Non preoccuparti, Jay- le rispose e Louis odiò il tono di voce educato e gentile che usava sempre per parlare con lei –Sei sicura che Louis non possa tirarsi fuori da questa cosa di famiglia stasera e venire al concerto?-

-Quale cosa di famiglia?- chiese stupita e Louis avrebbe voluto sprofondare nel materasso e non uscirne più –Non abbiamo nessun impegno stasera, certo che può venire, Harry! E fammi sapere quando sarà il prossimo concerto da queste parti, le bambine volevano venire ma non siamo riuscite a organizzarci in tempo con i biglietti.-

La verità era che sua madre non si poteva permettere di portarle tutte al concerto, non importa quanto l’avessero supplicata, ma Louis non lo avrebbe mai ammesso davanti a Harry.

-Non preoccuparti, te li farò avere io in anticipo per la prossima volta.- le promise lui.

-No lascia stare, possiamo procurarceli da soli- rispose Louis con voce tagliente.

-Louis non essere maleducato- lo sgridò sua madre.

-Non c’è problema, Jay. È meglio che vada ora, il sound check comincia tra meno di un’ora. Dirò agli altri che vieni anche tu Louis, okay? E ci vediamo stasera, dobbiamo ancora.. parlare.-

Louis annuì, non guardando Harry mentre usciva dalla sua camera. Tenne gli occhi fissi sulla sua tazza di tè dimenticata sul comodino, trattenendo quelle che sospettava fossero lacrime.

Non era giusto. Harry aveva piantato la scuola per X factor, finendo sulla copertina di ogni rivista, aveva una canzone e un cd al numero uno di tutte le classifiche nazionali, aveva iniziato il suo primo tour e in tutto quel tempo era riuscito a mandargli in totale cinque miseri messaggi.

Non era colpa di Louis, anzi aveva tutto il diritto di essere arrabbiato con lui e di non rivolerlo nella sua vita. Louis si rigirò sotto le coperte e schiacciò la testa sotto il cuscino.

Quello che Harry Styles aveva da dirgli o voleva da lui, non era più affar suo.


 
Quando tenere gli occhi chiusi cominciò a diventare problematico, perché tutto quello che riusciva a vedere erano quei tatuaggi che sbucavano da sotto la maglietta di cotone bianca, tatuaggi che non aveva mai smesso del tutto di voler toccare, Louis si alzò dal letto.

Sapeva che sua madre non c’era, perché aveva sentito le ruote della macchina scricchiolare sulla ghiaia del vialetto qualche ora prima. Fu un sollievo vedere la casa deserta e poter camminare scalzo, sentendo il freddo delle piastrelle a contatto con i suoi piedi nudi.

Aveva appena cominciato a sbucciare controvoglia un’arancia, visto che aveva saltato il pranzo, quando suonò il campanello e Louis gemette al pensiero di doversi alzare per andare a vedere chi fosse. Poteva benissimo essere il postino, o la vicina di casa che aveva finito lo zucchero. Harry era stato lì quella mattina, non poteva essere ancora lui. Era cocciuto, Louis lo sapeva, ma non fino a quel punto.

Datti una regolata, si disse Louis, prima di aprire la porta.

Tre paia di occhi scandalizzati lo squadrarono dall’altra parte della soglia di casa sua.

-Louis che diavolo stai facendo ancora in pigiama?- gli chiese Niall –Harry ci ha chiamati secoli fa per dirci di passarti a prendere visto che saresti venuto anche tu!-

-Non lo sa che ho anche io una macchina? Non mi serve la balia- rispose Louis scocciato.

-Forse voleva solo assicurarsi che venissi- disse Zayn a bassa voce.

Louis chiuse gli occhi per calmarsi, perché non voleva prendersela con loro che non c’entravano nulla. Sbuffando e lasciando la porta aperta ritornò in cucina, dove i tre lo seguirono un istante dopo.

-Hai pranzato almeno?- chiese Liam con il suo solito tono di voce ansioso, quando vide Louis buttare via l’arancia mangiata soltanto a metà.

Egli scosse la testa e vide lo stesso sguardo diffondersi sulla faccia di Niall e Zayn. Si preoccupavano perché aveva saltato uno stupido pasto, cosa avrebbero detto allora se avessero scoperto che dopo che Harry se n’era andato Louis non aveva toccato cibo per un’intera settimana?

-Comunque se ti sbrighi, siamo ancora in tempo per il backstage. Vai di sopra a cambiarti, ti aspettiamo di là in salotto..- iniziò a dire Niall, con una positività che ormai a Louis faceva venire quasi la nausea.

-No- rispose secco, sciacquando un paio di bicchieri sporchi rimasti nel lavandino.

-Ma Louis, Harry ha detto che saresti venuto!- protestò Zayn.

-L’ho detto solo perché così se ne sarebbe andato e mi avrebbe lasciato in pace.-

-Lou, sappiamo tutti quanto tu e Harry eravate amici, e che la sua partenza ha ferito te più che tutti noi messi insieme, ma ora è tornato! È pieno di gente che gli ronza intorno, ma questo non significa niente, perché lui è lo stesso ragazzo di sempre! Per questo ha bisogno di noi, di avere al suo fianco persone che lo conoscono e che gli vogliono bene sul serio.- tentò di convincerlo Niall.

-Verrò direttamente stasera al concerto, okay? Non mi va di dover passarci altro tempo nel backstage.-

- Louis, se non ti conoscessi bene mi verrebbe da dire che sei quasi geloso di lui. Harry non si merita di essere trattato così male. Certo quello che ha fatto non è giusto, ma ora stai esagerando- disse Liam.

-Giusto,Liam? – sibilò Louis, gettando per terra lo straccio che stava usando per asciugare i bicchieri appena lavati e guardandolo in faccia.

–Non è stato giusto lasciare voi, i suoi amici, con cui aspirava a formare una band, senza dirvi di aver fatto l’audizione da solo. Lasciare il suo migliore amico invece, la mattina del giorno dopo in cui per la prima volta ci ha fatto l’amore insieme, dicendogli di amarlo, senza mai aver neanche minimamente accennato a quel dannato provino, beh io non direi che non è stato giusto Liam,direi piuttosto che è stata una pugnalata alle spalle- concluse Louis, a due centimetri dalla faccia di Liam, gli occhi lucidi e la voce che gli tremava.

È fatta, pensò Louis. Ora lo sanno. Niente più bugie e scuse per uscire senza di loro e dormire di nascosto a casa di Harry. Niente più nascondersi nei bagni a scuola, per respirarsi, per toccarsi, dove sapevano che nessuno li avrebbe scoperti.

Non che ora ce ne fosse più bisogno, ma era un sollievo per lui non doversi tenere più dentro quella verità, quel macigno sullo stomaco che lo stava lentamente facendo calare a picco.

-Louis,noi non.. Non ne avevamo idea- rispose Liam, mortificato, cercando lo sguardo degli altri due per assicurarsi che anche loro non ne sapessero niente.

-L’abbiamo tenuto nascosto.- rispose semplicemente Louis, recuperando lo straccio caduto a terra.

-Ma perché? Perché non ce l’avete detto?- si intromise Zayn, sembrando quasi deluso.

-Perché non sapevamo cosa dire. O come dirlo- ammise Louis.

-Avreste potuto dircelo- continuò Niall con voce ferita. –Cazzo, Louis! Avreste dovuto dircelo! Lo state ancora tenendo nascosto?-

-No, non c’è più niente da nascondere. Mi ha scopato, gli ho detto che lo amavo, mi ha detto che mi amava anche lui e poi se ne è andato, mandando tutta la mia vita a puttane dietro di lui.- spiegò Louis.

-Ma vi siete sentiti in tutto questo tempo, no? Voglio dire.. Harry ci mandava messaggi tutti i giorni e qualche sera riusciva anche a chiamarci- domandò Niall con voce esitante.

Louis abbassò lo sguardo, deciso a non far vedere quanto quelle parole l’avessero ferito. Cinque messaggi. Solo cinque fottuti messaggi.

-Ti avremmo aiutato a venirne fuori, Louis. Non so, pensavi che avremmo preso le sue parti?- chiese Liam.

-No- e Louis davvero non sapeva come spiegarsi –Non avevo mai neanche detto a nessuno di essere gay, ma ora è acqua passata perché è così, sono gay, e mi va bene, non ho paura, non voglio nascondermi. È solo che lui ha fatto la sua scelta e io ci ho provato, davvero ci ho provato ad andare avanti, a dimenticarlo.. Ma lui è ovunque, tutti comprano il suo cd e tutti vogliono andarci a letto! E io ci sono andato, e pensavo avesse contato qualcosa per lui, ma evidentemente non è stato così. E non c’è più niente da dire, a parte che sono stato un idiota perché l’ho amato, perché lo amo, e non riesco a smettere, non riesco a mandarlo via.-

-Questo non cambia il fatto che avresti dovuto dircelo. Dio Louis, giuro che a volte ti prenderei a pugni. Vieni qui- disse Zayn intrappolandolo in un abbraccio che minacciava di spaccargli un paio di costole.

Louis si lasciò stringere, supplicandolo di reggere per lui quel peso che si sentiva dentro, anche solo per un istante. Sì staccò un minuto dopo, quando sentì un singhiozzo provenire dall’angolo della cucina in cui si trovava Liam.

In condizioni normali Louis l’avrebbe preso in giro, ma quella volta non lo fece, perché sapeva che stava piangendo per lui, per lui ed Harry, per i suoi due migliori amici che stavano male, che si erano fatti del male a vicenda, senza che lui se ne accorgesse.

-Diremo a Harry che non ti sei sentito bene e che ci raggiungi più tardi, okay?- disse Niall, dandogli una pacca sulla spalla. Louis si limitò ad annuire, gli occhi ancora puntati su Liam.

-Vieni però, promesso?- continuò Zayn.

-Promesso- rispose Louis, accompagnandoli alla porta.

Quando se la richiuse alle spalle, si accasciò sul pavimento, tirando le ginocchia verso il petto e appoggiandoci sopra la testa. Ora lo sapevano. I suoi amici sapevano tutto e gli volevano ancora bene. Questo pensiero però non lo facevano sentire per niente meglio.

La vibrazione improvvisa del cellulare nella tasca dei suoi jeans lo fece sussultare. Guardò rapidamente lo schermo e gli venne da ridere. Per forza doveva essere Harry. Tempismo perfetto.

Lou, ti prego vieni stasera. Voglio chiederti scusa come si deve.

Louis respinse la voglia di rispondergli con un insulto e mise via il cellulare. Sospirò un’ultima volta, stropicciandosi gli occhi stanchi e poi si alzò in piedi. Erano quasi le sei. Tra poco le sue sorelline sarebbero tornate a casa dalla lezioni di nuoto e Louis doveva iniziare a preparare la cena.

Il mondo continuava a girare e a richiedere la sua presenza, anche se Harry Styles era tornato in città.

 
 
Louis arrivò giusto un minuto prima dell’inizio del concerto, avendo aspettato fino all’ultimo ad entrare per essere sicuro di non incontrare Harry da nessuna parte.

Si sedette velocemente nel posto che Liam e gli altri gli avevano tenuto, picchiettando le dita sudate sui braccioli della poltrona e sperando che nessuno stesse prestando particolare attenzione a quanto piuttosto avrebbe preferito sprofondarci dentro.

Guardiamo questo dannato concerto, così poi potrò andarmene a casa e Harry tornerà ad essere una star e  a dimenticarsi che esisto, come ha già fatto prima, pensò Louis quando le luci si spensero.

Starsene lì seduto però non fu così facile. Perché una cosa era sapere che Harry è un cantante famoso, con la sua faccia stampata sulla prima pagina di ogni rivista di gossip, un’altra era vederlo coi propri occhi. Guardarlo cantare, con tutta quella gente che urlava impazzita per lui, era una pugnalata nello stomaco.

Louis da una parte si sentiva orgoglioso, perché lui era stato il primo a convincere Harry di avere una voce spettacolare, dall’altra non poteva fare a meno di sentire un po’ di gelosia al pensiero che avrebbe voluto esserci anche lui su quel palco. Si sentì stupido a ripensare a quando avevano cantato tutti e cinque insieme su quel palco, durante le feste di fine anno. Erano bravi, le loro voci suonavano bene insieme, ma Harry a quanto pare non l’aveva pensata così. Se davvero gli era importato della band, di lui, perché aveva fatto tutto di nascosto? Perché non aveva detto niente?

 Un paio di volte Harry sorrise nella loro direzione, salutandoli. Altre diresse il suo sguardo proprio verso di lui. Louis non ricambiò il saluto e, ignorando la ragazzina che fianco a lui gli stava per spaccare un timpano, si abbandonò contro lo schienale della poltrona, sperando che un varco si aprisse nel pavimento e lo inghiottisse all’istante.

Le luci si erano appena riaccese e un paio di persone stavano ancora applaudendo, ma Louis si era già infilato la giacca e, dopo aver salutato velocemente gli altri, stava cercando di farsi largo tra la mandria di ragazzine che correvano verso il backstage, sperando di riuscire a entrarvi, con l’unica differenza che Louis era diretto dalla parte opposta. Voleva uscire da lì e tornarsene a casa il prima possibile.

Una volta in strada guidò come un pazzo, continuando a guardarsi alle spalle, per accertarsi che non ci fosse una limousine o una Range Rover a seguirlo, e sospirò di sollievo solo quando ebbe parcheggiato nel vialetto di casa sua.

Ringraziò che fosse parecchio tardi, perché tutti erano già a letto e così riuscì ad evitare una conversazione con sua madre, che ovviamente avrebbe voluto sapere quanto bravo e fenomenale Harry fosse stato. Corse nella sua stanza, anche se ora che era in casa, non c’era più nessuna fretta, e ci si chiuse dentro.

Si spogliò rapidamente e dopo aver controllato, due volte, che il cellulare fosse spento, si infilò sotto le coperte e chiuse gli occhi. Scivolò dentro e fuori dal sonno per un po’, con immagini che gli infestavano la mente, come quelle in cui Harry interrompeva il concerto e lo chiamava sul palco, con le luci che si accendevano di colpo sopra di lui e i giornalisti che chiedevano in giro per sapere il suo nome.



Era finalmente riuscito ad addormentarsi, quando sua madre entrò in camera, svegliandolo senza troppe cerimonie.

-Louis, vuoi dirmi che cosa ci fa Harry seduto sugli scalini davanti a casa nostra alle 2 e mezza del mattino?-

-Non lo so, hai provato a chiedere a lui?- disse Louis, spaventato di quello che tra poco avrebbe sentito.

-Sì, ho provato a chiedere a lui- rispose lei stizzita –e mi ha detto solamente che doveva parlare con te ma che tu non ne volevi sapere e che quindi avrebbe aspettato lì fino a che saresti uscito di casa.-

Louis l’ascoltò inorridito, ormai completamente sveglio. Sua madre era arrabbiata, e non tanto perché fosse così tardi, ma perché sapeva che suo figlio le stava mentendo. Aveva la stessa espressione di dolore che aveva avuto quando suo padre se n’era andato di casa. Louis non poteva andare avanti a mentirle ancora.

-Ho fatto l’amore con Harry- disse senza osare guardarla in viso.

-Stasera?-

-No prima-

-Prima di stasera o prima che partisse?-

-Prima che partisse-

Louis non seppe nemmeno come fece a suo madre a capire ciò che aveva detto, perché un singhiozzo gli scappò dalle labbra, facendogli tremare tutto il corpo. Lo abbracciò forte e si aggrapparono l’uno all’altro, mischiando i loro profumi così simili, i respiri accelerati e anche qualche lacrima.

Quando finalmente Louis le ebbe raccontato, in breve, come erano andate davvero le cose tra lui e Harry, si staccò dall’abbraccio e guardò sua madre. Nei suoi occhi non trovò né pena, né dolore per lui, ma solo rabbia.

-L’ho sempre considerato un figlio e ora vengo a scoprire di come ti ha trattato!- disse sconcertata.

-Non devi essere triste per me, mamma. Ormai mi è passata.- mentì ancora Louis e poi fece per alzarsi.

-Stai qui Louis, ci penso io a dirgli di andarsene.- rispose Jay.

-Grazie mamma, ma è meglio che io gli parli una volta per tutte- rispose Louis, infilandosi velocemente una giacca sopra il pigiama e scendendo di sotto.

Harry era seduto sul primo scalino davanti a casa sua e dal modo in cui il suo corpo ogni tanto tremava, doveva essere stato lì seduto da parecchio tempo. Si girò di scatto quando sentì la porta aprirsi.

-Lou!- esclamò sorpreso, quasi non credendo ai suoi occhi –Ascoltami, ti prego- iniziò ma Louis non era venuto lì per sentire le sue scuse. Louis voleva che Harry lo ascoltasse, con attenzione, parola per parola.

-No ascolta tu- rispose seccamente – Io ti ho amato sul serio Harry, ti ho amato davvero tanto. Volevo essere il tuo ragazzo e che tutti, mia madre, le mie sorelle, lo sapessero. Ma tu mi hai spezzato il cuore, letteralmente, e non so come credi che ciò che hai da dirmi possa farmi sentire meglio. Mi hai ignorato, non mi hai parlato per interi mesi e ora torni qui come se nulla fosse e continui a cercare di rientrare a forza nella mia vita, nella mia scuola, tra i miei amici, perfino nella mia camera. E non è giusto. Tu fai, fai e fai senza mai chiedere, e vuoi che gli altri accettino immediatamente le tue scuse quando ti accorgi che hai sbagliato. E non capisco come tu possa pensare che questo vada bene e che possa funzionare. Perché tu te ne sei andato, Harry. Ci hai lasciati, mi hai lasciato e io mi fidavo di te. Mi fidavo, ti amavo e tu te ne sei andato. E non c’è niente che tu ora possa dire o fare per cambiare le cose, quindi smetti di provarci.-

Louis finì di parlare perché non sapeva quanto ancora avrebbe potuto continuare senza crollare davanti a Harry. Si sentiva le spalle pesanti, scosse da singhiozzi asciutti, senza lacrime. Poco dopo avvertì la mano di sua madre sulla schiena, che gli indicava, gentile ma autoritaria, di rientrare in casa.

Salì in camera, senza nemmeno un altro sguardo a Harry, e si rinfilò a letto, ogni speranza di dormire frantumata in mille pezzi sul pavimento.
Dopo qualche minuto sentì il rumore di un motore di una macchina che si accendeva, per poi risalire il vialetto a tutta velocità.

Harry Styles finalmente se n’era andato.



Quando la mattina dopo Louis accese il telefono trovò sette messaggi, i quali, considerati gli eventi della notte precedente, erano anche relativamente pochi. Alcuni risalivano ad appena dopo al concerto, altri a quando Harry era stato seduto fuori sugli scalini di casa sua.

Quello che però più di tutti attrasse l’attenzione di Louis era il penultimo.

Non sai tutta la storia. Stavo solo cercando di proteggerti. Per favore lascia che ti spieghi.

Decise di non rispondere, perché sapeva che Harry era già in un’altra città, per un altro concerto, e Louis era sicuro che nel giro di qualche giorno la sua frenetica vita da popstar l’avrebbe risucchiato un’altra volta e lui avrebbe potuto tornare a fingere che Harry non esisteva.



Niall passò a trovarlo nel pomeriggio ma se ne andò quasi subito dopo, avendo capito che Louis aveva bisogno di stare da solo.

-Lo sai che è stata sua madre a mandare i documenti per l’audizione, vero? Ha compilato lei i moduli e li ha spediti. Non è stato Harry. Lui non ne sapeva nulla.- gli disse poco prima di chiudersi la porta alle spalle.

No, certo che Louis non lo sapeva.

Forse era questo che Harry aveva cercato di dirgli. All’inizio quella rivelazione lo colse un po’ di sorpresa, ma più ci pensava, più Louis si convinceva che non cambiava niente. La madre di Harry avrà anche mandato tutto di nascosto, ma lui avrebbe potuto dirglielo lo stesso dopo la prima audizione.

Le parole di Niall non cambiavano, né risolvevano, proprio nulla.




Spazio autrice:

Buonasera a tutti! Come promesso sono tornata a scrivere su Harry e Louis!!
Questa avrebbe dovuto essere una one shot, ma la capacità di sintesi non fa parte delle mie doti e quando ho finito di scrivere la storia mi sono accorta che mancava poco alle diecimila parole, quindi ho dovuto dividerla a metà! La seconda e ultima parte è già pronta, penso di metterla settimana prossima, così che abbiate il tempo di leggere!
Ho scelto di scrivere una storia di questo tipo perchè personalmente ho un debole per le storie di X Factor, quando è cominciato tutto. Se ne trovano in giro poche, quindi ho deciso di provare a scriverne una, in cui però solo Harry è diventato famoso, mentre Louis rimane a casa.
Spero davvero che vi piaccia e se così fosse sarei felicissima se mi lasciaste un vostro parere!!
Come sempre, per critiche/consigli/commenti mi trovate su twitter!! @martolinsss
A settimana prossima, con la seconda parte!
Marta

   
 
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