Oggi
è il 31 Ottobre. Halloween... la notte delle streghe. La notte in cui tutto è
concesso. Il giorno dell’anno in cui sento di poter fare qualsiasi cosa senza
ripercussione, una pretenziosa occasione per dare libero sfogo alle più macabre
e divertenti fantasie... la notte oscura e soprannaturale.
E
ad Halloween niente è vietato...
Socchiudo
la bocca passando con delicatezza il rossetto rosso sulle labbra, sistemando poi
le sottili linee di eye-liner nero che contornano perfettamente i miei occhi
verdi chiari, il mio vanto... di un colore particolare, sul verde acqua, con
striature nere a renderli ulteriormente inquietanti e
profondi.
Adoro
i miei occhi come ogni parte del mio corpo: il seno prosperoso, i tratti del
viso lievemente europei, la carnagione ambrata, le curve sinuose e sensuali...
sono bella, molto, forse troppo per certi standard. Ma va benissimo
così.
Nel
caso non si fosse capito, sono vanitosa, e molto anche. Sono la persona
più insopportabile, maligna, egoista, saccente, spudorata e presuntuosa di
questo mondo, eppure la gente continua incessantemente ad elevarmi al disopra
degli altri, sia nel bene che nel male, collocandomi in una posizione
privilegiata. Sono i loro sguardi ammiranti, i loro commenti, le loro invidie
che mi viziano, che mi rendono così maledettamente sicura di
me.
È
così utile essere bella... sfoderare le armi che madre natura mi ha così
generosamente concesso, sfruttandole per piacere puramente personale. Ed è
questo che porta la gente ad assecondare ogni mio capriccio, evitandomi
qualsiasi tipo di sforzo. La debolezza e la corruttibilità dell’animo umano,
specialmente quello maschile, avvolte è quasi imbarazzante... i maschi sono
esseri così facili da incantare che spesso basta una sbattuta di ciglia per
farteli cadere ai piedi.
Sono così
superficiali gli uomini... ed è proprio questa loro debolezza davanti ad un bel fisico o ad
un paio di occhioni da gatta che mi ha portato ad essere, con vanto, quella che
sono. Infondo, è un circolo vizioso... e io sto bene così, ci sto bene
eccome.
Tolgo
l’anellino d’argento che ho sul lato destro del labbro, sostituendolo con la
classica pallina dorata. Sistemo accuratamente i capelli lunghi fino a metà
schiena ed infilo le costose decolté rosse fiammanti con tacco
10.
Mi
rifletto nel grande specchio della mia camera, ammirando il mio corpo risaltato
da un succinto vestitino nero griffato.
È
un abito decisamente provocante, senza maniche e bretelle. La gonna pieghettata
non è eccessivamente corta, ma risalta comunque la linea tornita delle gambe
snelle. La parte superiore del vestito fascia solo seno e ventre, lasciando
scoperta parte della schiena in modo da rendere visibile la tigre bianca tatuata
sulla spalla sinistra. La scollatura è talmente succinta da rendere chiaramente
visibile un altro dei mie tanti tatuaggi, posto sul seno
sinistro.
Sorrido
compiaciuta mostrando una dentatura bianchissima, facendo scintillare il
brillantino sul dente.
Eh
sì, la vanità è proprio uno dei miei più grandi difetti... ma, spesso, anche uno
de miei migliori pregi.
Io
amo visceralmente solo le cose belle... di conseguenza è palesemente ovvio il
perché ami così morbosamente me stessa.
Mi
do un’ultima ravvivata ai capelli dal particolare taglio a V, infilo il Nokia
nella borsetta rossa e indosso la giacca.
Esco
di casa aspirando a pieni polmoni l’aria pulita di fine ottobre, permettendo al
vento fresco di agitarmi i capelli bicromatici ulteriormente modificati e
decolorati dal sole e dalle varie tinte: un miscuglio tra nero (il mio colore
naturale) e biondo miele... un mix improponibile, ma decisamente
azzeccato.
Cammino
fiera e sicura di me, raggiungendo il taxi che mi porterà nel vivo della notte
più peccaminosa dell’anno.
XXXXXXX
Milioni
di fotogrammi della città illuminata scorrono veloci aldilà del finestrino... le
luci soffuse e colorate risplendono sull’asfalto umido provocando contrasti di
colori incredibili. La luna piena splende eterea diffondendo una luce diafana in
un cielo eccezionalmente perfetto, saturo, limpido, colorato da milioni di gocce
argentee.
Nonostante
questo non sia assolutamente il giorno più magico dell’anno, la città oggi
sembra immersa in una strana magia, sommersa in un’atmosfera quasi
surreale.
Ma
la fastidiosa sensazione che accadrà qualcosa di sconvolgente stasera, ancora
non mi abbandona... in un certo senso, mi sembra che questo clima apparentemente
magico mi preannunciasse un qualche particolare avvenimento. Mah... i miei
soliti scazzi mentali.
Chissà
cosa starà facendo... non sono abituata a non averlo intorno per così tanto
tempo.
Il
mio ultimo, nonché attuale fidanzato si chiama Akira Sendoh, studente e
giocatore di basket del liceo Ryonan. Ormai stiamo insieme da quasi sei mesi, e
già questo la dice lunga sull’attuale strada su cui ho involontariamente
indirizzato la mia vita. Questa scelta mi sorprende tutt’ora essendo sempre
stata io una persona totalmente egoista e vanitosa... mah, probabilmente in quel
periodo avevo voglia di mettere la testa a posto e dare una regolata alla mia
vita tutt’altro tranquilla. Ma sì, è sicuramente
così.
Akira
è follemente innamorato di me, lo è sempre stato. È un ragazzo molto
determinato, lo devo ammettere... ha fatto l’impossibile, tutto ciò che era
nelle sue umane possibilità per vincere la concorrenza ed aggiudicarsi le mie
grazie.
Ad
essere sincera non ho mai veramente contraccambiato il suo amore, ma provo
comunque un fortissimo affetto per lui. Mi ricopre di amore e di attenzioni,
coccolandomi e viziandomi in ogni modo e in ogni occasione... anche la più
frivola e banale. Si è sempre preso cura di me, regalandomi anche quell’affetto
e quel calore familiare che, non avendo mai avuto una famiglia normale, non avevo mai
provato. Forse sono state tutte queste sue cure e attenzioni per me che mi hanno
spinto a lasciarmi cullare e coccolare da lui.
Mah...
non saprei spiegarlo. Lui è un ragazzo d’oro, forse sprecato per una persona
fredda ed egoista come me che raramente dimostra affetto o gratitudine. Neanche
lo meriterei tutto il suo amore a dirla tutta... anche perché per meritarlo
dovrei apprezzarlo fino infondo, cosa che io, vivendo esclusivamente in funzione
di me stessa, raramente faccio.
E
comunque lo SmileMan dal sorriso paralitico è già da una settimana in ritiro con
la sua squadra in vista degli imminenti campionati invernali... quindi, il
porcospino più famoso della città stasera non mi degnerà della sua
presenza.
Ora
che ci penso, non ci sarà neanche Hiroaki Koshino, il compagno della mia
migliore amica... ancora non mi spiego come sia riuscito ad aggiudicarsi le
grazie della bella e dannata Aya, identica tanto quanto totalmente diversa da
me.
Chissà
se sarà già arrivata la mia gattina...?!
Arrivo
davanti al Black Night, guardandomi impazientemente intorno finché non scorgo
Aya ferma davanti all’ingresso. La raggiungo velocemente, posandole un bacio a
fior di labbra. Naturalmente è stupenda, avvolta in quel succinto vestitino
rosso che abbiamo comprato insieme. Si presenta raffinata ed elegante come suo
solito, sfoggiando i suoi luminosi capelli biondi e quel sorriso da coniglietta
ingannevolmente ingenua che fa girare la testa perfino a
me.
Occhi
neri come la notte, capelli lisci color grano, carnagione candida, statura
minuta e un fisico sinuoso ed etereo che fanno di lei una bambola di porcellana
dalla classe invidiabile... una bellezza pura, tanto raffinata quanto rischiosa
che la rende inarrivabile.
È
per questo che lei per me è al disopra di tutti, l’unica persona per cui provo
un sentimento forte almeno quanto quello che provo per me
stessa.
“Sei
bellissima Mayu.”
“Lo
so Aya, anche tu.” mi afferra la mano e, insieme, raggiungiamo la grande
entrata.
Il
nostro ingresso crea stupore, ammirazione, invidia...
soggezione.
Siamo
belle. Troppo per questa gente. Chi non ci ama visceralmente, irrimediabilmente
ci detesta, non esistono vie di mezzo.
Le altre ragazze ci
guardano con odio... sicuramente ci invidiano, consapevoli dell’abisso che
divide noi da loro
comuni ragazzine. Si limitano ad osservare in silenzio... loro sanno che la mia
musa ed io siamo intoccabili, protette, superiori. Devono solo provare odio e
invidia... perché è questo che rigenera il mio insaziabile
Ego.
Nel
locale riecheggia la voce di Robert Smith dei The Cure sulle note da brivido di
“Burn”, la colonna sonora del mio film preferito.
Camminiamo
tra la folla tenendoci per mano, lasciandoci alle spalle gli sguardi di chiunque
ci noti. D’improvviso Aya viene raggiunta da Hisashi, il suo segreto amante, e
lo bacia con talmente tanta passione da farlo quasi
svenire.
Ormai
sono due mesi che conduce una doppia vita: di giorno con Hiroaki, di
notte con Hisashi.
E
guardando il tipetto che si è scelta è più che comprensibile il perché abbia
deciso di trovare appagamento fuori dal letto di Koshino. Diciamoci la verità,
Hisashi Mitsui è un vero stallone, un ragazzo rude, affascinante, sfrontato...
con quell’aria da teppista mancato che lo rende così fastidiosamente
sensuale.
Mitsui
è la persona che allieta molte delle nottate di Aya quando Koshino, troppo tonto
e innamorato, non la controlla come dovrebbe. Ma anche se dovesse sospettare
qualcosa, penso che non gli passerebbe mai neanche per l’anticamera di quel
cervellino favico di lasciare la mia musa... è pianamente consapevole della
fortuna sfacciata che ha potendosi permettere di avere una ragazza del calibro
di Aya. Lei è l’unica cosa che gli ha permesso di uscire dall’anonimato in cui è
sempre stato, ed è per questo che non si sogna nemmeno lontanamente di vietarle
qualcosa.
Io
non ho mai tradito Akira. Anche volendo non avrei motivo di farlo semplicemente
perché, fino ad oggi, non ho ancora trovato un ragazzo che possa anche solo
lontanamente eguagliarlo.
Akira
Sendoh è la perfetta definizione di ragazzo modello: bellissimo, popolare,
asso del basket, abile a letto e fidanzatino perfetto. Nessuno si azzarderebbe a
chiedere di meglio... anche perché, in città e dintorni, non credo ci sia
qualcuno in grado di reggere un simile confronto.
Non
mi lamento. La mia vita va alla grande anche se, ultimamente, manca di colpi di
scena.
Perdendomi
nei miei filmini mentali, raggiungo il bancone e osservo raccapricciata la
marmaglia di ragazzi urlanti che si contorce al centro della grande sala. Li
guardo disgustata, inorridendo davanti a quell’inguardabile modo di ballare e a
quel modo di strusciarsi l’un l’altro come bestie in
calore.
Distolgo
lo sguardo da quell’orrore appoggiandomi con i gomiti al bancone. Il barista non
mi toglie gli occhi di dosso da quando sono entrata ed io, da grandissima
stronza quale sono, ovviamente ne approfitto. Adoro sfoderare le mie armi con gli ignari
maschietti, soprattutto quando si parla di bere gratis... è esilarante il loro
modo di brancolare davanti ad un paio di occhioni da cerbiatta. Ammicco
seducente, sbattendo le ciglia da finta ingenua... deglutisce a vuoto e si
avvicina incoraggiato dal mio atteggiamento.
“Posso
offrirti da bere principessa?”
“Un
Mojito, grazie.” ordino ammiccando con finta innocenza. Il tizio si gasa e
comincia a fare il figo smanettando con varie bottiglie. Attendo qualche minuto
finché mi porge un bicchiere tutto decorato. Afferro il bicchiere e lo ringrazio
sorseggiando il liquido gelato. Ah l’alcol... ha un sapore molto più buono
quando è servito gratis.
Mi
volto di nuovo verso il centro della sala dove la gente si dimena come ossessi.
Con lo sguardo cerco e non trovo Aya e Mitsui... ne deduco quindi che i due
amanti si siano già appartati nel solito privè a darci sotto come conigli. La
mia piccola coniglietta non perde tempo, non c’è che dire.
Il
mio sguardo vaga annoiato tra la folla, osservando tutto e niente con un
interesse sceso ai minimi storici. Ma d’improvviso la mia attenzione si sofferma
quasi violentemente su un’immagine poco lontana. Un ragazzo... che definirlo
solo meraviglioso sarebbe un eresia.
È
seduto su una panca infondo alla sala, aria scazzata, sguardo assente, un
braccio disteso sullo schienale e un martini in mano.
Ha
i capelli corvini lisci che lambiscono un viso dai lineamenti maledettamente
perfetti, sguardo artico, espressione che più sensuale non ho mai visto...
Indossa
una camicia nera aderente, con le maniche rigirate fin sotto i gomiti, aperta in
modo da mostrare un petto dalla muscolatura perfetta, jeans blu scuri strappati
e scarpa sportiva di una marca a dir poco costosa.
È
una visione...
In
quello stesso momento i suoi occhi incrociano per caso i miei. Quasi non mi
rendo conto di fissarlo... cerco di distogliere lo sguardo, ma una forza
superiore mi impedisce di farlo. Ci guardiamo per un lungo
momento.
Si
alza. Viene qui. Cammina pigro e felino, con passo deciso e mani nelle tasche. È
molto alto... 1:90 di perfezione.
Raggiunge il bancone
e mi si affianca, appoggiando i gomiti sul ripiano. Chiede al barista uno
cicchetto a caso purché sia forte e senza menta.
Il mio sguardo
intanto si sofferma sulle sue mani, una delle parti del corpo che preferisco
guardare in un uomo. Le sue sono perfette... dita affusolate, curate,
apparentemente delicate ma capaci di trasmettere una forza ed una sensualità
indefinibile.
Il barman gli porta
ciò che ha ordinato e lo beve tutto d’un fiato.
Mi scruta con la
coda dell’occhio mostrando una disinvoltura che sicuramente non sta provando.
Ricambio i suoi sguardi ammiccando seducente, mordicchiando la cannuccia del mio
cocktail con ingannevole ingenuità.
Fa cenno al barista
che gliene porta altri due. Ne fa scivolare uno verso di me, facendomi un segno
con la testa come ad invitarmi a bere. Questo ragazzo ci ha capito tutto della
vita, chiunque mi offra da bere entra direttamente nella mia esclusiva oasi della felicità! Da
brava alcolizzata quale sono, afferro il bicchiere di vetro e lo innalzo verso
di lui...
“All’alcol,
ragazzaccio.”
“Hn...” la sua
espressione non cambia di una virgola, schiocca il piccolo bicchiere sul mio
senza staccarmi un secondo gli occhi di dosso. Ne beviamo velocemente il
contenuto e stavolta la sua espressione non trattiene una smorfia di
disgusto.
“Questo era forte.”
affermo a voce più alta cercando di sovrastare il rumore della
musica.
“Decisamente. Tu,
altri due, diversi stavolta.” il suo tono strafottente gli fa rimediare
un’occhiataccia omicida dal barman che accontenta comunque la cordiale
richiesta.
Al decimo cicchetto
che mandiamo giù a piombo, il bello e dannato continua a non dare il minimo
segno di cedimento, nonostante l’alcol ingurgitato avesse una gradazione
decisamente elevata.
Ordina l’undicesimo
doppio e mentre aspetta l’ordinazione fa una cosa strana.. prende un tovagliolo
dal contenitore, si fa prestare una penna e comincia a scriverci sopra
qualcosa.
Una volta serviti i
due bicchierini, ne appoggia uno sul tovagliolo in questione e fa scivolare il
tutto davanti a me, lasciandomi lievemente perplessa. Senza dire una parola,
beve il suo cicchetto e si alza, raggiungendo lentamente l’atrio opposto
dell’enorme sala.
Il mio sguardo segue
contemplante la sua schiena finché non sparisce tra la folla. Ritorno alla
realtà alzando curiosa il bicchiere, leggendo il messaggio lasciatomi scritto su
quel tovagliolo di carta...
«Raggiungimi...n°7»
Deve
essere molto sicuro di se per lasciare un messaggio dal simile contenuto.
Sorrido compiaciuta... anche involontariamente, non c’è nessuno che riesca a
rimanere impassibile al mio fascino. Sono bella, so di esserlo e lo so sfruttare
anche molto bene d’altronde.
Ho
una strana sensazione.
Se
lo raggiungo c’è solo un modo in cui andrà a finire la
nottata...
Per Akira provo un
forte rispetto, ma adesso mi trovo a fronteggiare una situazione alquanto
fastidiosa. E questa è una conseguenza allo sbaglio di essermi sempre adagiata
sulla certezza che non avrei mai potuto incontrare un ragazzo migliore di
Sendoh... rimanendo, quindi, sempre lontana dalla tentazione di tradirlo. Almeno
finché non incontrassi colui che pochi minuti fa ha letteralmente mandato a
cagare il mio decoro.
Ad
un ragazzo simile è impossibile dire di no. Gli è bastato uno sguardo per
ammaliarmi, per farmi diventare sua nel giro di un nanosecondo. È un desiderio
incontrollabile quello che sta continuando a crescere dentro di me, troppo
profondo e viscerale da riuscire a spiegare... perfino riuscire a resistergli mi
è dannatamente difficile. È un sentimento che inquina la mia mente di libidine e
perversione.
Intendevo
esattamente questo parlando di corruttibilità e debolezza dell’animo umano. Ed è
proprio l’inferno che si sta scatenando dentro di me in questo momento che da
credibilità alla mia filosofia in quanto davanti alla bellezza si diventa
automaticamente vulnerabili e perversi... in quanto le proibizioni rendano
ancora più eccitante il trasgredire.
Mi
mordo il labbro inferiore, trovandomi poi a mordicchiare inconsapevolmente il
piercing. Non importa, mi prenderò la responsabilità delle mie
azioni.
Non
sono una puttana e non mi importa se il ragazzo che mi attende nel privè n°7
penserà questo di me... voglio solo dare libero sfogo alle mie fantasie più
nascoste.
Scusami
Akira...
Con
passo felpato percorro il lungo corridoio fermandomi davanti alla porta rossa
n°7. Non potrei entrarci ovviamente visto che non l’ho prenotata, ma poco me ne
importa. Apro e lo trovo lì... avvolto nella penombra della saletta, appoggiato
con la schiena al muro, testa bassa, occhi chiusi e mani affondate nelle tasche.
Alza lo sguardo, mostrandomi quelle iridi blu che mi fanno quasi mancare il
respiro.
Da
quanto tempo è che non provo sensazioni simili...? Nemmeno con Akira mi sono mai
sentita così... viva.
Entro
e chiudo a chiave la porta. Non ci diciamo una parola, mi dice tutto quello che
vuole solo guardandomi negli occhi.
Avanzo
armoniosamente raggiungendo la lunga e spessa lastra in marmo adornata da varie
bottiglie di alcolici e su cui domina un enorme specchio. Mi fingo disinvolta,
cercando di mascherare l’impazienza... prendo il lucidalabbra dalla borsetta e
lo passo con studiata calma sulle labbra.
Ci
guardiamo attraverso il riflesso dell’enorme specchio senza proferire la minima
parola. Mi protendo maggiormente nel tentativo di sistemarmi una piccola
sbavatura, inarcando la schiena in avanti in una posizione tutt’altro che
casta.
Batte
il piede a terra nervosamente, mordendosi il labbro inferiore. È nervoso... lo
vedo, lo percepisco, lo sento.
Lo
sento arrivarmi dietro... allunga una mano e mi accarezza i capelli così
delicatamente da farmi rabbrividire. Mi sollevo e premo la schiena contro il suo
petto, travolta dalla bellissima sensazione delle sue labbra che accolgono il
mio collo, accarezzandomi la pelle con estrema sensualità. Il sangue smette
improvvisamente di affluirmi al cervello ribollendomi vorticoso nelle
vene.
Mi
accarezza i fianchi con disarmante lentezza... poi le sue mani salgono,
percorrendo lente e sensuali il mio ventre fino a raggiungere il seno,
sfiorandolo con dolcezza... quasi con reverenza.
Mi
strofino maggiormente contro di lui stuzzicando la sua eccitazione, inducendolo
a respirare più affannosamente. Alzo la testa trovandomi immediatamente a
guardare le sue labbra quasi contemplandole... sorrido languida colmando, poi,
la distanza che separa la mia bocca dalla sua. Mi sfiora appena le labbra
percorrendone i contorni con la lingua, cercando quel consenso che gli concedo
qualche istante dopo schiudendo la bocca.
È
estasi...
La
sua mano scende pericolosamente infilandosi sotto la svolazzante gonna
pieghettata. Il contatto delle sue dita sulla mia intimità mi fa letteralmente
sobbalzare... mi accarezza con delicatezza sfiorando appena la stoffa degli
slip.
Faccio
scivolare la mano sulla sua assecondando i suoi movimenti lenti e maledettamente
eccitanti. L’atmosfera si surriscalda. Il bacio diventa molto più veemente,
quasi violento. Ma il bisogno di respirare diventa indispensabile per entrambi,
così divide a malincuore le sue labbra dalle mie provocandomi un’improvvisa
sensazione di vuoto.
Il
suo sguardo mi penetra, i suoi occhi ammaliatori mi travolgono. Mi scruta nel
profondo mentre con un dito sfiora il contorno delle mie labbra... ed il suo
tocco è indescrivibile a parole. Mi guarda come se stesse cercando nei miei
occhi un qualsiasi consenso per continuare. Sorrido con malizia e colmo la
distanza che divide la sua bocca dalla mia mordicchiandogli il labbro
inferiore...
“Non
ti fermare...” gli sussurro sulle labbra dandogli quell’autorizzazione che
cercava nei miei sguardi, abbandonandomi totalmente a lui.
Mi
rivolge uno sguardo incredibile prima che le sue labbra incontrino nuovamente le
mie dando il via ad un gioco dalla sensualità accecante. Le sue mani abbandonano
il mio seno, andando ad insinuarsi nuovamente sotto la gonna... mi sfila gli
slip neri lentamente, con delicatezza estrema.
Finalmente
mi volto, gli sbottono velocemente la camicia gettandola indelicatamente a
terra... rimango a fissare la perfezione del suo petto, incapace di resistere
alla tentazione di toccare quei muscoli che sembrano scolpiti nel marmo. Con la
punta delle dita gli sfioro i pettorali, facendole scivolare fino agli
addominali...
Quasi
sobbalza quando la mia bocca comincia ad esplorare ogni centimetro di quel
torace scultoreo... vibra sotto il tocco dolce delle mie labbra che percorrono
sentieri infuocati tra le linee dei suoi pettorali.
Carico
d’eccitazione, pone fine a quella tortura lenta e maledettamente eccitante
prendendomi il viso tra le mani e impadronendosi veementemente delle mie labbra.
Mi preme ulteriormente contro il suo petto, i nostri corpi si cercano e si
attirano...
Le
mie mani esplorano bramose il suo spettacolare corpo, percorrono la schiena
scolpita... poi scendono... raggiungono i fianchi... trovando poi l’impedimento
dei jeans. Che inutilità colossale i vestiti! Con le dita percorro lenta il
bordo dei suoi pantaloni fino a raggiungere la lampo... velocemente apro il
bottone e tiro giù la cerniera. Accarezzo la sua potente erezione lentamente,
bramosa di riempire il mio essere di ogni millimetro del suo corpo perfetto.
Ansima
più forte, aggrappandosi ai miei capelli bicromatici quasi con forza... il
movimento della mia mano lento e intenso lo sta mandando in tilt totale. In quel
momento mi afferra la testa spingendomi verso la sua bocca, annullando
nuovamente la distanza tra di noi.
Oramai
annebbiato dal desiderio di dare finalmente sfogo alla mia e alla sua
eccitazione, mi solleva da terra e mi fa sedere sul marmo freddo. Incrocio le
gambe intorno al suo bacino e gli affondo le mani nei capelli baciandolo di
nuovo, con una foga che non ho mai mostrato a
nessun’altro.
Mi
lecca sensualmente il labbro superiore, scendendo fino a trovare meta sul mio
seno. Lo bacia con passione e altrettanta delicatezza, leccando come fosse
zucchero il tatuaggio che decora il mio seno sinistro. E a quel punto non riesco
più a trattenere gemiti di puro piacere che, per una sorta di pudore verso me
stessa, prima non sono riuscita ad emettere.
Reclino
la testa all’indietro e sento immediatamente le sue labbra accogliermi
nuovamente il collo. Intanto le sue dita discendono fino alla mia caviglia,
risalgono lungo la linea delle gambe arrivando finalmente ai fianchi che afferra
in un improvviso impeto di passione.
Mi
guarda con spettacolare malizia e in un istante lo vedo sparire verso il basso.
Affonda la testa tra le mie gambe, pronto a dare libero sfogo alle sue e alle
mie fantasie più perverse.
Il
contatto della sua lingua sublime con le mie labbra più intime mi provoca una
fitta che attraversa tutto il corpo... la vista si annebbia e non ho più nemmeno
la lucidità necessaria per ricordarmi chi e dove fossi. Intanto infila piano un
dito baciando con sensualità estrema i contorni
dell’inguine...
Serro
le mani tra i suoi capelli, stringendoglieli talmente forte da fargli quasi
male...
il suo dito continua a muoversi nel mio sesso, provocandomi una serie di intensi
ed forti sussulti. Lo sfila lentamente e riprende a leccare la mia intimità come
fosse miele.
Dopo
qualche minuto di puro piacere, deciso a dare finalmente sfogo anche alla sua
eccitazione, si alza in piedi accolto immediatamente dalle mie labbra che lo
baciano con infuocata passione. Nel frattempo gli abbasso di poco i boxer neri,
godendomi finalmente la sua maestosa virilità. Un desiderio forte e
incontrollabile pulsa violento nella mia testa, l’eccitazione è così potente che
l’idea di poterle finalmente dare sfogo mi provoca numerose fitte allo
stomaco.
Lo
guido con sensualità e con un'unica spinta profana le mie labbra più intime
concedendomi un’estasi che non ho mai provato prima. Stavolta non trattiene un
gemito che mi raggiunge il cervello come un proiettile, provocando spontanea la
risposta del mio corpo che ha deciso di abbandonarsi totalmente al suo
volere.
Spinta
dopo spinta mi fa raggiungere un piacere tale da sconvolgere completamente ogni
millimetro del mio immenso essere.
Oddio...
Lo
stringo forte a me quasi timorosa che possa svanirmi tra le braccia da un
momento e l’altro, veloce così come lo avevo incontrato. Le sue mani mi
accarezzano il viso, le labbra, i capelli. Poi scendono delicate come il tocco
di una farfalla... sul collo, il seno, i fianchi... mi fa
impazzire.
Scosta
le mani dal mio corpo appoggiandole sul vetro alle mie spalle... in quello
stesso momento il ritmo e la forza dei suoi movimenti aumentano
vertiginosamente, facendo raggiungere alla mia libidine livelli storici. Mi
penetra con foga e le sue spinte sono talmente forti da far tremare il marmo
sotto di me...
Ti
voglio... voglio essere tua per sempre... fammi impazzire... fammi arrivare in
paradiso... fammi ardere l’anima di puro piacere...
Ormai
non abbiamo più controllo e, sinceramente, chi cazzo vuole più
averne.
Siamo
fronte contro fronte... gli passo le mani tra i capelli madidi di sudore,
spostandogli la frangia dal viso imperlato. Nonostante il piacere mi stia
praticamente mandando in pappa totale il cervello, riesco a riempire i miei
occhi della stupenda luce che brilla nel suo viso, di quella sua espressione
stupendamente accesa.
Ritmo
frenetico, ricerca veemente del piacere assoluto... estasi... sbattimi fino allo
sfinimento... sono tua e di nessun’altro... sei come una droga... ti voglio...
ti bramo... ti pretendo...
Con
un movimento felino, lo scosto da me invogliandolo a cambiare posizione. Lui
acconsente e mi permette di scendere per assecondare la mia richiesta... lo
guardo maliziosa, impaziente di riprendere da dove avevamo interrotto. Lo prendo
per le spalle e lo conduco fino al tappeto di enormi cuscini rossi sistemati ad
arte in un lato della saletta. Lo faccio accomodare, appoggia la schiena al muro
candido e mi rivolge uno sguardo spettacolarmente erotico... mi prende le mani e
mi attira a se aiutandomi a sistemarmi sopra di lui. Oh si... era questo che
intendevo...
Mi
siedo su di lui, permettendo alla sua erezione di penetrarmi di nuovo... e la
reazione del mio corpo è più sconvolgente di prima. Abbandona il viso sul mio
petto, abbracciandomi così forte da farmi impazzire, riempiendomi l’anima di una
strana quanto bellissima sensazione di protezione.
Lo
stringo forte, tengo la sua testa stretta contro il mio seno, baciando i suoi
stupendi capelli corvini e ansimando in preda al piacere totale. Mi muovo
armoniosamente su di lui mentre le sue mani si spostano sul mio bacino
assecondando i miei movimenti.
Inarco
il dorso verso di lui e, graffiandogli schiena, raggiungo l’orgasmo senza
riuscire a trattenere un gemito di pura estasi. Nel frattempo lui si irrigidisce
nascondendo il viso nell’incavo della mia spalla. Stringe forte i denti
affondano le dita nei miei lunghi capelli bicromatici... un lieve sussulto lo
scuote finché non esce da me liberando il suo caldo seme altrove.
Finalmente
si rilassa e sfiora leggermente le mie labbra prima di abbandonare, sfinito, il
viso sul mio petto. Appoggio la testa sulla sua, accarezzandogli i capelli e
cullandolo in una scena quasi patetica. I nostri respiri veloci si fondono,
tornando lentamente alla normalità.
Rimaniamo
così per un tempo indeterminato.
Dividendomi
da lui, mi alzo ed indietreggio di qualche passo... rimango a guardarlo quasi
incantata, inclinando candidamente la testa da un lato. È abbandonato su quel
mare di cuscini, appoggiato con la schiena al muro adornato da pesanti tende
scarlatte, viso e petto imperlati di sudore, occhi socchiusi... la sua aria
sfinita lo rende così terribilmente sexy da farmi venire voglia di abusare
nuovamente di lui.
Ci
guardiamo per un lungo momento, confermando l’assenza totale d’imbarazzo o
pentimento. Nei nostri sguardi c’è solo passione, attrazione e
complicità.
Con
un balzo felino scatta in piedi e supera agilmente l’ostacolo dei cuscini.
Recupera qualche tovagliolo per darsi un contegno e me ne porge un paio prima di
chiudersi nell’inerente cabina del bagno.
Ancora
barcollante e su di giri, recupero gli slip infilandomeli velocemente. Mi guardo
allo specchio e mi viene quasi un principio d’infarto.
I
capelli ormai sono allo scazzo totale... il rossetto è sbavato, il vestito è
ridotto talmente male che sembra sia uscita da una lavatrice, per non parlare
dell’espressione da completa bimbaminchia che mi si è stampata in faccia come
una protesi. Sono terrificante.
Approfittando
della sua
momentanea assenza, recupero la borsetta cercando di darmi una sistemata. I
capelli non oso nemmeno toccarli viste le condizioni in cui sono... domani,
ahimè, impegneranno ore della mia mattinata.
Prendo
il pacchetto di sigarette e me ne accendo una, apro una bottiglia di martini e
mi ci attacco con molta poca classe, facendomi scorrere il liquido in gola. Nel
frattempo, il ragazzo più libidinoso della
galassia, risorge dalla cabina più bello che mai... la scena a rallentatore di
lui a petto nudo che cammina sexy mi fa quasi andare di traverso l’alcol
rischiando di strozzarmi.
Mi raggiunge e mi
prende dalle mani la bottiglia... indietreggia di qualche passo sedendosi sul
marmo freddo, sorseggiando piccole dosi. Mi afferra per un polso e mi tira verso
di se, ritrovandomi in piedi tra le sue gambe a guardarlo quasi fosse un Dio.
Comincia a baciarmi il collo, accarezzandomi la schiena lentamente, provocandomi
frequenti e intensi brividi... respiro il suo profumo di pesca fino a farmi
quasi girare la testa. Avvicina la bottiglia alla mia bocca consentendomi di
berne il contenuto, poi riprende l’infuocato scambio di
lingue...
...portami via con
te...
Ma
il momento idilliaco viene barbaramente interrotto da un dannato idiota che ha
cominciato a bussare come un ossesso reclamando la proprietà del
privè.
“Ehi,
questa saletta è nostra, volete aprirla questa cazzo di porta o
no!!”
“Testa
di cazzo, è occupata! Cercatene un altra se hai tanta fretta di darti piacere da
solo!” rispondo alterata con la solita grazia che non mi
contraddistingue.
“Razza
di cretina, ma che cazzo ci stai a fare nel mio privè?!”
“Coglione,
non te lo sei mica comprato! Vedi di andarti ad incipriare quel naso da checca
da un’altra parte prima che ti spacchi la faccia!!” sento la voce del tizio
blaterare qualcosa che non comprendo prima che si tolga finalmente dalle
palle.
Sogghigno
soddisfatta, prima di sbiancare all’istante ricordandomi solo ora di non essere
sola. Il ragazzo moro mi guarda perplesso, poverino... lui non conosce il mio
lato malato, sadico e volgare.
“Sia
chiaro, io sono una ragazza molto più fine... escludendo qualche sporadica
eccezione.” mi giustifico sorridendo nel tentativo di rimediare alla raffinata dimostrazione
di classe
innata.
Lui
si gratta la testa corvina inarcando un sopracciglio, poi scrolla le spalle come
se non gliene potesse fregare di meno. Sospiro rasserenata, finché non sento di
nuovo il coglione di prima bussare con più vigore. Sicuramente è andato a
raccattare il suo gruppo di mentecatti per farsi più forte...
sfigato.
“Ma
ancora qui sei? Te ne vuoi andare a no? Se adesso non sparisci ti scardino quel
culo da frocetto che ti ritrovi, quindi dileguati coso!”
“Oh
che paura, me la sto facendo nelle mutande! Prova ad uscire e poi vedi come te
lo scardiniamo noi
per bene!!”
“Provaci
checca, e poi vedi cosa ti combi...” non ho
neanche in tempo di finire, che il figone qui con me apre la porta torreggiando
sul povero disgraziato che gli arriverà per si e no ai pettorali. Il tizio
sbianca non appena si trova a fronteggiare lo sguardo di morte del bel
moro.
Poveraccio, non
vorrei proprio essere nei sui panni... senza dire la minima parola, il
ragazzaccio lo agghiaccia con uno sguardo omicida davvero
terrificante.
“S-scusa, non
volevamo disturbarvi... andiamo via subito...” detto fatto, lo sfigato si
dilegua nel nulla veloce come razzo, togliendosi dalle palle in meno di un
nanosecondo.
“Li hai
terrorizzati... sei un grande.”
“Hm...”
Richiude
la porta e raggiunge di nuovo il centro del privè per recuperare la sua camicia
nera, regalandomi una celestiale panoramica del suo fondoschiena
perfetto.
Scrollo
la testa in modo quasi infantile nel tentativo di ritrovare un minimo di
contegno, aspirando nervosamente la sigaretta.
Passo
con precisione il rossetto sulle labbra mentre lui, a pochi passi da me, tenta
di riabbottonarsi la camicia. Sorrido languidamente contemplando incantata il
suo riflesso attraverso lo specchio. Mi scuoto da quei pensieri finché il mio
sguardo si sofferma su un contenitore di tovagliolini di carta. Sorrido
maliziosa.
Ne
prendo uno e utilizzo il rossetto rosso per scrivere.
Lo
raggiungo alzandomi sulle punte e lo bacio, infilandogli il tovagliolino nel
bordo dei jeans griffati. Mi allontano permettendogli di leggere ciò che gli ho
scritto...
«7331775317...
Mayu»
“Se
vuoi chiamami.” gli dico poco prima di girare la chiave per aprire la porta. Ma
qualcosa m’impedisce di uscire, bloccandomi sulla soglia come una
cretina...
“Kaede.”
mi volto verso di lui, sorpresa di sentire nitidamente la sua voce senza il
fastidioso rumore della musica.
“Cosa?”
“Mi
chiamo Kaede... Mayu.” il modo in cui pronuncia il mio nome mi pervade di una
sensazione bellissima...
“Sarà
difficile dimenticarmi il tuo nome, ragazzaccio.” sussurro ammiccando seducente.
Mi raggiunge e appoggia le labbra sulle mie sfiorandole
appena.
“Infatti
non devi farlo.” mormora rivolgendomi una sguardo strano, che non lascia spazio
ai dubbi.
“Ho
l’impressione che te ed io ci vedremo molto più spesso di quanto immagino...”
sussurro baciandogli il margine delle labbra, accarezzandogli il petto con una
mano...
“Perspicace...”
colma di nuovo la distanza e mi bacia con trasporto, proteggendomi tra le sue
forti braccia.
Ma
non appena mi divido da lui, vengo travolta da un assurdo senso di sconforto...
non so nemmeno da cosa dipenda e perché mi abbia colpito così all’improvviso, so
solo che mi fa sentire terribilmente fragile e infantile. Ma
perché...?
Il
contatto con le sue dita interrompe quell’improvviso stato di malinconia che mi
aveva investito come una valanga, mi risolleva il viso permettendomi di perdermi
nuovamente nel blu dei suoi occhi.
“Ci
vediamo presto.” mi rassicura con voce bassa. Gli faccio un po’ di fusa e lui mi
asseconda divertito, grattandomi la testa come una gatta. Poi mi sfila la
sigaretta dalle labbra e aspira, tossendo subito dopo. “Questa roba ti fa male.”
dice con una smorfia di disgusto gettando la cicca nel posacenere accanto a se.
“Devo andare.”
“Si...”
ci salutiamo con un lungo bacio, poi esce da quel privè che non scorderò almeno
per i prossimi trent’anni...
XXXXXXX
Esco
dal locale e respiro profondamente l’aria pulita di questa notte d’inizio
Novembre. Accendo l’ennesima Marlboro rossa e aspiro la nicotina a pieni
polmoni.. il cuore mi batte ancora così forte che sembra scoppiarmi nel petto.
Alzo gli occhi al cielo riempiendomi del pallido riflesso della luna,
permettendo al vento fresco di accarezzarmi il viso.
Mi
sento bene... bene come non mi sono mai sentita prima.
Ormai
stavo diventando intangibile ad ogni tipo di emozione, protetta nel mio
rassicurante guscio di certezze. Eppure stanotte quel ragazzo mi ha dato una
scossa talmente forte e devastante da non avermi neanche dato il tempo di
rendermi conto in che caos mi stessi cacciando, spezzando quel sottile filo
precario che equilibrava la normalità della mia vita.
La
cosa più assurda è che non mi sento in colpa per aver tradito Akira... perché
quello che ho provato per Kaede stanotte è molto più forte del legame che fino
ad oggi ha legato Aki a me. Non so descriverla questa sensazione, so solo che mi
piace... mi piace da impazzire.
Il
rumore del cellulare mi distoglie.
Fisso
il display, leggendo più e più volte il nome che vi appare. Sospiro, respingendo
la chiamata. No, non ora. Mi dispiace Akira.
Getto
la cicca della sigaretta più lontano possibile e spengo il cellulare riponendolo
nella tasca della giacca... adesso ho un solo pensiero in testa e voglio che ci
rimanga per tutta la notte.
Cammino
lungo il marciapiede gongolando mentre le luci della notte si affievoliscono
lasciando posto ai primi colori dell’alba.
Un
nuovo giorno.
Mi
siedo sul muretto di
recinzione di una villetta inerente al marciapiede e
osservo, in religioso silenzio, il cielo che albeggia...
Con
SmileMan credevo di stare bene, di avere tutto quello che una ragazza potesse
desiderare... ma la magia che ho provato questa notte con Kaede, io con Akira
non l’ho mai provata.
FINE
1°CAPITOLO