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Autore: AnnabethJackson    10/08/2013    3 recensioni
La vita a volte è ingiusta e se questa ti toglie la cosa più importante, tu non puoi fare altro che fare la cosa giusta.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley | Coppie: Astoria/Fred
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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La cosa giusta

 

 

 

what can you do when your good isn't good enough
and all that you touch tumbles down?
cause my best intentions
keep making a mess of things,
I just wanna fix it somehow
but how many times will it take? oh, how many times will it take for me to get it right, to get it right?

 

 

 

Astoria corre, incapace di fermarsi. Corre e corre senza una vera meta, come se il solo fatto di correre cancellasse tutto ciò che la tormenta.

 

 

-Ehi!- aveva detto lui sedendosi accanto alla ragazza, sul prato illuminato dal sole pomeridiano. -Come va?- aveva aggiunto poi, coprendosi gli occhi con una mano, per poter vedere meglio il viso di Astoria.

Era il pomeriggio di un maggio stranamente caldo. La ragazza aveva deciso di fare un giro nel parco di Hogwarts, per schiarirsi le idee. Era un periodo piuttosto strano, quello: doveva studiare intensamente perché a Giungo avrebbe dovuto sostenere i G.U.F.O., così il suo cervello non riusciva a fare mente locale su quello che le era appena accaduto.

Il suo ragazzo l'aveva lasciata, o meglio, l'aveva tradita.

Era una ragazza forte, non aveva pianto, non perché non fosse triste, ma perché aveva capito che in fin dei conti, di lui, non le interessava proprio niente.

-Sinceramente? Non lo so, mi sento una stupida.- aveva risposto al ragazzo appoggiando la testa sulle ginocchia.

-Ehi! Tu non sei stupida, hai capito? Tu sei speciale.- e l'aveva abbracciata, trasmettendole forza, quella forza che a lei mancava da sempre e che solo lui era capace di darle.

 

 

Astoria arriva in camera sua, spalanca la porta e si aggrappa alla cornice della finestra, aperta, incapace di reggersi sulle proprie gambe.

 

 

Le 23: lui la stava aspettando al solito posto.

Con passo silenzioso e furtivo, era uscita dalla Sala Comune, diretta alle serre. Indossava solo la vestaglia e un accappatoio di seta rosa, di alta qualità.

Appena lo aveva visto il suo viso si era aperto in un grande sorriso, radiante, felice. Lui non l'aveva vista subito perché era di spalle e stava guardando il cielo dai vetri trasparenti.

Astoria si soffermò a guardare il suo profilo, illuminato dalla fievole luce della luna. Era serio, espressione strana per lui. Sembra quasi riflettere su qualcosa.

-Ciao.- aveva sussurrato dopo qualche tentennamento.

Lui si era voltato subito senza, però, cambiare espressione.

-Ciao.-

-Perché mi hai chiesto di venire?-

Lui aveva ignorato la sua domanda, si era sporto verso il vetro, appoggiando la testa alla superficie piana, riportando il suo sguardo fuori.

-Che cosa stiamo facendo?- aveva chiesto dopo un lungo silenzio.

Il sorriso della ragazza era sparito all'improvviso, lasciando posto ad un'espressione confusa, con le sopracciglia aggrottate.

-Che cosa intendi?-

-Lo sai cosa intendo. Sono qualche giorno che ci penso e l'unica cosa che sono riuscito a capire è che stiamo sbagliando.-

Negli occhi della ragazza erano passati tanti sentimenti, tutti assieme: tristezza, consapevolezza, risentimento, colpevolezza. Poi, tutto ad un tratto, sembrò prendere coraggio e alzando il viso, dimostrando il suo vero valore.

-Staremo pure sbagliando, ma io non ne sono pentita, anzi, ne sono felice. Perché so che, in fondo, siamo fatti per stare insieme. Non me ne frega niente delle nostre famiglie! Posso pure andare al diavolo per quanto mi riguarda, a me interessa solo di te. Io... ti amo.- aveva concluso abbassando lo sguardo, imbarazzata. Non aveva mai detto una cosa del genere a nessuno nella sua vita.

Ma la cosa che la sconvolse di più, fu il fatto che, fino a quel momento, non aveva capito di amarlo, da sempre.

Lui aveva subito voltato il capo, spalancando gli occhi dalla sorpresa. Una cosa del genere non se lo aspettava di certo. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma la richiuse subito dopo, perché non sapeva cosa dire.

-I-io...- aveva iniziato, ma era subito stato interrotto.

-Fai finta che non abbia detto niente. Buonanotte.- era chiaro come il sole che la ragazza stava per piangere.

Si girò, con l'intenzione di andarsene ma il suo polso venne afferrato da una mano, tenuto stretto per non far andare via la ragazza.

-Aspetta! Non andartene.- l'aveva fermata il ragazzo. -La verità è che... ti amo anch'io.-

 

 

Astoria lotta contro l'impulso involontario del suo corpo di riempire i polmoni di ossigeno. Vuole solo morire. Perché il suo corpo non gli obbedisce?

 

 

-Astoria? C'è una visita per te.- l'aveva chiamata poco meno di un ora prima sua madre dal salotto.

La ragazza, con calma, era scesa dalle scale ma si era fermata nel momento in cui aveva visto chi la stava attendendo.

-Ciao.- le aveva detto. Il suo volto era grigio, segno che non le era venuto a dire una barzelletta, come era suo solito. Era la prima volta che lo vedeva con quell'espressione.

Gli assomigliava così tanto, eppure erano così diversi. Ebbe l'impulso di andare ad abbracciarlo ma si trattenne.

Erano una difronte all'altro. Lui alzò lo sguardo, incrociando gli occhi di Astoria.

E in quegli occhi la ragazza lesse la verità, ciò per cui lui era venuto a trovarla.

-NO!- aveva urlato lei, cacciando un urlo non umano.

-Astoria, lui...-

-NO, NON E' VERO!- aveva urlato nuovamente, cercando di divincolarsi dalla stretta del giovane.

-Lui, è morto.- aveva continuato, fregandosene delle proteste della ragazza. Dal suo viso era sfuggita una lacrima solitaria, che aveva rigato tutta la guancia, andando ad infrangersi chissà dove.

La ragazza invece era riuscita a liberarsi ed era corsa via.

 

 

 

so I throw up my fists, throw a punch in the air,
and accept the truth that sometimes life isn't fair!
yeah, I'll send down a wish and I'll send up a prayer
and finally someone will see how much I care

 

 

 

Astoria è una ragazza solitaria, trasparente.

E' sempre stata dipendente da lui, ma ora che non c'è più, come può continuare a vivere?

-Ti ricordi che ti avevo detto che senza di te, io non ero niente? Che eri la colonna portante della mia vita? Sai, stavo dicendo seriamente. Io non ce la faccio senza di te, non riesco a vivere. Non ho motivo di vivere, perché la verità è che senza di te la mia vita non ha senso.-

Dal suo viso non scende neanche più una lacrima, perché di lacrime non ne ha più.

Si sente vuota, inutile, non sente nulla.

Dalla finestra entra aria fredda, ma il gelo non lo sente. E' come se fosse lei stessa fatta di ghiaccio.

-Perché te ne sei andato? Mi avevi promesso che ci saresti sempre stato!-

 

 

-Dai, smettila! Così mi fai il solletico.- aveva detto lei, cercando di divincolarsi dalle braccia che la stringevano dolcemente.

-Non la smetto fino a che non mi dai un bacio.- aveva ribattuto lui non smettendo di fare quello che faceva.

-Va bene, va bene, basta che la smetti.-

Astoria aveva preso il viso del ragazzo e lo aveva avvicinato al suo e aveva posato dolcemente le labbra su quelle del giovane. Un bacio del tutto casto, con nessuna pretesa o allusione.

-Contento ora?-

-Decisamente.-

Si erano andati a sedere su un muretto, guardando il lago in lontananza. Mentre Astoria stava davanti, lui dietro l'aveva stretta a sé con un braccio intono alla vita della ragazza.

Stettero così per qualche minuto poi lei aveva rotto l'incantesimo parlando.

-Mi prometti una cosa?-

-Dipende che cosa, sai se mi fai promettere che non farò più scherzi a Gazza te lo puoi scordare.-

-No, non ti toglierei mai la libertà di fare scherzi per nulla al mondo. Sai è la parte di te che mi piace i più.- aveva detto. -Comunque mi prometti che non mi lascerai mai per nessuna ragione?- e mentre lo aveva detto si era girata per guardarlo negli occhi, quegli occhi vivi, sempre sorridenti. Lui aveva sorretto lo sguardo, ricambiandolo.

-Te lo prometto.-

 

 

Ha preso la sua decisione.

Sono le 23 di sera e la casa è silenziosa, tutti dormono. Lentamente, senza fare rumore, Astoria si alza dal letto e si dirige alla scrivania. Scrive qualcosa su una lettera, con bella grafia, ordinata.

Poi torna ancora una volta alla finestra, aperta. Questa volta invece di urlare, sta in silenzio.

In una mano la lettera appena scritta, nell'altra la sua bacchetta di agrifoglio.

Guarda fuori e sorride un ultima volta, poi inclina la bacchetta verso la sua tempia destra.

-Ti amo.- sussurra.

Un lampo di luce verde prima, poi il buio.

La pergamena svolazza via, trasportata dal vento.

 

 

Ho fatto la cosa giusta, Fred. Siamo insieme, per sempre.” 

  
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