DEATH:
La ragazza al centro della cripta
ormai dava segno di voler cedere. Sul suo volto sfigurato dalla fatica si poteva
leggere la disperazione che in quel momento abitava il suo animo.
Il suo viso era imperlato di
sudore e completamente arrossato dallo sforzo di continuare il combattimento.
Dietro di lei un uomo era
incatenato al muro e guardava la scena impotente.
La ragazza aumentò lo spazio tra
lei e il suo nemico arretrando di qualche passo.
Nella cripta aleggiava un silenzio
irreale rotto solo dall’ansimare della giovane.
“Allora principessa ti arrendi?
Non capisci che combatti una guerra persa in partenza? Io sono capace di
prevedere ogni tua mossa, io ti leggo nella mente, io posso arrivare in ogni
meandro del tuo animo! Guardati, non ti reggi neanche più in piedi…. Fai quel
giuramento e tutto questo finirà! Riavrai quell’inutile uomo che tanto ti
ostini a difendere!” propose la figura meschina davanti alla ragazza.
“Meglio morire!” rispose
ansimante la giovane portandosi a difesa dell’uomo alle sue spalle.
Il suo interlocutore la prese in
parola e scomparve per riapparire poi una frazione di secondo dopo davanti al
naso della ragazza, questa non fece neanche in tempo a rendersi conto di ciò
che accadeva che l’uomo le strappò lo scettro dalle mani e lo scaraventò
contro il muro mandandolo in frantumi. Un pugno da parte della figura femminile
venne facilmente schivato dall’uomo e lo stesso successe con un calcio, una
manata e altri tentativi di aggressione da parte della fanciulla.
“Comincio a stancarmi. Questa è
la tua ultima possibilità di salvarti. Fai quel giuramento…” sibilò
l’uomo all’orecchio della giovane dopo aver afferrato il suo avambraccio
destro e averla attirata a se.
La ragazza in risposta sputò in
faccia al suo nemico che affondò il volto nei fili doro che altro non erano che
i capelli della fanciulla, l’uomo ispirò per un’ultima volta il dolce
profumo di quella ninfa e a malincuore sferrò un violentissimo pugno allo
stomaco della ragazza che sgranando gli occhi si accasciò lentamente al suolo.
L’uomo incatenato seguiva la
scena impotente cercando inutilmente di sciogliere le catene che gli impedivano
di andare in soccorso della ragazza. Assisté all’ultimo scambio di battute
tra i due, era la fine, lo sapeva. Serrò gli occhi e poco dopo sentì il tonfo
del corpo della sua ragazza accasciarsi a terra, socchiuse lentamente le sue
iridi blu oltreoceano che in quel momento esprimevano dolore e rabbia fino ad
incontrare gli occhi della dolce figura distesa a terra che ansimava, quel
bastardo l’aveva condannata ad una morte crudele, una morte per asfissia,
probabilmente le aveva fracassato le costole o perforato i polmoni. Gli occhi
vacui della ragazza lo fissavano senza in realtà vederlo, non aveva mai visto
quei suoi bellissimi occhi celesti così spenti, intrisi di dolore e rassegnati
alla morte. Provò un incredibile moto di rabbia nell’osservarla in quello
stato e si scagliò contro l’uomo che si ergeva a pochi passi da lei; se non
ci fossero state le catene a trattenerlo avrebbe fatto scempio di quel maledetto
assassino.
“Addio…” quel sussurro lo
fece rabbrividire, tornò a guardare la fanciulla, una cascata di capelli color
del miele le faceva da tappeto, lei lo stava fissando, non riuscì a spiegarsi
come ma trovò la forza di regalargli un ultimo sorriso prima di spirare. La
testa bionda ricadde di lato e l’aria fu invasa dalle risate malefiche di
quell’essere maledetto da dio.
L’uomo incatenato perse la poca
lucidità che gli rimaneva e crollò a terra in ginocchio scoppiando in lacrime
amare e disperate esplodendo poi in tutto il suo dolore con un unico straziante
e lacerante grido che riecheggiò in tutta la cripta “BUNNYYYYYYYYYY!!!!
NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO”
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“BUNNYYYYYYYYYY!!!!
NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO” l’esile figura della principessa fu
svegliata dal suo stesso urlo. Tremava ed era completamente fradicia di sudore.
Non era possibile, Bunny! La ragazza scivolò fuori dal letto e uscì di corsa
dalla sua stanza diretta verso la camera dei genitori. Le guardie che erano di
turno la guardavano accigliate mentre lei piedi scalzi e capelli al vento
attraversava velocemente i corridoi.
Un capogiro la colse mentre
svoltava un angolo e per non rovinare a terra si appigliò al gomito di un
soldato. Questo la guardò stralunato, di norma lui avrebbe dovuto confondersi
con l’arredamento e restare impassibile ma ora l’erede al trono era
leggermente in difficoltà.
La ragazza si sentiva mancare il
respiro e cominciò ad ansimare violentemente, si portò una mano alla gola e
venne scossa da violenti colpi di tosse. Guardò implorante l’uomo che
l’aiutava a reggersi in piedi.
Gli occhi della principessa erano
dilatati all’inverosimile e lui preso dal panico cominciò ad urlare ai suoi
compagni di andare a chiamare il re e la regina.
La ragazza crollò a carponi e
cominciò a tossire sangue. L’uomo vedendo la scena si accucciò a fianco alla
ragazza e cercò di aiutarla a rialzarsi, ma questa colta da un altro capogiro
perse i sensi.
NERO. Ci mise qualche secondo a
capire di avere gli occhi chiusi. Si costrinse a riaprire le palpebre che però
sembravano pesanti come macigni. Sopra di lei un soldato la fissava scioccato.
La testa riprese a girare violentemente mentre il ricordo di quello che era
successo a Bunny riaffiorava nella sua mente. No. Non era successo veramente.
Era solo un incubo. Che stupida era stata, se Bunny fosse veramente morta a
quest’ora lei sarebbe già scomparsa. Ma allora perché si sentiva così male?
Sentì l’eco dei passi di
qualcuno che evidentemente aveva fretta muoversi verso di loro. Non fece in
tempo a formulare nessuna supposizione su chi potesse essere perché la risposta
arrivò quando il volto diafano di sua madre comparve davanti ai suoi occhi.
“Oddio, che cos’è successo?
Che cos’hai?” chiese ansiosamente la regina. I lunghi capelli biondi le
incorniciavano scompostamente il volto e le sue iridi color del cielo brillavano
di preoccupazione.
La ragazza in risposta fu scossa
da un altro attacco di tosse. Come la prima volta sputacchiò sangue che sporcò
la candida vestaglia della madre che assistendo alla scena sgranò gli occhi e
non trattenne un gridolino preoccupato.
Il padre della fanciulla scansò
sua moglie e raccolse la figlia con l’intenzione di portarla in infermeria.
“Papà, no, mi fai male”
protestò la ragazza mentre l’uomo la sollevava da terra.
“Ti porto in infermeria” cercò
di rassicurarla il re.
La regina trotterellava attorno
all’uomo cercando di capire la gravità della situazione.
Il re si fermò improvvisamente
quando la fanciulla che trasportava cominciò a dimenarsi come se l’aria la
bruciasse e ad urlare come una pazza.
DOLORE.
SOFFERENZA.
STRAZIO.
SPASIMI.
SUPPLIZIO.
TORTURA.
CRAMPI.
Tutti aggettivi che potevano in
parte spiegare quello che provava la principessa. Era come se miliardi di lame
ghiacciate stessero penetrando ogni millimetro della sua carne, come se delle
fiamme invisibili la stessero ardendo dall’interno, come se fosse attraversata
da parte a parte da scariche elettriche.
Sua figlia stava gridando come una
squilibrata e lei non sapeva proprio che fare, incrociò i profondi occhi blu di
suo marito e vi lesse sconcerto e ansia.
Il re accasciò a terra sua figlia
e come aveva cominciato ad urlare così finì. Come se niente fosse successo.
Sentiva il freddo pavimento sotto
la sua schiena. Cos’era stato? Non le importava. Pregava solo che non
succedesse mai più. Spostò la testa di lato senza curarsi dei suoi genitori
che le rivolgevano domande che però lei non riusciva a capire; la sua mano era
così pallida, sembrava quasi confondersi col bianchissimo pavimento di marmo.
Era strano, diventava sempre più bianca, ora se non fosse stato per la
differenza di materiale avrebbe potuto dire che la sua mano faceva parte del
pavimento. Ora si mimetizzava benissimo, doveva sforzarsi per capire dove
cominciava la mano e dove finiva il pavimento. Però adesso che ci pensava
questo non era affatto normale. Sentì sua madre gridare e suo padre afferrarla
per le spalle. Allora successe. Le mani del re sprofondarono dentro la
principessa come se fosse fatta d’aria. Sentì sua madre gridare e disperarsi
invocando il suo nome…. Aveva capito…. Si stava dissolvendo. Allora Bunny
era veramente morta.
Una lacrima solitaria solcò il
volto semitrasparente della fanciulla prima che si dissolvesse definitivamente.
Il re con la morte nel cuore si
girò verso sua moglie per cercare di consolarla ma soprattutto per cercare un
po’ di conforto.
La regina improvvisamente sgranò
gli occhi e si accasciò al suolo priva di sensi. Suo marito nonostante fosse
preoccupato pensò fosse una reazione normale per una donna che ha appena perso
l’unica figlia. Quell’affermazione lo colpì internamente, solo ora
realizzava quello che era successo, la sua bambina era… era… morta.
Un urlo lancinante rimbombò per
tutto il palazzo svegliando non poche persone.
L’uomo distrutto
psicologicamente si accostò alla moglie riversa e rimase inorridito quando
girandola si accorse che un rivoletto di sangue le colava dalla bocca.
“No, non anche tu” mormorò
l’uomo stringendo a se il corpo che cominciava a sbiancare della moglie.
La donna riprese i sensi e si
sorprese di trovarsi a pochi centimetri dagli occhi arrossati di suo marito.
Inizialmente rimase spiazzata ma poi sentendo la tesa dolerle e il viso
inumidito dalle lacrime versate la cruda realtà tornò a schiacciare il suo
animo delicato.
“E-Endimion…” mormorò con
voce rotta.
“Cos’è successo?” domandò
l’uomo come se qualche essere superiore potesse dargli una risposta.
La donna emettè un piccolo gemito
prima di cominciare a sentire un fastidioso formicolio attaccarle il corpo.
“Serenity!” gridò l’uomo
disperato vedendo che la moglie era TROPPO pallida.
“Aiutami!” scongiurò la donna
in una smorfia di dolore.
“Come faccio? No, ti prego non
lasciarmi! Non mi abbandonare anche tu!” urlò l’uomo disperato ma sua
moglie ormai non aveva più la forza per rispondere e prima di dissolversi come
aveva fatto pochi minuti prima sua figlia regalò un dolce sorriso a suo marito
che ormai non tratteneva più le lacrime.
Era solo. Se n’erano andate. Le
due persone più importanti della sua vita si erano dissolte come aria nel giro
di un ora. Le uniche due persone per cui avrebbe dato tutto, anche la vita,
erano appena scomparse. Aveva perso la sua famiglia nel giro di una notte.
Adesso sarebbe scomparso anche lui? Aspettò qualche minuto in silenzio ma non
accade nulla. Perché? Perché gli era negato di raggiungerle? Chi aveva deciso
che si dovevano sparare? Stanco di tutte quelle emozioni e quegli immensi dolori
si accasciò al suolo privo di sensi.
**The
End**
Ohi gente onestamente non so proprio da
dove mi sia uscita sta roba, ero sotto la doccia in un momento di depressione
profonda ed ho avuto l’ispirazione….
A dire la verità questa Ff avrebbe
anche un seguito, ma non è ben definito e non vorrei rovinare tutto comunque se
mi dite che ne vale la pena posso sempre rimetterci mano.
Beh, che vi sembra? Mi lasciate un
commentino?
Un bacio a tutti quelli che leggono ma soprattutto a quelli che recensiscono Seyenne^.^