Sangue... C'era sangue.. sangue dappertutto. Sangue e una persona inginocchiata, che osservava le proprie mani macchiate di peccato. La figura era sfocata e Leo camminava verso di essa, con un passo incerto, per capire chi fosse. Improvvisamente la figura alzò il capo, guardò il ragazzo e tese una mano verso di lui, con un sorriso luminoso ma triste stampato sul volto.. e fu allora che Leo lo riconobbe. Riconobbe Elliot. Elliot che gli tendeva la mano in cerca di aiuto. Ma lui era come paralizzato, non riusciva a muoversi, ed Elliot si allontanava sempre più.. fino a che lui e il suo sorriso raggiante scomparvero nella luce. Allora Leo si inginocchiò a terra, si strinse le braccia tra le mani ed urlò più forte che poté:«ELLIOOOOOOT!!». Poi il buio lo avvolse e Leo si svegliò, grondante di sudore e con il respiro affannato. Si guardò intorno nella speranza di constatare che quella era la sua stanza e che lui si trovasse ancora nella residenza Nightray, ma non fu sorpreso di apprendere il contrario. Sospirò e si mise a sedere sul letto, si portò le gambe al petto e le cinse con le braccia per poi poggiare la testa su di esse. Leo guardava fuori dalla finestra e osservava la luna piena con i suoi occhi ormai spenti. Occhi stupendi. Occhi viola che riflettono luci dorate che solo loro possono vedere. Occhi che, malgrado la loro bellezza, avevano visto la propria luce spegnersi e che ormai guardavano il mondo con totale disinteresse.

Dalla tragica notte in cui morì Elliot, Leo non era più stato lo stesso. Aveva perso l'unica persona che teneva davvero a lui, l'unica persona a cui lui teneva più di sé stesso, l'unica persona che gli era sempre stata vicino. Si era visto portare via tutto e, inoltre, aveva dato la colpa a sé stesso. Si era convinto che la morte di Elliot fosse stata colpa sua e portava questo fardello che lo stava lentamente uccidendo. Lo stavano uccidendo i sensi di colpa e le ultime parole di Elliot:«Leo... scusami..». Non capiva perché Elliot gli avesse chiesto scusa, lui non aveva alcuna colpa.. la colpa era sua e sua soltanto. Era sua perché non era riuscito a proteggere la persona per lui più importante.. e questo non se lo sarebbe mai perdonato.. mai.

Ormai non gli importava più di nulla. L'intero mondo sarebbe anche potuto essere stato trascinato nell'Abisso, a lui non sarebbe importato. Ormai lui era già finito in un abisso, un abisso diverso da quello da cui provengono tutti i Chain... lui era finito nell'Abisso della disperazione, che lo trascinava sempre più a fondo. Ormai aveva perso ogni volontà di vivere e l'unica cosa che voleva era distruggere sé stesso. Non gli importava che Glen avrebbe preso il controllo del suo corpo e si sarebbe sostituito a lui, gli bastava non vedere. Non voleva vedere più nulla con i suoi occhi feriti. Dopotutto era quello il motivo per cui si era lasciato crescere i capelli fino a che gli coprissero gli occhi, semplicemente non voleva vedere. Adesso più che mai. Adesso, l'unica cosa che avrebbe voluto, sarebbe stata avere Elliot al suo fianco. Ma sapeva che non era possibile e allora se ne stava lì, nella sua mente, fermo e immobile, a ripensare a quanto accaduto al palazzo di Isla Yura e si lasciava controllare da Glen.

Leo sarebbe rimasto perso nei suoi pensieri per chissà quanto tempo se l'alba non fosse sopraggiunta e i raggi del sole appena sorto non avessero colpito il suo viso, facendolo tornare alla realtà. Il ragazzo si stropicciò gli occhi, si alzò, si vestì e prese tra le mani l'unica cosa che gli era rimasta di Elliot: la spada nera dei Nightray. Strinse con forza il manico e si avviò con passo deciso e sguardo perso verso un altro giorno di una vita che ormai, per lui, aveva perso qualsiasi senso di essere vissuta..