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Autore: raptasum    11/08/2013    10 recensioni
Liam Payne ha ventidue anni, lavora come bagnino alla piscina comunale coperta di Kilkenny, Irlanda.
E' un lavoro noioso, davvero noioso.
Fino a quando a quattro ragazzi non viene l'idea di gettare in acqua un piccolo moro che non sa nuotare...
[Ziam, accenni Niam-Ziall, lifeguard!Liam, writer!Zayn]
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Liam Payne, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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- Sento di stare per impazzire – borbottò Liam Payne, il bagnino ventiduenne della piscina comunale di Kilkenny, Irlanda.
Non capiva ancora cosa l’avesse spinto ad entrare nel corpo bagnini: era a conoscenza del fatto che avrebbe dovuto tenere a bada dei bambinetti urlanti, ma non avrebbe mai immaginato che sarebbe stato così estenuante.
Non succedeva mai nulla di serio, non che Liam avesse mai desiderato che uno di quei mille mocciosi cadesse in acqua senza saper nuotare; passava la maggior parte dei suoi turni a leggere pigramente qualche libro, amava leggere ed era definito da tutti quelli che avevano avuto il piacere di conoscerlo come “ragazzo intelligente”.
Certo, a prima vista nessuno lo avrebbe creduto capace di dialogare con termini appropriati e specifici come faceva sempre: forse a causa dei suoi bicipiti ben allenati e gli addominali pronunciati (i quali formavano la tipica tartaruga da culturista), o forse a causa del taglio di capelli da bulletto e i tatuaggi che decoravano la sua pelle chiara.
Richiamò per la terza volta un bambino, che correva allegramente sul bordo piscina; se fosse successo ancora, sarebbe stato costretto a sbatterlo fuori.
Ma Liam, oltre a un grande cervello e un grande fisico, aveva anche un grande cuore.
E in tre anni di lavoro estivo da bagnino, non aveva mai espulso nessuno.
Si riconcentrò sul suo libro, uno dei suoi preferiti, “Il miglio verde”. Lo adorava, adorava ogni singolo personaggio, e sebbene conoscesse già la fine piangeva sempre quando leggeva l’ultima parola.
Era un ragazzo sensibile, alla fin fine.
Amava tutti, o quasi, non esitava un attimo a intervenire se notava qualche ingiustizia ed era sempre pronto ad aiutare il prossimo, in cui riponeva una grande fiducia.
Era un bravo ragazzo, Liam Payne.
Aveva deciso di iscriversi al Trinity College, era il migliore di tutta Irlanda, e avrebbe potuto ricevere un’ottima preparazione in campo tecnico.
Mentre finiva il capitolo dieci del libro, sentì delle risate provenire dalla parte opposta della piscina: non ci dette molto peso, a primo ascolto sembravano degli stupidi diciassettenni, i classici ragazzotti che si atteggiavano a fighi quando, in realtà, strisciavano sotto il comando delle loro madri.
Quando, però, tra quelle risa sentì una voce spaventata, alzò lo sguardo mettendo a fuoco il gruppo.
Erano quattro, o meglio, quattro in piedi che tenevano un altro ragazzo ben fermo.
- No, vi prego, non so nuotare, mettetemi giù! – implorava quello: chiaramente non era irlandese, visto e considerato che aveva la pelle nettamente più scura del resto del gruppetto e i capelli mori; Liam riconobbe dei tratti asiatici, nonostante non fosse così vicino.
- Lo sappiamo, i frocetti come te non sanno nuotare, solo sculettare in giro e succhiare cazzi… oppure preferisci prenderli in culo? – rise uno dei tizi che lo teneva, scambiò uno sguardo d’intesa con i suoi amici e insieme lanciarono in piscina la vittima delle loro angherie.
E Liam, che già da prima sentiva una gran voglia di spaccar loro i bei faccini che si ritrovavano, si alzò di scatto lasciando perdere il libro.
- Ehi, ehi! – urlò, quelli si voltarono con un’espressione strafottente, la quale però lasciò immediatamente il posto a puro terrore.
- Via, andiamo! – urlò il ragazzo di prima, e veloce come il vento scomparirono, usciti dalla porta principale della piscina coperta.
Liam imprecò tra i denti, e prima di tornare al libro, si ricordò che l’ultimo del gruppo, quello che avevano lanciato nella vasca, non sapeva nuotare. E il fondo non era così alto.
Lo cercò con lo sguardo, più e più volte, ma la superficie dell’acqua non traspariva abbastanza dal permettergli di localizzarlo: solo quando vide una mano, con un tatuaggio di un volatile in vista, uscire dal liquido Liam non aspettò di più e si buttò in piscina.
Le ragazze, sedute mollemente sul bordo a chiacchierare, soffocarono un’esclamazione di sorpresa quando il ventiduenne si tuffò di testa, non era mai successo e di certo non era un cattivo spettacolo vedere un fascio di muscoli unico spiccare un salto ed entrare elegantemente nell’acqua.
Non dovette cercare molto, Liam.
Vide chiaramente il ragazzo che annaspava e scendeva sempre di più, con due bracciate lo raggiunse e gli circondò la vita con un braccio; tornò su, si avvicinò velocemente al bordo posandoci con delicatezza il moro, immobile.
- Oh, accidenti! – si passò una mano tra i capelli castani, la cresta ormai si era afflosciata sulla fronte, scostò i ciuffi con un movimento nervoso salendo a cavalcioni dell’altro, cominciò a spingergli il petto per fargli buttare fuori tutta l’acqua che aveva ingoiato.
Liam riuscì nel suo intento, lo sconosciuto sotto di lui aprì gli occhi, rivelando due iridi scure e magnetiche.
- Stai bene? – annuì, ma poco dopo le sue palpebre si serrarono e la testa scivolò di lato: il castano si abbassò sul suo petto, non riusciva a sentire il respiro, venne quasi colto da un attacco di panico in piena regola.
Respirazione bocca a bocca furono le uniche parole che gli balenarono nella mente, sospirò frustrato chinandosi sul volto del ragazzo, gli aprì la bocca Ha una bocca perfetta per un pompino pensò, insultandosi internamente mentre si avventava sulle sue labbra e Le labbra più morbide e deliziose che abbia mai toccato cominciava a immettergli aria nella gola.
Bastarono due o tre respiri per riportare il moro “sulla Terra”, ma finse di non accorgersene per godere ancora un po’ di quella bocca divina: e il ragazzo sotto di lui, perfettamente conscio di ciò che stava accadendo in quegli istanti, sapeva che poteva scrollarsi Liam di dosso quando più lo desiderava, ma la verità era che non voleva.
Anzi, era da una vita che desiderava di baciare Liam Payne, il bagnino ventiduenne della piscina comunale di Kilkenny, Irlanda.
Era innamorato da secoli, fin dai tempi del primo giorno di scuola superiore, ma si era sempre limitato ad ammirarlo da lontano e a sospirare, lasciando che nella sua mente le peggiori scene romantiche si generassero liberamente.
Adesso che poteva sentire finalmente il sapore che si era soltanto immaginato, decise di goderselo al meglio.
Liam si staccò dopo non molto, per non dare troppo nell’occhio, e quando si allontanò il ragazzo riaprì gli occhi guardandosi intorno frastornato.
- Che cosa… chi sei tu? – finse alla perfezione di non conoscere il suo salvatore, questo abboccò in pieno.
- Io sono Liam Payne, e ti ho appena salvato da una morte prematura. E tu, invece, come ti chiami? – voglio conoscerlo – E, soprattutto, chi erano quei ragazzi?
- Li-Liam, possiamo andare a parlarne altrove? – chiese il moro, l’altro annuì alzandosi in piedi e porgendogli una mano, che accettò di buon grado.
- Ma certo, tanto il mio turno sarebbe finito cinque minuti fa. Aspetta, mi asciugo, mi cambio e arrivo.
Dopo essersi asciugato, ed essersi infilato un paio di pantaloni lunghi, una maglietta a maniche corte e una felpa con il logo di Batman (il suo supereroe preferito, sin dai tempi dell’asilo), Liam infilò l’asciugamano e la canottiera da bagnino nel borsone dove teneva il cambio, si allacciò meglio le Puma nere e si caricò la borsa in spalla, uscendo poi dallo spogliatoio e fermandosi davanti all’uscita della piscina.
Il ragazzo sconosciuto arrivò poco dopo, tremando di freddo: ovviamente il castano se ne accorse, gli si avvicinò con un’espressione interrogativa sul volto.
- Che hai? – e dopo una seconda occhiata, si accorse che i capelli mori erano ancora umidi, i vestiti bagnati e le labbra livide dal freddo.
- I- io non ho il cambio, cioè, mi… mi hanno trascinato qui c-con la f-forza – balbettò, rabbrividendo di nuovo.
Liam non esitò un attimo, si tolse la felpa (la sua preferita, che teneva sempre pulita e impeccabile) e la porse all’altro, che spalancò i grandi occhi scuri.
- Tienila. Io sto bene anche così. – stava per ribattere, zittì il moro con un – Tienila o ti prenderai qualcosa.
- G-grazie… - se la infilò subito, era estremamente morbida e calda e profumata, le maniche gli scesero a coprire le dita fino a metà scaldando le mani infreddolite.
- Andiamo a prenderci qualcosa di caldo, okay? – chiese il castano, il ragazzo di fianco a lui fece cenno di sì con la testa, e appena usciti dalla piscina comunale entrarono in un bar lì vicino.
Si sedettero a un tavolo, Liam ordinò due tè caldi e appoggiò il borsone ai suoi piedi, mettendo la testa sulle sue braccia che avevano occupato metà del tavolino.
- Grazie per… per tutto quello che hai fatto per me – sussurrò lo sconosciuto davanti a lui, un po’ rosso a causa dell’imbarazzo in cui era scivolato pian piano.
- Di niente. Piuttosto… non so ancora il tuo nome e chi sono quei ragazzi.
- Ah, giusto… io mi chiamo Zayn, Zayn Malik. – Zayn gli porse la mano, celata in gran parte dalla felpa ormai umida, Liam la accettò di buon grado. – Ho diciannove anni, comunque. E quei ragazzi… beh, diciamo che anche se sono più grande di loro anagraficamente, loro sono più grandi di me fisicamente. – sospirò, si strinse le braccia intorno ai fianchi magri. – Non sono molto alto, anzi, sono più basso di un metro e settanta, ho avuto un piccolo problema alla crescita e a quindici anni mi sono fermato – ho notato, ti rende così cucciolo – e non sono “il ragazzo figo e ammirato e temuto”, – simulò le virgolette con le dita, le maniche della felpa gli scesero fino al gomito rivelando numerosi tatuaggi – tutt’altro. E così… così mi odiano.
- Capisco… - le due tazze di tè arrivarono quando Liam si apprestò a parlare – Ho sentito che ti davano del “frocetto”, anche. E’ per quello che ti odiano? Perché sei gay?
- N-no – il rossore del suo viso tradiva le sue parole – è che… mi hanno detto che sembro una ragazza, ho i tratti da ragazza, mi comporto come una ragazza, ma non è vero niente… non sono gay, non lo sono affatto… - il castano non rispose, bevve un po’ dalla sua tazza con mille dubbi che gli frullavano nella mente.
Se questo ragazzo non è gay, io sono inglese. E tutti sanno bene quanto odio quei cani schifosi pensò, ma non disse nulla comunque, per evitare equivoci.
- Non sembri irlandese. Da quanto sei qui? – chiese Liam, aspettò che Zayn bevesse un sorso di bevanda calda: lo guardò mentre trangugiava il suo tè, il pomo d’Adamo che si muoveva, le guance infreddolite ma gli occhi più brillanti che mai, e per poco, da tanto si era incantato ad ammirare la perfezione del volto del moro, non si perse la risposta.
- Io sono irlandese, in realtà, però… però i miei genitori si sono trasferiti in Irlanda dal Pakistan – asiatico, lo sapevo - mentre mia mamma era incinta di me, sono nato a Dublino ma poi, per via del lavoro di mio padre, ci siamo spostati qui a Kilkenny. Non… non sei razzista, vero? Non sei come loro? – sembrava impaurito dalla risposta, evidentemente temeva quello che il castano avrebbe replicato.
- No, tranquillo. Io non odio nessuno solo per le sue origini – Liam si sentì in dovere di tranquillizzarlo non solo con le parole, ma anche con un semplice contatto fisico: poggiò la mano su quella di Zayn, seppur coperta dalla sua felpa, e vide chiaramente il diciannovenne sobbalzare, non se lo aspettava ed era piacevolmente sorpreso.
- Oh, beh, grazie.

Rimasero a chiacchierare per un po’, parlando del più e del meno, quando Zayn gettò uno sguardo all’orologio  a muro attaccato sopra il bancone del bar: le sette e mezza, erano passate due ore da quando aveva baciato Liam Payne (ovvero il suo amore di una vita) ed egli aveva contraccambiato.
O forse no, ed era solo una sua allucinazione?
- Li-Liam, si è fatto tardi… dovrei tornare a casa… - mormorò, si alzò in piedi di scatto chinando la testa.
Ormai i capelli erano asciutti, e i vestiti meno fradici ma pur sempre umidi; il tè lo aveva riscaldato, certo, ma aveva bisogno di una doccia calda.
- Oh, okay. Vuoi un, cioè, ti serve un passaggio? – non fare il timido, stupido Payne si disse subito dopo, dal momento che il tono di voce era tremolante e basso, quasi impercettibile, lo stesso che Zayn aveva mantenuto tutto il giorno.
-Davvero mi accompagneresti a casa? – le iridi scure del moro si accesero, non erano mai state più luminose prima di quel momento.
- Ma certo, solo che… non ti dispiace sederti sulla canna della mia bici, vero?

Pochi minuti dopo due giovani sfrecciavano per le strade di Kilkenny, facendosi insultare da pedoni e automobilisti di tutti i tipi: ma non importava a nessuno dei due.
Liam sentiva il profumo dei capelli di Zayn, il quale era non poco emozionato del fatto che i muscoli ben allenati che lo accompagnavano tutte le sere nel sonno erano a così poca distanza da lui.
Arrivarono a casa Malik dopo una decina di minuti e ventisette (Liam le aveva contate) imprecazioni da parte delle persone incontrate, con un salto goffo il moro scese dalla canna della bicicletta.
- Grazie per l’ennesima volta – sussurrò, fece per levarsi la felpa per riconsegnarla al castano, ma quest’ultimo lo interruppe con un gesto e un grande sorriso.
- Tienila pure, me la ridarai quando ci rivedremo. – disse, pur sapendo che molto probabilmente non si sarebbero rivisti.
Peccato, però: Zayn era davvero un tipo interessante, con un pizzico di mistero che lo attorniava, forse per via del suo aspetto intrigante e attraente; gli sarebbe piaciuto scambiare con lui ancora un paio di chiacchiere.
- Ne… ne sei sicuro? Tanto abito qui, non prenderò freddo in cinque metri – replicò tremante il moro, il quale non riusciva a crederci che gli aveva ceduto la felpa del suo supereroe preferito, ma Liam scosse la testa.
- Meglio prevenire che curare, no? Ciao, Zayn! - partì in quarta, voltandosi un’ultima volta verso il piccolo Zayn. – E mi raccomando, fatti una doccia calda o ti ammalerai!
-Va bene! – urlò in risposta, si precipitò in casa e senza salutare nessuno si chiuse in camera sua, abbracciando il tessuto grigio con il logo di Batman che teneva ancora addosso.
Contemporaneamente, Liam sfrecciò veloce verso la sua abitazione, il vento che gli muoveva i capelli, e mai nella sua vita si era sentito tanto allegro come quel giorno.
Voglio rivedere Zayn Malik, voglio rivederlo assolutamente si disse, ben deciso a raggiungere il suo obiettivo.


E magari testare quella bocca da pompino che si ritrova.







Bella a tutti...



NON PREOCCUPATEVI NON SONO MORTA, AMY E' QUI PIU' VIVA CHE MAI.
Sì, eh, potevo risparmiarmi il "più che mai".
Comunque è da secoli e millenni che non aggiorno, e oggi dovevo scrivere un'altra roba ma BAM!, mi è venuta l'ispirazione per questa e in tre ore di lavoro non stop (paua merenda, ovviamente.) ho scritto questa cazzata.
Perdonatemi, ma Liam bagnino sexy mi fa pensare troppo male. 

E Zayn vittima di bullismo, un piccolo moretto irlandese-pakistano che non sa nuotare ed è alto un metro e una Vigorsol masticata e calpestata da un vombato? (Awww, ciao Lavi ciao <3 (anche se non leggerai sta cazzata)) Mi fa troppa teneressssa.
Chiedo umilmente perdono a Shine_, la cara vecchia Shine_, quella delle costruzioni e dei corsi di equitazione e della (eurgh...) Francia, se gli Ziam della mia FF assomigliano troppo a quelli di Car Wash e dei suoi innumerevoli sequel.
Ma shippo troppo Liam alto e Zayn nano çmç perdonami çmç
E' il caso che io me ne vada, mi fanno male schiena, dita e braccia e oggi non sono nemmeno andata in piscina, che vita sociale del gran cazzo.

Se la FF vi è piaciuta mettete una recensione, cercatemi su Twitter e Tumblr (ebbene sì, ho imparato ad usarlo :D), se non avete ancora inserito la FF nelle seguite/ricordate/prferite aggiungetela e noi ci sentiamo nella prossima OS, bella ragazzi. <3
[Adatt.]

Amy <3
P.s.
Ho deciso di trasformare questa OS in una Long, a pensarci bene potrebbe uscire fuori qualcosa di carino nonostante io non sia assolutamente capace di scrivere Long çmç Grazie dell'attenzione.

  
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