Cap.1

22 Dicembre 1964

 

Freddo. TROPPO freddo, anzi si può dire che quel giorno di gelava.

Erano quasi tre mesi che mi trovavo a Liverpool. Eh già, avevo abbandonato il mio lavoro in Italia per cercare avventure altrove, ma di avventure c’era poco e nulla e gli annunci di lavoro erano scarsi in quel periodo, così mi trovavo disoccupata, in una città straniera,  vicino alle feste di Natale e con pochi soldi dietro.

Fortuna che avevo Noel, il ragazzo che mi ospitava in casa sua, un amico di penna. Era un ragazzo in gamba e per molti versi andavamo d’accordo, come per esempio per la musica: Noel suonava la chitarra e stava cercando di insegnare a suonare anche a me, era davvero bravo! Tutto sommato ci piacevamo, ma sapevamo entrambi che non avrebbe mai funzionato fra noi due… lui era fidanzato da anni con una ragazza ribelle e anche se continuava a ripetermi che prima o poi l’avrebbe lasciata io avevo paura di dovermene andare da un giorno all’altro per far posto a lei.

Ma tiravamo avanti e infondo stavamo meglio da amici.

Torniamo a noi, nonostante l’aria natalizia sembrava un giorno come un altro, piuttosto noioso a dirla tutta, camminavo in una vietta mentre pensavo a un' ipotetica proposta da fare a Noel riguardo un trasferimento in America, una nuova avventura! Quando un qualcosa mi venne addosso…o meglio qualcuno.

Caddi a terra senza badarci tanto con il risultato di finire in una pozzanghera.

“Ahi…ma chi diavolo?” Non feci in tempo a finire la frase, mi voltai di scatto e notai un ragazzo più o meno della mia età che tentennava sul marciapiede nel tentativo di rialzarsi.

“Scusami! Davvero… ero fra le nuvole, oddio mi dispiace” Disse lui, ero talmente stupefatta dalla sua bellezza che al posto di rialzarmi ero rimasta nella pozzanghera, con il cappotto fradicio e il vento gelato che si abbatteva su di me; lui mi offri una mano che non esitai a prendere.

“Grazie” dissi io, lui scoppiò a ridere “Grazie? Sei appena finita in una pozzanghera per  colpa mia e mi ringrazi?” divenni rossa ma ricambiai il sorriso “Si ehm…sai anche io oggi sono sopra le nuvole”.

Ci fu un momento di silenzio e imbarazzo generale, poi lui attaccò “Bhe…insomma, per farmi perdonare potrei offrirti un tè, ti va? Casa mia è qua dietro”.

Accettai con un sorriso tentando di strizzare il cappotto che avevo addosso, se prima avevo freddo adesso era molto peggio “A proposito…mi chiamo Paul!”.

“Lyla, piacere” mi presentai a mia volta.

Svoltammo l’angolo e salimmo le scale di una casetta piccina, dopodiché entrammo in casa sua e una folata di caldo mi avvolse piacevolmente “Permesso…”

“In casa non c’è nessuno tranquilla, abito da solo” disse lui.

Notai le pareti color arancione della saletta di ingresso e un enorme disegno tribale sul muro che dava un tocco di grinta alla stanza “Davvero carino!” dissi io “Grazie, è un appartamento piccolo ma è piuttosto accogliente” il che era vero, mi ricordava tanto la casa di una mia vecchia amica in Italia… lo seguii nella cucina dove preparò subito la teiera e ci sedemmo “Allora, ormai siam qui, mi dispiace ancora per prima” si scusò nuovamente “Non importa… infondo è anche colpa mia se avessi fatto più attenzione!” mi sorrise, bevvi il mio il tè a piccoli sorsi e cominciammo a parlare del più e del meno, scoprii che suonava il basso e un sacco di altre cose interessanti circa lui, il tempo volò e senza che ce ne accorgemmo si fecero le 7.

“Cavolo, devo andare Noel mi starà aspettando!” dissi io “Il tuo ragazzo?” chiese Paul maliziosamente, sorrisi arrossendo “No, è soltanto un amico ma vivo con lui da tre mesi”.

“Però!” esclamò lui. Recuperai il cappotto dal calorifero, che ormai doveva essersi asciugato, e mi accompagnò all’uscita.

“Bhe…è stato un piacere conoscerti Paul!” dissi dispiaciuta “Anche a me…potremmo vederci qualche giorno no? Tanto io sono sempre in zona…” non so che mi successe, era un bel ragazzo ma forse non avrei dovuto fidarmi di lui visto che teoricamente, fino a quel momento, era un perfetto sconosciuto. Ma accettai.

“Per me va bene! Allora, ci si vede” ci salutammo “Ciao Lyla!”.

Svoltai l’angolo e mi diressi verso casa, era bello davvero.