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Autore: Kao_chan    11/08/2013    1 recensioni
Si avvicinò a me, scostò una ciocca dei miei capelli da una delle mie orecchie, e mi sussurrò: -ho ucciso mia sorella.-Dopo sparì come se non avesse detto niente, come se tutto quello fosse sempre stato solo nella mia immaginazione.
La storia del dolce ricongiungimento tra due fratelli che si erano "persi di vista".
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Incest
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 Si avvicinò a me, scostò una ciocca dei miei capelli da una delle mie orecchie, e mi sussurrò: -ho ucciso mia sorella.-Dopo sparì in un abbraccio, come se non avesse detto niente, come se tutto quello fosse sempre stato solo nella mia immaginazione. Tutto tranne il dolore.

 
Le mie scarpe picchiettavano pesantemente sull'asfalto del marciapiede, mentre ero di ritorno da scuola. Erano troppo grandi per me, tanto che ad ogni passo il tallone si alzava dalla suola e quasi usciva fuori dalla scarpa. Ma tutto sommato, quella era una bella giornata; c'era poco vento, così la gonnella della mia uniforme primaverile non si alzava ed io potevo prendermela comoda e camminare tranquillamente, respirando l'aria fresca e il profumo dei ciliegi fioriti. 
Tenevo le mani dietro la schiena, incrociate l'una all'altra intorno al manico della mia cartella. Ogni passo era più rilassato e l'atmosfera non era disturbata da troppi suoni. Non fino a quando non sentii lui. 
 
-Che porti a fare quella gonna così corta, se vai in giro tutto il tempo con le mani lì dietro per nasconderla?-
 
Mi chiese questo, raggiungendomi in poco tempo. 
Allora mi fermai, mi girai a guardarlo. Era a neanche un metro da me, quel maleducato. E pensare che io non avevo risposto alle sue parole neanche una volta, prima di quel giorno. Non avevo mai capito cosa volesse da me, ma tutto sommato credevo fosse un normale rompiscatole, credevo non avesse nient'altro da fare che disturbare qualche ragazza mentre tornava da scuola. Non credevo avesse cattive intenzioni, in realtà non l'ho mai creduto davvero, ma di certo non era una compagnia per me piacevole. Allora pensai di rispondergli, una buona volta. Magari lo avrei allontanato per sempre facendo in quel modo.
 
-Non la stavo nascondendo.
 
Non avevo usato nessun tono preciso, chissà che questo non gli sembrò, allora, piuttosto freddo. In ogni caso non demorse, continuando a seguirmi fino a quando non arrivai a casa. Non si spingeva mai oltre la soglia, non credevo volesse arrivare a tanto. Ma quel giorno prima che sfilassi le scarpe per raggiungere il pianerottolo dell'ingresso, mi afferrò per un polso e mi rivelò un segreto. E il segreto era... Dietro al tuo cortile, in cima a quella collina nascosta dagli abeti, allevo un mostro.
Allora sbarrai leggermente gli occhi, esibendomi in un leggerissimo "eh?". Chi, al posto mio, avrebbe creduto a quella storia? Però io... In realtà... Io ci credetti. Lui mi disse anche di venirlo a vedere, al tramonto di quello stesso giorno. Tremavo un po' quando mi lasciò dolcemente il polso, sfilando la sua mano che accarezzò, allontanandosi, la mia. Non lo vidi andare via, ma rimasi lì con le scarpe ancora ai piedi per un po'. 
In realtà, non credetti che se ne fosse tornato a casa sua sui suoi piedi, come tutti i ragazzi avrebbero fatto. Allora e ancora ad oggi, qualcosa mi dice che fosse sparito, e sarebbe riapparso poi solo al tramonto, sulla cima di quella collina. E solo per te mi sembrava sempre che mi sussurrasse in quello stesso orecchio, tutte le volte dopo la rivelazione di quel segreto.
L'ora in cui il sole iniziò a tramontare arrivò in fretta, ed io non sapevo ancora se andare o non andare. Dovevo decidere in fretta, così presi due fiammiferi e ne spezzai uno a metà. Dopo li mischiai e li rigiai. Alla fine, estrassi uno dei due e il verdetto fu, alla fine, NON ANDARE. Però io, veramente, andai. 
Uscii usando una scusa con i miei genitori -dopo il tramonto non erano molto propizi a far mettere piede fuori casa ad una tredicenne come me all'epoca, e forse avevano anche ragione...- e mi incamminai verso la zona che quel pomeriggio presto mi aveva indicato il ragazzo dal segreto mostruoso. 
Lo vidi non appena superai la fila di abeti che teneva nascosta quella collina verdeggiante. Mi avvicinai silenziosamente e piuttosto svelta, ma lui mi sentì arrivare comunque e, prima che si girasse, senza neanche guardarmi, mi disse che, ormai, temeva non arrivassi più. 
Ero così in ritardo? Che razza di sciocca, che stupida sbadata. Probabilmente ci avevo messo più del previsto a decidere.
 
-Come sapevi che ero io?- Gli chiesi, in preda ad una tenue curiosità. 
 
Solo allora si girò dalla mia parte, mi sorrise appena e continuò ad avvicinarsi, mantenendo sempre quella distanza molto più intima di quella che avremmo dovuto sostenere tra due sconosciuti quali eravamo. 
 
-Potevi essere solo tu.- Fu la sua risposta, non certo esauriente. 
 
Presi a guardarlo male, dopo aver finito di guardarmi intorno. Perché non vedevo nessun mostro, nessuna creatura che potesse somigliarci neanche un po'... Stavo per aprire bocca per dirgli che razza di scherzo era quello, quando lui mi anticipò. 
 
-Devi guardare proprio dritto davanti a te, qui, proprio qui.- Aveva una voce dolce e quasi silenziosa e mentre parlava si stava indicando, come se intendesse parlare proprio di lui. 
 
Lui... Il mostro? Allora era davvero solo uno scherzo?
Lo guardai male, irritata, e sbuffai dandogli le spalle e facendo come per andarmene. Allora, la sua voce si fece più alta e quando parlò di nuovo quasi mi supplicava, sembrando veramente ferito da quel mio comportamento, tanto che non riuscii più a mettere un piede dietro l'altro per allontanarmi. Specialmente una cosa che disse, mi turbò un poco. 
 
-Ti prego, non andartene,... [...] Non potrei neanche trattenerti qui, ormai.
 
Mmh? Mi girai con il volto verso di lui, scrutandolo. Che intendeva dire? 
Lui notò che io ero interessata a quelle parole e corse incontro a me, tentando di afferrarmi la mano. Ma quando lo fece, sentii solo il peso freddo della morte che mi toccava. 
Rimasi immobile, senza riuscire a trovare una spiegazione a tutto quello. Lui provò di nuovo ad afferrarmi, cogliendo a suo vantaggio la situazione. Ma quando sentii di nuovo quella morsa gelida, fui io ad alterare la voce, persino urlando. 
 
-FERMATI! Fermati...! Si può sapere... Chi sei?!- Se gli avessi posto quella domanda molto prima, quando avevo iniziato a vederlo seguirmi e sentire la sua voce diretta a me, allora forse le cose sarebbero andate molto meglio e molto più felici, tra di noi.
 
La sua storia era molto triste, ma soprattutto, molto collegata alla mia. Anzi, si poteva anche dire che noi eravamo praticamente la stessa persona, solo che io ero la parte fortunata, e lui quella sventurata, quella che non ce l'aveva fatta. Quella che avrebbe avuto bisogno di più forza, più amore.
 
-Io sono... Qualcuno che solo tu puoi vedere.-
-Solo io?-
-Sì, esatto. Io sono il fantasma di tuo fratello gemello. -
 
Il sangue mi si congelò nelle vene, a quella rivelazione. Ma in realtà, io gli credetti di nuovo. Rimasi un attimo in silenzio e poi gli rivolsi un sacco di domande, una raffica di domande dietro l'altra, tutte che avevano bisogno di una spiegazione molto lunga, e, quello che venni a sapere fu davvero tanto, tanto che quando smise di parlare mio fratello, il cielo era ricoperto di stelle.
Gli chiesi come era morto, e disse che non era riuscito a superare il parto, che non aveva mai visto la luce veramente, se non attraverso i miei occhi, quando mi aveva sognata. Disse che era lì sulla terra perché non poteva riposare veramente in pace, non sopportando che io, la cosa più cara che avrebbe avuto se fosse nato, non sapeva neanche della sua esistenza. Non poteva sopportare neanche la morte, se non potevo ricordarmi di lui, perciò aveva bisogno di farmi sapere che c'era. A quelle parole mi ritrovai d'accordo, anche se non commentai mai nessuna delle sue risposte, perché volevo ascoltare parlare solo lui e avevo moltissime domande.
Ad un certo punto gli chiesi perché adesso non poteva toccarmi, se prima invece lo avevo sentito bene fermarmi il polso. Mi diede una spiegazione che non potevo capire fino in fondo, non conoscendo gli spiriti né le regole che li accomunano. Comunque, la questione era che poteva resistere in quella terra che non era l'Aldilà solo per un po' sotto forma di carne ed ossa. Adesso si era trasformato in materia senza consistenza, che solamente io potevo vedere, e, disse, solamente per poco, trall'altro... Ma a quanto pareva, il fatto che adesso io sapessi di lui, che fosse quindi riuscito a farmi sapere della verità e a coronare quel suo sogno, gli aveva dato la forza necessaria di nuovo a poter interagire ancora un poco con le cose di quel mondo che lo circondavano. E con me, soprattutto, perché, a quanto sembrava dalle sue parole, a lui interessava solo poterlo fare con me. 
Perciò, ora che sapevo tutto... 
 
-Perciò ora te ne andrai... A riposare in pace?- Gli domandai. 
 
Ero un po' triste a quell'idea, senza neanche saperne il motivo. Dopotutto io non lo conoscevo affatto, anche se lui pareva tenere così tanto a me, tanto addirittura da non riuscire a morire per bene senza farmi sapere di lui. 
Il fatto era, sorellina cara, che io non ero mai stato lì solo per farti sapere che ci sarei dovuto essere anche io. Non sopportavo che mi avessi dimenticato, questo è vero, ma nessuno mi dava la conferma che davvero non lo avresti rifatto di nuovo, ora che tornavo a morire. Per questo lo feci.
Mio fratello annuì un poco a quelle domande, e disse che voleva solo darmi un ultimo abbraccio con le ultime forze che gli rimanevano. Non volevo e non potevo dirgli di no, così mi avvicinai e lo abbracciai.
Tenendola stretta a me, tirai fuori dalla manica della mia camicia candida come la neve un coltello acuminato, e lo conficcai dietro le spalle di mia sorella, proprio all'altezza del cuore. Poi le sussurrai, sorridendo -E questo è il mio secondo segreto, Rei-chan: ho ucciso mia sorella.-

 
Chi avrebbe mai pensato che mio fratello volesse farmi del male. 
  
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