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Autore: stellysisley    18/02/2008    5 recensioni
una giovane ragazza a cui è stato strappato crudelmente un sogno. i suoi ricordi nel momento dell'addio.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una giovane ragazza a cui è stato crudelmente strappato un sogno sotto gli occhi.

I suoi pensieri nel momento dell'addio definitivo al suo mondo.

Dedicata a tutti quelli che si identificano con la protagonista di questa one-shot.



Addio


Ambra salì sul sedile posteriore dell'auto e chiuse la portiera.

Fuori aveva cominciato a piovere, lacrime dal cielo che facevano compagnia a quelle che stavano cadendo dai suoi occhi negli stessi istanti.

Girò la testa e rivolse lo sguardo a quella che per due anni era stata la sua seconda casa: il palazzetto dello sport.

Lì aveva imparato a giocare a pallavolo.

Lì era diventata la schiacciatrice più promettente della sua squadra.

Su quel campo dove aveva riso, pianto, esultato, protestato, incitato.

In mezzo alle sue compagne, le sue migliori amiche, quelle che sapevano tutto di lei, quelle a cui non aveva mai nascosto nulla, quelle con cui aveva condiviso tutto...dagli allenamenti alle ansie pre-partita, dalle notti in albergo per una trasferta ai viaggi in pullman, dalle gioie per una vittoria alle lacrime per una sconfitta.

Lì, su quel campo, aveva giocato la sua prima partita, due anni addietro.

Lì, su quel campo, aveva giocato la sua ultima partita, poco prima.

Non sarebbe dovuta finire così.

Non in quel modo.

Non in quel momento.

Si dice che quando si muoia ci passino davanti tutti i momenti della nostra vita, come in un film mandato avanti veloce.

Forse non solo quando si muore fisicamente

Forse è così anche quando muore un nostro sogno.

E allora in quel momento, in quell'ultimo sguardo a quello che all'apparenza era un comunissimo palazzetto dello sport, davanti agli occhi di Ambra passarono tutti i momenti di quegli indimenticabili due anni.

Aveva iniziato la pallavolo quasi per gioco, ma si era subito innamorata di quello splendido sport. Viveva per i momenti che passava sul campo con le compagne di squadra, non le importava della fatica degli allenamenti, ma solo di quel senso meraviglioso di completezza che sentiva mentre giocava, di quella ventata di vita così forte e capace di stordire.

Era brava, glielo dicevano tutti. Avrebbe potuto arrivare in alto.

Avrebbe potuto.

Se solo non ci fosse stato quel maledetto incidente al ginocchio.

Ambra ricordava perfettamente il giorno in cui era andata dall'ortopedico per una visita, accusando dolori al ginocchio destro.

Ricordava quando alla fine il medico si era seduto davanti a lei e le aveva detto, senza mezzi termini, con una calma impressionante, che lei aveva un problema alla rotula: era troppo mobile, e i legamenti non la tenevano. Nessuna operazione sarebbe stata risolutiva. La soluzione era lasciare la pallavolo.

Ambra si morse il labbro inferiore per non singhiozzare: nella sua memoria, le sensazioni che aveva provato in quel momento erano come scolpite sulla pietra: vivide, intense.

Eterne.

Ricordava la sottile lama di ghiaccio che le era penetrata nel cuore.

Ricordava l'onda nera di dolore che l'aveva travolta.

Ricordava il momento in cui l'aveva detto alle compagne, all'allenatrice.

Ricordava le sue ultime partite, in cui aveva dato l'anima più che mai, sapendo che nemmeno se avesse vissuto cent'anni ancora avrebbe provato di nuovo quelle sensazioni.

E adesso, mentre l'automobile partiva e il palazzetto spariva dietro la curva, Ambra sentì che, veramente, stava morendo un pezzo di lei.

Sentì che un amore così grande, non lo avrebbe provato mai più.

   
 
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