Ecco
perché odiava le feste di 18 anni. Perché odiava quei bigliettini che
riportavano in basso a sinistra la scritta “E’ gradito abito scuro”. Ah
che bellezza. Nel periodo in cui le sue amicizie più strette compivano quei
faticini anni, aveva abilmente saltato le relative feste. Anche se più che
altro capitavano coincidenze (anche non del tutto piacevoli) che la portavano
altrove. Stavolta però non l’aveva scampata, e visto che a compierli era la
sorella della sua migliore amica si era trovata in un centro commerciale a
cercare questo benedetto abito scuro. Un'altra cosa che odiava era vedere che ciò
che voleva indossare gli entrava si e no in un braccio, così si era vista
obbligata a comprare un abito che se fosse stato per lei, avrebbe bruciato
all’istante. Non era un esempio raro di bellezza. Era una ragazza normale,
solo con quei bastardi di chili in più. Che lei aveva accettato eh, però le
spese erano quasi sempre un dramma. Era un altro motivo per cui evitava le feste
snob. Era anche per questo che la sua festa di 18 anni non rispettò
questa tradizione. Lei non scrisse nessun bigliettino. Non ci fu nessuna scritta
che diceva “è gradito abito scuro”. Non ci fu nessuna villa. Casa, amici,
pizza, torta in faccia. Ecco qua il suo ideale di festa.
Era
ricordando quel giorno che Charlotte si apprestava ad indossare il suo amato
vestito. E più si guardava e più sperava di possedere una macchina del tempo
per velocizzare il tutto, senza traumi. Indossato anche il suo cappotto, evitò
di specchiarsi ancora. Prese le chiavi della macchina dei suoi e partì per quel
di Burrows, dove 150 ospiti, era sicura, avrebbero guardato solo lei.
La
festeggiata fortunatamente non aveva scelto nessuna villa, un piccolo casale che
apparteneva ai suoi zii. Era arrivata insieme alle sue amiche, che notò subito,
essere più avvenenti di lei. Questo anche le ricordò che odiava le feste di 18
anni.
Ecco,
forse si penserà che la protagonista della storia non sia altro che una povera
sfigata bruttina che arranca su una salita col fiatone e gli aloni di sudore
sulla maglietta. Ma non è così. Non era bellissima ok. Ma aveva il suo
fascino. Il detto che gli uomini preferiscono le curve (e non le bionde) è
vero. I suoi fans li ha avuti, certo, non un esercito però anche lei può
vantare storie di puro divertimento e non. Ha le forme di una clessidra, e
dentro un carattere che non parla esattamente come le sue curve. Schietta,
sincera e stronza.
“Chaaaaaaaaarlo”
si sentì chiamare appena mise piede in quella stanza con la maggior parte degli
invitati che si voltò ridendo. Christine, la sua migliore amica, nonché
sorellam della festeggiata, si sbracciava forsennatamente come se fossero
distanti chissà quanti anni luce. Non ci pensò due volte e senza guardare chi
ci fosse in giro, andò dritta al tavolo dalle sue amiche e prese posto
guardando storto l’urlatrice.
“Accogli
gli invitati così stasera?” proferì Charlotte togliendosi il cappotto.
“Ehehehehohohoho”
fu la sua pronta risposta e naturale risata.
Fortunatamente
ciò la fece ridere e salutò il resto della ciurma.
“Stai
proprio bene stasera” commentò guardandola Muriel.
Charlo
ricambiò lo sguardo alzando un sopracciglio “il che vuol dire che le altre
sere sono inguardabile”
Muriel
scoppiò a ridere versandogli subito da bere. Vino rosso.
“Eeehi,
non mi hai fatto un complimento dovresti scusarti sai?” disse Charlo con fare
finto offeso bevendo poi tutto d’un sorso quello che sarebbe stato il suo
migliore amico della serata.
“Ma
falla finita” rispose Muriel ancora ridendo, per poi ricomporsi “Poi ognuno
ha il suo stile” e le versò un secondo bicchiere di vino.
Charlo
la guardò a bocca aperta con il bicchiere pieno in mano e le disse “Che
stronza!”
“No
Charlo, sono sbronza!” e tutte e due si piegarono dalle risate e come due
alcolizzate si riempivano a vicenda il bicchiere di vino.
La
serata continuò imperterrita per questa via, inutile dire che le bottiglie di
vino diventarono 3 e che il singhiozzo tardava a scomparire. Inoltre era
arrivata tutta la combriccola di loro amici, il che aveva accentuato il fatto di
avere due ubriache che ridevano come ebedi senza nessun motivo reale. Senza
contare che nella combriccola c’era lui. Charlie.
Charlie
era la ragione per cui quella sera aveva deciso di darsi al vino estremo. Erano
mesi che quel ragazzo le piaceva ed erano mesi che lei si convinceva che si, era
il momento giusto perché le avevano dato la certezza che la cosa poteva essere
ricambiata. Ma come fare a confessarsi, se non con l’aiuto del santo vino?
Il
momento propizio arrivò. Per caso si ritrovarono al tavolo da soli. E vicini.
Presa dal suo ottimisto più totale, gli mise un braccio intorno alla spalla e
con non curanza gli disse “tu mi piaci e mi interessi!”.
Lui
si aggiustò meglio sulla sedia, incrociò le braccia al petto e sorridendo, pù
per l’imbarazzo che per altro, gli disse: “così mi prendi alla
sprovvista”.
L’alto
elevato tasso alcolico nel sangue di Charlotte non gli diede la piena
concretezza delle parole appena pronunciate da Charlie.
“No,
No non è un problema tu basta che mi dici si o no” al che mentre cercava di
darsi un contegno posando il bicchiere, inseparabile amico, sul tavolo, si trovò
in bilico così che Charlie dovette prenderla pe run braccio per non farla
cadere.
Charlotte
lo guardava interessata, aspettando la sua risposta che non tardò ad arrivare.
I no continui della testa di Charlie erano una chiara risposta. Chiara
abbastanza da sentirsi tutto il peso della sbronza addosso. Aveva detto di no.
Tutti quei segnali, che non solo lei aveva captato, erano stati solo un inutile
equivoco.
Prese
il suo bicchiere, bevve l’ultimo sorso, si accomodò meglio sulla sedia e gli
sorrise prendendogli la macchinetta fotografica dalle mani. Guardò le foto che
in quell’istante gli sembravano tutte uguali e il doppio più buffe. Finchè
Charlie gli si avvicinò e gli disse:
“Non
è che ora ci sei rimasta male perhcè ti ho detto di no?”
A
sangue freddo forse gli avrebbe dato un pugno sul naso o una testata sul petto,
ma a sangue alcolizzato l’unica cosa che gli pareva sensata era dirgli “no,
no ma ti pare” facendogli vedere le foto come se nulla fosse.
Cinque
minuti più tardi, approfittando dell’emergenza bagno, si alzò chiedendo a
Muriel di accompagnarla. Non prima di prendere un altro sorso di vino che Alex
gli aveva prontamente offerto.
Ci
arrivò facendo slalom fra le persone, che sembravano inesorabilmente aumentate
di numero. Si aggiustò alla meglio e ritornò in sala andandosi a sedere fra
David e Luis. Purtroppo il suo stato mentale la portò in uno stato di assoluta
incoscienza e senza poterci fare nulla si aggrappò a David e cominciò a
piangere.
Il
povero David, che non aveva poi così tanta confidenza con lei, probabilmente
ubriaco non quanto lei ma quasi, non potè fare a meno di consolarla.
“Che
ti è successo?Eh?”
Charlotte
lo guardò sconsolata mimando le lacrime che scendevano dagli occhi “Mi ha
detto di no”
“Chi
è che ha osato? A chi devo spaccare il muso?”
“Charlei…
mi ha detto di no” e si aggrappò ancora più forte a David che le accarezzò
la testa.
Non
paga della spalla offerta da David, si aggrappò anche a quella di Luis.
“ma
chi è che ti ha detto di no?”
“Charlie!”
“E
chi è?”
“Ma
come chi è, è lui!” e lo indicò senza accorgersi che tutti gli altri si
voltarono non appena il suo braccio andò ad indicare il povero scaricatore, il
quale sentendosi preso di mira, pensò bene di alzarsi e di cominciare a
salutare tutti.
Due
minuti più tardi era già andato via.