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Autore: skyfitsheaven    12/08/2013    5 recensioni
Kelly mi sbarrò la strada. «Ciao sono Cassie Horton, non vengo invitata mai al ballo della scuola, ho avuto un fratello che è uno scherzo della natura e...indosso fasce scolorite risalenti agli anni
80» sibila Kelly come se il diavolo si fosse impossessato del suo corpo.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Joe Jonas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ricordo l'anno scorso con un dolore al cuore straziante che mi rende completamente debole. Il 2007 è da dimenticare. Il mio fratellino mi ha lasciato. Ormai la droga aveva preso il pieno controllo del suo corpo. Era una lotta quotidiana. Un giorno si sentii in colpa. ''Hey Cassie, sono il tuo fratellone e ti sto facendo soffire, scusa.''
Si inchinò a me, si sentiva davvero in colpa, vedermi soffrire era qualcosa che non sopportava, ma lui era troppo depresso per concentrarsi troppo sulla sua sorellina. Nessuno nella mia famiglia aveva fiducia in lui, tranne me. Da quando è nato sapevano che in lui niente andava bene, ma per me era speciale Jess, per loro era un tizio che non doveva essere il figlio, magari all'ospedale avevano scambiato il vero neonato. Forse i miei considerano la sua morte una benedizione, ormai era una croce che non riuscivano più a portare dietro le spalle. A volte sanno ridere e scherzare, ma cosa c'è di divertente? Jess scappava spesso dalla finestra, durante le sfuriate di mamma e papà. Di solito non volevano dargli soddisfazioni e lo controllavano, cosi ne approfittava durante le litigate per andarsi a prendere qualche dose. Io piangevo, e intanto sotto volavano piatti e insulti. Poi quando tornava si beccava una bella cinquina da quella bestia che dovrebbe essere nostra madre. Un egoista, viene prima lei che i figli, non è umana. Forse è peggio di papà, anche se lui con una famiglia se la va a spassare con quelle di due anni in più di me, è stato denunciato due volte. 
Ormai sia io che Jess eravamo depressi. Io andavo avanti a canne, mi distraevano. Però da Jess non mi facevo vedere, lui era protettivo e mi amava, voleva solo il meglio, anche se non riusciva neanche a far star bene se stesso. Come è morto? Beh lui andò ad una festa. Non toccava droga da circa cinque giorni, non ce la faceva più. Quando uscì da casa dei suoi amici alle due di notte, per andare verso la fermata del bus notturno, una macchina stava correndo. Jess morì sul colpo. La polizia disse che non era tutta colpa della donna che guidava, lui era ubriaco fradicio, trovarono una bottiglia di Vodka dentro il suo zainetto nero, lo portava sempre con sè. Non solo era morto, ma si sarebbe preso anche la metà della colpa di ciò che era accaduto. Correva quella bastarda. Mi manca Jess. Lui era anche il mio migliore amico, l'unico con la quale potevo parlare. Lui con tutta la merda in corpo era meglio dei miei genitori, lui mi voleva bene davvero. 
Da quando è morto non sono neanche più in grado di sentire o provare qualcosa. E' per questo che amo procurarmi ferite, e a volte sto a digiuno. 
Sento che ogni giorno è un passo verso il mio crollo psicologico. Non voglio svegliarmi domani mattina. Questa non è la vita di una sedicenne, è l'inferno.
 
 
9 febbraio 2008, uno schifoso liceo di Seattle.
 
Camminare per i corridoi è un impresa, per tutti sono quella strana e tendono a fissarmi. Oggi però mi sento carina. Per mia sfortuna mi scontro con il tipo della terza C.
«Ah ecco la sorella del drogato.»
 «Vivevo con la paura costante che tuo fratello importunasse mia sorella, lo sai vero? Mi ha chiesto i soldi per la cocaina quell'infame! Peccato che sei femmina, meriteresti di essere picchiata per  aver avuto un fratello come quello.» Da dietro Kelly, una delle popolari, mi sfila la fascia viola, quello era un regalo di Jess, gliela strappo subito dalle mani e dico  «Non capisco, cosa ho fatto....devo andare in classe scusate...» 
Kelly mi sbarrò la strada. «Ciao sono Cassie Horton, non vengo invitata mai al ballo della scuola, ho avuto un fratello che è uno scherzo della natura e...indosso fasce scolorite risalenti agli anni  80» sibila Kelly come se il diavolo si fosse impossessato del suo corpo. Kelly e il tipo della terza C sono fratelli, sembra che si siano messi d'accordo per rovinarmi la giornata. Kelly mi spinge ma io mi libero e corro verso il bagno. Le loro risate diventano sempre meno rumorose, ormai sono lontani, ecco il bagno. No, io non ci rimango qui. Ho quasi diciassette anni, posso smettere di andare  a scuola e scapperò anche di casa se necessario. Mi chiudo in uno dei bagni e noto che per terra c'è un pezzo di vetro. Lo prendo e lo osservo. E' bello appuntito, azzurrino. Poggio la testa sul muro e scoppio in una risata isterica, la risata di chi non ce la fà più, mentre piano piano mi siedo per terra. «Voglio sentire qualcosa, voglio sentire qualcosa.»
Comincio a premere il vetro sul mio braccio. Tengo gli occhi chiusi, il sangue che scorre fuori dalla profonda ferita che mi sono provocata mi dà una sensazione di fresco, adesso sento finalmente qualcosa, è cosi bello. E' come se intorno a me non ci fosse niente, è sparito tutto. Ho fatto un casino, è pieno di sangue dentro il piccolo bagno. Prima di realizzare qualsiasi altra cosa si spalanca la porta. Quasi cado dopo il mio mezzo-tentativo di suicidio, è un ragazzo bello da morire impedisce la caduta prendendomi per i fianchi. «Cosa succede? Non cedere, dimmi perché ti sei fatta questo!» «Chi sei?» «Sono Joseph Jonas, un ragazzo nuovo del quarto anno, sono qui solo da oggi, ma chi sono io non è importante! Dobbiamo chiamare i tuoi genitori.» 
«Ti prego cerca di parlare, prima ho visto che sei stata attaccata, ti chiami Cassie vero?» «Sì, quello è il mio nome, tu non mi odi?» «Cassie perché dovrei odiarti?»
«Tutti qui mi considerano strana, sono famosa per questo eh, non perché sono popolare.» «Essere popolari qua dentro non serve a niente, ride bene chi ride ultimo Cassie. E ora cerca di alzarti e spiegami un attimo la situazione.» 
 
«Tu sei l'unico che mi parla per dirmi cose positive Joe....oh scusa, Joseph.» «Puoi chiamarmi Joe se vuoi. Ora dobbiamo risolvere ma...» «Non chiamare i miei.»
«Perché?» «Semplicemente non capirebbero....» «Ho capito, loro non sanno che ti tagli vero?» «No lo sanno, ma invece di essere comprensivi mi mandano dallo strizzacervelli, ma non gli ho mai dato la soddisfazione di andarci. Tanto se non mi capiscono loro che dovrebbero amarmi non mi capirà neanche quel vecchio.» «Perché ti tagli Cassie? Sei una ragazza cosi bella, fà male vederti cosi.» «Mi taglio da quando Jess è morto.» «Jess?» «Sì, Jess. Il mio fratellone.»  «Ora puliamo Cassie, aspetta un attimo qui. Vado in infermeria...prendo la garza, il cerotto e qualcosa per pulire.»
«Ci conosciamo da neanche dieci minuti, eppure mi capisci. Grazie Joseph.» Mi guarda, fa un sorriso bellissimo, mi dice di non farmi scoprire, che tornerà.
 
 
29 marzo 2008, uno schifoso liceo di Seattle, ma almeno c'è Joseph.
 
Mentre cammino lo osservo. Ha la corporatura simile a quella di Jess. Sono mori, hanno l'iniziale del nome in comune e non sono tanto alti. 
Ha le ciglie lunghe, e due occhi da cerbiatto che mi fanno sognare. 
«Cassie?» «Scusa Joseph.» «No, niente.Non ti preoccupare per la versione di latino che non hai fatto. Avevo lo stesso libro l'anno scorso, era una cazzata, l'avevo già fatta ed eccola qui.» 
«Ahhh ma tu mi salvi sempre il culo Joseph Jonas?»
E' scoppiato in quella dolce risata che amo tanto. E' dolce. E' solo un ragazzo di diciotto anni, ma per me si comporta come un assistente sociale.
Eccoci alla mensa, odio questo momento. E lo odia anche Joseph, che deve obbligarmi a mangiare. 
«Cassie, un insalatina con mais e pomodori non ti farà ingrassare neanche un grammo....vuoi mangiare almeno il minimo indispensabile per sopravvivere?»
«Agli ordini Capitan Jonas, ma il pane non lo tocco.» Ed ecco che ride di nuovo in quel modo dolce, si stringono i suoi occhi. Amo quando succede. E poi amo il ciuffo che si sposta continuamente dagli occhi. Forse ho una cotta. No Cassie Horton ha ufficialmente una cotta.
«Joseph, ti sei imbrattato tutto con la maionese! Ma hai quasi diciannove anni oppure ne hai cinque e hai la stessa malattia che ha Robbie Williams su quel film?»
Si regge la pancia dalle risate, io lo faccio ridere. Prendo un fazzolettino e pulisco il mento di Joe, lui sembra un pò imbarazzato.
Ma non ci penso due volte, lo tiro verso di me e gli do un bacio delicato sulle labbra.  
«Cassie...cazzo Cassie ma tu baci sempre cosi, senza far capire che lo stai per fare?» «Scusa Joe....» «Ma no...è stato dolce. Penso che tu abbia bisogno d'amore. Sei cosi bella....Se vuoi qualcuno che accarezza i tuoi capelli biondi fino a quando ti addormenti, se vuoi qualcuno per guardare le stelle insieme....se vuoi qualcuno per superare le giornate no, beh io sono sempre qui per te.»
Volevo che fossimo più che amici, e anche lui lo voleva. Suona la campanella e sta volta per i corridoi camminiamo mano per mano.
Sento le risate di quelle iene dei compagni. Prima di separarci per andare ai nostri rispettivi corsi è lui che bacia me.
Non ho più bisogno di farmi del male per provare qualcosa. Mi sembra di volare. Sento ancora qualche risata, ma ormai non me ne importa più nulla. Non c'è più bisogno del sangue per superare tutto, non c'è bisogno del dolore fisico per coprire quello emotivo. Adesso ho Joseph.
 
 
 
 
Caro Jess, ho trovato l'amore.
Ho trovato l'amore, simile a quello che solo tu mi sapevi dare e che i nostri genitori non hanno mai dato nè a te nè a me.
Lui è bello e mi fa sentire una principessa, lo amo Jess, ti rendi conto?
Quando guardo il cielo lo so che sei tu la stella più brillante di tutte, tu mi proteggerai.
 E d'ora in poi sarò forte per te e per Joseph.
Un giorno di rivedermo fratellone, te lo prometto.
A presto, tua Cassie.
  
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