Dopo più di un anno torno nel fandom di Naruto, sperando che la
storia sia gradita.
Alcune note prima di lasciarvi al capitolo: in questa fan fiction il massacro
degli Uchiha non c’è mai stato, ergo il Clan è prospero e felice, per quanto
possano esserlo gli Uchiha, ovviamente. Quindi Itachi è ancora Santo, ma non
per quello che ha fatto nel manga e vi saranno anche Mikoto, Fugaku, Shisui e
qualche Uchiha di mia invenzione.
Qui trovate le schede dei vari personaggi
che compariranno nella fic, ma se non volete spoiler non guardateli.
Vi aspetto nei commenti!
First
Quel sei novembre era una giornata ordinaria a Konoha: il clima,
nonostante il periodo, era ancora piuttosto mite, gli shinobi viaggiavano da un
palazzo all’altro saltando sui tetti, mentre i civili aprivano le loro
attività.
Il Team Sette era di ritorno da una missione particolarmente
ostica, poiché si erano recati come scorta di uno dei daimyō preso di
mira dall’organizzazione che stava dando numerosi grattacapi a tutti i
villaggi: l’Akatsuki.
Dell’organizzazione, soprattutto grazie agli sforzi combinati dei
vari villaggi, erano rimasti pochi membri e alcuni di loro erano tutt’ora
sconosciuti.
Konoha, con l’intervento di Suna e Kumo, era riuscita a uccidere
Akasuna No Sasori, Deidara e Kakuzu, mentre Hidan, il compagno di quest’ultimo,
essendo immortale, era stato imprigionato da Shikamaru Nara nella foresta
appartenente alla sua famiglia. Il ragazzo era così riuscito a vendicare la
morte del suo amato maestro Asuma Sarutobi.
Degli altri membri si conosceva solo l’identità di Kisame
Hoshigaki, uno dei Sette Spadaccini della Nebbia e alcune informazioni sul capo
dell’organizzazione stessa che si faceva chiamare Pain.
Le informazioni su quest’ultimo erano state lasciate loro da
Jiraiya, morto proprio durante il combattimento contro lo shinobi misterioso:
alcune di esse erano ancora in fase di decrittazione e l’autopsia sul corpo di
uno dei nemici era in corso, poiché era un procedimento lungo e delicato.
«Ah, sono proprio stanco, dattebayo!» si lamentò il biondo del
gruppo, Naruto Uzumaki, sedici anni solo all’anagrafe.
« Stanco? Ma se abbiamo salvato il daimyō senza il tuo aiuto!»
rimbeccò l’altro componente maschile del Team Sette, Sasuke Uchiha, sedici anni
e molto più maturo dei suoi coetanei. O per lo meno di Naruto.
«Sasuke-kun ha ragione, baka. Sono stati lui è Kakashi-sensei a
sconfiggere i nemici» si aggiunse la voce del componente femminile, Sakura
Haruno coetanea dei due ragazzi e cresciuta sotto gli insegnamenti di Tsunade
Senju, Godaime e Sannin leggendario.
«Siete così meschini, dattebayo!» piagnucolò Naruto,
che appena sentì nell’aria l’odore del suo amato ramen, scattò verso il chiosco
di Teuchi.
«Eccolo, è andato. Non cambierà mai, nemmeno tra cent’anni» disse
Sakura che scuoteva la testa, ma aveva anche un bel sorriso: dopo tutto Naruto
era il suo migliore amico.
«Senti Sakura. Fai tu rapporto alla Godaime? Ho una riunione del
Clan e se manco anche questa volta mio padre me la farà pagare» le chiese
Sasuke.
« D’accordo, ma la prossima volta sarà il tuo turno, anche perché
non possiamo lasciare che sia Naruto a farlo» acconsentì la ragazza. Da quando
era cresciuta, il rapporto con Sasuke era cambiato notevolmente: lei non
spasimava per lui in modo plateale come in passato, mentre lui si limitava a
far finta di non sapere che in realtà la sua compagna di team aveva ancora un
certo interesse.
I due si separarono: la prima verso il palazzo dove risiedeva la
sua sensei, il secondo verso il quartiere dove il suo clan aveva dimora.
*
Kakashi, dopo aver brevemente salutato i suoi compagni di Team, si
era dileguato appena varcate le soglie del villaggio: non vedeva l’ora di
andarsene a casa e leggersi il volume di Icha Icha Paradise lasciato a metà.
Dopo la tragica dipartita dell’autore, il Sannin leggendario
Jiraiya, si era ritrovato obbligato a rileggere tutti i vecchi volumi, ma non
se ne lamentava: ad ogni lettura scorgeva particolari nuovi ed entusiasmanti.
Si stava già pregustando il prossimo volume, quando vide Iruka e
Genma venire verso di lui: quando lo scorsero, lo raggiunsero in fretta e gli
bloccarono ogni eventuale fuga.
«Kakashi è inutile che fuggi. La Godaime ci ha convocati. Andiamo»
gli disse Genma, afferrandolo da un braccio, mentre Iruka si occupava
dell’altro, trascinandolo poi verso il palazzo al centro del villaggio.
Poteva dire addio alla sua tranquilla e agognata giornata di
lettura.
Sakura era davanti alla porta dell’ufficio di Tsunade quando sentì
delle voci che conosceva: dal fondo del corridoio vide spuntare Iruka e Genma
che trascinavano un Kakashi recalcitrante.
«Kakashi datti una calmata! Tanto se non eravamo noi a portati a
rapporto, ti avrebbe fatto recuperare da un Uchiha» gli disse Genma.
«Kakashi-sensei, sei sempre il solito. Ti hanno rovinato la
giornata di letture?» gli chiese Sakura in tono divertito, appena furono a
portata di voce.
«Oh, Sakura-chan! Che piacere rivederti!» la salutò Iruka «Anche
tu convocata dalla Godaime?».
«No, Iruka-sensei. Sono qui per fare rapporto, poiché gli uomini
del mio Team sono degli scansafatiche» rispose Sakura guardando Kakashi, prima
di bussare.
La voce della Godaime le diede il permesso di entrare: appena
varcò la soglia dell’ufficio, vide la scrivania completamente ricoperta da
documenti che attendevano revisione e firma della donna, alcune schede di
shinobi erano sparse a terra e su una di quelle stava placidamente sdraiato
Tonton il maialino amico di Tsunade.
«Oh, Sakura. Sei tu! La missione è andata bene?» chiese la donna,
che come sempre portava i capelli biondi di due codini bassi.
«Sì, a parte qualche piccolo intoppo al confine con il villaggio
Amegakure: lì alcuni shinobi ci hanno attaccati, ma Kakashi-sensei e Sasuke-kun
li hanno sistemati. Il daimyō era molto soddisfatto del lavoro».
«Bene, per ora mi basta questo come rapporto. Domani portami uno
scritto più dettagliato, ora ho da fare con i tre che sono fuori ad aspettare.
Soprattutto prima che Kakashi riesca a sfuggirmi» disse la donna, sorridendo
divertita e leggermente sadica alla ragazza di fronte, la quale sorrise a sua
volta e lasciò l’ufficio, diretta verso casa.
Kakashi, ormai rassegnato, Iruka e Genma entrarono nell’ufficio
una volta che Sakura fu uscita e la kunoichi notò che i tre non avevano sguardi
seri o preoccupati per quella convocazione, ergo ciò che la Godaime doveva
dirgli era una bella notizia, probabilmente.
Camminando per le vie del suo villaggio Sakura poté apprezzarne
tutta la bellezza solitaria, prima che la gente iniziasse a fluire per le vie,
i bambini a correre e giocare nei prati e le nuove reclute dell’accademia
iniziassero ad allenarsi qua e là.
Era ormai prossima a raggiungere casa sua, quando vide una ragazza
con lunghi capelli neri che veniva nella sua direzione: Hinata Hyūga , in
compagnia del cugino, l’aveva già avvistata e le stava sorridendo.
«Ohayō, Sakura-chan!» la salutò, una volta a portata di voce.
«Ohayō, Hinata-chan, Neji-san» replicò la rosa, mentre Neji si
affrettava a ricambiare il saluto.
«Sei di ritorno da una missione?» chiese proprio l’algido e
composto cugino di Hinata.
«Hai! Ho anche fatto rapporto alla Godaime. Ora me ne
andrò a casa e dopo un bel bagno, mi riposerò! Sopportare Naruto per cinque
giorni è più stancante che combattere contro Orochimaru in persona!» disse la
kunoichi, ridendo.
«Naruto-kun sta bene?» chiese Hinata, timida come sempre quando
una questione riguardava il biondo iperattivo di Konoha.
«Sì, stiamo tutti bene, non ti preoccupare» le rispose Sakura,
sempre intenerita dalla timidezza di Hinata nei confronti del suo compagno di
Team, il quale, d’altro canto, era talmente dobe che ancora
non si era reso conto dell’interesse che la bella Hyūga provava per
lui.
« Lo trovate da Ichikaru come al solito, se volete incontrarlo. Io
ora vado, a più tardi!».
Sakura fece esattamente ciò che aveva detto a Neji: dopo un’ora di
bagno, si infilò a letto e si addormentò immediatamente.
*
Nel contempo Sasuke era appena uscito dall’incontro con gli altri
del clan: era stato fortunato poiché era durato poco meno di un’ora, a
differenza di altri che potevano protrarsi anche per mezza giornata.
Suo fratello maggiore stava in quel momento parlando con uno dei
capofamiglia più importanti del clan: Hideki Uchiha, vicecapitano della polizia
di Konoha.
A Sasuke non era mai particolarmente piaciuto quell’uomo,
soprattutto perché era sempre viscido, leccapiedi e ogni volta trovava un
pretesto per parlare con Itachi e lui sapeva di cosa, o meglio di chi: sua
figlia era molto interessata al genio del clan e non ne faceva segreto.
E ovviamente Sasuke non sopportava nemmeno lei: Itachi era il suo
Nii-san e per quanto lo riguardava nessuna era degna di stare
al suo fianco.
Sasuke rimase ad attendere il fratello per qualche minuto e lo
vide salutare l’uomo, prima di avvicinarsi:
«Ancora quello sguardo, otōto? Tutte le volte che mi vedi parlare
con Hideki-sama disapprovi, come mai?» gli chiese Itachi.
«Tch. Come se non sapessi perché quell’uomo ti sta così addosso
…».
« Lo so, Sasuke, lo so. Hideki-sama è, però, molto importante e
influente all’interno del clan e come prossimo successore di nostro padre non
posso inimicarmelo, capisci?».
«Certo che lo capisco, ma non lo sopporto comunque. Dove sono
Otōsan e Okaasan?».
«Stanno discutendo una questione con l’anziano Denbe-dono. Hanno
detto di andare a casa senza aspettarli».
«Hai idea di cosa debbano discutere?».
«A quanto pare è una comunicazione della Godaime strettamente
riservata, quindi non se sapremo mai nulla» rispose il maggiore degli Uchiha,
facendo segno al minore di seguirlo verso casa.
Proprio fuori dal luogo in cui si tenevano tutti gli incontri del
clan stava la figlia di Hideki, in apparente attesa del padre, ma Sasuke la
vedeva diversamente e come lui anche un’altra Uchiha: Ayane figlia unica di
Kaito Uchiha e la sola che Sasuke riuscisse minimamente a sopportare tra le
ragazze del suo clan.
Saori Uchiha, colei che possedeva lo Sharingan più potente tra le
femmine del clan, era sicuramente in attesa di Itachi. Era una ragazza dai
lunghi capelli neri e, assurdo per un Uchiha, aveva occhi verdi. Non era molto
alta, ma Sasuke non poteva dirle nulla per quanto riguardava il fisico:
allenata e dalle forme piene era sicuramente una bella ragazza, fino a quando
non parlava.
Ayane alzò gli occhi scuri al cielo in evidente segno di
compatimento quando la vide alzarsi di scatto alla vista di Itachi, sistemarsi
i lunghi capelli neri e allargare un sorriso abbagliante.
Ayane era invece un’Uchiha classica: capelli scuri, tendenti al
blu e occhi neri.
Come Shisui non mancava mai di rimarcare, era una delle Uchiha più
dotate in alcune parti del corpo, nonostante fosse per lo più di corporatura
esile e alta qualche centimetro in meno di Saori
Sasuke visto lo sguardo della ragazza dovette mascherare uno
sbuffo divertito con un colpo di tosse per evitare di offendere Saori: dopo
tutto suo fratello aveva ragione a voler tenersi buono il padre di questa.
«Konbawa Itachi-san» salutò Saori, ignorando Sasuke di proposito,
il quale preferì soprassedere e si allontanò lasciando suo fratello da solo a
vedersela con la vipera.
Si avvicinò invece ad Ayane, che aveva preso a imitare Saori,
usando Shisui come sostituto di Itachi ed entrambi ridevano come ossessi.
«Vedo che vi state divertendo. Quando crescerete? ».
«Oh, ma Sasuke-kun noi siamo già grandi! Io ho ventitré anni e
Ayane venti!».
«L’età anagrafica non c’entra, baka! È quella
celebrale che si è fermata a dieci anni».
«Yare, yare. Sasuke forse sei tu quello che è troppo vecchio
mentalmente. Comunque stavamo facendo una scommessa, vuoi partecipare?» gli
chiese Ayane.
«Che tipo di scommessa?».
«Abbiamo scommesso quanto tempo ci vorrà ad Itachi-san per mandare
al diavolo Saori-chan! Tu cosa dici? Io ho puntato 640 ryō* su un anno.
Itachi-san ha una pazienza infinita dopo tutto …» disse Ayane.
«Io dico sei mesi invece e ci ho puntato mille ryō! Vedrai,
vincerò!».
«Io punto duemila ryō che non la manderà mai al diavolo» disse
Sasuke, porgendo i soldi al cugino che li guardò con tanto d’occhi.
«Ne sei sicuro, Sasuke? Tuo fratello è sì paziente, ma prima o
poi Saori-chan lo troverà in un giorno no…».
«Mio fratello, a differenza di un certo cugino, ha troppo a cuore
il nostro clan per mandare al diavolo la figlia di Hideki-sama» spiegò loro
Sasuke.
«Lo vedremo, Sasuke-kun!» gli disse Shisui, sorridendo divertito,
come se lui sapesse qualcosa che gli altri ignoravano.
«Andiamo, baka! Domani abbiamo una missione e non ho
intenzione di arrivare tardi perché tu hai dormito troppo» gli disse Ayane,
afferrandolo per un orecchio e trascinandolo via.
Alle spalle di Sasuke apparve Itachi, liberatosi di Saori, che si
stava allontanando con il padre.
«Di cosa discutevate?» gli chiese.
«Della vostra missione di domani» mentì Sasuke.
«Vanno sempre molto d’accordo, vero?» chiese Itachi e, anche se
solo Sasuke la sentiva, aveva ancora quella nota malinconica nella voce.
«Nii-san, dovresti fartela passare, sai? Sono passati quattro anni
ormai» gli ricordò Sasuke.
«Hai ragione, Otōto. Andiamo a casa» disse Itachi, ma Sasuke non
era per niente convinto dalle sue parole.
*un ryō corrisponde a 10 yen. Ho calcolato che 50 euro sono circa
6330 yen, perciò 640 ryō per eccesso.
Nda: Benvenuti alla fine
del capitolo, miei prodi. Allora non ho nulla da dire su questo capitolo, che è
stato più che altro un’introduzione.
Volevo cogliere l’occasione
per fare una piccola pubblicità ad un fandom non molto frequentato: Hakuouki.
Qui vi troverete delle belle storie su quest’anime e se non lo avete ancora
visto, ve lo consiglio.