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Autore: Maria_A    12/08/2013    4 recensioni
La prima storia di una serie ispirata agli anni dei Malandrini ad Hogwarts, così come abbaimo provato ad immaginarla noi dalle poche informazioni della mitica J.K.Rowling sulla loro era. Partendo dal primo anno, seguiremo l'evoluzione e la crescita di James, Sirius, Remus e Peter, di Lily Evans, Severus Piton e altri personaggi, attraverso scherzi, trasformazioni, amicizie, litigi, amori e anche di una guerra che minaccia il mondo magico.
Primo anno- 1971: l'anno in cui quattro ragazzini si incontrano per la prima volta dando il via ad un'amicizia unica, speciale.
Dal primo capitolo:
"Al suono della porta dello scompartimento che si apriva, il ragazzino girò la testa di scatto, e non appena vide Sirius,saltò su come una molla, gli si avvicinò a grandi passi, si premurò di allargare il suo sorriso che ormai copriva metà faccia e, senza concedere all’altro il tempo di fare qualsiasi cosa, gli porse la mano con aria solenne proclamando:- Ciao, piacere! Io mi chiamo James! Tu chi sei? -.
Sirius lo squadrò un momento perplesso, ma alla fine decise di stringere la mano che l’altro gli porgeva anche se un po’ titubante. - Io mi chiamo Sirius Black -.
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Malandrini
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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                                                          Prologo



James Potter era un ragazzino molto vivace. Esuberante e iperattivo, sin  da quando aveva imparato a fare i primi passi  aveva l’abitudine di cacciarsi nei guai provocando l’ira della madre che tendeva spesso a rimproverarlo, anche se mai pesantemente. Suo padre invece, era solito  coprire le marachelle del figlio, essendo di natura molto simile al suo pargolo. Charlus e Dorea Potter avevano avuto il loro unico figlio  in un’età avanzata persino per dei maghi, considerando l’avvenimento come un vero e proprio miracolo. Per questa ragione tendevano spesso a viziarlo. Erano una famiglia agiata essendo Purosangue anche se non strettamente rispettosi delle tradizioni della ristretta cerchia dei così detti maghi “aristocratici” e per questa ragione non erano visti di buon occhio dalle altre famiglie Purosangue. I Potter  sapevano però farsi rispettare. Lei, nonostante l’età era ancora una donna forte e sicura di se, severa ma premurosa, con brillanti e saggi occhi azzurri. Lui, un uomo vivace che era lo specchio del figlio, se non fosse per i capelli bianchi.
Inoltre vi era verso di loro quel rispetto riservato solo alle famiglie di maghi più antiche essendo  i diretti discendenti di Ignotus  Peverell.
James era magro e smilzo, con una zazzera di capelli neri sempre scompigliati in maniera innaturale. Portava un paio di occhiali quadrati su un naso lungo e sottile che nascondevano dei vivaci occhi color nocciola, sempre guizzanti e curiosi di scoprire il mondo.
Era il 1° Settembre 1971 e la famigliola si trovava alla stazione di King’s  Cross, dove un treno scarlatto lanciava sbuffi di fumo impaziente di partire. Come era, del resto, il ragazzino che non riusciva a stare fermo un attimo  facendo piccoli saltelli eccitati.
 -… mi raccomando James, comportati bene - stava dicendo in quel momento la madre al figlio che non sembrava intento ad ascoltarla.
-Non combinare troppi guai ragazzo mio! - si raccomandò  il padre sorridendo affabile e scompigliandogli i capelli per altro già abbastanza arruffati.
James annuì entusiasta nonostante non avesse sentito una parola di ciò che avevano detto i genitori, perché troppo occupato a guardarsi attorno.
Il binario 9 e ¾ era affollatissimo. Vi era un vociare confuso  di famiglie che si scambiavano gli ultimi saluti, di studenti impazienti di partire. Civette e barbagianni volavano intorno alle persone indaffarate a caricare i propri bagagli nell' apposito vagone. La magia era nell’aria e a volte si palesava perfino, in piccole scintille scaturite dalle bacchette dei ragazzini, di oggetti volanti e rospi canterini.
James fece per allontanarsi quando i genitori lo riacciuffarono e gli scoccarono a tradimento due  sonori baci affettuosi sulle guance.
-  Mamma, papà! - . Sbuffo il ragazzino affrettandosi a strofinarsi le guance senza preoccuparsi di nascondere un’espressione scocciata.
-   Ci vediamo per le vacanze di natale caro!- sorrise la madre ignorando i lamenti del figlio e lasciandolo andare.
James annui e salutò velocemente i genitori prima di spiccare una rapida corsa che si concluse con un saltello sul treno.
Il ragazzino sorrise tra se e se eccitato, avviandosi in cerca di uno scompartimento libero.
Per fortuna, essendo tra i primi ad essere salito, non trovò difficoltà e si infilo velocemente in uno  vuoto a caso.
Si sedette vicino al finestrino e incominciò a guardare le persone con aria esaltata. Ogni tanto faceva delle smorfie verso chi guardava nella sua direzione.
Era felice James. Al settimo cielo a dirla tutta. Attendeva quel giorno da quando era un nanerottolo. I suoi genitori gli avevano parlato spesso di Hogwarts, e lui non aveva fatto altro che fantasticare sul momento in cui sarebbe arrivata la lettera che gli avrebbe permesso di entrare in quella magica scuola. Poi,da quando la lettera era finalmente arrivata aveva passato il tempo a  fare piani su piani -esasperando i genitori-  su quello che sognava di combinare con quelli che sarebbero stati i sui amici. Perché non vedeva l’ora, James di stringere nuove amicizie.
    
         
                                                            ***
 
Sirius Black se ne stava seduto sul suo grande baule con le gambe a ciondoloni e l’aria apparentemente annoiata. Apparentemente, perché era solo una strategia per ignorare la madre che da quando erano arrivati alla stazione non aveva fatto altro che elencare ogni sorta di minacce e avvertimenti che il primogenito era tenuto a seguire per non rischiare di macchiare il nome della Nobilissima ed Antichissima  Casata dei Black una volta nella nuova scuola. In realtà Sirius era molto agitato quel giorno, anche se non lo dava a vedere, avendo imparato a nascondere dietro ad un’aria di indifferenza i suoi sentimenti. Che si addiceva bene al suo aspetto fisico. Era infatti alto per la sua età, magro e  ben piazzato. Nonostante avesse solo undici anni, possedeva dei tratti delicati che i capelli neri e lunghi accentuavano, donandogli un’aria affascinante. Non vedeva l’ora di partire per separarsi da sua madre e da quella gabbia di matti in cui  ritrovava.
Nonostante in famiglia erano molto numerosi, quel giorno, alla stazione erano solo in quattro. Un pochino in disparte per non rischiare di mescolarsi a quelli che loro consideravano inferiori.
- …se dovessero vederti con un Sanguesporco… -  stava dicendo in quel momento la madre in tono severo, leggermente acuto che irritava terribilmente Sirius.
La donna notando che il ragazzino non la stava ascoltando assunse un’aria minacciosa e si preparò a conciare il figlio per le feste come era solita fare, quando il marito la trattenne poggiandole una mano sulla spalla -Non è il caso Walburga, tanto adesso se ne andrà e non ci dovremo più sorbire la sua strafottenza - le disse. La donna assunse un’aria altera e si guardò attorno per verificare che nessuno si fosse accorto di nulla.
Alle parole del padre Sirius non poté fare a meno di sentire un groppo in gola. Ormai era abituato al disprezzo che gli riservavano i suoi genitori, o meglio l’intera famiglia nonostante gli sembrasse immotivato, ma le parole riuscivano ancora a scalfire la corazza che tentava di costruire contro i suoi parenti. Non capiva ancora bene, il ragazzino, tutte le questioni di sangue e le tradizioni a cui i genitori tenevano tanto.
I Black erano tra le più nobili e antiche famiglie di Purosangue  in circolazione. Erano molto numerosi e fieri del proprio stato di sangue, tanto da credersi superiori e disprezzare coloro che giudicavano non essere al loro livello. Avevano inoltre una propensione, non molto celata per le Arti Oscure.
Più volte i genitori avevano tentato di educare il figlio alle tradizioni famigliari, ma quello si ostinava a non capire e a fare sbagli. Come il fermarsi a parlare per strada con i Babbani. In quelle occasioni, la madre andava su tutte le furie e quando Wilburga si arrabbiava tendeva a strillare ogni sorta di maledizioni e offese verso il figlio, che, nonostante tutti i tentativi della famiglia, non riusciva proprio a capire ciò che loro tentavano di “infilargli in quella zucca vuota” come soleva dirgli sua madre.
L’operazione riusciva meglio col fratello di Sirius, Regulus, che essendo di indole più sensibile si faceva abbindolare dai genitori quando il maggiore non era nei paraggi.
La madre guardò il figlio con disprezzo poi si rivolse alla ragazza a fianco a loro che osservava la scena con disinteresse.
- Cissy, mi raccomando, tieni d’occhio questo screanzato  ed informami in caso combini qualcosa di irresponsabile-  disse Walburga in tono irritato.
Narcissa sbuffò sonoramente, ma annui. Lei frequentava l’ultimo anno ad Hogwarts, faceva parte della casata dei Serpeverde, come tutta la famiglia Black del resto, ed era Caposcuola.
La ragazza si avviò verso il treno. Sirius scese con un balzo dal baule ignorando le lamentele della madre sulla sua maleducazione e si avviò al seguito della cugina senza nemmeno salutare.
Una volta sul treno, la cugina, che non riusciva proprio a sopportare quel ragazzino, gli intimò di sparire dalla sua vista e lui non se lo fece ripetere due volte, cercando di mettere più vagoni possibili tra lui e Narcissa.
Non voleva finire in Serpeverde ed essere costretto a convivere con la cugina e tutti i figli Purosangue degli amici di famiglia. Vi era un’antipatia reciproca, nata da idee differenti, che nonostante tutti cercassero di sopprimere, non facevano altro che crescere nel piccolo Sirius.
Non c’era più nemmeno uno scompartimento libero, così alla fine optò per l’unico che gli sembrava abbastanza sicuro, in cui c’era solo un ragazzino, probabilmente della sua età intento ad osservare con aria curiosa e con un grande sorriso stampato in faccia il finestrino.
Al suono della porta dello scompartimento che si apriva, il ragazzino girò la testa di scatto, e non appena vide Sirius,saltò su come una molla, gli si avvicinò a grandi passi, si premurò di allargare il suo sorriso che ormai copriva metà faccia e senza concedere all’altro il tempo di fare qualsiasi cosa, gli porse la mano con aria solenne proclamando:-  Ciao, piacere! Io mi chiamo James! Tu chi sei? -.
Sirius lo squadrò un momento perplesso, ma alla fine decise di stringere la mano che l’altro gli porgeva anche se un po’ titubante. - Io mi chiamo Sirius Black -.
 
                                                           ***
Remus Lupin abbracciò affettuosamente la madre che gli scoccò un tenero bacio sulla fonte.
-  Stai tranquillo Rem, vedrai che andrà tutto per il meglio - disse lei sorridendogli incoraggiante. Lui annuì seppur con poca convinzione.
-Mi raccomando, non dimenticare di scrivermi appena arrivi!-  si premurò di ricordargli la madre sorridendo.
-Certo mamma!  - esclamò ricambiando il sorriso.
Sua madre aveva sempre la capacità di tranquillizzarlo e farlo sorridere in qualsiasi occasione, anche quando la situazione diventava difficile. Non riusciva proprio a pensare come avrebbe fatto senza di lei da quel giorno in poi per i prossimi tre mesi.
Da quando suo padre era stato ucciso per mano di un lupo mannaro, lui e la madre non si erano mai separati, sostenendosi a vicenda e affrontando i problemi che erano cominciati da allora. Remus infatti si trovava col padre durante l’attacco, ma era riuscito a sopravvivere, nonostante l’esperienza lo avesse cambiato per sempre. Perché Remus era stato morso e da allora ogni mese, con la luna piena era condannato a trasformarsi in lupo mannaro. Il pericolo era tale che lui e sua madre erano stati costretti a trasferirsi in campagna, vivendo di quel poco che lei riusciva a guadagnare lavorando come cameriera in uno squallido locale babbano vicino alla campagna. E a causa del problema del figlio vivevano emarginati dal resto del mondo.
Remus conviveva non solo con la maledizione ma anche con i sensi di colpa per ciò che la sua trasformazione aveva comportato e la paura di non essere accettato. Per questa ragione rimase enormemente sorpreso quando ricevette la lettera da Hogwarts. All’inizio non la prese nemmeno in considerazione, sicuro come era che avrebbe rischiato di mettere in pericolo l’intera scuola. Ma il Professor Silente, il preside di Hogwarts, essendo a conoscenza della situazione, si era premurato di informarlo che aveva in mente un piano che avrebbe tenuto al sicuro sia lui che gli studenti. Rincuorato dalla notizia e dall’insistenza della madre, alla fine si persuase. La madre era molto felice per il figlio e sperava che Hogwarts potesse essere l’occasione di Remus per integrarsi un po’ nel mondo magico.
La donna porse al ragazzino la piccola valigia contenente i libri di scuola e i pochi oggetti personali che si portava  dietro, dopodiché con un ultimo sguardo rassicurante, guardò il figlio salire sul treno. Sorrise tra se e se e prese ad allontanarsi dalla stazione.
Remus si sentiva in soggezione ed era un pochino impaurito non essendo abituato ad essere circondato da così tante persone.
Non sapeva come comportarsi e aveva paura di entrare negli scompartimenti, ma alla fine, vedendone uno dove due ragazzini della sua età chiacchieravano concitati, decise di entrare proprio mentre il treno fischiava e cominciava a muoversi, acquisendo velocità.

                                                               ***


-…le ho quasi tutte e 101- stava dicendo un James Potter esaltato a Sirus, il quale lo stava ascoltando curioso.
Non ci aveva messo molto, James ad iniziare la sua parlantina, contagiando anche Sirius, che, lontano dall’influenza famigliare poteva lasciarsi tranquillamente andare a risate e scherzi.
-Noo, non ci credo -stava dicendo lui provocando James, il quale, gonfiando le guance e assumendo un’espressione fintamente offesa estrasse da una tasca dei pantaloni una figurina Streghe e Maghi famosi, sventolandola poi sotto il naso di un Sirus sbigottito.
-Questa è Tilly Toke! Quasi introvabile. Mi sono rimpinzato per anni alla sua ricerca. Me la porto sempre dietro! - esclamò con aria fiera il ragazzino.
Sirius guardò la figurina ammirato, ma non volle darla vinta all’altro - Scommetto però che questa ti manca - disse infatti, estraendo a sua volta una figurina di una strega di nome Agrippa dalla tasca e mostrandola a James il quale spalancò la bocca per la sorpresa  - Co..come hai fatto a trovarla? - esclamò sorpreso.
Sirius incrociò le braccia al petto - L’ho rubata a mia cugina qualche tempo fa -  disse soddisfatto.
-Senti, ti va di fare uno scambio? Ti do Morgana per lei - .
Ma il ragazzo scosse la testa - No, mi spiace, è troppo preziosa - .
- Dai! Te ne do due, ci aggiungo anche quella di Silente-  tentò ancora di convincerlo l’altro. Ma Sirius scosse ancora la testa - Sono pieno di doppioni di Silente - .
Proprio in quel momento la porta dello scompartimento si aprì nuovamente, questa volta mostrando sulla soglia un ragazzino magro,pallido e trasandato, dai capelli ramati e l’aria malaticcia. La prima cosa che si notava guardandolo erano alcune grosse cicatrici che gli sfregiavano parte del mento e della guancia destra. Indossava già l’uniforme di Hogwarts, anche se questa appariva usata e consunta in alcuni punti.
- Scu…Scusate, è libero questo posto?- balbettò flebilmente Remus indicando il sedile vuoto davanti a James e Sirius.
I due ragazzi rimasero a fissare il nuovo arrivato per qualche secondo, dopodiché James, con la sua solita esuberanza si alzò in piedi, e come aveva fatto con Sirius porse la mano destra al ragazzino - Certo, vieni pure! Piacere, io sono James - disse indicandosi sorridente con la mano sinistra -e quello lì è Sirius - continuò poi indicando il ragazzino alle sue spalle che fece un sorriso al nuovo arrivato.
Remus rimase scioccato dall’accoglienza ricevuta, senza sapere bene cosa fare. Alla fine porse imbarazzato la mano al ragazzino che gliela strinse energicamente - Remus Lupin - disse. James gli sorrise ancora poi tornò a sedersi vicino a Sirius. Remus si sedette al lato del sedile davanti ai due, vicino alla porta  rimanendo in disparte e senza partecipare alle chiacchiere dei due che stavano ancora discutendo animatamente sulle figurine, James tentando di convincere Sirius.
-          E tu Remus? Tu collezioni figurine Streghe e Maghi famosi? - .
Il ragazzo scosse la testa - No, mi spiace – disse imbarazzato.
-          E di cosa? Mica è una colpa! - esclamò James.
Lentamente, la vivacità dei due contagiò anche lo schivo Remus. Più il viaggio proseguiva, più si lasciava andare anche se con qualche riserva, verso i due ragazzi che non sembravano minimamente spaventati o timorosi nei sui confronti.



Angolo Autrice:
Salve a tutti!
E' la prima volta che scrivo una storia su Harry Potter e sono emozionata, non chiedetemi il perchè :3.
A dire il vero è una storia a quattro mani, grazie all'aiuto che mio fratello ha deciso di concedermi per scriverla.
Vi chiederete che fine hanno fatto Lily, Minus e gli altri, ma non temete, non tarderanno a comparire xD
Io e mio fratello abbiamo in mente di creare una serie su tiutti e sette gli anni dei Malandrini ad Hogwarts.
Certo, sarà una cosa impegnativa, e non ho idea di come andrà a finire, ma per ora sono abbastanza esaltata da quello che ho in mente xD.
Spero che questo primo capitolo vi incuriosisca almeno un pochino e che magari siate così gentili da lasciare un commento (io e mio fratello vi saremmo grati ^-^).
Il disegno appartiene all'artista Viria13 su deviant art ------> http://viria13.deviantart.com/ Alla prossima! :D
Maria_A

   
 
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