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Autore: Jo_March_95    12/08/2013    3 recensioni
{ Mandy Milkovich}
Don't call me daughter, not fit to~
-
Nessuno sa cosa significhi essere la fottuta Mandy fucking Milkovich..E poi cazzo, hai presente quei genitori di prima qualità, quelli usciti con il bollino che garantisce siano fatti con materiali sani?Ecco, il mio non era così, non mi ha mai detto di non accettare preservativi dagli estranei, di avere rispetto per me stessa. Era troppo occupato ad accarezzarmi le gambe e scambiarmi per quella persona che non voglio ricordare, era troppo occupato a svuotare il bicchiere come fosse un riflesso involontario, presente quando vomiti? Lui beve beve beve. Ingoia ingoia ingoia. Il pomo d'Adamo va su e giù r la sua mano sulla mia coscia va su e giù e il nome di mia madre sulla sua lingua va su e giù e cazzo cazzo cazzo cazzo.
{Mickey Milkovich}
You think~
-
Mickey Milkovich è bello immaginarselo mentre lo arrestano per l’ennesima volta e bestemmia con gli sputi di sangue che sprizzano dal naso e dalla bocca come fuochi d’artificio il giorno di Natale, non mentre si accoccola al petto dell’unico uomo che avrà per sempre paura di poter amare.
Genere: Angst, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mandy Milkovich, Mickey Milkovich
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate, Violenza
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                        Mandy FUCKING Milkovich                                  



{Don't call me daughter, not fit to
The picture kept will remind me
Don't call me daughter, not fit to
The picture kept will remind me
Don't call me...
She holds the hand that holds her down
She will...rise above...}



 

1.





La gente non lo sa o forse fa solo finta, fatto sta che nessuno ha la più pallida, fottutissima, idea di cosa significhi essere Mandy Milkovich. Nessuno. Nessun cazzo di buon prete, e per cazzo intendo cazzo, dato che alla fine, semmai l’entrata al paradiso gli venisse negata, avrebbe comunque accesso a quello sotto le mie cazzo di lenzuola, nelle mie stramaledettissime mutande.
Cazzo.
Gli insegnanti a scuola hanno smesso di preoccuparsi degli occhi gonfi e dei coltellini nella tasca dello zaino nel momento stesso in cui mio padre è piombato in classe con un fucile a pompa calibro 12 e l’ha puntata tra le tette mosce della signora Sinfony.
Da allora nessuno ha più chiamato a casa mia per avvertire la mia maledettissima famiglia delle troppe assenze, dei voti bassi, delle materie da recuperare, delle note e i richiami dal preside. E’ pure vero che hanno subito attaccato con un altro tipo di attenzione, di quelle che.. cazzo se hai 12 anni ti sembra pure un po’ strano un pene duro che ti preme sulla natica mentre sei in braccio a quello che dovrebbe essere il tuo allenatore di football  e non il personal trainer della tua vulva ancora in fasce.

Il giorno delle mie prime mestruazioni sono rimasta chiusa nell’armadio mio fratello, quello tonto che tanto non cambia mai i vestiti e che cazzo ci fa con un armadio in camera è un mistero, se poi è sempre vuoto.
Iggy è proprio una testa di cazzo.
Sono rimasta lì dentro con un libro di scienze in mano, a cercare tra i moti dei pianeti quello che per qualche stupido effetto della Farfalla aveva fatto sì che dopo lo schiaffo di Terry iniziassi a sanguinare non dalla bocca come al solito, ma dalla vagina.
Avete presente quella stronzata che se una farfalla batte le ali in Cina dall’altra parte del mondo ci sarà tipo una catastrofe?
Bè quando sono nata io si ci è messo d’impegno un merdosissimo esercito di farfalle e puff, sono stata vomitata dalla micia pelosa di mia madre. Unica femmina di una mandria di scimmie con pollice opponibile. Che poi è l’unica cosa si cui hanno bisogno perché a parte premere grilletti e far saltare in aria roba, non hanno proprio una vita eccitante.

Mia madre non ricordo neppure che fine abbia fatto, o quand’è che abbia deciso che noi non eravamo abbastanza.
Mio padre racconta versioni contrastanti, si contraddice in continuazione ma credo sia imputabile a tutti gli alcolici che si scola prima di avere il coraggio di riaprire il discorso di quella troia di mia madre.
E’ come uno di quei cassetti dei Cold Cases, quelli che ormai sono archiviati e dimenticati e a nessuno importa chi è crepato e come l’ha fatto.
Però continuano a lasciare lì le prove. 
Noi fratelli Milkovich portiamo i segni delle sue unghie su tutto il corpo e forse anche un po’ più affondo, ammesso che ci sia altro oltre all’ammasso putrido di carne da galera.
Da piccoli ci accusavamo a turno di essere la causa della sua morte, ci inventavamo che fosse morta di parto e ognuno voleva essere il colpevole perché sarebbe stato un gesto di immenso amore, morire per dare la vita ad un figlio.
Che cazzata, che cazzata amici.
Però scommetto che a volte anche papà ha pensato che la mamma fosse morta di parto mettendo lui al mondo.
Perché quando sei senza speranze finisci col credere a tutto. Tutto è meglio del non avere speranze.
 Se provo a dirlo davanti ai miei fratelli finisce sicuramente male, ognuno abbassa lo sguardo e si vergogna sempre un po’ quando è messo davanti all’evidenza di aver effettivamente avuto una madre, una volta.

Per me è sempre stato tutto come un sogno, ho mischiato talmente tante fantasie con la realtà da aver finito col preparare uno di quegli intrugli inscindibili, non riesco a distinguere più niente. Non so se la mia vera madre sia quella che a otto anni mi ha cucito un vestito blu e mi ha fatto ballare sulle sue scarpe oppure quella che a quattordici anni mi ha insegnato a fare il primo bocchino senza ingoiare.
Fatto sta che a quattordici anni ero bassa e in carne, mio padre mi toccava le cosce e mi chiamava Tacchino ripieno.
Mi riempivo di braccialetti e di trucco, mi coloravo i capelli e indossavo gonne sempre più corte. Tra una scazzottata con quei bastardi col mio stesso DNA e un'altra ho scoperto che essere donna non significava soltanto non avere un pene e avere il permesso di poter fare pipì seduta.
Essere donna significava trovare qualcuno che mi portasse via, cercando di accaparrarlo promettendo piaceri sessuali e orgasmi simulati alla perfezione.
Ho iniziato a dimagrire ma nessuno mi ha presa sul serio, Terry continuava a infilarmi le mani sotto la gonna e a chiamarmi col nome di quella che era sua moglie, che si dice fosse stata mia madre.
Per nove mesi e qualche minuto,almeno.
A volte credo di essere stata orfana da sempre, magari mi hanno trovata in qualche squallido bidone sulla 66 e mi hanno tenuta nonostante fossi fatta di merda di ratto e avanzi di McDonald.
Forse non sono nata Milkovich, forse quel sacco di schifo pieno di moccio è stato plasmato in seguito e all’inizio sono stata felice.


Nessuno sa cosa significhi essere la fottuta Mandy fucking Milkovich.
Nessuno sa cosa si prova ad essere nata sgualdrina ma a scoprirlo solamente a 13 anni. E poi cazzo, hai presente quei genitori di prima qualità, quelli usciti con il bollino che garantisce siano fatti con materiali sani? Ecco, il mio non era così, non mi ha mai detto di non accettare preservativi dagli estranei, di avere rispetto per me stessa. Era troppo occupato ad accarezzarmi le gambe e scambiarmi per quella persona che non voglio ricordare, era troppo occupato a svuotare il bicchiere come fosse un riflesso involontario, presente come quando vomiti? Lui beve beve beve beve. Ingoia ingoia ingoia ingoia. Il pomo d’Adamo va su e giù e la sua mano sulla mia coscia va su e giù e il nome di mia madre fa su e giù sulla sua lingua e cazzo cazzo cazzo cazzo.

So che correre non serve perché per stenderlo servono 33 padellate. Le ho contate.
So che nessuno dei miei fratelli è forte abbastanza da accettare una sorella stuprata dal loro stesso padre quindi escono e vanno a fumare erba e mi lasciano lì con la mazza a portata di mano, con la lingua in fiamme e un continuo su e giù che mi fa solo voglia di smettere d’esistere. Immobilità esistenziale.
Quindi NESSUNO sa cosa si provi ad essere la fottuta me, la disgraziata Mandy.

E Lip, cazzo Lip, scusa se sono appiccicosa con l’unica cosa che non sia stata repellente per la mia mente danneggiata, scusa se per una cazzo di volta ho trovato mani che non scavano come se tra le gambe avessi un fottuto gratta e vinci, scusa se sei stato così tanto per me che ho pensato di non farti andare mai più via. E MENTIVI, CAZZO. MENTIVI.
Non trattarmi come una stupida perché ho impiegato troppo tempo a diventarlo che ora mi da fastidio esserlo.
E non preferire quella troia bionda perché non c’è nulla che lei possa darti più di me.
Non mandarmi via l’unica volta che ho trovato un posto dove stare che non mi mangi e non mi mastichi e non mi sputi via come l’avanzo di vita che sono.
SONO.
LA.
CAZZO.
DI.
MANDY.
MILKOVICH
.

E dormo coi lupi sin dal mio primo vagito, dimmi cosa mi ferma dal comportarmi come una di loro.
 
  
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