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Autore: Euphemia    12/08/2013    11 recensioni
"Strawberry era appena tornata dalla sua passeggiata serale: da quando si era sposata con Mark, le piaceva, la sera, passeggiare lungo le strade silenziose e i viali alberati della città dove si erano trasferiti. [...] Ma man mano che Strawberry si avvicinava, notava, nell’oscurità, qualcosa: la porta della casa di lei e Mark sembrava semi aperta. [...] Solo quando afferrò la maniglia della porta, si accorse che non era la sua immaginazione: la porta era veramente aperta."
[...]
"Se non fossi venuta via con me, ti avrei uccisa. Ricordi, micetta?"
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Mark/Strawberry - Ghish/Strawberry
Genere: Angst, Horror, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aoyama Masaya/Mark Aoyama, Ichigo Momomiya/Strawberry, Kisshu Ikisatashi/Ghish
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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You’re mine, Strawberry.


 
Strawberry era appena tornata dalla sua passeggiata serale: da quando si era sposata con Mark, le piaceva, la sera, passeggiare lungo le strade silenziose e i viali alberati della città dove si erano trasferiti.
Di solito, quelle passeggiate non le faceva da sola: con lei c’era sempre Mark, il suo novello marito che lei amava così tanto. Verso le otto, uscivano di casa e, mano per mano, passeggiavano per circa un’ora e mezza, parlando, raccontandosi i segreti più intimi. Ora che erano sposati, sentivano di dover confidare ogni cosa alla propria metà.
Quella sera Mark era rimasto a casa per un forte mal di testa e per un improvviso raffreddore, causati dal cambio repentino di stagione di quei giorni: l’inverno era ormai finito, mentre la primavera era alle porte. Il polline, tipico del risveglio dei fiori, era sparso nell’aria, la quale era fresca, ancora impregnata del gelo invernale.
Nonostante tutto, Strawberry non riusciva ad evitare di fare la sua solita passeggiata notturna: probabilmente perché in lei era rimasto ancora il DNA del Gatto selvatico di Iriomote, anche dopo tanti anni.
Aveva lasciato Mark a casa, promettendogli di tornare presto, ed era uscita senza  tante storie: il corvino, infatti, non l’aveva neanche trattenuta, anzi. Gli faceva piacere vedere la sua dolce Strawberry felice e in pace con se stessa.
Durante quella passeggiata notturna, Strawberry aveva riflettuto molto: aveva pensato al suo passato, agli anni della sua adolescenza, alla sua avventura, quando era un’eroina, la Mew Berry. Ripensò alle sue vecchie amiche: Mina, Lory, Paddy, Pam. Le sarebbe piaciuto moltissimo rincontrarle, dopo tanti anni, e la stessa cosa valeva per Ryan e Kyle.
Erano passati dieci anni da quando il male era stato sconfitto, da quando Profondo Blu era stato distrutto da loro. Da quando i tre alieni invasori, Ghish, Tart e Pie, erano ritornati sul loro pianeta.
Doveva ammetterlo, le mancavano quelle avventure, anche se aveva più volte rischiato la vita. Le mancavano le sue vecchie amiche, le mancavano Ryan e Kyle, le mancava il Caffè Mew Mew, le mancavano persino Ghish e gli altri.
Il venticello fresco serale scompigliava i capelli rosati della giovane donna, mandandoglieli di fronte agli occhi. Con un delicato gesto della mano, la ragazza spostò le ciocche di capelli ribelli dal viso, guardando dritto di fronte a sé: era giunta di fronte alla sua casa, dopo un’oretta di passeggiata serale che l’aveva rinfrancata moltissimo.
Si avvicinò, percorrendo il vialetto fatto di ciottoli che conduceva fino alla porta di casa: la ghiaia e i piccoli sassi scricchiolavano sotto le sue scarpe, accompagnando il rumore delle chiome che venivano scosse dal leggero venticello della sera. Non c’era neanche un lampione acceso: tuttavia, lei, grazie al DNA del Gatto, riusciva a vedere anche nel buio.
Ma man mano che Strawberry si avvicinava, notava, nell’oscurità, qualcosa: la porta della casa di lei e Mark sembrava semi aperta.
Probabilmente si tratta solo della mia immaginazione.” Pensò, non curandosene molto.
Solo quando afferrò la maniglia della porta, si accorse che non era la sua immaginazione: la porta era veramente aperta.
Il suo sesto senso felino sentì che era accaduto qualcosa, nonostante lei pensasse che, con molta probabilità, fosse stata lei a dimenticarsela aperta quando era uscita, in precedenza.
Aprì lentamente la porta, la quale cigolò: la casa era buia, completamente. A Strawberry anche questo sembrò molto strano, visto che, quando era uscita, Mark era in casa, e lui aveva l’abitudine di lasciare tutte le luci accese.
Il sesto senso del Gatto le suggerì di stare attenta.
Con molta cautela, la giovane chiuse la porta dietro le sue spalle e premette l’interruttore della luce sulla parete bianca accanto a lei: niente. Provò a premerlo più volte, ma senza alcun risultato: la corrente se n’era andata, portando via la luce.
Strawberry sospirò: possibile che avessero tagliato la corrente, nonostante lei pagasse ogni mese, da quando si erano trasferiti in quella casa?
Scocciata, afferrò il cellulare per far luce con questo: il salotto, che si affacciava all’entrata, era completamente apposto. Con coraggio, attraversò la stanza e, dopo aver salito le scale a chiocciola, si avviò verso il corridoio che conduceva alla camera da letto di lei e Mark. Era lì, infatti, che il giovane era rimasto, quando Strawberry era uscita.
Non appena la giovane imboccò il corridoio, tuttavia, un odore di putrido, di marcio arrivò al suo naso, facendola sussultare: il suo olfatto sensibile, a odori come questi, reagiva in modo esagerato, rispetto all’olfatto di un comune essere umano. Si tappò con uno scatto il naso con due dita, sgranando gli occhi color nocciola.
Se prima non ne era sicura, adesso ne aveva la certezza: c’era qualcosa che non andava.
Esitante, allungò il braccio verso il corridoio, illuminando con la luce del telefonino le bianche pareti: con orrore, vide che queste ormai di bianco non avevano quasi più nulla.
Enormi macchie di rosso scarlatto erano sulle pareti un tempo bianche di intonaco, emanando un odore poco accogliente.
Strawberry sussultò, terrorizzata: un debole urlo le salì in gola, uscendo dalla bocca, mentre sul suo viso si era creata un’espressione di orrore.
Che sia... Sangue??” pensò, cominciando a tremare.
Le gambe le tremavano come foglie al vento, immobilizzate davanti alla vista delle pareti dipinte di rosso. Il braccio, teso in avanti, era rimasto immobile, con il cellulare che illuminava il corridoio. Gli occhi, sgranati e pieni di paura, scrutavano con orrore quelle macchie scarlatte.
Solo dopo pochi istanti realizzò che, in fondo a quel corridoio, c’era la camera da letto di lei e Mark. Non poteva lasciare solo Mark, non poteva proprio. Nonostante la paura di scoprire cosa fosse successo, voleva verificare come stesse la sua metà.
Si fece coraggio e, lentamente, percorse il lungo corridoio che portava alla camera da letto.
Ogni passo si faceva più pesante: era come se le scarpe fossero di cemento, come se il pavimento fosse fatto di sabbie mobili. I brividi le percorrevano la schiena a ogni passo.
All’improvviso, vide che sulla parete destra del corridoio, oltre a varie chiazze di sangue, vi era scritto qualcosa. Con il cellulare, illuminò la parete e lesse terrorizzata quella scritta agghiacciante.
Tu sei solo mia.
Voltò la testa, con quell’odore pungente di sangue che le pervadeva le narici. Proseguì con gli occhi sbarrati verso la camera: mancava solo qualche passo. E, quando arrivò, si accorse che anche quella porta era aperta, socchiusa.
Con la mano tremante, afferrò la maniglia della porta e la tirò verso di sé: il cigolio fu decisamente meno agghiacciante dell’odore di putrido ancora più pungente.
Ma nulla poteva essere comparato alla vista che Strawberry ebbe in quella stanza.
Al centro di essa, su una sedia, proprio rivolto verso la porta, il corpo di Mark, legato, era completamente ricoperto di sangue: gli occhi erano sgranati, la bocca in una smorfia dolorosa, diverse ferite e lacerazioni ricoprivano il suo corpo ormai pallido. Il ventre era aperto, le interiora uscivano da esso, cadendo sul pavimento sporco di sangue.
Poco tempo bastò a Strawberry per capire che ormai quello non era più Mark, ma solo il suo cadavere.
Avrebbe voluto urlare, fuggire via, ma qualcosa le impediva di muoversi. La gola era bloccata, le gambe cementate, immobili, i piedi piantati al pavimento.
Il suo Mark, la sua metà, adesso non esisteva più. La sua vita era stata  brutalmente troncata, e Strawberry non riusciva a crederci.
Si fece forza, sollevando le sue pesanti gambe, e corse verso il cadavere dell’amato, abbracciandolo.
“Mark! Maaark!!!” urlò, ritrovata la voce e la forza di urlare.
Una fredda voce, alle sue spalle, parlò.
“Chi è il morto?”
“Chi sei tu??” esclamò lei, con i brividi lungo la schiena.
Improvvisamente, Strawberry sentì sul suo collo un alito gelido avvicinarsi sempre di più.
La tua condanna a morte.” Rispose la voce con un fare dolce, ma che di fatto era soltanto agghiacciante.
La giovane si voltò, sentendo la voce e quell’alito gelido molto vicini al suo orecchio sinistro: i suoi occhi si incrociarono con un altro paio di occhi familiari, occhi che non vedeva da tanto tempo... Occhi gialli.
Il suo cuore perse un battito, forse due.
Il terrore prese il sopravvento.
Non fu nemmeno capace di urlare, anzi: restò pochi secondi a contemplare quegli occhi gialli a lei così familiari, quegli occhi gialli che tempo prima, durante la sua adolescenza, le avevano sempre dato il tormento.
Quegli occhi che, anche se lei mai lo avrebbe ammesso, le avevano sempre fatto paura.
Sul suo volto pallido e in quegli occhi gialli si intravedeva la follia, sulle labbra era dipinto un sorriso malvagio, sadico.
Strawberry ricordava quel sorriso, quell’espressione: era la stessa di quella volta, in passato, quando lui aveva tentato di uccidere Mark, in preda alla follia.
Il grido le si bloccò in gola, il respiro le si fermò, il cuore cominciò a battere forte per la paura.
“G... Ghish...?” fu solo capace di sussurrare, mentre cercava di dare voce all’urlo che teneva segregato nella gola.
Solo in quel momento poté vedere, nel suo massimo grado, la luce di follia in quegli occhi gialli.
“Se non fossi venuta via con me, ti avrei uccisa. Ricordi, micetta?”
Gli occhi gialli dell’alieno si spalancarono, fissi in quelli nocciola della giovane donna.
Fu un attimo.
Lei non poté nemmeno dar voce a quell’urlo soppresso.
Il colpo di un’ascia sulla sua nuca fu l’ultima cosa che Strawberry sentì.
Il suo corpo, privo della vita, cadde rovinosamente per terra, ai piedi del cadavere di Mark, arricchendo la pozza di sangue del marito ormai defunto di nuovo liquido rosso, più fresco.
Ghish osservò i due cadaveri dall’alto, fluttuando per aria: la follia aveva preso il sopravvento su di lui. Il sorriso sul suo volto si allargò, facendo notare i canini appuntiti e bianchi.
Dopo qualche secondo, il verde scoppiò in una sadica risata, una risata folle, sfrenata, mentre osservava il cadavere sfregiato e senza vita di Mark: colui che tanto aveva odiato, era finalmente morto, ucciso dalle sue stesse mani.
Aveva ottenuto la sua vendetta.
Quando ebbe finito, spostò lo sguardo un po’ più in basso: ai piedi del corpo del moro, il cadavere giacente di Strawberry continuava a perdere sangue, mentre cominciava a perdere la vitalità della pelle, la quale pian piano assumeva un pallido colore.
La guardò con sguardo dolce, pieno di affetto: l’amava, l’amore per lei era tanto, troppo, insano.
Se non l’avesse avuta con le buone, l’avrebbe avuta con le cattive.
Se lei non avesse potuto stare con lui, lui l’avrebbe resa sua lo stesso, in drastici modi.
L’aveva uccisa, l’aveva privata della sua vita, la quale, adesso, era divenuta sua, di Ghish.
Sarebbe rimasta legata  a lui per l’eternità, anche da morta.
Ghish, con un dolce e agghiacciante sorriso sulle labbra, si avvicinò al cadavere della giovane, sollevandolo dal suolo e dalla pozza di sangue e stringendolo a sé, tra le sue braccia, in una potente stretta. Posò le labbra sulla fronte fredda del corpo senza vita, poi sui capelli rosati, assaporandone il profumo, constatandone la morbidezza e godendo di essa. Poi, si avvicinò al suo orecchio, che ormai non poteva più udire nulla, e la baciò sulla pallida e gelida guancia, che ancora possedeva un debole colore roseo.
Tu sei solo mia, Strawberry.” 





Angolo dell’autrice
 
Salve a tutti!
Sono nuova su questo fandom, per cui credo sia mio dovere presentarmi: il mio nome è Euphemia! ^^
Adoro il manga/anime “Tokyo Mew Mew”, per cui ho deciso di scrivere una OneShot dedicata a quest’opera.
L’ispirazione per questa OneShot mi è venuta mentre ascoltavo una canzone. Ok, lo ammetto, non sono una fan della Ghish x Strawberry, però era perfettamente perfetta se ci mettevo anche accenni a questa shipping! U.U
Insomma, andiamo... Io amo alla follia Ghish, è uno dei miei personaggi preferiti. Strawberry ha i prosciutti agli occhi (?), come diavolo fa a preferire uno smidollato come Mark a un bonazzo come Ghish?? D: (E infatti io shippo Ghish con Pam, perché lei è una figona. <3)
Ed è per questo che non sono una fan della Ghish/Strawberry: semplicemente perché lei non può meritarsi una bellezza come Ghish, avendo scelto Mark. E poi, cavolo, poteva anche scegliere Ryan, che anche lui è un bel bonazzo! D: Nooo, per carità, quello smidollato di Mark è il migliore. (?)
Sì, non ho molta simpatia per Mark. C’:
Come di mio solito, sto divagando. Chiedo perdono. e.e”
Dunque, la OneShot è ambientata nel futuro, quando Strawberry e Mark sono sposati. Ma è inutile spiegarlo, l’avrete già capito di vostro. e.e
Probabilmente Ghish è un po’ OOC, per questo motivo ho messo l’avvertimento: lui non vorrebbe mai che a Strawberry succedesse qualcosa, come si è visto in una delle ultime puntate (anche se, nella puntata 45, ha cercato di ucciderla a tutti gli effetti), e poi, nell’ultimo episodio, si vede chiaramente che Ghish non ha più intenzione di tornare sulla Terra a trovarla.
È per questo che la cosa sarebbe un po’ insolita: nella mia OneShot, infatti, Ghish uccide sia Mark che Strawberry.
La frase che lui dice a Strawberry prima che essa perisca, ovvero “Se non fossi venuta via con me, ti avrei uccisa.”, l’ho presa dall’episodio 45, l’ho semplicemente modificata un po’ aggiungendoci un tempo passato.
In realtà, però, ce lo vedo un pochettino Ghish psicopatico. <3 Ho voluto dare gloria alla mia idea su Ghish. <3
Ho messo “Contenuti forti” e “Violenza” perché non a tutti garbano le immagini di Mark con le budella da fuori e l’asciata (?) sulla testa di Strawberry... ^^”
Ecco, tutto qui quel che volevo spiegare. e.e
Spero che la OneShot (anche se altamente drammatica e strana) vi sia piaciuta. ^^ Se avete domande, o se volete darmi dei consigli, per favore contattatemi. X3
Ringrazio tutti coloro che hanno letto questa OneShot! Alla prossima!
La vostra Euphemia >.^
  
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