Chi mi conosce sa che questa storia si svolge tutti i giorni nell’aula della terza liceo di Besozzo.

Non è, quindi, un racconto inventato… e il finale è sempre, irrimediabilmente lo stesso da un anno a questa parte.

Chissà….

Non di certo tra le mie migliori, solo uno sfogo, perché non ce la faccio più.

Temperance

Amici?

 

Ora di filosofia.

La prof interroga e io, ovviamente, mi sono giustificata, visto che il pomeriggio di ieri l’ho passato tutto a dare ripetizioni di matematica al signorino seduto qui vicino a me.

Troppo vicino, a dire il vero, perché il mio cuore non inizi ad esibirsi in uno sfrenato e logorante tip-tap.

Martha mi guarda, ridacchiando dal banco davanti al mio, mentre disegna distrattamente su un quaderno qualsiasi cosa le venga in mente. Poi si volta e per qualche minuto non mi guarda più, lasciandomi sola con la mia tachicardia e le sue dita che, di quando in quando, sfiorano il mio braccio in modo casuale.

Ma che cos’è, una tortura?

Eccola che mi guarda di nuovo e sogghignando, mi passa un bigliettino da sotto il banco.

Lo apro e per poco non mi viene un infarto.

No, dico e se lui lo avesse visto??

Mamma mia, appena usciamo Martha mi sente!

Sul suddetto pezzettino di carta c’è un cuore rosso fiammante al cui interno sono tracciate in arancione scuro le lettere K e R separate da un più giallo oro.

La scritta “È pazzo di te” accompagna il tutto.

“Che hai lì?” Chiede lui, sporgendosi verso di me e cercando di strapparmi il biglietto dalle mani.

“No, no, no! Fatti i messaggini tuoi, Ryan!” Esclamo, facendo sparire la pietra dello scandalo in una tasca dei miei jeans, mentre Martha si trattiene a stento dal buttarsi a terra e rotolare dal ridere.

Penserò dopo ad una pena molto dolorosa per lei… ora mi devo difendere dall’attacco che so di certo arriverà.

“Guarda che dico alla prof che scambi messaggini d’amore con Martha! Non è carino flirtare in classe, signorina Nielsen.”

“Stupido, io non sto flirtando con nessuno.”

Tranne te, forse…

“E allora dammi quel biglietto, o inizierò a seguirvi quando andate a ‘chiacchierare’ nei bagni… chissà che significa, quel chiacchierare.”

Parliamo di te, il più delle volte.

“Chiacchierare significa chiacchierare e il biglietto rimane dov’è.”

“Ah sì? Voglio proprio vedere.”

Furtivamente, la sua mano corre verso il mio collo e, quando me ne accorgo, sono già piegata in due, cercando di trattenere le risate.

La prof, ovviamente, si accorge di tutto ma non dice niente.

Pare che tutti, qui, facciano il tifo per noi.

“Me la… paghi…” Biascico in direzione di Martha, che sta diventando blu, a furia di trattenersi dallo scoppiare a ridere come una jena.

“Allora? Me lo dai?” Mi sussurra Ryan all’orecchio, facendomi rabbrividire dalla testa ai piedi. Come se il solletico non bastasse, accidenti a lui!

“No! Giù le mani dal mio foglio Evans!”

Ho giocato la mia carta… odia che lo si chiami per cognome.

“Hai segnato la tua fine, Fraulein Nielsen.” Risponde, imitando l’accento tedesco di mio padre.

Quanto non la sopporto questa cosa….

“Ach, Ryan, geh zum Teufel!” (Accidenti, Ryan, va’ al diavolo!)

“Non usare il tedesco con me, signorina!” Mi sussurra ancora, aumentando il solletico in zona collo.

“Piantala!” Dico, forse un po’ troppo forte.

In un secondo, tutti gli occhi sono su di noi e Ryan, ovviamente, è composto sulla sua sedia, attentissimo all’interrogazione.

Come fa, vorrei sapere…

“Problemi, signorina Nielsen?” La prof mi fissa con uno sguardo simile a quello che doveva avere Jack lo squartatore.

“N…no, prof.” Balbetto, senza alzare gli occhi.

Lei sembra soddisfatta e torna ad occuparsi dei suoi interrogati, mentre il capo di Ryan si posa sulla mia spalla e il mio cuore ricomincia con il foxtrott.

Mai un attimo di pace….

“Scusa.” Mormora, senza spostarsi e io gli circondo la schiena con un braccio faccio sempre quando si appoggia a me.

“Di niente. E, comunque, eccoti il bigliettino. Bastava chiederlo per favore… e l’ha scritto Martha.”

Lo estraggo dalla tasca e glielo passo.

La sua espressione è indecifrabile, a metà strada tra il divertito e il seccato.

“K e R sta per Kelsi e Ryan, vero?”

Annuisco e lui accartoccia il foglio.

“Che scemenza…”

Guardo Martha.

Vorrei gridarle addosso tutto… gridarle che glielo avevo detto che non gli piaccio… ma lei no, lei deve farmi credere in speranze che non esistono.

Però, forse, in fondo, quelle speranze nemmeno io le ho del tutto abbandonate… altrimenti non mi farebbe così male il cuore ogni volta che rimangono deluse.

 

Suona la campanella: ora di ginnastica.

Ryan scatta come una molla, ma sulla porta si ferma per vedere se lo sto seguendo.

“Dai, Kel!” Mi chiama e io lo raggiungo, scoccando un’occhiataccia a Martha, che ridacchia.

“Oggi c’è corpo libero… mi aiuti?”

“Se mi paghi…”

“Scemo.” Esclamo, dandogli un pugno giocoso sulla spalla.

Mentre camminiamo verso la palestra, fianco a fianco, ridendo come due stupidi, penso che, forse, essere amici non è poi così male.

Noi ci capiamo, ci vogliamo bene, siamo una grande squadra… la migliore e questo non cambierà mai.

Lo so.

Sì, essere sua amica mi basta… almeno fino alla prossima interrogazione.

 

I’ve never had someone

That knows me like you do

The way you do!

I’ve never had someone

As good for me as you

Noone like you!

(Ashley Tisdale ft Lucas Grabeel, What I’ve been looking for)