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Autore: a2m97    13/08/2013    0 recensioni
Dopo un inverno passato a studiare in Australia, la diciassettenne Nicole Greco torna nella sua città natale, dove rincontra i suoi vecchi amici, con i quali trascorre l'intera estate. Strani avvenimenti però sconvolgono il gruppo, separandolo e poi facendolo ricongiungere dopo la morte di uno di loro. I sei ragazzi cercano disperatamente l'assassino, ma la troppa paura di sé stessi e degli altri li porterà in una situazione senza via di fuga.
Genere: Drammatico, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Non passa mai il tempo in questa topaia” osservò Jessica.
“Smettila”  rispose Daniel innervosito  “dammi una birra”
La ragazza lo squadrò. Era diventato disgustoso. Quell’anno li aveva cambiati molto, troppo.
“Fatti una doccia, fai schifo. Sei sporco di terra ovunque, dove sei stato?”
“Sono affari miei. Lasciami in pace”. Le strappò di mano la bottiglia e ne versò il contenuto in un boccale. Bevve velocemente, tutto d’un sorso. Sospirò, quasi seccato. “Nicole è tornata”.
Entrambi sembravano preoccupati. Non sapevano cosa dire. Jessica scosse leggermente il capo, in quel momento le passarono per la mente un’infinità di pensieri. Prese in mano uno strofinaccio e iniziò a pulire il bancone, poi passò ai bicchieri. Quando alzò lo sguardo si rese conto che Daniel era rimasto a fissarla per tutto quel tempo, con la stessa espressione. Pensò che, forse, era giunto il momento di affrontare la situazione. Ingoiò la saliva, aveva un sapore amaro.
“Pensi che dovremmo dirglielo?”
“Credo che dovremmo dirlo a tutti, non solo a Nicole..”
“Ma come facciamo? Insomma, non si tratta più di un gioco, c’è di mezzo la nostra vita”
“Proprio per questo dobbiamo parlarne con tutti, guarda come ci siamo ridotti per aver mantenuto il segreto per un anno intero. Non possiamo andare avanti così, Jessica, nascondendoci in mezzo ai boschi e dormendo con le sbarre alle finestre. Dobbiamo chiamarli e vederci al solito posto”

Si sentì sbattere la porta. Qualcuno si stava avvicinando al bancone, sbattendo i piedi sul pavimento di legno. Poteva essere un cliente, ma il bar non aveva clienti. Vi andavano a dissetarsi solo i poveri passanti che facevano escursioni nei boschi. Era buio e si distingueva ben poco. L’ombra si avvicinava sempre più, con passo lento. I due ragazzi si fissavano e, di tanto in tanto, lanciavano qualche occhiata all’imponente figura che avanzava verso di loro. Pian piano riuscirono a capire che si trattava di un uomo.
Giunto al bancone si sedette su uno sgabello che a malapena reggeva il suo peso. “Una birra” sussurrò con voce rauca. Jessica aprì il frigorifero e ne prese una. Aveva sentito quella voce qualche mese prima, anche se non ricordava dove.
Dopo essersi dissetato, l’uomo iniziò a frugare in una valigetta. Tirò fuori una busta e qualche documento. Li posò sulla tavola di legno e li avvicinò alla ragazza. “Il vostro amico, lo abbiamo trovato”.
I due ragazzi spalancarono gli occhi. Diedero un’occhiata ai fogli: quella notte, nove mesi prima, Andrea era fuggito. Nessuno lo aveva più visto. Si era recato a pochi chilometri di distanza ma, qualche settimana dopo, era stato ritrovato dalla polizia e portato direttamente in un ospedale psichiatrico.
Daniel prese in mano la busta e la aprì delicatamente. Ne estrasse un foglio stropicciato. Era una lettera, probabilmente scritta da Andrea.
 
“Loro sanno. Sanno quello che nascondiamo. Non danno segni di sapere nulla, non hanno visto, non hanno sentito. Nessuno parla eppure sanno tutto quanto. Ci scoveranno e faranno qualsiasi cosa per farci passare per pazzi. Io non sono fuori di testa, dovete credermi. Penso a cose strane, cose di cui non conosco il significato, cose che non immaginerei mai di pensare. Ci penso tutto il giorno, a quello che penso, ma non capisco proprio. Dovete aiutarmi, fatemi uscire da qui, posso esservi utile. Voi cinque siete incompleti senza di me, lo siete sempre stati e sempre lo sarete. Dobbiamo interpretare i miei pensieri, forse sono degli indizi. Tiratemi fuori prima che sia troppo tardi, potrei dimenticare tutto. Dovete venire di notte. Domani notte. Non fatevi vedere da nessuno, non ditelo a nessuno. Se domani a mezzanotte non sarete sotto la finestra della mia stanza non ci sarà più scampo, per nessuno di voi.
A.D. 14-06-13”
Dopo aver riletto il biglietto i due ragazzi si fissarono per qualche istante. L’uomo era scomparso, ma a loro non importava. Avevano ottenuto le informazioni che cercavano.
Jessica riprese in mano il foglio e controllò l’ultima riga “A.D. 14-06-13”. La data era quella di ieri. Sarebbero dovuti andare all’ospedale psichiatrico quella notte.
 
“Ti sei persa davvero tante cose, Nicole” continuava a ripetere Jacopo, seduto comodamente di fronte alla ragazza “probabilmente ti chiederai perché stiamo andando così lontano per incontrare Daniel, Jessica e Davide”
“Esatto” esclamò.
“Beh devi sapere che, poco dopo la tua partenza, ci fu una festa di fine anno. Io, Jess, Daniel, Davide e Andrea non eravamo più molto uniti, come già sai, a stento ci salutavamo. Quella serata si rivelò un vero disastro: ci ritrovammo tutti e cinque nello stesso posto, allo stesso momento, inspiegabilmente. Probabilmente eravamo a qualche centinaio di metri dalla villa in campagna dove si svolgeva la festa. Il luogo era buio, si distingueva qualche albero. L’erba era altissima e pioveva. Non riuscivo a capire molto, eppure non avevo nemmeno bevuto. Vidi Andrea correre, mi pare stesse gridando qualcosa, non riuscivo a sentirlo bene. Cominciai a camminare più veloce, mi facevo spazio in mezzo alle sterpaglie. La figura nera di fronte a me continuava a muoversi. Ad un tratto cadde, scomparendo in mezzo agli arbusti. Tentai di raggiungerlo immediatamente, ma, quando arrivai, Andrea era cosparso di sangue. Capii che non era il suo solo quando alzai lo sguardo e vidi Jessica e Daniel, anche loro con i vestiti impregnati di un fluido rosso.    Mi guardai intorno, incredulo. Passandomi una mano tra i capelli mi resi conto di essere completamente sporco, proprio come gli altri. Mi buttai in ginocchio e cominciai a gridare, mentre Daniel aiutava Andrea a rialzarsi. Riuscirono a balbettare qualcosa e si misero alla ricerca di Davide. Li seguii, avevo troppa paura di rimanere solo in quel posto, al freddo, al buio. Quando lo trovammo lo credemmo morto. Tentammo di svegliarlo in ogni modo ma era privo di sensi, anche lui cosparso di sangue. Ero sconvolto, non riuscivo a capire cosa fosse successo, chi aveva perso tutto quel sangue era certamente morto. Ma quel qualcuno non poteva essere uno di noi.
La risposta alle mie domande giunse pochi istanti dopo, quando vidi Andrea arrampicarsi su di un albero e poi indicare verso il basso, gridando cose insensate e incomprensibili. Seguii la traiettoria del suo dito e riuscii a scorgere una scarpa, fuoriuscente da un mucchio di foglie. Chiamai gli altri, gridando a squarciagola. Non riuscivo a controllarmi. Daniel tolse subito tutte le foglie e sobbalzò all’indietro. Si lasciò cadere atterra e scoppiò a piangere. Non ebbi il coraggio di avvicinarmi. Gli altri avevano già visto il cadavere. Mi resi conto che se qualcuno ci avesse trovati avrebbe sicuramente pensato che fossimo stati noi ad uccidere quella persona. Cercai di mantenere la calma e prendere in mano la situazione. Ognuno di noi aveva, nello zaino, un cambio, nel caso in cui avessimo deciso di buttarci in piscina. Pensavamo di accendere un fuoco e gettarvi i vestiti sporchi ma, essendo in aperta campagna, era proibito fare falò. Decidemmo allora di allontanarci dal corpo in fretta. Corremmo per più di tre chilometri, fino al vecchio bar abbandonato nel mezzo del bosco, quello in cui Jess e Daniel passano parecchio tempo, ultimamente.
Lì ci rendemmo conto che Andrea era scomparso. Ora, a distanza di circa un anno, non lo abbiamo ancora rivisto. Forse questa sarà la serata giusta.”
Nicole non riusciva a crederci. Rimase immobile, con gli occhi spalancati, stringendo tra le mani la borsa. Non aveva ancora assimilato tutto ciò che Jay le aveva appena raccontato, probabilmente non ci sarebbe mai riuscita. Aveva in testa un milione di domande sull’accaduto, ma forse nemmeno i suoi amici avrebbero saputo risponderle. Decise di tenerle per se e aspettare il momento giusto per parlare della situazione.
“Questa è la nostra fermata” Le disse il ragazzo appena il treno iniziò a frenare.
  
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