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Autore: M_Cullen    13/08/2013    4 recensioni
Continuavo a mantenere una certa distanza tra di noi, per alleviare l’imbarazzo che si era creato a causa della mia presenza, anche se lo spazio nell’ascensore era fin troppo limitato per evitarci completamente.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec, Demetri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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ELEVATOR
 

 
 
 
DEMETRI
 
Camminavo in silenzio lungo il corridoio, con l’intenzione di prendere l’ascensore.

Spinsi il pulsante, attendendo pazientemente.

Quando arrivò al piano, aprii la porta e mi sorpresi di vedere che era già occupato da Alec. Non avevo mai avuto modo di fare una lunga conversazione con lui, semplicemente perché lo avevo da sempre visto come il piccolo vampiro viziato e snob, la cui aspirazione era solo ed esclusivamente quella di essere il preferito di Aro.

Ma nonostante tutto, da parecchio tempo, provavo inspiegabilmente una certa simpatia nei suoi confronti.

Entrai all’interno della cabina, salutandolo distintamente, come ero solito fare. Era nella mia indole essere sempre cordiale e garbato. “Alec…” sorrisi, con le mani dietro la schiena, facendogli segno col capo.

“Demetri…” ricambiò allo stesso modo. Strano da parte sua. La gentilezza non era mai stata il suo forte.

Continuavo a mantenere una certa distanza tra di noi, per alleviare l’imbarazzo che si era creato a causa della mia presenza, anche se lo spazio nell’ascensore era fin troppo limitato per evitarci completamente.

Sarebbero stati dei secondi interminabili, lo prevedevo. Così pensai di rompere il ghiaccio, sorridendogli… lui mi osservò con la coda dell’occhio, ricambiando quel sorriso in maniera disinvolta.

Strano… l’imbarazzo sembrava sciogliere il suo pessimo carattere. Ottimo.

Bastò quel sorriso così spontaneo, per farmi rendere conto che la vicinanza tra di noi, aveva reso l’atmosfera diversa, piena di speranza, quasi di desiderio.

La mia mente era completamente disconnessa dal mio corpo, e perfino io stesso avevo timore di quello che avrei potuto fare.

Lui continuava a squadrarmi e i suoi occhi insistentemente puntati su di me, non facevano altro che accrescere quello strano desiderio che avevo io di lui. Non sapevo cosa mi stesse accadendo… qualsiasi cosa fosse, avrei seguito l’istinto disumano che alloggiava al mio interno.

Mi avventai su di lui, inchiodandolo contro la parete dell’ascensore. Sotto la mia pressione emise un gemito, mentre con i denti continuava a mordersi le labbra esageratamente piene. Dal suo gesto capii che se non io non avessi fatto la prima mossa, molto probabilmente l’avrebbe fatta lui.

Avvolsi il braccio intorno al suo corpo esile, attirandolo a me, per incollare le labbra sulle sue con impeto, quasi violento. Il mio gesto non fece altro che accrescere la sua eccitazione, e gli fece sfuggire un sonoro gemito, aprendo la bocca per consentire alla mia lingua di esplorarla.

Affondai le dita nei suoi morbidi capelli castani, tirandogli appena il capo all’indietro per permettere a me stesso di sfiorare con la lingua il suo collo marmoreo, che sprigionava un profumo unico, mai sentito in precedenza.

Continuai a farmi strada verso il suo lobo, per poi ripercorrergli nuovamente la gola, in cui affondai i canini, lasciandogli una cicatrice evidente. Gemette. Gli avevo procurato un misto di piacere e dolore.

“Così ricorderai per sempre questo momento…” risi di gusto, sussurrandogli quelle parole all’orecchio.

“Non ho mai detto di volerlo dimenticare…” rispose, con la voce spezzata da continui ansimi.

Di colpo, l’ascensore si fermò, ma prima che le porte potessero aprirsi, spinsi nuovamente il pulsante che ci avrebbe riportati al piano terra, consentendoci così di poter continuare con la nostra danza erotica.

Rise, divertito dal mio gesto imprevedibile.

Ripresi a baciarlo con tale passione, da incitarlo a strapparmi aggressivamente il tessuto della camicia con le unghie.

Sentii la mia schiena sbattere contro la parete dell’ascensore. Era lui a comandare il gioco adesso, ma non durò per molto… invertii i ruoli, immobilizzandolo con i fianchi, mentre sfioravo il suo ventre con la sporgenza che si era creata all’interno dei miei pantaloni.

Mi avvicinò violentemente al suo corpo, stringendo saldamente i miei capelli tra le sue dita sottili, mentre io gli spezzai la cerniera dei pantaloni.

“Forse… è meglio continuare nei miei… appartamenti…” mormorò, scandendo parola per parola.

Spinse il pulsante che ci avrebbe portati al quarto piano, e uscendo furtivamente, ci dirigemmo verso la sua camera.

-

Dopo aver fatto l’amore, lo accolsi tra le mie braccia, baciandogli continuamente le labbra.

“Come potrei mai dimenticare una giornata simile?” mi chiese, disegnando dei cerchi sul mio petto marmoreo.

“Non potrai…” gli risposi, mostrandogli la cicatrice causata dai miei canini, mentre continuavo a sfiorarla con le dita.

Sorrise, e da quel giorno, iniziammo ad amarci per l’eternità.
 
 

  
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