“Cinque, sei, sette e otto: e demi-pliè, demi-pliè, relevè, demi-pliè …
spalle dritte… detournè, e si ricomincia: demi-pliè, demi-pliè, relevè –
signorine non si alzano i talloni nel gran-pliè in seconda!”
La
voce severa di Miss London echeggiò nella sala al di sopra del piano suonato
dal signor Takewara.
La
piccola Kaori si raddrizzò, piegando più che potè le ginocchia nel demi-pliè, mordendosi un labbro
per la concentrazione. Siccome non ricordava i passi imitò la compagna davanti
a lei, che teneva la sbarra con la piccola manina, alzando le mani da demi-bras a
quinta posizione.
La
scarpetta di pelle rosa scivolò in avanti, nella quarta posizione. Kaori copiò fedelmente, un po’ impacciata nei movimenti,
sotto lo sguardo vigile dell’insegnante americana di danza classica. Seguendo
la musica, completò l’esercizio, e sospirò, rilassandosi per non aver ricevuto
alcun rimprovero.
“Ce
l’abbiamo fatta, Setsuna-chan!” ululò allegra,
girandosi verso la sua migliore amica.
Setsuna
annuì gaia, stringendole le mani. “Già, stiamo migliorando! Sarà merito del
nuovo completino!” ridacchiò, indicando lo specchio in cui si rifrangevano le
immagini nitide di due bambine dai lunghi capelli acconciati in uno chignon
alto, vestite con una piccola tutina rosa confetto, dotata di una gonnella di
velo corta.
Kaori
si coprì la bocca ridente con una mano, scambiando uno sguardo d’intesa con Setsuna.
Miss
London battè le mani insieme. “Per oggi abbiamo
finito, signorine. A venerdì prossimo.”
Le
bambine che seguivano il suo corso gioirono all’unisono, correndo verso il
fondo dell’aula, per prendere le proprie sacche. Kaori
e Setsuna raggiunsero insieme i loro zainetti,
identici, e cominciarono a mettere via le scarpette nuove.
“Non
vedo l’ora di imparare a roteare!” confessò Setsuna,
tentando un giro su se stessa. Kaori ridacchiò.
“Credo ci vorrà tempo, Setsu-chan!”
“Non
troppo spero! Oh, Kaori-chan, guarda! Sono quelle più
grandi!”
Seguendo
l’indice di Setsuna puntato verso la porta, Kaori osservò le ballerine del gruppo ‘più grande’
sistemarsi le scarpette con la punta, scambiando qualche chiacchiera.
I
piccoli occhi a mandorla si illuminarono, osservando i corpi longilinei e
magri, che con confidenza provavano le scarpette; vi era in loro quell’aura
esperta e sicura che lei non possedeva ancora. Setsuna
la imitava, con lo stesso sguardo invidioso.
“La
vedi quella bionda?” le chiese l’amica, e Kaori annuì
docilmente.
“Sì.
Sai chi è?”
Setsuna
si tirò indietro una ciocca castana scappata allo chignon. “Si chiama Ino
Yamanaka ed è la più brava della scuola! Dicono che Miss London voglia portarla
a fare le audizioni!”
“Cosa
sono le audizioni?”
Setsuna
inarcò le sopracciglia, accigliata. “Questo mamma non me lo ha spiegato… scusa Kaori-chan!”
Kaori
scosse la testa, sorridendo dolcemente. “Non importa, deve essere certamente
qualcosa di importante.” Commentò entusiasta, guardando la ragazza bionda.
Come
tutte le ballerine più grandi, lei portava solo un body attillato e scuro,
sbracciato; le gambe erano coperte da sottili calze color carne e da un paio di
scaldamuscoli scuri che finivano sopra le scarpette col gesso, consumate, i
lunghi capelli chiari stretti in uno chignon blando, dal quale scappava qualche
ciocca di troppo. Stava accennando qualche passo, concentrata nel ripasso con
una ragazza dagli occhi perlacei e i capelli lucenti e belli, che però non
possedeva la stessa sicurezza della bionda: avevano un’eleganza diversa nel
muoversi.
“Vorrei
diventare come lei, un giorno” bisbigliò sognante Kaori
e arrossì accorgendosi di essere osservata dalla ragazza grande. Ino Yamanaka
le sorrise dolcemente, scambiando uno sguardo con la sua compagna, facendole
segno di seguirla, e si incamminò verso di loro.
Cercò
con gli occhi quelli di Setsuna, anche lei spaesata e
un po’ spaventata. Che avessero fatto qualcosa di brutto?
“Ehilà
bambine,” le salutò con energia la Yamanaka, inginocchiandosi accanto a loro.
“Come vi chiamate?”
Entrambe
arrossirono emozionate.
“Ecco,
io… io… mi chiamo Kaori, signorina Yamanaka.” balbettò deglutendo.
“E
io Setsuna.” La seguì l’amica, incoraggiata dalla sua
presa di parola.
“Vedo
che mi conoscete! Hinata, sono famosa!” rise Ino. La ragazza dagli occhi
perlacei si lasciò sfuggire un piccolo sorriso.
“E
lei è Hinata Hyuuga!” intervenne urlando Setsuna,
arrossendo e facendo arrossire Hinata.
“P-piacere, bambine.” Le salutò cordialmente la mora, in
tono appena tremolante, ma dolce come un gelato, o almeno era quello che
pensava Kaori.
“Vi
piacerebbe assistere ad un balletto?” propose Ino, scoccando loro un occhiolino
vispo, ed entrambe le bambine annuirono veementemente, “Oh, sì tantissimo! Noi
vogliamo diventare come voi!”
Ino
ridacchiò, e torse il collo verso Hinata. “Dici che si può chiedere a Miss
London di far assistere ad un balletto tutto il gruppo dei bambini?”
“Se
glielo chiede la sua stella, non potrà rifiutare.” Suggerì pacata la Hyuuga, e
Ino ne rise, muovendo i capelli biondi, che si stavano ribellando a
quell’acconciatura.
“Vado
allora! Aspettate e chiamate le vostre amiche!”
Setsuna e
Kaori assentirono, e obbedirono, andando dalle loro
compagne per invitarle a restare qualche altro minuto, per vedere un balletto vero. Naturalmente tutte si fermarono,
sedendo contro lo specchio e sotto la sbarra degli esercizi.
Kaori
guardava piena di speranza ed eccitazione Ino Yamanaka che discorreva con Miss
London, e ascoltò la donna lamentarsi dello chignon poco severo, degli
orecchini e della matita che la Yamanaka portava sotto gli occhi, mentre la
bionda rispondeva con una risata sprezzante; la Hyuuga appoggiò una mano sulla
spalla di Ino, come per ammonirla, e Miss London sbuffò, incontrando lo sguardo
delle piccole allieve. Infine annuì.
Le
piccole ballerine esultarono, chiassose, subito messe in riga da una urlo
dell’insegnante, che picchettò le dita sul piano del signor Takewara
comandandogli di suonare il ‘Pizzicato numero 7’; la Yamanaka si mise in centro
al palco, le lunghe gambe incrociate in una quinta posizione impeccabile, la
schiena eretta, e le braccia curvate verso il basso in un ovale. Scoccò verso
di loro un gran ghigno compiaciuto.
“Può
partire, signor Takewara.” La voce di Miss London era
pacata, ma anche seccata. Kaori ammirò Ino per aver
affrontato la maestra terrificante.
La
musica partì e con essa Ino e Hinata presero a muoversi con leggerezza, insieme
alle altre cinque compagne di corso. La Hyuuga rivolgeva qualche sguardo di
sfuggita a Ino, di tanto in tanto, per essere sicura di non sbagliare; la
Yamanaka, al contrario, sorrideva smagliante, picchettando a terra le
scarpette, issandosi senza evidente sforzo, il mento alto rivolto verso lo
specchio davanti a sé, immobile. Eseguì due piroutte, estendendo, tra una e l’altra, la gamba per riprendere la spinta,
eseguendo un fouetté:
il cuore di Kaori le batteva forte in petto, e la
bambina desiderò come non mai essere Ino Yamanaka, la ragazza solare e sicura,
ma anche molto gentile.
Perfetta
ai suoi occhi ingenui.
Quando
la musica si interruppe, le bambine saltarono in piedi, battendo forti le mani,
e Ino rise, accennando ad un inchino, insieme ad Hinata, rosea in volto.
Miss
London grugnì, avvertendo il bisogno di nicotina.
“Ora
andate, signorine. Alla prossima.” Le liquidò, con grande dispiacere delle
allieve.
Uscite
dall’aula, l’argomento era uno solo: riuscire a diventare come Ino Yamanaka, la
stella della scuola di danza classica di Tokyo.
*
“Abbiamo
finito per oggi. E la prossima volta, Yamanaka, vedi di legare quei capelli e
di venire vestita propriamente.”
Ino
distorse la bocca in una smorfia, alzando con arroganza il naso all’insù.
“London,
amica mia, devi riguardarti. Quelle rughe cominciano a diventare ogni giorno
più evidenti.”
London
Chaperon provò l’intenso desiderio di mettere le mani addosso a Ino Yamanaka.
Si
trattenne solo perché la bionda era la sua promessa più brillante per un
riconoscimento ai livelli più alti nella danza classica. Infatti, tra una
settimana, sarebbero arrivati degli talent-scout dall’Inghilterra, contattati
da lei stessa, per osservare la Yamanaka e il suo gruppo, alla ricerca di una
ragazza a cui dare la borsa di studio per la National Dance Academy
di Londra; e, sebbene fossero tutte eccellenti ballerine – in particolare
Hinata Hyuuga, che possedeva una grazia singolare e aristocratica – London era
certa che avrebbero selezionato Ino: nonostante il caratteraccio, la ragazza
era dotata di un vero e proprio dono, per quando riguardava la danza, ed era
eccezionale nel recitare, altra dote interessante per un’artista.
Se
non fosse stato per quello, London l’avrebbe sbattuta da tempo fuori dai suoi
corsi.
“Vedi
di allenarti su quella piroutte
tripla, piuttosto” ribattè acida, incrociando le
braccia sul petto secco, “ti aspetto domani per le prove. Vedi di andare a
letto presto, stanotte.”
Ino
mosse con non-chalance la mano, infilandosi una gonna lunga e un maglione semplice
sopra il body, e infine le scarpe da tennis. Una mise sobria, che le dava un’apparenza da ragazza acqua e sapone. “Va
bene, va bene… Hinata, andiamo?”
La
Hyuuga annuì, mettendosi in spalla la sacca sportiva, abbassando gli occhi. “Sì… arrivederci, Miss London.”
London
annuì davanti alla dolcezza genuina di Hinata, e si chiese come facesse a
frequentare l’acida Yamanaka. Avrebbe tanto voluto che la bravura di Hinata, la
sua prediletta nonché figlia di uno dei più grandi finanziatori della scuola, non
fosse offuscata dalla Yamanaka!
“A
presto, Hinata-sama.” La salutò con una parvenza di
sorriso, osservando scomparire dietro la porta le due amiche. Il signor Takawara chiuse il piano, e la fissò neutro.
“Quella
Yamanaka è ogni giorno più brava.”
“E
ogni giorno più falsa.” Sputò l’insegnante. “Pensano tutti che sia perfetta, un
vero e proprio angioletto, ma la realtà è che è il diavolo fatto e sputato.”
La
donna sospirò, stanca. “Andiamo, Takumi: ho bisogno
di caffè e fumo.”
*
“Quella
è una megera.”
“Non
dovresti parlare così di Miss London, Ino.” intervenne pacata Hinata,
stringendole il braccio che la bionda le aveva offerto, tentando di ripararsi
dal vento gelido che soffiava. “In fondo è stata lei ad insegnarci tutte le
basi e di più!”
Ino
storse le labbra, sistemando la cinghia della borsa sulla spalla. “E dovrei
essere riconoscente? Quella donna è un mostro con i bambini. Ti ricordi come
avevamo paura di lei, Hinata-chan? Ah, ma ora non può
più dirci nulla, perché sa che noi la
superiamo in bravura!”
Ino
si passò una mano tra i capelli, e li liberò dalle forcine, infilandosele poi
nella tasca del giubbotto. “Ah, ora sì che va meglio!” gemette, deliziata dalla
sensazione dei capelli liberi sulle spalle. Fissò, poco dopo, Hinata con lo chignon
ancora stretto sulla nuca.
“Ehi,
perché non lo togli anche tu?”
Hinata
arrossì lievemente, premendo gli indici insieme, insicura. “N-non
so Ino-chan… senza la spazzola potrebbero essere… scarmigliati…”
“Sca che?”
“Vuol
dire…”
“Oh,
lascia stare.” La zittì la Yamanaka, sorridendo largamente. “C’è qualcuno che è
venuto a prenderti, Hinata-chan…”
Hinata
seguì lo sguardo dell’amica e vide, sull’angolo della strada, il cugino Neji
appoggiato al muro, l’i-pod nelle orecchie e lo
sguardo rilassato e penetrante che le osservava.
Ino
sospirò. “Avessi un cugino così bello! Io ci farei un pensierino, Hinata-chan!”
Quella
arrossì furiosamente, staccandosi dal braccetto e cominciando a indietreggiare,
balbettando qualcosa di incoerente che suonava come: “M-ma…
I-Ino… i-io n-n-non cr-credo che…”
Ino
scoppiò a ridere e l’abbracciò di slancio. “Guarda che non c’è nulla di
sbagliato. Non è sbagliato Hinata.” Le sussurrò maliziosa ad un orecchio, e
Hinata si sentì svenire.
“N-non è il c-caso!” si difese, staccandosi leggermente
dall’abbraccio e cominciando a scuotere la testa, spaventata e smarrita. “N-neji-niisan, lui…”
“Hinata-sama.”
Hinata
sobbalzò, e arrossì ancora di più, vedendo il cugino a distanza di un metro,
che le aveva raggiunte. “S-s-sì?” riuscì a
sussurrare, abbassando gli occhi a terra.
Sentiva
lo sguardo malizioso di Ino addosso, e desiderò sprofondare; il cuore le
batteva impazzito nella cassa toracica all’idea che Neji avesse potuto sentire
i loro discorsi.
Se
le avesse sentite, rimase un mistero ad entrambe perché il ragazzo disse
imperturbabile: “Hiashi-sama la vuole a casa per le
sette. Saremo in ritardo, se non ci sbrighiamo.”
Hinata
annuì, e si staccò da Ino, che sorrideva a Neji.
“Ciao,
Neji.” la voce della ballerina era deliberatamente di un’ottava più bassa.
Lo
Hyuuga la guardò incolore. “Salve, Yamanaka. Scusa se non ci tratteniamo,
dobbiamo proprio andare.” Congedandosi così, afferrò la mano di Hinata, e la
trascinò con sì lungo la via, mentre la cugina arrossiva e salutava Ino con un
cenno di mano, passando poco dopo la sacca al suo accompagnatore, come da lui
ordinatole.
Ino
sogghignò. “Come pensavo: Neji ha occhi solo per la cugina.”
E aveva paura della sua pessima
influenza su di lei.
Non
sapeva bene quale delle due cose la divertisse di più.
*
“Ciao
papà.”
“Ciao
tesoro, hai già mangiato?”
Ino
chiuse dietro di sé la porta, gridando: “Sì, un panino.”
“Sicura
di non volere altro, stellina?” le domandò, sbucando dalla porta vestito con un
grembiule floreale, una delle poche cose lasciate dalla madre dopo il divorzio.
Ino
annuì, evitando per un soffio di roteare gli occhi. “Vado in camera mia, sono
stanca, credo che studierò un poco e poi andrò a letto.”
“Domani
lezione ancora?” domandò il padre, ritornando in cucina.
“Sì.”
“Notte
tesoro.”
Ino
gli scoccò un bacio con la mano. “Notte papino!”
Arrivata
in camera, gettò la sacca di lato e si buttò sul letto, sospirando. Il ‘beep’ del suo cellulare la fece mugugnare, e allungò le
dita, afferrandolo. Era Hinata, le raccomandava di andare davvero a letto, se voleva essere in forma.
Ino
buttò il cellulare su letto, ridendo, e con una spinta si issò nuovamente,
correndo a farsi doccia, shampoo, passando poi ad indossare minigonna e un top
cortissimo, che ben evidenziava la pancia piatta; mise infine un pesante trucco
che le evidenziava gli occhi azzurrissimi.
Scioccò
le labbra, colorate con un rossetto chiaro, e guardò l’orologio. Le undici,
l’ora perfetta.
Discese
dalla finestra, mise il cuscino sotto le coperte, spense la luce e uscì di casa
di nascosto: come temeva Hinata, Ino non riusciva a sopprimere la sua natura,
seppur fingesse bene di essere la classica brava ragazza.
*
Non
le era servito nemmeno il biglietto, bastava la sua faccia come pass-par-tout per entrare nel ‘The Key’, la discoteca
gestita illegalmente da un gruppo di giovani che si faceva chiamare Akatsuki, e
che stava mettendo piede in tutta Tokio, attraverso locali e pub.
Ino
salutò qualche faccia famigliare, e si fermò solo quando intravide una chioma
rosa cicca seduta su un divanetto.
“Sakura!”
la musica era talmente alta che la giovane non la udì. “SAKURA! EHI, FRONTE
SPAZIOSA!”
Finalmente
la ragazza si staccò dalle labbra di un avvenente biondino, e posò lo sguardo
verde su di lei, perplessa.
“Ino-pig?” alitò confusa “Ma tu non dovresti essere a letto,
oggi?”
Ino
rise, buttando indietro la chioma bionda, ignorando la domanda volutamente.
“Ehi Naruto!” si rivolse al fidanzato della compagna di classe, “Come stai?”
Il
biondo ghignò, le mani saldamente ancorate sui fianchi di Sakura. “Benissimo! E
tu?”
“Perché
non sei a casa, Ino?”
Sakura
si soprappose al suo ragazzo, fissandola con aria seria. “Torna a casa! Dipende
della tua carriera il risultato di mercoledì!” le fece notare con stizza.
Ino
sbuffò, annoiata, rubando un cocktail lasciato sul tavolo. “Sembri mia madre…”
“Tua
madre se ne è andata e ora la devo fare io, dato che non hai sale in quella
zucca vuota!”
Le
sopracciglia di Ino si incontrarono, crucciate, e le sue palpebre si
socchiusero in uno sguardo ostile, che raggelò Sakura.
“Non
farmi la predica.”
“Perché
devi essere così testarda e sciocca?” le ritorse, ignorando il comando, la
ragazza, sincerante preoccupata. “Ti stai buttando via, Ino. stai giocando
troppo, ultimamente. Non puoi continuare così… come
con quell’Itachi…”
Ino
guardò al di sopra della spalla nuda, facendo oscillare il liquido nel
bicchiere. “Ah, giusto, dov’è l’Uchiha? Gliela devo ancora far pagare per
l’altra sera… mi ha rovinato l’uscita con Kiba, lui e
i suoi stupidi giochetti.” Il tono era un misto tra l’arrabbiato e il
lusingato.
Sakura
scambiò occhiata veloce con Naruto, entrambi consapevoli dei continui tira-e-molla tra Ino Yamanaka e Itachi Uchiha, giovanissimo
membro dell’Akatsuki e pericoloso e deviante per Ino, dal loro punto di vista.
“Ino,
dovresti smetterla di andarci a– ”
“Sakura
risparmia il fiato.” La Yamanaka allargò leggermente le lunghe gambe,
appoggiando il bicchiere sul tavolo, con un sorriso ambiguo. “So quel che
faccio, me la so cavare alla grande. E la storia tra me e Itachi Uchiha è solo
una questione di onore.”
“Giocare
a chi distrarvi a vicenda quando avete un appuntamento con altre persone ti
pare una questione di onore?” Sakura fece schioccare la lingua, arricciando il
naso. “Non ti riconosco più Ino.”
La
Yamanaka si alzò, con un sorriso che le tagliava il viso, tanto era affilato.
“O
forse non mi hai mai conosciuta, Fronte Spaziosa. Divertitevi!”
Scomparve
tra la folla, lasciando una Sakura ansiosa e un Naruto perplesso.
“Potevi
aiutarmi idiota!” lo sgridò Sakura, con gli occhi verdi lampeggianti. E dietro
la rabbia, Naruto vi vide solo tanta tristezza.
“Come
potevo fermale, Sakura-chan? Ormai Ino è cambiata.”
Sakura
si morse un labbro, ma non potè ribattere come
avrebbe voluto. Si lasciò coccolare dalla mano di Naruto confortante tra i
capelli.
*
Lo
adocchiò non molto dopo che aveva lasciato Naruto e Sakura.
Era
in pista, allacciato al corpo di una giovane dai lunghi capelli rossi ribelli,
che gli strusciava addosso, provocante, vestita da punk.
Ino
sogghignò, pensando che sarebbe stato facile rubare a Tayuya
Kaguya l’uomo.
Osservò
senza fretta Itachi Uchiha posarle le mani sul sedere avvolto in jeans
strappati, e nascondere il viso nel collo bianco della ragazza – che aveva fama
di scaricatrice di porto per la quantità di parolacce – in modo che lei gli
potesse vedere solo i capelli d’inchiostro, che risaltavano anche al buio, sulla
canottiera bianca.
Ino
si umettò le labbra, avvertendo una fitta piacevole poco sotto lo stomaco,
notando i pantaloni neri che fasciavano il fondoschiena di Itachi.
Non
poteva lasciarlo a Tayuya un secondo di più.
Si
fiondò accanto a loro, prendendo a ballare da sola, scuotendo i fianchi e le braccia a ritmo. Avvertì subito lo sguardo
penetrante di lui sul suo viso, e abbassò appena le palpebre, incrociandolo,
sorridendogli invitante. Itachi non si mosse, ma anzi, si strinse di più a Tayuya, alzando lievemente le labbra all’insù.
Ino
non si scoraggiò, perché sapeva benissimo che era una questione di resistenza,
e che alla fine si sarebbe trovata tra le braccia di Itachi, esattamente come
quando era lui a tentarla, seducendola mentre era con altri uomini.
Un
gioco di seduzione, semplice ed eccitante, che era diventato una droga, sottile
e indispensabile.
Per
un attimo, mentre saliva sul vicino cubo, Ino si sentì lievemente nauseata dal
suo comportamento, pensando alla povera Tayuya. Ma fu
solo un attimo prima di cominciare a ballare indemoniata, strusciandosi contro
il palo, e ammiccando nel buio in una direzione che sembrava casuale, ma che
era rivolto ad una persona specifica.
Colui
che l’aveva cambiata in una… lussuriosa.
Le
piccole labbra di Ino si aprirono, e ne scaturì un risatina strana e
artificiale.
*
“Ino.”
Il
suo fiato sulla pelle la fece tendere, in anticipazione, mentre fletteva il
seno contro il petto di Itachi.
Le
labbra di lui viaggiavano a pochi millimetri dalla pelle del suo collo,
facendole venire la pelle d’oca.
“Itachi…” ispirò rocamente, stringendo le dita anelate
dietro il suo collo.
Il
ginocchio della ballerina si strusciò contro la gamba di Itachi, e Ino sorrise,
sentendo la presa sui suoi fianchi intensificarsi e le sue labbra appoggiarsi
finalmente sulla sua pelle, come ghiaccio ristoratore per il suo corpo
bollente, che smaniava il suo tocco.
“Itachi…”
I
suoi sussurri si susseguivano, facendosi più affannosi mentre lui la schiacciava
contro la parete di un cantuccio della discoteca, infilando una mano sotto la
minigonna.
I
suoi polpastrelli gelidi viaggiavano sulla sua coscia nuda e tesa, e lei
rabbrividì, colta dal piacere che sapevano darle quelle mani esperte.
Le
scappò un gemito sommesso, mentre mordeva appena il suo collo, risalendole la
guancia con il naso, e un pigro sorriso soddisfatto.
Gli
occhi di Ino lampeggiarono furenti e maliziosi, mentre alzava una mano per
poterlo colpire, prontamente afferrata da Itachi, che spinse il suo polso
contro la parete, mentre le sue labbra si accostavano alle sue.
“Non
avresti dovuto distrarmi.”
Non
era un rimprovero, c’era troppo divertimento in quella frase.
Ino
sentì il cuore pompare il sangue impazzito, ed entrò lievemente in panico,
chiedendosi se lui lo udiva e si rendesse contro dell’effetto che aveva su di
lei.
“Così
impari a distrarmi, Kiba sarebbe stato un ottimo ragazzo.”
Le
labbra di Itachi toccarono le sue, e subito si staccarono, lasciandola protesa
verso di lui, rossa e accigliata, con i capelli biondi che le sfioravano
ribelli le spalle.
Il
ragazzo sorrise. “Non ti avrebbe saputo soddisfare…”
il naso di lui toccò il suo, e il suo profumo di colonia le invase i sensi,
facendola fremere agitata e smaniosa tra le sue braccia. “…sei
abituata a standard troppo alti…”
“Stronzo.”
Berciò lei, più irritata per il bacio mancato che per l’appuntamento andato a
farsi benedire.
Lui
rise gutturalmente, e le artigliò il gluteo sodo e allenato; Ino dovette
trattenere un grido di piacere, mordendosi il labbro inferiore.
“Lo
sei anche tu quanto me.”
Le
sue labbra le lambirono la bocca, e la sua lingua le accarezzò il labbro appena
morse, pretendendo di entrare in lei. Ino lo accontentò, lasciandogli spazio,
mentre con la mano libera gli strattonava i lunghi capelli neri, avvertendo con
violenza il bisogno di quelle labbra sul corpo.
Ino
sapeva di risultare frivola e sconsiderata, a giocare al gatto e al topo con
Itachi Uchiha, come sapeva che lui la stava solo usando per i suoi scopi. Ma
non poteva fare a meno di quel tocco, che la faceva respirare – libertà –, e della sua presenza, che la
rendeva più sicura e stronza, ma tremendamente potente.
Era
come se il suo tocco la risvegliasse, la denudasse a tutte le maschere che
portava e la portasse in un mondo fatto solo di sensi risvegliati, più acuti;
era completamente diverso dal balletto classico, più un morbido sogno che un
piacevole incubo, come Itachi.
E
lei aveva bisogno di quell’incubo, fatto di incertezza e piacere, perché mentre
il sangue le scorreva impazzito nelle vene, arrossandole le guance pallide,
sentiva il suo corpo vivo e pulsante, non uno stupido manichino per i sogni di
gloria del padre o di Miss London.
Solo
il corpo elastico di Ino Yamanaka e quello tonico di Itachi Uchiha, uniti.
Pensiero
per lei dolce come il miele.
Ma
nessun’altro avrebbe capito.
*
La
moto posteggiò sotto la scuola di danza.
Ino
scese agilmente, ravvivandosi i capelli biondi, e scoccando un ghigno verso
Itachi, che aveva alzato la visiera del casco.
“Grazie
del passaggio.”
“Mi
ringrazierai stasera.”
Ino
rise gutturalmente, chinandosi lievemente, in modo da lasciargli intravedere
l’insenatura dei seni; aveva appositamente lasciato il giubbetto mezzo aperto,
quella mattina.
“Chi
ti dice che lo farò?”
Itachi
sorrise. “Non scommettere quando sai di perdere, Yamanaka.”
“Lo
ricorderò. A stasera.”
La
moto ripartì, lasciandola sola e divertita davanti alla scuola.
“Sei
in ritardo, Yamanaka.”
Ino
scoccò un sorriso dolce a Miss London, battendo le palpebre struccate. “Mi scusi… vado a cambiarmi dentro, Miss.”
London
Chaperon sospirò, mentre la sua miglior allieva saliva le scale, canticchiando.
Ino
era cambiata: della bambina dolce ed energetica che seguiva con costanza le
lezioni, era rimasta una ribelle sfrontata e impertinente, che portava addosso
a sé l’odore di colonia maschile e fumo, null’altro che un corpo pieno di
ormoni a cui non importava altri che se stessa.
Londo
sospirò, stancamente, alzando gli occhi al cielo: come insegnante, aveva
fallito su tutta la linea. E se ne rammaricava con sentimento.
* * *
Scritta
ieri di getto, da un’idea che mi era giunta così, all’improvviso. So scrivere
veloce anche io, alle volte! xD
Più
che una vera e propria ItaIno, diciamo che mi sono
divertita a tratteggiare una Ino ben diversa dalla solita, perché cambiata da
Itachi. C’è la sua solita determinazione, ma manca la ‘buona’ volontà,
sostituita da una più cattiva.
Il
primo pezzo per introdurre come Ino appare agli occhi di molti: è stato
bellissimo scrivere il pezzo delle bambine! *-* Diciamo che è autobiografico,
dato che ho alle spalle dieci anni di danza classica e anche io avevo la stessa
percezione delle ragazza più grandi: bravissime e sicure, leggiadre, un modello
da imitare! E poi loro avevano la divisa più bella e stilizzata! *-*
La
mia maestra però era più buona! XD (L)
Mi
hanno fatto notare che non si capisce molto bene il primo pezzo, per cui ho
deciso di spiegarvi un poco le basi della danza classica, molto velocemente.
Per
vedere le figure e averne un’idea più precisa, potete andare qui (sono in
ordine alfabetico): http://xoomer.alice.it/lillial2004/passiefigure.htm
1.
Ci sono diversi modi di posizionare i piedi, e sono divise in 6 posizioni:
solitamente, ad un livello più alto, si eseguono la maggior parte sei passi in
quinta posizione.
2.
Le posizioni delle braccia sono molteplici. Oltre a cinque posizione, ci sono
il demi-bras il bras-bas, e
altre.
(Linko
Wikipedia, se volete sapere qualcosa in più delle
varie posizioni: http://it.wikipedia.org/wiki/Danza_accademica#Le_posizioni_delle_braccia
Qui
sono illustrate sia braccia che gambe: http://xoomer.alice.it/lillial2004/cartolina.jpg)
3.
I pliè sono
semplici flessioni delle ginocchia, piegando le ginocchia verso l’esterno. Sono
eseguiti come primi esercizi o esercizi di riscaldamento, in tutte le posizioni
possibili dei piedi, o almeno in prima, seconda e terza (per le piccole)/quinta
posizione.
I gran-pliè, come dice la parola, sono pliè
più grandi, per cui ci si abbassa di più: in tutte le posizione, tranne la
seconda, si alzano i talloni.
4.
Relevè consistono, in pratica, a sollevare i piedi in
mezza-punta.
5. Detournè giro
su se stesse.
6.
Pirouette
sono semplicemente le ‘giravolte’ con una gamba sola (questa deve trovarsi
sopra il ginocchio della gamba che sostiene, e il ginocchio di quella alzata
deve essere verso l’esterno). Ci sono due tipi, principalmente, di pirouette: davanti e dietro. Credo che i nomi non vi
interessino, sappiate che c’è la variante! XD
7.
Fouetté: Passo che consiste nel voltarsi rapido del
corpo da una parte all'altra con una gamba in uscita e una di sostegno; si può
eseguire a terra o in aria.
Nulla
di sentimentale o romantico, oggi. Solo un piccolo sclero!
XD (ma quanto sono belli Ino e Itachi insieme? *_*)
Piccolo
pensiero a: Rael – perché, tessò, sei incredibile! Una delle persone più testarde e
sincere che abbia mai conosciuto! *_* Ti voglio bene!; Mimi – perché siamo geMMMose goMMMose e la gemosità è
tornata! *_* Ti vojo bene, pota (detto con tono affettuosho)!
*-*; a due o tre personcine, senza far nomi, che sono
in pieni esami universitari: AUGURI A TUTTE LORO! *_* (e a tutti gli
universitari in generale!)
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a chi legge e a chi commenta! E ricordate:
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