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Autore: Kaho    20/02/2008    10 recensioni
“Ino, dovresti smetterla di andarci a– ”
“Sakura risparmia il fiato.” La Yamanaka allargò leggermente le lunghe gambe, appoggiando il bicchiere sul tavolo, con un sorriso ambiguo. “So quel che faccio, me la so cavare alla grande. E la storia tra me e Itachi Uchiha è solo una questione di onore.”
“Giocare a chi distrarvi a vicenda quando avete un appuntamento con altre persone ti pare una questione di onore?” Sakura fece schioccare la lingua, arricciando il naso. “Non ti riconosco più Ino.”
La Yamanaka si alzò, con un sorriso che le tagliava il viso, tanto era affilato.
“O forse non mi hai mai conosciuta, Fronte Spaziosa. Divertitevi!”
Ino è una ballerina di danza classica molto promettente; ma alcuni - dalle sue amiche alla sia insegnante - sanno che non è così perfetta come si crede: sanno che è cambiata. E la colpa è anche di un certo Itachi Uchiha. Cambiamento in senso positivo o negativo?
[ItaIno con accenni NejiHina e NaruSaku]
Genere: Sportivo, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Itachi, Altri, Ino Yamanaka, Sakura Haruno
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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 “Cinque, sei, sette e otto: e demi-pliè, demi-pliè, relevè, demi-pliè … spalle dritte… detournè, e si ricomincia: demi-pliè, demi-pliè, relevè – signorine non si alzano i talloni nel gran-pliè in seconda!”

 

La voce severa di Miss London echeggiò nella sala al di sopra del piano suonato dal signor Takewara.

 

La piccola Kaori si raddrizzò, piegando più che potè le ginocchia nel demi-pliè, mordendosi un labbro per la concentrazione. Siccome non ricordava i passi imitò la compagna davanti a lei, che teneva la sbarra con la piccola manina, alzando le mani da demi-bras a quinta posizione.

 

La scarpetta di pelle rosa scivolò in avanti, nella quarta posizione. Kaori copiò fedelmente, un po’ impacciata nei movimenti, sotto lo sguardo vigile dell’insegnante americana di danza classica. Seguendo la musica, completò l’esercizio, e sospirò, rilassandosi per non aver ricevuto alcun rimprovero.

 

“Ce l’abbiamo fatta, Setsuna-chan!” ululò allegra, girandosi verso la sua migliore amica.

 

Setsuna annuì gaia, stringendole le mani. “Già, stiamo migliorando! Sarà merito del nuovo completino!” ridacchiò, indicando lo specchio in cui si rifrangevano le immagini nitide di due bambine dai lunghi capelli acconciati in uno chignon alto, vestite con una piccola tutina rosa confetto, dotata di una gonnella di velo corta.

 

Kaori si coprì la bocca ridente con una mano, scambiando uno sguardo d’intesa con Setsuna.

 

Miss London battè le mani insieme. “Per oggi abbiamo finito, signorine. A venerdì prossimo.”

 

Le bambine che seguivano il suo corso gioirono all’unisono, correndo verso il fondo dell’aula, per prendere le proprie sacche. Kaori e Setsuna raggiunsero insieme i loro zainetti, identici, e cominciarono a mettere via le scarpette nuove.

 

“Non vedo l’ora di imparare a roteare!” confessò Setsuna, tentando un giro su se stessa. Kaori ridacchiò. “Credo ci vorrà tempo, Setsu-chan!”

 

“Non troppo spero! Oh, Kaori-chan, guarda! Sono quelle più grandi!”

 

Seguendo l’indice di Setsuna puntato verso la porta, Kaori osservò le ballerine del gruppo ‘più grande’ sistemarsi le scarpette con la punta, scambiando qualche chiacchiera.

 

I piccoli occhi a mandorla si illuminarono, osservando i corpi longilinei e magri, che con confidenza provavano le scarpette; vi era in loro quell’aura esperta e sicura che lei non possedeva ancora. Setsuna la imitava, con lo stesso sguardo invidioso.

 

“La vedi quella bionda?” le chiese l’amica, e Kaori annuì docilmente.

 

“Sì. Sai chi è?”

 

Setsuna si tirò indietro una ciocca castana scappata allo chignon. “Si chiama Ino Yamanaka ed è la più brava della scuola! Dicono che Miss London voglia portarla a fare le audizioni!”

 

“Cosa sono le audizioni?”

 

Setsuna inarcò le sopracciglia, accigliata. “Questo mamma non me lo ha spiegato… scusa Kaori-chan!”

 

Kaori scosse la testa, sorridendo dolcemente. “Non importa, deve essere certamente qualcosa di importante.” Commentò entusiasta, guardando la ragazza bionda.

 

Come tutte le ballerine più grandi, lei portava solo un body attillato e scuro, sbracciato; le gambe erano coperte da sottili calze color carne e da un paio di scaldamuscoli scuri che finivano sopra le scarpette col gesso, consumate, i lunghi capelli chiari stretti in uno chignon blando, dal quale scappava qualche ciocca di troppo. Stava accennando qualche passo, concentrata nel ripasso con una ragazza dagli occhi perlacei e i capelli lucenti e belli, che però non possedeva la stessa sicurezza della bionda: avevano un’eleganza diversa nel muoversi.

 

“Vorrei diventare come lei, un giorno” bisbigliò sognante Kaori e arrossì accorgendosi di essere osservata dalla ragazza grande. Ino Yamanaka le sorrise dolcemente, scambiando uno sguardo con la sua compagna, facendole segno di seguirla, e si incamminò verso di loro.

 

Cercò con gli occhi quelli di Setsuna, anche lei spaesata e un po’ spaventata. Che avessero fatto qualcosa di brutto?

 

“Ehilà bambine,” le salutò con energia la Yamanaka, inginocchiandosi accanto a loro. “Come vi chiamate?”

 

Entrambe arrossirono emozionate.

 

“Ecco, io… io… mi chiamo Kaori, signorina Yamanaka.” balbettò deglutendo.

 

“E io Setsuna.” La seguì l’amica, incoraggiata dalla sua presa di parola.

 

“Vedo che mi conoscete! Hinata, sono famosa!” rise Ino. La ragazza dagli occhi perlacei si lasciò sfuggire un piccolo sorriso.

 

“E lei è Hinata Hyuuga!” intervenne urlando Setsuna, arrossendo e facendo arrossire Hinata.

 

P-piacere, bambine.” Le salutò cordialmente la mora, in tono appena tremolante, ma dolce come un gelato, o almeno era quello che pensava Kaori.

 

“Vi piacerebbe assistere ad un balletto?” propose Ino, scoccando loro un occhiolino vispo, ed entrambe le bambine annuirono veementemente, “Oh, sì tantissimo! Noi vogliamo diventare come voi!”

 

Ino ridacchiò, e torse il collo verso Hinata. “Dici che si può chiedere a Miss London di far assistere ad un balletto tutto il gruppo dei bambini?”

 

“Se glielo chiede la sua stella, non potrà rifiutare.” Suggerì pacata la Hyuuga, e Ino ne rise, muovendo i capelli biondi, che si stavano ribellando a quell’acconciatura.

 

“Vado allora! Aspettate e chiamate le vostre amiche!”

 

Setsuna e Kaori assentirono, e obbedirono, andando dalle loro compagne per invitarle a restare qualche altro minuto, per vedere un balletto vero. Naturalmente tutte si fermarono, sedendo contro lo specchio e sotto la sbarra degli esercizi.

 

Kaori guardava piena di speranza ed eccitazione Ino Yamanaka che discorreva con Miss London, e ascoltò la donna lamentarsi dello chignon poco severo, degli orecchini e della matita che la Yamanaka portava sotto gli occhi, mentre la bionda rispondeva con una risata sprezzante; la Hyuuga appoggiò una mano sulla spalla di Ino, come per ammonirla, e Miss London sbuffò, incontrando lo sguardo delle piccole allieve. Infine annuì.

 

Le piccole ballerine esultarono, chiassose, subito messe in riga da una urlo dell’insegnante, che picchettò le dita sul piano del signor Takewara comandandogli di suonare il ‘Pizzicato numero 7’; la Yamanaka si mise in centro al palco, le lunghe gambe incrociate in una quinta posizione impeccabile, la schiena eretta, e le braccia curvate verso il basso in un ovale. Scoccò verso di loro un gran ghigno compiaciuto.

 

“Può partire, signor Takewara.” La voce di Miss London era pacata, ma anche seccata. Kaori ammirò Ino per aver affrontato la maestra terrificante.

 

La musica partì e con essa Ino e Hinata presero a muoversi con leggerezza, insieme alle altre cinque compagne di corso. La Hyuuga rivolgeva qualche sguardo di sfuggita a Ino, di tanto in tanto, per essere sicura di non sbagliare; la Yamanaka, al contrario, sorrideva smagliante, picchettando a terra le scarpette, issandosi senza evidente sforzo, il mento alto rivolto verso lo specchio davanti a sé, immobile. Eseguì due piroutte, estendendo, tra una e l’altra, la gamba per riprendere la spinta, eseguendo un fouetté: il cuore di Kaori le batteva forte in petto, e la bambina desiderò come non mai essere Ino Yamanaka, la ragazza solare e sicura, ma anche molto gentile.

Perfetta ai suoi occhi ingenui.

 

Quando la musica si interruppe, le bambine saltarono in piedi, battendo forti le mani, e Ino rise, accennando ad un inchino, insieme ad Hinata, rosea in volto.

Miss London grugnì, avvertendo il bisogno di nicotina.

 

“Ora andate, signorine. Alla prossima.” Le liquidò, con grande dispiacere delle allieve.

 

Uscite dall’aula, l’argomento era uno solo: riuscire a diventare come Ino Yamanaka, la stella della scuola di danza classica di Tokyo.

 

 

*

 

 

“Abbiamo finito per oggi. E la prossima volta, Yamanaka, vedi di legare quei capelli e di venire vestita propriamente.”

 

Ino distorse la bocca in una smorfia, alzando con arroganza il naso all’insù.

 

“London, amica mia, devi riguardarti. Quelle rughe cominciano a diventare ogni giorno più evidenti.”

 

London Chaperon provò l’intenso desiderio di mettere le mani addosso a Ino Yamanaka.

Si trattenne solo perché la bionda era la sua promessa più brillante per un riconoscimento ai livelli più alti nella danza classica. Infatti, tra una settimana, sarebbero arrivati degli talent-scout dall’Inghilterra, contattati da lei stessa, per osservare la Yamanaka e il suo gruppo, alla ricerca di una ragazza a cui dare la borsa di studio per la National Dance Academy di Londra; e, sebbene fossero tutte eccellenti ballerine – in particolare Hinata Hyuuga, che possedeva una grazia singolare e aristocratica – London era certa che avrebbero selezionato Ino: nonostante il caratteraccio, la ragazza era dotata di un vero e proprio dono, per quando riguardava la danza, ed era eccezionale nel recitare, altra dote interessante per un’artista.

Se non fosse stato per quello, London l’avrebbe sbattuta da tempo fuori dai suoi corsi.

 

“Vedi di allenarti su quella piroutte tripla, piuttosto” ribattè acida, incrociando le braccia sul petto secco, “ti aspetto domani per le prove. Vedi di andare a letto presto, stanotte.”

 

Ino mosse con non-chalance la mano, infilandosi una gonna lunga e un maglione semplice sopra il body, e infine le scarpe da tennis. Una mise sobria, che le dava un’apparenza da ragazza acqua e sapone. “Va bene, va bene… Hinata, andiamo?”

 

La Hyuuga annuì, mettendosi in spalla la sacca sportiva, abbassando gli occhi. “Sì… arrivederci, Miss London.”

 

London annuì davanti alla dolcezza genuina di Hinata, e si chiese come facesse a frequentare l’acida Yamanaka. Avrebbe tanto voluto che la bravura di Hinata, la sua prediletta nonché figlia di uno dei più grandi finanziatori della scuola, non fosse offuscata dalla Yamanaka!

 

“A presto, Hinata-sama.” La salutò con una parvenza di sorriso, osservando scomparire dietro la porta le due amiche. Il signor Takawara chiuse il piano, e la fissò neutro.

“Quella Yamanaka è ogni giorno più brava.”

 

“E ogni giorno più falsa.” Sputò l’insegnante. “Pensano tutti che sia perfetta, un vero e proprio angioletto, ma la realtà è che è il diavolo fatto e sputato.”

 

La donna sospirò, stanca. “Andiamo, Takumi: ho bisogno di caffè e fumo.”

 

 

*

 

 

“Quella è una megera.”

 

“Non dovresti parlare così di Miss London, Ino.” intervenne pacata Hinata, stringendole il braccio che la bionda le aveva offerto, tentando di ripararsi dal vento gelido che soffiava. “In fondo è stata lei ad insegnarci tutte le basi e di più!”

 

Ino storse le labbra, sistemando la cinghia della borsa sulla spalla. “E dovrei essere riconoscente? Quella donna è un mostro con i bambini. Ti ricordi come avevamo paura di lei, Hinata-chan? Ah, ma ora non può più dirci nulla, perché sa che noi la superiamo in bravura!”

 

Ino si passò una mano tra i capelli, e li liberò dalle forcine, infilandosele poi nella tasca del giubbotto. “Ah, ora sì che va meglio!” gemette, deliziata dalla sensazione dei capelli liberi sulle spalle. Fissò, poco dopo, Hinata con lo chignon ancora stretto sulla nuca.

 

“Ehi, perché non lo togli anche tu?”

 

Hinata arrossì lievemente, premendo gli indici insieme, insicura. “N-non so Ino-chan… senza la spazzola potrebbero essere… scarmigliati…

 

Sca che?”

 

“Vuol dire…

 

“Oh, lascia stare.” La zittì la Yamanaka, sorridendo largamente. “C’è qualcuno che è venuto a prenderti, Hinata-chan…

 

Hinata seguì lo sguardo dell’amica e vide, sull’angolo della strada, il cugino Neji appoggiato al muro, l’i-pod nelle orecchie e lo sguardo rilassato e penetrante che le osservava.

 

Ino sospirò. “Avessi un cugino così bello! Io ci farei un pensierino, Hinata-chan!”

 

Quella arrossì furiosamente, staccandosi dal braccetto e cominciando a indietreggiare, balbettando qualcosa di incoerente che suonava come: “M-ma… I-Ino… i-io n-n-non cr-credo che…

 

Ino scoppiò a ridere e l’abbracciò di slancio. “Guarda che non c’è nulla di sbagliato. Non è sbagliato Hinata.” Le sussurrò maliziosa ad un orecchio, e Hinata si sentì svenire.

 

N-non è il c-caso!” si difese, staccandosi leggermente dall’abbraccio e cominciando a scuotere la testa, spaventata e smarrita. “N-neji-niisan, lui…

 

Hinata-sama.”

 

Hinata sobbalzò, e arrossì ancora di più, vedendo il cugino a distanza di un metro, che le aveva raggiunte. “S-s-sì?” riuscì a sussurrare, abbassando gli occhi a terra.

 

Sentiva lo sguardo malizioso di Ino addosso, e desiderò sprofondare; il cuore le batteva impazzito nella cassa toracica all’idea che Neji avesse potuto sentire i loro discorsi.

 

Se le avesse sentite, rimase un mistero ad entrambe perché il ragazzo disse imperturbabile: “Hiashi-sama la vuole a casa per le sette. Saremo in ritardo, se non ci sbrighiamo.”

 

Hinata annuì, e si staccò da Ino, che sorrideva a Neji.

 

“Ciao, Neji.” la voce della ballerina era deliberatamente di un’ottava più bassa.

 

Lo Hyuuga la guardò incolore. “Salve, Yamanaka. Scusa se non ci tratteniamo, dobbiamo proprio andare.” Congedandosi così, afferrò la mano di Hinata, e la trascinò con sì lungo la via, mentre la cugina arrossiva e salutava Ino con un cenno di mano, passando poco dopo la sacca al suo accompagnatore, come da lui ordinatole.

 

Ino sogghignò. “Come pensavo: Neji ha occhi solo per la cugina.”

 

E aveva paura della sua pessima influenza su di lei.

 

Non sapeva bene quale delle due cose la divertisse di più.

 

 

*

 

 

“Ciao papà.”

 

“Ciao tesoro, hai già mangiato?”

 

Ino chiuse dietro di sé la porta, gridando: “Sì, un panino.”

 

“Sicura di non volere altro, stellina?” le domandò, sbucando dalla porta vestito con un grembiule floreale, una delle poche cose lasciate dalla madre dopo il divorzio.

 

Ino annuì, evitando per un soffio di roteare gli occhi. “Vado in camera mia, sono stanca, credo che studierò un poco e poi andrò a letto.”

 

“Domani lezione ancora?” domandò il padre, ritornando in cucina.

 

“Sì.”

 

“Notte tesoro.”

 

Ino gli scoccò un bacio con la mano. “Notte papino!”

 

Arrivata in camera, gettò la sacca di lato e si buttò sul letto, sospirando. Il ‘beep’ del suo cellulare la fece mugugnare, e allungò le dita, afferrandolo. Era Hinata, le raccomandava di andare davvero a letto, se voleva essere in forma.

 

Ino buttò il cellulare su letto, ridendo, e con una spinta si issò nuovamente, correndo a farsi doccia, shampoo, passando poi ad indossare minigonna e un top cortissimo, che ben evidenziava la pancia piatta; mise infine un pesante trucco che le evidenziava gli occhi azzurrissimi.

 

Scioccò le labbra, colorate con un rossetto chiaro, e guardò l’orologio. Le undici, l’ora perfetta.

Discese dalla finestra, mise il cuscino sotto le coperte, spense la luce e uscì di casa di nascosto: come temeva Hinata, Ino non riusciva a sopprimere la sua natura, seppur fingesse bene di essere la classica brava ragazza.

 

 

*

 

 

Non le era servito nemmeno il biglietto, bastava la sua faccia come pass-par-tout per entrare nel ‘The Key’, la discoteca gestita illegalmente da un gruppo di giovani che si faceva chiamare Akatsuki, e che stava mettendo piede in tutta Tokio, attraverso locali e pub.

 

Ino salutò qualche faccia famigliare, e si fermò solo quando intravide una chioma rosa cicca seduta su un divanetto.

 

“Sakura!” la musica era talmente alta che la giovane non la udì. “SAKURA! EHI, FRONTE SPAZIOSA!”

 

Finalmente la ragazza si staccò dalle labbra di un avvenente biondino, e posò lo sguardo verde su di lei, perplessa.

 

Ino-pig?” alitò confusa “Ma tu non dovresti essere a letto, oggi?”

 

Ino rise, buttando indietro la chioma bionda, ignorando la domanda volutamente. “Ehi Naruto!” si rivolse al fidanzato della compagna di classe, “Come stai?”

 

Il biondo ghignò, le mani saldamente ancorate sui fianchi di Sakura. “Benissimo! E tu?”

 

“Perché non sei a casa, Ino?”

 

Sakura si soprappose al suo ragazzo, fissandola con aria seria. “Torna a casa! Dipende della tua carriera il risultato di mercoledì!” le fece notare con stizza.

 

Ino sbuffò, annoiata, rubando un cocktail lasciato sul tavolo. “Sembri mia madre…

 

“Tua madre se ne è andata e ora la devo fare io, dato che non hai sale in quella zucca vuota!”

 

Le sopracciglia di Ino si incontrarono, crucciate, e le sue palpebre si socchiusero in uno sguardo ostile, che raggelò Sakura.

 

“Non farmi la predica.”

 

“Perché devi essere così testarda e sciocca?” le ritorse, ignorando il comando, la ragazza, sincerante preoccupata. “Ti stai buttando via, Ino. stai giocando troppo, ultimamente. Non puoi continuare così… come con quell’Itachi…

 

Ino guardò al di sopra della spalla nuda, facendo oscillare il liquido nel bicchiere. “Ah, giusto, dov’è l’Uchiha? Gliela devo ancora far pagare per l’altra sera… mi ha rovinato l’uscita con Kiba, lui e i suoi stupidi giochetti.” Il tono era un misto tra l’arrabbiato e il lusingato.

 

Sakura scambiò occhiata veloce con Naruto, entrambi consapevoli dei continui tira-e-molla tra Ino Yamanaka e Itachi Uchiha, giovanissimo membro dell’Akatsuki e pericoloso e deviante per Ino, dal loro punto di vista.

 

“Ino, dovresti smetterla di andarci a–

 

“Sakura risparmia il fiato.” La Yamanaka allargò leggermente le lunghe gambe, appoggiando il bicchiere sul tavolo, con un sorriso ambiguo. “So quel che faccio, me la so cavare alla grande. E la storia tra me e Itachi Uchiha è solo una questione di onore.”

 

“Giocare a chi distrarvi a vicenda quando avete un appuntamento con altre persone ti pare una questione di onore?” Sakura fece schioccare la lingua, arricciando il naso. “Non ti riconosco più Ino.”

 

La Yamanaka si alzò, con un sorriso che le tagliava il viso, tanto era affilato.

 

“O forse non mi hai mai conosciuta, Fronte Spaziosa. Divertitevi!”

 

Scomparve tra la folla, lasciando una Sakura ansiosa e un Naruto perplesso.

 

“Potevi aiutarmi idiota!” lo sgridò Sakura, con gli occhi verdi lampeggianti. E dietro la rabbia, Naruto vi vide solo tanta tristezza.

 

“Come potevo fermale, Sakura-chan? Ormai Ino è cambiata.”

 

Sakura si morse un labbro, ma non potè ribattere come avrebbe voluto. Si lasciò coccolare dalla mano di Naruto confortante tra i capelli.

 

 

*

 

 

Lo adocchiò non molto dopo che aveva lasciato Naruto e Sakura.

Era in pista, allacciato al corpo di una giovane dai lunghi capelli rossi ribelli, che gli strusciava addosso, provocante, vestita da punk.

 

Ino sogghignò, pensando che sarebbe stato facile rubare a Tayuya Kaguya l’uomo.

 

Osservò senza fretta Itachi Uchiha posarle le mani sul sedere avvolto in jeans strappati, e nascondere il viso nel collo bianco della ragazza – che aveva fama di scaricatrice di porto per la quantità di parolacce – in modo che lei gli potesse vedere solo i capelli d’inchiostro, che risaltavano anche al buio, sulla canottiera bianca.

 

Ino si umettò le labbra, avvertendo una fitta piacevole poco sotto lo stomaco, notando i pantaloni neri che fasciavano il fondoschiena di Itachi.

 

Non poteva lasciarlo a Tayuya un secondo di più.

 

Si fiondò accanto a loro, prendendo a ballare da sola, scuotendo i fianchi e  le braccia a ritmo. Avvertì subito lo sguardo penetrante di lui sul suo viso, e abbassò appena le palpebre, incrociandolo, sorridendogli invitante. Itachi non si mosse, ma anzi, si strinse di più a Tayuya, alzando lievemente le labbra all’insù.

 

Ino non si scoraggiò, perché sapeva benissimo che era una questione di resistenza, e che alla fine si sarebbe trovata tra le braccia di Itachi, esattamente come quando era lui a tentarla, seducendola mentre era con altri uomini.

 

Un gioco di seduzione, semplice ed eccitante, che era diventato una droga, sottile e indispensabile.

 

Per un attimo, mentre saliva sul vicino cubo, Ino si sentì lievemente nauseata dal suo comportamento, pensando alla povera Tayuya. Ma fu solo un attimo prima di cominciare a ballare indemoniata, strusciandosi contro il palo, e ammiccando nel buio in una direzione che sembrava casuale, ma che era rivolto ad una persona specifica.

 

Colui che l’aveva cambiata in una… lussuriosa.

 

Le piccole labbra di Ino si aprirono, e ne scaturì un risatina strana e artificiale.

 

 

*

 

 

Ino.”

 

Il suo fiato sulla pelle la fece tendere, in anticipazione, mentre fletteva il seno contro il petto di Itachi.

 

Le labbra di lui viaggiavano a pochi millimetri dalla pelle del suo collo, facendole venire la pelle d’oca.

 

Itachi…” ispirò rocamente, stringendo le dita anelate dietro il suo collo.

 

Il ginocchio della ballerina si strusciò contro la gamba di Itachi, e Ino sorrise, sentendo la presa sui suoi fianchi intensificarsi e le sue labbra appoggiarsi finalmente sulla sua pelle, come ghiaccio ristoratore per il suo corpo bollente, che smaniava il suo tocco.

 

Itachi…

 

I suoi sussurri si susseguivano, facendosi più affannosi mentre lui la schiacciava contro la parete di un cantuccio della discoteca, infilando una mano sotto la minigonna.

 

I suoi polpastrelli gelidi viaggiavano sulla sua coscia nuda e tesa, e lei rabbrividì, colta dal piacere che sapevano darle quelle mani esperte.

 

Le scappò un gemito sommesso, mentre mordeva appena il suo collo, risalendole la guancia con il naso, e un pigro sorriso soddisfatto.

 

Gli occhi di Ino lampeggiarono furenti e maliziosi, mentre alzava una mano per poterlo colpire, prontamente afferrata da Itachi, che spinse il suo polso contro la parete, mentre le sue labbra si accostavano alle sue.

 

“Non avresti dovuto distrarmi.”

 

Non era un rimprovero, c’era troppo divertimento in quella frase.

 

Ino sentì il cuore pompare il sangue impazzito, ed entrò lievemente in panico, chiedendosi se lui lo udiva e si rendesse contro dell’effetto che aveva su di lei.

 

“Così impari a distrarmi, Kiba sarebbe stato un ottimo ragazzo.”

 

Le labbra di Itachi toccarono le sue, e subito si staccarono, lasciandola protesa verso di lui, rossa e accigliata, con i capelli biondi che le sfioravano ribelli le spalle.

 

Il ragazzo sorrise. “Non ti avrebbe saputo soddisfare…” il naso di lui toccò il suo, e il suo profumo di colonia le invase i sensi, facendola fremere agitata e smaniosa tra le sue braccia. “…sei abituata a standard troppo alti…

 

“Stronzo.” Berciò lei, più irritata per il bacio mancato che per l’appuntamento andato a farsi benedire.

 

Lui rise gutturalmente, e le artigliò il gluteo sodo e allenato; Ino dovette trattenere un grido di piacere, mordendosi il labbro inferiore.

 

“Lo sei anche tu quanto me.”

 

Le sue labbra le lambirono la bocca, e la sua lingua le accarezzò il labbro appena morse, pretendendo di entrare in lei. Ino lo accontentò, lasciandogli spazio, mentre con la mano libera gli strattonava i lunghi capelli neri, avvertendo con violenza il bisogno di quelle labbra sul corpo.

 

Ino sapeva di risultare frivola e sconsiderata, a giocare al gatto e al topo con Itachi Uchiha, come sapeva che lui la stava solo usando per i suoi scopi. Ma non poteva fare a meno di quel tocco, che la faceva respirare – libertà –, e della sua presenza, che la rendeva più sicura e stronza, ma tremendamente potente.

 

Era come se il suo tocco la risvegliasse, la denudasse a tutte le maschere che portava e la portasse in un mondo fatto solo di sensi risvegliati, più acuti; era completamente diverso dal balletto classico, più un morbido sogno che un piacevole incubo, come Itachi.

 

E lei aveva bisogno di quell’incubo, fatto di incertezza e piacere, perché mentre il sangue le scorreva impazzito nelle vene, arrossandole le guance pallide, sentiva il suo corpo vivo e pulsante, non uno stupido manichino per i sogni di gloria del padre o di Miss London.

 

Solo il corpo elastico di Ino Yamanaka e quello tonico di Itachi Uchiha, uniti.

 

Pensiero per lei dolce come il miele.

 

Ma nessun’altro avrebbe capito.

 

 

*

 

 

La moto posteggiò sotto la scuola di danza.

 

Ino scese agilmente, ravvivandosi i capelli biondi, e scoccando un ghigno verso Itachi, che aveva alzato la visiera del casco.

 

“Grazie del passaggio.”

 

“Mi ringrazierai stasera.”

 

Ino rise gutturalmente, chinandosi lievemente, in modo da lasciargli intravedere l’insenatura dei seni; aveva appositamente lasciato il giubbetto mezzo aperto, quella mattina.

 

“Chi ti dice che lo farò?”

 

Itachi sorrise. “Non scommettere quando sai di perdere, Yamanaka.”

 

“Lo ricorderò. A stasera.”

 

La moto ripartì, lasciandola sola e divertita davanti alla scuola.

 

“Sei in ritardo, Yamanaka.”

 

Ino scoccò un sorriso dolce a Miss London, battendo le palpebre struccate. “Mi scusi… vado a cambiarmi dentro, Miss.”

 

London Chaperon sospirò, mentre la sua miglior allieva saliva le scale, canticchiando.

Ino era cambiata: della bambina dolce ed energetica che seguiva con costanza le lezioni, era rimasta una ribelle sfrontata e impertinente, che portava addosso a sé l’odore di colonia maschile e fumo, null’altro che un corpo pieno di ormoni a cui non importava altri che se stessa.

Londo sospirò, stancamente, alzando gli occhi al cielo: come insegnante, aveva fallito su tutta la linea. E se ne rammaricava con sentimento.

 

 

 

 

*        *        *

 

 

Scritta ieri di getto, da un’idea che mi era giunta così, all’improvviso. So scrivere veloce anche io, alle volte! xD

 

Più che una vera e propria ItaIno, diciamo che mi sono divertita a tratteggiare una Ino ben diversa dalla solita, perché cambiata da Itachi. C’è la sua solita determinazione, ma manca la ‘buona’ volontà, sostituita da una più cattiva.

 

Il primo pezzo per introdurre come Ino appare agli occhi di molti: è stato bellissimo scrivere il pezzo delle bambine! *-* Diciamo che è autobiografico, dato che ho alle spalle dieci anni di danza classica e anche io avevo la stessa percezione delle ragazza più grandi: bravissime e sicure, leggiadre, un modello da imitare! E poi loro avevano la divisa più bella e stilizzata! *-*

La mia maestra però era più buona! XD (L)

 

Mi hanno fatto notare che non si capisce molto bene il primo pezzo, per cui ho deciso di spiegarvi un poco le basi della danza classica, molto velocemente.

Per vedere le figure e averne un’idea più precisa, potete andare qui (sono in ordine alfabetico): http://xoomer.alice.it/lillial2004/passiefigure.htm

 

 

1. Ci sono diversi modi di posizionare i piedi, e sono divise in 6 posizioni: solitamente, ad un livello più alto, si eseguono la maggior parte sei passi in quinta posizione.

 

2. Le posizioni delle braccia sono molteplici. Oltre a cinque posizione, ci sono il demi-bras il bras-bas, e altre.

 

(Linko Wikipedia, se volete sapere qualcosa in più delle varie posizioni: http://it.wikipedia.org/wiki/Danza_accademica#Le_posizioni_delle_braccia

Qui sono illustrate sia braccia che gambe: http://xoomer.alice.it/lillial2004/cartolina.jpg)

 

3. I pliè sono semplici flessioni delle ginocchia, piegando le ginocchia verso l’esterno. Sono eseguiti come primi esercizi o esercizi di riscaldamento, in tutte le posizioni possibili dei piedi, o almeno in prima, seconda e terza (per le piccole)/quinta posizione.

I gran-pliè, come dice la parola, sono pliè più grandi, per cui ci si abbassa di più: in tutte le posizione, tranne la seconda, si alzano i talloni.

 

4. Relevè consistono, in pratica, a sollevare i piedi in mezza-punta.

 

5. Detournè giro su se stesse.

 

6. Pirouette sono semplicemente le ‘giravolte’ con una gamba sola (questa deve trovarsi sopra il ginocchio della gamba che sostiene, e il ginocchio di quella alzata deve essere verso l’esterno). Ci sono due tipi, principalmente, di pirouette: davanti e dietro. Credo che i nomi non vi interessino, sappiate che c’è la variante! XD

 

7. Fouetté: Passo che consiste nel voltarsi rapido del corpo da una parte all'altra con una gamba in uscita e una di sostegno; si può eseguire a terra o in aria.

 

 

Nulla di sentimentale o romantico, oggi. Solo un piccolo sclero! XD (ma quanto sono belli Ino e Itachi insieme? *_*)

 

Piccolo pensiero a: Rael – perché, tessò, sei incredibile! Una delle persone più testarde e sincere che abbia mai conosciuto! *_* Ti voglio bene!; Mimi – perché siamo geMMMose goMMMose e la gemosità è tornata! *_* Ti vojo bene, pota (detto con tono affettuosho)! *-*; a due o tre personcine, senza far nomi, che sono in pieni esami universitari: AUGURI A TUTTE LORO! *_* (e a tutti gli universitari in generale!)

 

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Bye,

Kaho

 

 

  
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