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Autore: Liberty89    13/08/2013    6 recensioni
Infine, con la paura e l'ansia che banchettavano nei loro cuori come ingordi diavoli delle roventi cerchie infernali, custodi e Ritornanti, affiancati dal mago di corte e il capitano dei cavalieri, erano giunti di fronte a ciò che restava della gloriosa e candida sede degli antichi sovrani del Regno della Luce. La Sacra Reggia, imponente e incontenibile in un singolo sguardo, si mostrò nera e silenziosa, come una triste vedova abbandonata al suo dolore e alla sua solitudine. Soggetto di quella cupa e vecchia fotografia smangiata agli angoli, che non rappresentava più la realtà, l'edificio era reso ancor più inquietante dai freddi raggi della luna a forma di cuore, che sovrastava quella briciola di universo come un'indifferente dea, che con eterna pazienza attende il momento in cui le creature sotto di lei si saranno distrutte a vicenda, riportando tutto alla pace originale.
Tratto dalla fic, capitolo ancora da scrivere.
Seguito della fic "Sclero di una notte di mezza estate".
Genere: Avventura, Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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- Questa storia fa parte della serie 'Sclero di una notte di mezza estate'
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Buona sera a tutti! :3 Dovevo postare ben sei giorni fa, ma per questo capitolo ho avuto qualche difficoltà. Ho fatto di tutto per riuscire a scrivere qualcosa di diverso, ma questo capitolo è ancora transitorio, quindi è stato abbastanza complesso lavorarci su. Spero che vi piaccia comunque, in caso contrario... fate di me ciò che volete ç_ç Ma passiamo oltre. Il titolo del capitolo è una citazione di Albert Einstein, lo ammetto: sono stata pigra e assai priva di fantasia <.< Perdonatemi ç_ç Detto questo, vi lascio al capitolo! Buona lettura!


Capitolo II: Nel mezzo delle difficoltà nascono le opportunità

Final Fantasy X HD Remaster OST - Revealed Truth

-Che… cosa…?-
La domanda incredula e piena di paura pronunciata con voce strozzata dalla custode del Tramonto fu in grado di far vacillare i tre ragazzi che aveva accanto e che le avevano appena rivelato perché portasse ancora la benda sugli occhi nonostante fosse passata più di una settimana dalla battaglia. Per un attimo, però, si pentirono di averlo fatto.
Erano passati due giorni dal risveglio della ragazza, che aveva iniziato a recuperare molto più velocemente le forze ed era finalmente in grado di alzarsi in piedi e compiere qualche passo, ma doveva essere sempre scortata da qualcuno perché priva della vista. Stanca di quella condizione, pochi minuti prima aveva domandato come mai la fasciatura non era stata rimossa e i tre custodi, dopo essersi guardati in silenzio, avevano capito che non potevano mentirle né aspettare oltre.
Ora però la castana non riusciva ad accettare la realtà che le era stata svelata. Scuoteva la testa lentamente, con il viso rivolto avanti a sé e le mani strette sulla coperta che aveva addosso. -Resterò… cieca…?- balbettò, sconvolta e spaventata.
-Non è detto!- intervenne Kairi, prendendole una mano tra le sue. -Non siamo stati capaci di valutare l’entità del danno, però abbiamo fatto il possibile per curarlo… c’è ancora una speranza! Il Maestro Yen Sid ci aiuterà!-
-Non servirà a niente!- gridò lei, girandosi verso la compagna e lasciando che le sue parole rimbombassero appena nel silenzio della casetta, vuota tranne che per loro e Paperino, che sedeva sul proprio giaciglio accostato al muro adiacente e stava seguendo la conversazione con una piccola dose di ansia.
-Non puoi esserne certa!- replicò Sora, andando in aiuto della rossa.
-Sì invece! Adesso… quello che mi ha detto Marluxia… quello che mi ha fatto… ha un senso…- concluse, mettendosi la mano libera tra i capelli.
I tre amici rimasero zitti e immobili, come folgorati. Non avevano voluto domandarle cosa fosse successo quando era rimasta sola con il Leggiadro Sicario, per timore di ferirla in qualche modo. E di nuovo, forse, avevano sbagliato ad attendere che fosse lei stessa a parlarne.
-Jessie…- chiamò il custode dell’Alba, con la voce ancora leggermente roca, sedendole accanto sul giaciglio. -Forse, se ci racconti quello che è accaduto, possiamo trovare un rimedio. Faremo il possibile.-
Lei, però, scosse il capo, negando con forza. -Ha detto che dovevo sprofondare nel buio… ma non capivo… ha richiamato l’Oscurità e mi ha messo la mano sugli occhi… l’ultima cosa che ricordo è l’orribile sensazione di qualcosa che entrava dentro di me…- narrò, tremando. -Passava dagli occhi e si disperdeva… faceva male e lui rideva…-
Strinse le ciocche castane quasi volesse strapparsele via e serrò i denti per impedirsi di urlare, mentre la sua mente si perdeva in interrogativi che la assillavano da sempre.
-Perché sta succedendo tutto questo? Perché?!- si chiese ad alta voce, sussultando l’attimo seguente a causa di una serie di immagini apparse tra i suoi pensieri.

Era quello il suo posto ormai: seduta a terra accanto alla porta dell’aula, perché durante l’intervallo era vietato stare in classe. Mangiò la merenda più per riflesso che per reale appetito e guardò i compagni che giocavano a pallone nell’atrio, mentre altri giocavano ad acchiapparella, scappando da una parte all’altra.

-Che cosa sono queste…?- disse, voltando il capo a destra e sinistra per capire cosa stesse vedendo.
I tre custodi, in principio, la guardarono con perplessità, imitati dal mago di corte e da Inuyasha, rientrato proprio in quel momento. Quando poi la keyblader del Tramonto accostò le dita tremanti alla guancia sinistra si fecero attenti e pronti a intervenire.

Era tutto completamente diverso dalla scuola in cui stava prima. Lì era vietato uscire in corridoio durante la ricreazione, e solo con il bel tempo le maestre li portavano in cortile, se ne stavano in aula tranquilli a chiacchierare tra di loro, a consumare la merenda. Tutti insieme, o divisi a gruppetti, ma comunque tutti amici. Ormai, però, non era rimasto nulla di quei giorni, solo un bel ricordo e un ridondante “perché” rivolto allo stato attuale delle cose.
Si alzò, prendendo coraggio per attraversare l’atrio e andare ai servizi, stando bene attenta a schivare persone, pallone e gomitate che avrebbe potuto ricevere addosso. Tuttavia, non fu abbastanza rapida e a meno di cinque passi dalla porta del bagno, la pallina di gomma che i ragazzi stavano usando le finì contro la guancia sinistra con violenza. Fortunatamente, riuscì a restare in piedi, evitando almeno la caduta. Si portò una mano al viso e con gli occhi annebbiati dalle lacrime di rabbia e dolore, cercò l’autore dell’incidente, ma nessuno si fece avanti per porgere delle scuse. La sfera era rotolata al centro del salone e il gioco era ripreso come se nulla fosse accaduto. L’unica cosa che ottenne fu un coro di risatine da parte delle sue compagne che la seguirono finché non si chiuse nel primo bagno disponibile, dove sfogò la propria sofferenza fisica e mentale.
-Perché è successo? Perché mi hanno portata qui?-

-Già, custode del Tramonto.- s’intromise la voce subdola e maligna dell’Emissario. -Perché ti ho portata qui?-

Istintivamente, Jessie serrò la presa sulla mano di Kairi, come se fosse un appiglio che le impediva di cadere in un vuoto baratro dall’incredibile forza di gravità, che tirava e tirava per catturarla.
-Com’è possibile? Sono uscita da lì e allora perché continui a farmi vedere tutto questo?!- sbottò, furente, sentendo l’aria mancarle, mentre la scena che aveva davanti agli occhi chiusi svaniva come il fumo di una sigaretta, per poi ricomporsi in una spirale di taglienti coriandoli e ricominciare da capo.
Di nuovo, la castana vide la versione bambina di se stessa, rannicchiata a ridosso del muro dell’aula. Sola come sempre. E di nuovo, quella particella dell’Emissario le scivolò accanto, leggera come un alito di vento, composta unicamente dal suono della sua voce, che s’insinuò nel suo orecchio.

-Perché fuggire dalla tua mente è impossibile, l’avevi già capito da sola.- rispose, ridacchiando appena. -Ma vuoi sapere perché ti ho portata qui? E come, soprattutto?- aggiunse in un gelido sussurro, cingendole le spalle con braccia invisibili, che la strinsero come le catene di una prigione. -Perché ti trascinerò sull’orlo della pazzia. Lentamente, forse, ma alla fine ti affaccerai al bordo di quel pozzo di pensieri sconnessi e pregherai, molto più di ora…- rivelò, saggiando con un piacere incalcolabile, il brivido d’orrore che era corso per la mente della giovane, come un coniglio impaurito che fugge dal cacciatore. -In quanto al come… ormai sono qui, non puoi cacciarmi via. Le mie radici hanno trovato terreno fertile e cresceranno sempre più velocemente. La tua mente e poi il tuo cuore, presto, saranno miei.-

Rantolando in cerca d’aria da mandare ai polmoni, la castana portò rapidamente le dita sulle bende, con tutta l’intenzione di strapparle via. Il custode dell’Alba si mosse immediatamente, catturandole i polsi e allontanandoli dalla fasciatura.
-Jessie fermati! Che succede?!- pronunciò con la voce più alta che poté, guadagnandosi una sorta di ringhio sofferente.
-Devi levarle! Io devo vedere! Devo tenere gli occhi aperti!- urlò la keyblader come impazzita, cercando di liberarsi dalla presa del compagno.
-Non possiamo!- intervenne la principessa della Luce. -La tua vista potrebbe-
-È nella mia testa!- singhiozzò lei, interrompendola. -Devo… devo aprire gli occhi… devo togliermi questo nero da davanti! Altrimenti…- si bloccò, avvertendo un tocco agghiacciante sopra la spalla destra.

-Eh già, custode del Tramonto. Finché i tuoi occhi saranno chiusi e la tua mente sarà affacciata su questo profondo nero, io potrò mostrarti ciò che voglio.- disse con voce civettuola, scorrendo con le mani sulle sue braccia e posandole un bacio leggero alla base della nuca. -Ora ti lascio, ma non preoccuparti. Non sentirai la mia mancanza.- avvertì divertita. -La prossima volta arriverà presto. Può essere stasera, domani, o tra cinque minuti, chi lo sa?- concluse, ridacchiando e allontanandosi come un’onda che si ritira dalla battigia.

-Vi prego…- mormorò Jessie, posando la fronte sul petto dell’argenteo.
-Non possiamo.- ripeté Sora, mettendole una mano sulla spalla. -Più tempo tieni gli occhi chiusi, più possibilità ci sono che tu non abbia danni permanenti. Lo capisci?- proseguì con tono duro e severo, che non si sarebbe permesso di usare prima di allora.
Adesso, però, era costretto a farlo, poiché seriamente convinto nel voler prendere le redini del gruppo e perché aveva capito che la custode del Tramonto non aveva bisogno di parole leggere. Al contrario, la ragazza necessitava della realtà nuda e cruda a cui non poteva opporsi in nessun modo. Avevano sbagliato, ma da quel momento in avanti le cose sarebbero cambiate.
Inaspettatamente, la castana annuì. Lieve, ma quello era pur sempre un cenno d’assenso.
-Bene. Ora dobbiamo solo aspettare che il re e Pippo ritornino con la gummiship. E magari sperare che Xigbar torni da noi, così da velocizzare le cose.- riprese, sollevando lo sguardo per incrociare le iridi acquamarina dell’amico, che nel frattempo aveva abbracciato la compagna.
Riku gli restituì un’occhiata limpida, piena di gratitudine e consenso, trovandosi d’accordo con il suo modo d’agire, perché lui, forse, non ci sarebbe riuscito. Avvertiva come proprio il battito cardiaco della ragazza, che correva come un cavallo al galoppo, quasi fosse in fuga dal demonio stesso. La strinse maggiormente a sé, sperando che percepisse la calma del suo cuore e placasse il proprio.
Lentamente, la castana si quietò nella mente e nell’animo, permettendo al suo corpo di fare altrettanto. Si appoggiò totalmente al suo compagno, rilassandosi e cercando di recuperare la lucidità che dall’ultima battaglia sembrava andata in pezzi, forse troppo piccoli e dispersi per essere rimessi insieme. Tra il dire e il fare, poi, c’era sempre di mezzo il mare.
Kairi strinse i pugni posati sulle gambe, dopodiché sollevò le iridi blu puntandole sull’amica. Le era balzata in mente un’idea per aiutarla, una sola. Rischiosa, forse utile, ma che molto probabilmente le avrebbe fatto guadagnare un attacco di rabbia da parte dell’altra. Si morse il labbro inferiore, chiedendosi se fosse la mossa giusta da fare in quel momento. Il suo tormento, visibile sul suo viso, attirò gli sguardi dubbiosi dei due ragazzi, ma li ignorò e decise che doveva almeno tentare.
-Jessie… vuoi parlarci di ciò che hai visto poco fa? Di quello che ti ha fatto vedere l’Emissario?- domandò gentilmente, facendo sgranare gli occhi a tutti i presenti, tranne la diretta interessata, che rimase immobile e priva d’espressione. -Forse così, riuscirai ad affrontarla finché avrai la benda.-

***

Entrò nell’immensa sala con passi leggeri ma veloci, per non disturbare il lavoro dell’unico presente.
Nonostante fossero passati altri giorni, Merlino era ancora all’opera con la sua magia. Con le braccia levate in alto e le mani che tracciavano complicati e incomprensibili ghirigori nell’aria, rilasciando polvere dorata e azzurra, l’incantatore era completamente immerso in uno stato di elevata concentrazione per non commettere errori e non lasciare falle nelle protezioni che stava allestendo.
La Prima Pietra della Luce brillava come una piccola stella ed emanava un piacevole tepore che avrebbe invitato chiunque ad avvicinarsi per ammirarla e bearsi della bella sensazione di sicurezza e pace che donava, ma ora non poteva permettersi quei pensieri. Scosse la testa, facendo ondeggiare i lunghi capelli d’argento e si avvicinò all’anziano mago.
-Merlino, scusa se ti disturbo, ma abbiamo un problema.- esordì Xemnas, attendendo pazientemente che l’altro si fermasse per rispondergli.
-Problema?- ripeté l’incantatore, abbassando le braccia e passandosi un polso sulla fronte. -Che problema c’è ancora?- aggiunse, girandosi e facendo comparire un bicchiere d’acqua per poi berlo con avidità.
-Sembra che Paperino abbia perduto lo scettro magico.- rispose con voce grave. -Xigbar ha detto che è andato in pezzi durante l’ultimo scontro e pare che sia irrecuperabile.-
Dopo il primo attimo di sconcerto, Merlino s’era portato una mano alla lunga barba, prendendo a lisciarla mentre rifletteva su quanto aveva appena appreso.
-Non ha ancora trovato una soluzione? È vero che può usare gli incantesimi anche senza lo scettro, ma la potenza ne risentirebbe parecchio.-
Il Superiore però scosse la testa in segno negativo. -Non ci risulta. Per ora Xigbar non può tornare dai custodi, quindi non sappiamo cosa abbia deciso di fare Paperino… Tu sai come potrebbe risolvere il problema?-
Il mago sospirò. -Purtroppo, l’unica cosa che mi viene in mente è forgiarne uno nuovo, ma non è così semplice…-
-Perché?-
-Uno scettro magico non è solamente un oggetto, è molto di più. Fisicamente parlando è come un prolungamento del braccio, che funge da catalizzatore e potenzia gli incantesimi, e per questo viene forgiato su misura per il mago che dovrà usarlo. Mentre dal punto di vista magico si può dire che sia intrecciato all’energia del suo padre.- spiegò Merlino, cominciando a camminare avanti e indietro. -Infatti immagino che Paperino non abbia potuto usare la magia negli ultimi giorni, perché oltre alle ferite riportate, la sua energia magica ha dovuto riequilibrarsi per sopperire alla mancanza dello scettro.-
-E quale sarebbe la difficoltà? Non capisco…-
-Il fabbro che si occupa della forgiatura di oggetti magici potrebbe rifiutarsi.- rivelò con un sospiro. -Certo, dalla nostra c’è un motivo valido, ma quella persona è particolarmente capricciosa…- continuò, fermando la sua camminata. -Ma è anche vero che pure Paperino non è uno che si arrende e scommetto che in questo momento sta pensando la stessa cosa… Ne sono certo!-
Il Ritornante rimase in silenzio per un istante, assimilando tutte le informazioni che il mago gli stava fornendo con quello che era divenuto un monologo. Quando vide che le parole si erano ridotte a dei borbottii incomprensibili, attirò l’attenzione dell’uomo schiarendosi la gola.
-C’è qualcosa che possiamo fare per aiutare Paperino?- chiese con calma.
-Oh sì che c’è!- esclamò l’altro, improvvisamente allegro, prima di voltarsi di nuovo e riprendere il lavoro da dove l’aveva interrotto. -Lasciami finire gli ultimi incantesimi, poi mi metterò alla ricerca dei materiali per lo scettro… ah, manda Xigbar ad avvisare Paperino! Sia mai che faccia qualcosa di avventato come andare da quella persona senza materiali… è una testa calda dopotutto.-
-D’accordo. Se avrai bisogno di una mano non devi far altro che chiedere.- concluse il numero I.

Final Fantasy VIII - Rose and wine

-Sapete? C’è riuscita.- mormorò il Tiratore Libero, fissando le due lapidi che aveva di fronte e rompendo il silenzio che aleggiava tutt’attorno.
Avevano seppellito i due Ritornanti in un angolo remoto dell’ala sud del giardino, accanto a una grande quercia, su insistenza della regina stessa. Quella ormai era anche la loro casa e i due caduti meritavano di riposarvi. Era una zona tranquilla, il vento soffiava di tanto in tanto con gentilezza e nessuno dei rumori del castello o della cittadella giungevano fin lì. Era un perfetto angolo di pace, il luogo ideale per un sonno come il loro.
Il numero II ghignò, cacciandosi le mani nelle tasche. -La ragazzina ha distrutto lo sgorbio che ti ha fatto fuori, Xaldin. Quando ci rivedremo ti prenderò lo stesso a calci in culo, anche da parte sua, sappilo.- disse ancora, osservando distrattamente i fiori leggermente appassiti che facevano capolino dai due vasetti di pietra. -La mia partita invece è ancora aperta, ma la chiuderò presto. Eliminerò Marluxia e la bestiaccia che ti ha fregato, stanne certo Luxord.-
-Oh, Xigbar, buongiorno.- asserì una voce limpida e dolce, che lo fece voltare.
-Vostra Maestà.- salutò lui con un sorriso e un cenno del capo. -Paperina.- aggiunse poi, facendo il medesimo gesto alla dama di compagnia della regina, che ricambiò con un lieve inchino.
-Siamo venute a cambiare i fiori, ti abbiamo disturbato?- chiese la sovrana, chinandosi sulla coppia di tombe, posando accanto a sé i due involucri di carta, mentre la sua compagna la seguiva posando in terra un innaffiatoio.
-No, nessun disturbo. Stavo andando via, il dovere chiama!- affermò, mandando un ultimo saluto mentale agli amici caduti. -Signore, vi auguro una buona giornata!- esclamò, prima di svanire in un varco luminoso.
-Non ha neanche aspettato la risposta… guarda te…- borbottò Paperina, tornando ad aiutare la regina, che ridacchiò.
-Suvvia Paperina, ormai dovresti aver capito com’è fatto.-
-Avete ragione.- rise l’altra, versando l’acqua nei vasi prima di rivolgere una preghiera alle anime dei Ritornanti, affinché vegliassero su tutti loro.
Minnie si unì a lei poco dopo, unendo le mani davanti al viso e pregando Kingdom Hearts di proteggere i custodi e i loro compagni.
-Andiamo Paperina.- asserì la regina, alzandosi in piedi dopo qualche istante. -Ci sono ancora molte cose da sistemare al castello.-
-Vi seguo Maestà.- disse la dama di compagnia, tornando in piedi e raccogliendo l’innaffiatoio vuoto per poi avviarsi al fianco della sua sovrana, dando entrambe le spalle alle lapidi di marmo chiaro.
S’alzò una folata di vento che spazzò quel quieto angolo di giardino, agitando i fiori che erano appena stati posati e un ospite inatteso che non era stato notato. Nessuno dei tre visitatori, infatti, aveva fatto caso al gambo spinoso con il rispettivo bocciolo che era cresciuto alle spalle della lapide dello Sfidante del Destino.

***

Il silenzio calò come una pesante scure sull’intera casetta, mentre l’aria sembrò farsi di ghiaccio tangibile e tagliente come una lama. Sora guardò la rossa con ansia, deglutendo leggermente. Era pur vero che non aveva avuto tutti i torti a proporre il dialogo, però temeva la reazione della custode del Tramonto. Per quello che potevano sapere, solamente Riku era a conoscenza del suo passato, ma come n’era venuto a conoscenza restava un mistero.
Alle sue spalle, Inuyasha s’era infine seduto a gambe incrociate e osservava il quartetto con interesse, ma tenendosi pronto a intervenire in caso di pericolo. Sospettava, infatti, che la castana avrebbe potuto rispondere sia in modo positivo che negativo, e quest’ultimo, forse incontrollabile. Perciò, con Tessaiga a portata di mano, seguì lo svolgersi degli eventi, restando in disparte.
Il fatto che l’interpellata restasse in silenzio, tuttavia, non presagiva una conversazione facile, se mai ne fosse iniziata una. Persino il prescelto dell’Alba era in allarme, poiché dalla compagna non avvertiva alcuna emozione. Semplicemente il vuoto, ma percepì la stessa, terrificante, sensazione che gli avrebbe dato un enorme, profondo e immobile lago nero, che celava i peggiori orrori tra i suoi bui flutti. Perso com’era nelle sue riflessioni, sobbalzò per la sorpresa quando Jessie si mosse per scostarsi da lui e non osò trattenerla, perché sentì qualcosa muoversi e con gli occhi del cuore vide quel lago incresparsi sempre di più.
La ragazza si liberò della coperta e tastò attorno a sé, fino a trovare il bordo dal giaciglio su cui sedeva, poi si mosse per alzarsi. Istintivamente, Kairi si spostò per darle spazio e non provò nemmeno ad allungare una mano per aiutarla. Sempre grazie all’istinto, aveva compreso che era meglio non osare più di quanto avesse già fatto. Incerta sulle gambe e aiutandosi con le braccia a mantenere l’equilibrio, la castana si tirò in piedi e rimase immobile qualche secondo per capire da che parte andare, sfruttando al massimo gli altri sensi.
-Alla tua destra.- intervenne il mezzodemone. -Stai attenta, la porta è una semplice stuoia appesa.- avvertì, ottenendo un cenno in risposta e restando a osservare la giovane che si avviava verso l’uscita con passi cauti.
Portò le mani avanti e sussultò appena quando trovò la consistenza ruvida della famosa stuoia con la mancina, mentre la destra si appoggiava alla parete di legno.
-Se anche te ne parlassi…- esordì con voce stanca ma dura. -Non capiresti.-
-Dammi una possibilità! Anzi, dalla a tutti noi!- replicò la rossa, alzandosi. -Puoi fidarti di noi, lo sai!-
-Non è una questione di fiducia, Kairi.- disse Jessie con fredda calma. -Parlarne non mi aiuterebbe come credi tu, al contrario. Per parlarti di quello che ho visto poco fa, dovrei riportarlo alla mente di nuovo e, sinceramente, non mi va.- proseguì, spostando la stuoia. -L’unica cosa che vorrei ora è dimenticare, ma non posso.-
-Ma Jessie… Noi…-
-Voi cosa?- ripeté. -Se vi raccontassi, cosa fareste dopo? Cosa potreste fare per impedire che accada di nuovo?- continuò velocemente. -Sono priva della vista, non stupida. I vostri sguardi addosso li sentirei comunque.- concluse, uscendo senza chiedere il sostegno di nessuno.
-Mi dispiace…- mormorò la custode del Flower Key con gli occhi bassi, rivolgendosi non solo all’amica, ma anche al resto dei suoi compagni.
Una mano sulla spalla la invitò a rialzare lo sguardo e incontrò quello azzurro del prescelto del Giorno.
-Non prendertela, Kairi.- esordì Sora. -Ci hai provato e provare non è mai sbagliato. Forse questo non è il momento adatto, ma…-
-Ma niente.- s’intromise Inuyasha a palpebre serrate. -Potete chiederle quando volete di parlarvi, ma il “momento adatto” non arriverà mai, perché comunque non capireste.-
-E tu cosa ne sai?- domandò Paperino, guardandolo storto.
-Tsé! Non sono affari che ti riguardano.-
-Tu… ci hai sentiti, non è vero?- chiese invece Riku, attirando su di sé le iridi d’ambra del mezzodemone, che annuì.
-Ho l’udito molto più sviluppato degli umani. Non eravate così lontani ma rilassati, non dirò a nessuno ciò che ho sentito.- rispose l’altro. -So bene cosa significa…- proseguì vago, lasciando confusi gli altri tre ascoltatori.
-Riku, ma di che state parlando?- intervenne Sora, guardando l’amico, che sospirò.
-Ricordate il giorno che Jessie si è sentita male? Quando siamo rimasti soli mi ha raccontato qualcosa…- spiegò, sorprendendo i tre compagni. -Non è scesa nello specifico, però so quello che vede per colpa dell’Emissario.- si fermò, liberando un nuovo sospiro stanco per poi avviarsi verso l’esterno. -Kairi, come ha detto Sora, non hai sbagliato, però… forse, davvero, non capiremmo.-
La rossa annuì, un po’ abbattuta nel vedere che il muro che la separava dalla keyblader del Tramonto era più alto e difficile da scalare di quanto pensasse. Tuttavia, non si sarebbe arresa. Sapeva che prima o poi, in qualche modo, l’avrebbe superato.
-Non hai paura che ti mandi via?- chiese Inuyasha, guardando Riku con la coda dell’occhio, quando fu vicino alla porta.
-So cosa vuole fare e so come convincerla a farmi restare.- rispose semplicemente per poi uscire e trovare esattamente ciò che credeva.
Jessie si era spinta a qualche metro di distanza dal loro rifugio e con la Via del Tramonto stretta nella mano destra, tentava di sferrare attacchi a un nemico immaginario, ma i colpi erano lenti e tutto tranne che precisi. Il suo corpo tremava nello sforzo di mantenere l’equilibrio e sorreggere l’arma, ancora troppo pesante a causa delle poche energie recuperate. Infine, la ragazza mise un piede in fallo e cadde, ritrovandosi stesa sul fianco, mentre la chiave svaniva in una scia di luci.
-Maledizione…- ringhiò, posando le mani sull’erba fresca per rialzarsi.
-Tutto bene?- le chiese Riku, prendendole le mani e tirandola in piedi come se non pesasse niente.
-Ah, una meraviglia, davvero.-
-Lo sai cosa intendevo.- ribatté lui con voce neutra, ottenendo uno sbuffo.
-Sì… non mi sono fatta male cadendo, tranquillo.- disse la castana, stringendo la presa sulle mani dell’argenteo che ancora non l’aveva lasciata andare. -Alla fine sono diventata un peso…- mormorò, con un sorriso amaro. -Guarda che macello, fatico a tenere il keyblade in mano da ferma, figuriamoci in uno scontro… l’Emissario poi, non mi darà pace, lo so.-
-Non pensarci.- affermò il prescelto dell’Alba. -Ti ho già detto che non sei un peso e mai lo sarai. È solo un momento di difficoltà e lo supereremo, insieme.- proseguì, convinto.
-…come?- soffiò, mordendosi il labbro inferiore.
-Per un po’ mi è capitato di dover combattere con gli occhi bendati, posso spiegarti come fare e aiutarti.- rispose il ragazzo. -Non ho avuto il tuo problema, ma la condizione era la stessa. Sarà faticoso e pesante, ma sono certo che potrai riuscirci.-
La ragazza rimase in silenzio per qualche secondo, dopodiché emise un sospiro misto a uno sbuffo. -D’accordo, sono nelle tue mani.-
-Cominciamo allora.- replicò l’argenteo. -Per prima cosa, dobbiamo riuscire a farti stare in piedi senza rischiare che tu cada al primo passo…-

Dalla soglia della baracca, Kairi e Sora osservarono lo scambio di battute tra i due custodi e il ragazzo sorrise quando li vide mettersi al lavoro, quindi rientrò, portandosi dietro la sua compagna.
-Va tutto bene?- s’informò il mago di corte, sistemando la fascia che gli teneva l’ala al collo.
Il prescelto del Giorno annuì. -Tutto benissimo, Riku si occuperà di Jessie. Tu, invece? Hai trovato un modo per riparare lo scettro?-
Il pilota scosse il capo. -No, è impossibile ripararlo. Ormai è privo di magia, le cose sono due: combattere senza, ma i miei incantesimi saranno molto più deboli del solito, oppure farne forgiare uno nuovo…- spiegò con voce quasi seccata.
Sora inarcò un sopracciglio, incrociando le braccia al petto. -Dal tono che hai usato sembra quasi che entrambe le opzioni facciano acqua da tutte le parti. Andiamo a farne forgiare uno nuovo, qual è il problema? Ci basta andare a Radiant Garden e-
-Non è così facile.- lo interruppe il mago, sbuffando e appoggiandosi con la schiena alla parete. -Esiste una sola persona in grado di eseguire un simile lavoro e non mi risulta che negli ultimi anni abbia preso apprendisti.-
-Bè andiamoci! Una volta lasciato questo mondo sarà più semplice, chiediamo a un Ritornante di accompagnarci.-
-Fammi finire!- sbraitò il papero, facendo sussultare la principessa della Luce e il mezzodemone, mentre il castano abituato alle sue sfuriate restava impassibile. -Sei sempre il solito, taci e ascolta!- aggiunse, ottenendo un assenso di compiacenza che gli piacque poco, ma che fece finta di non aver notato. -Quella persona non mi sopporta, ma la cosa è reciproca, eh!-
-Io non me ne vanterei…-
-Tsk! Comunque, già è difficile che accetti di forgiare un secondo scettro in condizioni normali, se poi vede che sono io a chiederlo, potrebbe anche buttarmi fuori a calci e sbattermi la porta in faccia.- rivelò Paperino, sbuffando seccato.
-Ma chi è?- chiese Kairi, sedendosi accanto al mago.
-La ferraia di oggetti magici, la strega Ashirae.-





Da che ero bloccata, ho scritto il doppio di quello che volevo. Oh yeah.
Dato che nel primo capitolo non avevo buttato abbastanza carne sul fuoco, qui ne ho aggiunta altra! Spero che vi abbia fatto piacere ù.ù
Ora passiamo ai ringraziamenti!
Ringrazio chi preferisce: darkroxas92 e LaHire.
Ringrazio chi segue: darkroxas92, GoldenEFP e Lizzie Sora.
E ovviamente ringrazio anche chi legge soltanto :3
Ci vediamo al prossimo aggiornamento!
See ya!
  
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