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Autore: Malakia    14/08/2013    2 recensioni
Fem!Hawke e Anders in fuga dopo la rivolta a Kirkwall, in cerca del Custode Grigio nella francesissima terra di Orlais.
Nel frattempo, il Custode in questione deve affrontare una nuova battaglia... la "dura" vita a corte e la responsabilità di essere diventato padre di una bambina in cui alberga l'anima di un Antico Dio. In due parole, cosa accadrà ai personaggi tra Dragon Age 2 e il terzo capitolo della saga, approfittandone anche per delineare il background della mia (futura) Inquisitrice Qunari.
Genere: Avventura, Horror, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anders, Morrigan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Dragon Age II... croce e delizia. Per fortuna che c'è Anders!
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Anders si rigirò sotto le coperte preda di un sonno agitato.  Quegli incubi lo perseguitavano da quando era diventato un Custode Grigio e il fatto che uno spirito dell'Oblio avesse scelto il suo corpo come fissa dimora di certo non aiutava. Temi ricorrenti dei suoi sogni erano l'Oblio e i suoi demoni, sapientemente miscelati con orribili ricordi che avrebbe dato qualsiasi cosa pur di cancellare.
La caccia alla baronessa nei recessi di Paludenera ad esempio, oppure quando l'eroe del Ferelden,  quel sadico orecchie a punta di Surana, aveva sfidato l'Architetto in una gara di magia all'ultimo sangue.
L'Oblio stesso si era distorto attorno a loro, mentre il comandante dei Grigi, già uccisore dell'Arcidemone, aveva affrontato il signore dei prole oscura, un essere che prima della corruzione era stato uno dei più temibili magister del Tevinter.
Il Custode, in possesso del grimorio della Strega delle Selve Flemeth e di una totale padronanza della Magia del Sangue aveva sconfitto l'antico stregone assorbendone i poteri, diventando qualcosa che Anders non avrebbe saputo definire.
Un abominio? No, LUI era un abominio, sebbene a possederlo fosse uno spirito anziché un demone. Surana era qualcosa di più, qualcosa che andava ben oltre essere lo schiavo di un demone o dei propri desideri oscuri… qualcosa di paragonabile solo a Flemeth in persona, probabilmente.
Eppure la prima volta che l'aveva incontrato alla Fortezza della Veglia, gli era sembrato assolutamente innocuo. Era un elfo originario dell'Arlea di Redcliff  e come lui aveva passato l'intera vita rinchiuso dietro le mura del Circolo. Come fosse diventato un Custode Grigio non lo sapeva, ma aveva sentito dire che era successo dopo un disatroso tentativo di sfuggire alla sorveglianza dei templari in compagnia di un altro mago, un certo Jowan.
- Anders? -
- Mmh…? -
- Non costringermi a buttarti giù dalla branda. Hai scatenato una rivoluzione e ora mezzo Thedas ci vuole morti, non puoi startene lì a dormire. -
Il biondo si coprì il capo con il rozzo coltrone di lana – Lasciami in pace Hawke, stavo sognando il Ferelden… -
Si udì uno sbuffare spazientito, poi una scarica di elettricità azzurrina lo fece schizzare dritto a sedere – Sei impazzita?! –
La maga rise – Sono stanca di sentirmi chiamare Hawke.  Ho un nome, ricordi? – rispose lei glissando la sua domanda – E' ora di mettersi in marcia. I nostri inseguitori sicuramente non se la stanno prendendo comoda quanto te. –
Lui si stiracchiò, rassettandosi la giacca marrone. Faceva troppo freddo per dormire svestiti e l'ultima cosa che desiderava era dover rispondere ad un eventuale agguato dei templari in mutande.
Hawke si caricò lo zaino sulle spalle e gli rivolse un sorriso affettuoso. Per non dare nell'occhio, entrambi avevano sostituito i loro abiti da incantatori con semplici vesti da contadini e nascosto i bastoni incisi che utilizzavano per catalizzare la magia avvolgendoli in una coperta. Di certo non erano un carico che passava inosservato, ma ad un'occhiata superficiale potevano venir scambiati per attrezzi da lavoro.
Erano fuggiti da Kirkwall due mesi prima e, dopo aver dirottato una nave di mercenari assoldati dai Templari erano sbarcati sulle coste rocciose di Orlais. Il piano era semplice: raggiungere la capitale e mettersi alla ricerca dell'Eroe del Ferelden, il mago elfo che aveva per l'appunto occupato gli incubi di Anders quella mattina.
Perché lo stessero cercando era piuttosto ovvio: era il solo in grado di unire i maghi, l'unico Magister vivente che non provenisse dal tirannico impero Tevinter. Se avesse accettato di aiutarli ancora non lo sapevano, del resto non erano neanche sicuri di riuscire a trovarlo… e, soprattutto, nessuno poteva dire con certezza se appellarsi ad uno come lui fosse davvero una buona idea.
Sicuramente, Surana godeva di fama e rispetto tanto presso gli elfi che presso gli umani, aveva impedito al flagello di abbattersi sul Ferelden e ristabilito l'ordine ponendo la giovane regina Anora sul trono… ma restava comunque uno schifoso opportunista dalle orecchie a punta.
- E' ancora molto lontana la capitale? – la domanda di Hawke lo distolse dai suoi pensieri.
- Non ci sono mai stato, ma ho sentito dire che le sue altissime torri si possono scorgere da lontano e, per il momento all'orizzonte non si vedono altro che alberi e pianure. -
- Fantastico. – sbottò lei scuotendo il capo, il tatuaggio viola che aveva sulla guancia sembrava scintillare alla luce dell'alba. – Pensi davero che troveremo Surana? O almeno la sua compagna. Mi accontenterei di avere dalla mia parte la figia di Asha Bellan'ar. Piuttosto, come hai detto che si chiama? -
- Morrigan – scandì Anders in un sussurro. – Pare che si sia infiltrata a corte e che consigli… o manipoli… l'imperatrice, restando nell'ombra. -
- Sento che andremo molto d'accordo. – sogghignò lei continuando a scrutare l'orizzonte.
- Già, dopotutto quelle come te ADORANO manipolare. Specialmente quando puoi obbligare gli altri a tagliarsi la gola da soli. – bofonchiò l'altro, mentre un bagliore azzurrino gli rischiarava le iridi color miele.
- Non ricominciare con questa storia, Giustizianders, sei corrotto dalla magia quanto lo sono io. – s'impuntò Hawke posandosi le mani sui fianchi. Lo chiamava "Giustizianders" ogni volta che un qualche bagliore magico lasciava intuire la presenza dello spirito – E anche il tuo caro Custode è un mago del sangue. -
Anders sorrise lievemente. Zefrina Hawke era un'eretica cresciuta lontana dal circolo, istruita nelle arti magiche dal padre insieme alla sorella Bethany che lui, sfortunatamente, non aveva mai conosciuto. Era stata trucidata da un Ogre prima ancora che Zefrina raggiungesse Kirkwall, molto prima che loro due s'incontrassero.
Nonostante il Circolo sostenesse di esere l'unico organo in grado di addestrare adeguatamente i maghi, il padre di Hawke aveva dimostrato il contrario: non solo sua figlia era un'incantatrice provetta, ma era persino riuscita a resistere alla tentazione dei demoni con tenacia impressionante. Lui era presente il giorno che il Demone della Superbia si era impossessato di lei minacciando di trasformarla in un abominio, e lo ricordava come fosse ieri.
Erano entrati nell'Oblio sotto la guida della guardiana Marethari, guida spirituale di un clan di elfi dalish accampato poco lontano da Kirkwall, nella speranza di salvare l'anima di un giovane e promettente mago mezz'elfo che gli spiriti avevano preso di mira.
Il demone gli aveva sfidati uno ad uno, mettendo alla prova la loro forza di volontà. Quell'ottuso di Fenris era stato il primo a cedere, rivoltandosi contro di loro. Stessa sorte era toccata ad Isabela, la migliore amica di Hawke che, pur non essendo una cattiva persona era stata tradita dalla propria avidità.
Quando era arrivato il suo turno, Giustizia lo aveva protetto dalle melliflue parole del demone, mentre Zefrina aveva intrapreso co lui un acceso duello verbale. In questo, gli ricordava molto Surana. Anche lui amava fare due chiacchiere con demoni e prole oscura, solitamente persuadendoli a concedergli qualche dono in cambio della promessa di risparmiare loro la vita… promessa che raramente manteneva.
Hawke aveva tentato di convincere il demone a lasciare in pace il mezz'elfo, ma l'essere non aveva sentito ragioni e le si era avventato contro. La battaglia era stata dura, ma sebbene fossero rimasti soltanto in due, lui ed Hawke erano un'accoppiata inarrestabile. La ragazza era specializzata nella magia d'attacco, con una personale predilezione per incantesimi arcani mentre lui era sempre stato portato per la via della guarigione. Ogni volta che il demone si scrollava di dosso l'effetto di un incanto e riusciva a colpirla, immediatamente la sua magia risanatrice le cicatrizzava le ferite. Già allora teneva molto a lei, e non avrebbe sopportato di vederla coperta di cicatrici a causa di una sua negligenza.
Quando il demone era sul punto di cadere e Zefrina stava evocando l'energia per scagliare un ultimo incantesimo, la creatura si era smaterializzata davanti ai loro occhi, attraversando le dimensioni dell'Oblio in un ultimo gesto disperato. Poi aveva attaccato di nuovo, non fisicamente, ma colpendo Zefrina attraverso una distorsione del velo, entrandole in corpo.
Anders si era sentito mancare il fiato. L'aveva posseduta, l'avrebbe trasformata in un abominio e lui sarebbe stato costretto ad ucciderla per tentare almeno di salvarle l'anima…
Lei cadde in ginocchio, prendendosi dolorosamente la testa fra le mani tentando disperatamente di scacciare quella presenza ma il demone la stava già prosciugando delle energie, distruggendo tutte le sue difese mentali. Tentò di contrastare la sua avanzata con la magia, ma non le era rimasta più una sola scintilla di Lyrium in corpo, il demone se ne era nutrito immediatamente, lasciandola completamente indifesa. Gridando per il dolore, vide le sue mani trasformarsi, la pelle che avvizziva e le unghie che si allungavano mentre il demone plasmava il suo corpo per insediarvisi definitivamente. – Sei mia! – gongolò soddisfatto mentre Anders, ancora paralizzato dal terrore, riusciva a stento a pensare.
- No – ringhiò lei tra i denti ormai simili a zanne giallastre – …tu sei mio! – afferrò il bastone e lo rovesciò, conficcandosi la lama seghettata nell'addome. Il sangue rosso scuro esplose tutt'intorno, arrivando persino a chiazzare il volto incredulo di Anders.
La magia scaturì nuovamente dalle sue mani, catalizzata non dal Lyrium ma dall'essenza stessa della vita e il demone indietreggiò, gridando come se gli fosse stato lanciato addosso dell'olio bollente. Tentò di fuggire, abbandonando quel corpo che fino ad un istante prima aveva così tanto desiderato ma lei lo imprigionò in una maglia di energia incandescente.
- Tu non vai da nessuna parte! – gridò Hawke, i lineamenti e le mani che rapidamente tiacquistavano il loro aspetto umano. Con un movimento convulso, estrasse la lama dalla carne e si appoggiò al bastone per rimettersi in piedi. Con l'estremità ancora intrisa di sangue, tracciò un glifo sul pavimento e lo colpì, accendendolo del bagliore rosso della magia proibita.
Anders sentì la presenza del demone acquietarsi, sottomessa. Lo aveva siglillato all'interno del suo corpo, imprigionandolo in quella forma mortale con catene che difficilmente l'entità sarebbe riuscita a spezzare senza subire un terrificante contraccolpo. Erano state forgiate con l'energia vitale della maga quando essa era fusa con la sua, se avesse tentato di separarsi da lei o di ucciderla, sarebbe perito a sua volta.
Sfinita per lo sforzo, la ragazza era crollata a terra e Anders si era precipitato da lei, cicatrizzandole le ferite e trasportandola fuori dall'Oblio con l'aiuto di Giustizia.
Quando aveva ripreso conoscenza, si era ritrovata distesa sul letto soffice della sua tenuta nella Città Superiore con tutta la famiglia Hawke riunita attorno al suo capezzale.
Anders era rimasto in disparte, osservando quella commovente scenetta familiare. Leandra aveva stretto al petto la figlia piangendo dalla gioia, Carver che aveva tentato in tutti i modi di celare la propria preoccupazione per far forza alla madre, adesso si era lasciato andare mentre Gamlen, burbero come al solito, aveva sbottato – Vedi Leandra? Sono queste le cose che succedono quando si sposa un eretico fereldiano! –
Nessuno di loro, ovviamente, sapeva che la ragazza era diventata la prigione vagante di un demone, e Zefrina fece il possibile per tenerlo loro nascosto, improvvisando persino una scusa per l'appariscente marchio viola che il demone le aveva impresso sul volto. – Bello eh? Me l'ha fatto Isabela, lei ne ha uno simile tatuato sul fondoschiena. Ero troppo invidiosa. -
Da allora, il richiamo della magia del sangue era divenuto sempre più forte e ben presto Zefrina era divenuta pressochè incapace di lanciare incantesimi attingendo al mana  come aveva fatto in passato. Persino le pozioni a base di Lyrium non avevano più effetto su di lei e l'unico modo che aveva per curarsi, oltre a prosciugare l'energia dei nemici, era quello di ricorrere alla magia diretta, motivo per cui Anders le stava sempre a fianco, accompagnandola in tutti i suoi viaggi.
E la cosa non gli dispiaceva… tutt'altro. Quella disavventura li aveva uniti e adesso che anche lei era posseduta da qualcosa… adesso che anche lei era costretta a portarsi appresso un segreto terribile, Anders la sentiva più affine che mai. Non era raro che si trovassero a parlare degli "aspetti tecnici" della loro rispettiva possessione, lui le raccontava di come i suoi poteri fossero aumentati da quando aveva accolto Giustizia e Hawke rispondeva ironicamente che se un tempo la loro era stata una "relazione a tre", adesso avrebbero potuto formare una squadra di wallop.
Giustizia e Superbia inoltre, sembravano andare piuttosto d'accordo nonostante il primo fosse uno spirito benevolo eccessivamente zelante e il secondo un demone imprigionato contro la propria volontà.
L'idea che un demone maschio fosse legato alla donna che amava non lo entusiasmava, ma Superbia non era interessato alle "cosacce dei mortali" come lui stesso le definiva, perciò probabilmente era preferibile ad un demone del desiderio… anche se quest'ultima idea lo stuzzicava sotto certi aspetti. Palesemente infastidito dai pensieri del suo ospitante, Giustizia fece lampeggiare d'azzurro la sua pelle, ma il mago lo ignorò. La disapprovazione di Giustizia era ben diversa dall'ira di Vendetta, non rischiava di saltare alla gola dei suoi stessi amici come era successo nel nascondiglio di Corypheus… quando Zefrina, suo fratello Carver ed Isabela avevano dovuto ridurlo ad uno straccio per riuscire a calmarlo.
Ma non sempre Vendetta si manifestava in modo così violento, altre volte, le più pericolose, erano quelle in cui sussurrava nella sua mente avvelenandogli i pensieri. Allora restava lucido, ma non riusciva ad opporsi, anzi… credeva di essere lui stesso a formulare quei pensieri, perciò non sentiva il bisogno di contrastarli o di riflettere. Era sulla spinta di quei mormorii che aveva convinto Hawke ad aiutarlo a recuperare i materiali necessari per attuare il suo piano. Lei si era ovviamente insospettita e l'aveva pregato di dirgli che cosa avesse in mente, ma Anders le aveva rifilato soltanto un mucchio di frottole ed era riuscito a strapparle la promessa di aiutarlo. Superbia si era opposto con tutte le sue forze, spingendo la ragazza a cavargli di bocca la verità ma Zefrina era riuscita a zittirlo.
Magari avesse avuto lui un controllo simile su Giustizia…
- Mi fiderò. – gli aveva confidato Hawke baciandolo sulla guancia e lui si era visto crollare il mondo addosso. Se avesse saputo cos'aveva davvero in mente gli avrebbe rifilato uno schiaffo. Forse due. Forse lo avrebbe immolato sul posto in una vampata di fiamme spirituali… no, non l'avrebbe fatto.
Si sarebbe infuriata e avrebbe tentato di farlo ragionare, forse ci sarebbe anche riuscita… quando era con lei solitamente riusciva a controllare Giustizia e se era Vendetta ad emergere sapeva che non si sarebbe fatta scrupoli a tramortirlo con una mazzata. Ah, era appagante sapere che la ragazza che amava guardava dritto negli occhi lo spirito e lo affrontava senza paure, a volte persino col sorriso sulle labbra. – Non posso portarti da nessuna parte! – aveva esclamato ironicamente quando Vendetta lo aveva dominato nei sotterranei della fortezza dei Custodi. Vista la sua instabilità, non aveva tutti i torti.
Eppure, quando aveva messo in atto il suo piano e la Chiesa di Kirkwall era stata spazzata via in una roboante esplosione di luce rossa, aveva scorto la paura negli occhi di Hawke. Di cosa si era resa complice? Un conto era aiutare i maghi ad organizzarsi, un conto era difendersi dagli attacchi dei templari… ma questo? Un attentato che aveva causato la morte di persone innocenti?
Hawke si era voltata verso di lui, così furiosa che sul suo viso scintillava il bagliore violaceo indice della presenza del demone. – Sei impazzito?! –
- Non può esserci pace tra maghi e templari. Il mio gesto ha escluso ogni possibilità di compromesso. Non tornerò indietro, non sono pentito. – le aveva risposto con fermezza glaciale. Adesso che il piano era stato portato a compimento, il sussurro di Vendetta aveva abbandonato la sua testa. Lo spirito eta soddisfatto.
- C'erano altri modi, Anders. Non era necessario uccidere queste persone! La Grande Sacerdotessa Elthina era una donna saggia e…! -
- E avrebbe trovato il compromesso che ho evitato! – ruggì Anders lasciandola senza parole – Altra prigionia, altri soprusi, altre… - il mago strinse i pugni - … altre ingiustizie. -
Hawke lo guardò impietosita. Il giogo dei templari schiacciava i maghi e Anders, da solo, era costretto da Giustizia a farsi carico di tutto quel dolore.
- Ho cambiato il destino di questo mondo, il come… saranno gli altri a deciderlo. Non m'importa cosa farai di me. Uccidimi, consegnami ai templari, fammi imprigionare di nuovo. Non mi interessa... -
Zefrina scosse  il capo senza lasciarlo continuare – Quel che è fatto è fatto. – scandì passandosi nervosamente la lingua sulle labbra – Porremo fine a questa guerra una volta per tutte, placheremo lo spirito che incarni e lo rispediremo nell'Oblio felice e contento quando non ci sarà più un solo mago sottomesso alle leggi della Chiesa. –
Anders sollevò lo sguardo, incredulo – Voi… voi mi sosterrete? –
- Voi? Da quando mi dai del "voi"? – tentò di scherzare, ma l'uomo continuò a fissarla interdetto – Sì, mio caro Anders. Bruceremo ogni sede del Circolo dei Magi che incontreremo sul nostro cammino, ridurremo in poltiglia i templari o li sacrificheremo a qualche antico dio Tevinteriano, ti sta bene? -
Un sorriso sfiorò nuovamente le labbra del mago – Tutto eccetto la parte dei sacrifici. Ho già da smacchiare il tuo sangue dai vestiti, un altare gocciolante è l'ultima cosa di cui ho bisogno. –
- Saggia decisione. Comunque, a tua differenza, ho intenzione di rivelarti immediatamente il vero motivo di questo mio brusco cambio d'atteggiamento. – puntualizzò lei sogghignando, mentre il riverbero viola si riaccendeva nei suoi occhi – Superbia è invidioso della tua idea e si sta rammaricando del fatto di non averci pensato lui… a far saltare in aria mezza Kirkwall. E io sono d'accordo con lui. -
- Ricordi che è un demone e che quindi tutto ciò che ti suggerisce è irrimediabilmente sbagliato, vero? – era sollevato dalla consapevolezza di avere Hawke dalla sua parte, ma non riusciva a togliersi dalla testa il timore di averla trascinata in quella follia contro la sua volontà… e se fosse stata tutta colpa di Superbia? Se la ragazza che aveva conosciuto avesse cessato di esistere e lui stesse parlando direttamente con un'entità oscura?
Quando Hawke lo afferrò per le spalle attirandolo a sé per baciarlo, ogni dubbio svanì. Le loro sagome si stagliavano nere contro le fiamme magiche che avevano raso al suolo la Chiesa. Alle loro spalle, Kirkwall bruciava sconquassata dalla rivolta, sia la comandante Meredith che l'arcimago Orsino erano morti, entrambi corrotti e divorati dai propri demoni interiori. E loro stavano lì, abbracciati. Due eretici, due maghi senza speranza di redenzione, due anime condannate.
Ma insieme.
Insieme mentre tutto il mondo bruciava.
  
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