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Autore: Mirokia    14/08/2013    2 recensioni
La prima volta di Harry è stato Louis, la prima volta di Louis è stato Harry. Tutte le prime volte sono iniziate e si sono concluse nella loro bolla. E Harry non sapeva se fosse un bene, perché questo presuppone che tutto quanto, tutto ciò che è iniziato, è destinato a terminare. In una bolla di sapone che scoppia nel suo silenziosissimo 'pop', ma si lascia intorno i residui del suo tragico esplodere.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Troppo tardi
                  - La prima volta

 

 

 

 

 





La prima volta di Harry è stato Louis, la prima volta di Louis è stato Harry. Tutte le prime volte sono iniziate e si sono concluse nella loro bolla. E Harry non sapeva se fosse un bene, perché questo presuppone che tutto quanto, tutto ciò che è iniziato, è destinato a terminare. In una bolla di sapone che scoppia nel suo silenziosissimo 'pop', ma si lascia intorno i residui del suo tragico esplodere.

La prima volta che Louis si alzò di malumore era perché era stato bombardato tutta la notte da immagini di Harry che gli sorrideva. Da quel giorno, il malumore di Louis non aveva fatto altro che aumentare, presentandosi ogni mattina e accompagnandolo la sera quando si ritirava nel letto. Era la prima volta che Louis collegava una persona tanto dolce e carina a una sensazione negativa. Si chiese cosa potesse essere, si chiese per quale motivo si ritrovasse a torcersi le mani nervoso ogni qualvolta Harry non era nei dintorni, si chiese cosa diavolo fosse quel fastidio dietro la nuca che poi correva giù sulla schiena quando Harry scherzava con qualcuno che non fosse lui, si chiese perché proprio Harry. E nel momento in cui se lo chiese, Harry si voltò verso di lui, un paio di ricci che gli cadevano sulla fronte, le fossette che gli scavavano le guance. Louis sorrise a sua volta come un babbeo, e pensò fosse carino. Molto carino, forse bellissimo. Si chiese per quale motivo pensasse certe cose di un suo compagno di squadra. E si chiese se fosse la prima volta. Solo nel momento in cui si ritrovò Harry molto, troppo vicino, si rese conto che era troppo tardi, che si era reso conto troppo tardi che era troppo tardi, che era troppo tardi rimangiarsi l'"anch'io" pronunciato dopo il "Ti amo" di Harry. Era troppo tardi, ma le braccia del suo amico erano calde e accoglienti, e la sua voce roca e rassicurante, ed era triste non pensare al fatto che anche Harry stesse trovando conforto nelle sue braccia calde e nella sua voce rassicurante per gli stessi motivi. Quando se ne resero conto, era troppo tardi, e le braccia di tutti e due erano ormai rigide, e le voci incrinate, e gli occhi lucidi, e le guance umide.

La prima volta che Harry urtò per sbaglio il braccio di Louis mentre lui usciva dal bagno e quello tentava di entrare, sentì gli occhi bruciare come se se li fosse strofinati con le mani sporche. Si disse che era la prima volta, e che di solito gli occhi non bruciano quando guardi una persona. La prima volta che Harry pensò al destino come a qualcosa di concreto, fu quando si ritrovò Louis addosso dopo l'annuncio della decisione di voler unire cinque ragazzi già esclusi in un gruppo. Era come un bambino, Harry, lo è ancora. Si disse che le storie che gli avevano sempre raccontato sul destino non erano false, e abbracciò l'idea romantica della vita come qualcosa di già scritto senza pensarci due volte. Quindi pensò fosse già deciso che dovesse innamorarsi di Louis, perché Louis era il suo destino, e non era in grado di spiegarsi il ragionamento che l'aveva portato a pensarla in questo modo. Era un ragazzo molto istintivo, Harry, e i suoi istinti mettevano in cima a ogni preoccupazione Louis Tomlinson, prima di ogni risposta Louis Tomlinson, come ultimo pensiero prima di dormire Louis Tomlinson. Si disse che doveva essere amore per forza. Louis gli toccava la spalla, il fianco, i capelli, e Harry desiderava con tutto se stesso che quella mano in quel momento così bollente potesse rimanere legata a lui per tutta la giornata. Prima che conoscesse Louis, non aveva mai fatto caso a uno sguardo, a un movimento di labbra, a una parola, al tocco delle dita sul dorso della mano. E adesso tutto quello era come fuoco sulla pelle, fastidio nelle orecchie, e Harry si disse che poteva solo essere amore. Quindi pensò di doverlo dire a Louis. Come se avesse fatto una scoperta entusiasmante e dovesse rendere partecipe qualcuno di fidato. Quando glielo disse, mani di Louis tra le sue, gli era particolarmente vicino, ed era ormai troppo tardi per tirarsi indietro e lasciare la questione in sospeso. Louis disse "Anch'io", e l'istinto di Harry era troppo esuberante perché quello potesse rendersi conto che, se avesse dato un bacio all'amico, sarebbe stato troppo tardi.

La prima volta che Harry pianse grazie a Louis fu dopo aver letto un messaggio particolarmente smielato del più grande, che di romantico non aveva nemmeno le punte dei capelli. Non era stato neanche lungo come messaggio, giusto una riga ben scritta. "Sei bellissimo, ti amerò sempre e per sempre." Probabilmente, detto a voce avrebbe fatto più effetto, ma Harry sapeva bene di essersi preso una cotta stratosferica per una persona non molto brava con le parole. E non poté fare altro che piangerci su, perché era tanto felice da chiedersi quand'è che il destino gliel’avrebbe troncata, quella felicità. Non poteva durare a lungo, e il pensiero lo angosciava.

La prima volta che pianse a causa di Louis, quest’ultimo lo strinse forte, aderì le labbra all'orecchio di Harry e gli disse: "Non stavo parlando sul serio, te lo giuro, non succederà mai più.", ma era già troppo tardi per fare certe promesse. Harry si stizziva come i bambini, e come i bambini aveva iniziato a contrarre il volto nel momento in cui Louis gli aveva detto: "Forse sarebbe stato meglio se non ci fossimo mai innamorati." E poi aveva preso a piangere senza che riuscisse a controllarsi, e Louis s'era spaventato a tal punto da rimangiarsi ogni parola pur di farlo smettere. Veder piangere Harry l'aveva fatto star male, quindi si era ripromesso che mai più avrebbe permesso che i suoi occhi si gonfiassero di lacrime. Ma era già troppo tardi per farsi promesse del genere. Harry prese l'abitudine di piangere ogni giorno, talvolta senza lacrime. Se ne stava seduto a labbra strette, mentre dentro urlava di un dolore malato, le mani che si graffiavano, la voglia di farsi del male per estirpare con l'aiuto del dolore fisico quello che lo consumava da dentro.
Dopo aver tentato più volte di uscirne illeso, anche Louis iniziò a piangere, il rimorso di aver fatto piangere Harry, la sensazione di non poter neanche più respirare liberamente, la convinzione che fosse ormai troppo tardi perché quel loro malessere potesse essere asciugato come una pozza d'acqua dopo il temporale. A volte piangevano insieme, a volte ognuno nella propria solitudine, a volte sulla spalla di uno dei loro compagni, che ancora si stupivano di come riuscissero a rimanere in piedi davanti alle telecamere. Zayn lo disse ad Harry, lo disse anche a Louis: "Ne uscirete. Siete davvero più forti di come vi facevo, a quest'ora io sarei già da ricoverare. Stringi i denti, Harry, non lasciarti andare, Louis."

Successe che Harry non era più in grado di svegliarsi la mattina senza desiderare di morire, non era più in grado di andare a dormire senza desiderare di non svegliarsi più. Tra i due era sempre stato il più vulnerabile, come un bambino a cui è stato promesso un giocattolo che non ha più ricevuto. Aveva Zayn che lo consolava, che lo faceva sentire meglio, che per un'oretta gli permetteva di non pensare. Si sentiva al sicuro tra le sue braccia, e l’odore di tabacco che emanava non gli dava più tanto fastidio. E quando gli passò per la testa, veloce come un lampo, l'idea che il destino fosse tornato al lavoro e l'avesse condotto da Zayn, era ormai troppo tardi. Si era già buttato su di lui, e stavano facendo sesso ancor prima di togliersi i vestiti.
Louis intanto era due stanze accanto, la testa tra le mani e le lacrime che finivano in bocca, con la netta sensazione che tra Zayn e Harry potesse nascere qualcosa. Col terrore che Harry smettesse di stare dietro a uno come lui e si guardasse intorno in cerca di qualcuno con le palle, di qualcuno che potesse abbracciarlo a ogni ora del giorno, in qualunque situazione, e che non lo portasse a piangere tutte le sere. E quando si rese conto che davvero quei due erano particolarmente vicini ultimamente, era ormai troppo tardi.
Harry glielo disse piangendo come sempre, gli disse che i sensi di colpa lo stavano divorando, gli disse che era troppo tardi perché potesse far finta che non fosse successo nulla. Era notte fonda, ed erano ritti l'uno di fronte all'altro su un ponte sopra il mare di Brighton. Mentre confessava, Harry aveva una mano sulla fronte e gli occhi gonfi che facevano impressione e le labbra che tremavano. Quando Louis gli portò le mani al collo quasi a volerlo consolare, si resero entrambi conto che erano arrivati al culmine: la loro bolla fatta di amore, destino, giochi, lacrime e dolore stava per scoppiare silenziosamente. Louis strinse le mani attorno alla gola di Harry e prese a piangere mentre si sforzava di serrare la stretta e il viso si tingeva di rosso.
"Uccidimi, ti prego", tentava di dire Harry, l'aria che faticava ad abbandonare la gola, la voce ridotta ad un bisbiglio strozzato e disperato, esasperato. Ma non era quello il programma di Louis per quella sera. Nascondeva un'arma nel giubbotto, e neanche lui aveva idea di come fosse riuscito a procurarsela. Era come un automa negli ultimi giorni, aveva la netta sensazione che non sarebbe andata a finire bene, che quella bolla prima o poi sarebbe scoppiata, che bisogna avere il coraggio di abbandonare una vita che non è come vogliamo. Si allontanò dalla gola di Harry, sfilò la pistola dalla tasca, se la puntò alla tempia, e fu tutto tanto veloce che Harry era convinto fosse un altro dei suoi incubi. La gente che ancora a quell'ora era in giro per Brighton entrò nel panico, e qualcuno cacciò un urlo di terrore quando si udì un secondo sparo.

Da quel giorno, il ponte su cui Harry e Louis hanno passato i loro ultimi minuti ha preso il loro nome, o meglio, un miscuglio dei nomi: è stato ribattezzato "il ponte Larry". Da quel giorno, il ponte è infestato da fans disperate, da gente curiosa o solidale che passa per lasciare dei fiori. I fiori sono tanti, occupano il passaggio, quel ponte sembra un prato fiorito, e qualcuno è arrivato a lamentarsene. La storia d'amore di Harry e Louis è diventata leggenda, gli scrittori più celebri la menzionano nei propri libri, e fa ormai parte della storia della città di Brighton. Le mamme la raccontano ai figli quasi fosse una favola, forse non proprio a lieto fine.
Si dice che in quella pistola Louis si fosse fatto mettere solo due proiettili. Perché, egoisticamente, desiderava che Harry lo seguisse anche dall'altra parte. Alcuni testimoni particolarmente romantici e con la voglia di attirare attenzione su di , dicono di aver sentito Louis dire: "Sei bellissimo, ti amerò sempre e per sempre.", appena prima di premere il grilletto. Ma sono solo voci, forse fantasie, come tutte le storie chiacchierate tanto da diventare quasi surreali, dal sapore leggendario.

Con il loro gesto, sono riusciti ad entrare nella storia. E anche se non fisicamente, Harry e Louis continueranno ad amarsi nei racconti della gente.



 



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Ayo, vi scrivo dal mare! :D La spiaggia è il mio posto preferito sulla Terra!
Spero che questa shot non vi abbia annoiati. A presto!




Mirokia

 

   
 
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