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Autore: Alessia27    14/08/2013    0 recensioni
Salveee a tutti popolo di EFP! Oggi introdurrò la mia prima fanfiction! (anche se in realtà non è proprio oggi, visto che l'avevo già pubblicata da quel dì, ma l'introduzione mi faceva ribrezzo e volevo cambiarla u.u) Ma...Bando alle ciance e ciancio alle bande! Vai con la trama!
Zoè, una ragazza sedicenne ebbe uno spiacevole incidente nel suo luogo d'origine, Londra, e quindi costretta a trasferirsi da sua zia a Parigi. Si iscriverà ad un nuovo liceo: Il Dolce Amoris. E da lì la sua vita cambierà radicalmente col passare degli eventi... Ma questo lo dovrete scoprire voi miei cari lettori!
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dolcetta, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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...Oh ma certo! Continuerò SICURAMENTE, non avrò nessun blocco dello scrittore! Ma certo che no! ...Perchè non sto mai zitta! *sbatte la testa ripetutamente contro un muro*
Z: Oh... è successo? *riceve un assenso da qualcuno* ...Ok, ehm ehm, prevedendo la reazione dell'autrice davanti a questo capitolo, abbiamo scritto qualcosa che lei direbbe normalmente prima che voi lettori iniziate a leggere. *prende copione e inizia a leggere*
Z: Buon pomeriggio gente! Avete già mangiato? Siete a stomaco pieno? Allora non vi resta altro che leggervi qualcosa no? Io sinceramente andrei a fare zapping in tv... (fate finta di non aver letto niente)
Dicevo... oggi finalmente dopo lunghi ed estenuanti mesi, aggiorno! Sinceramente non so quanti giorni siano passati da quando ho aggiornato, magari potrei aver aggiornato ieri stesso ma non ricordarmene! Bhe... sono dettagli. A questo punto vi dico soltanto questo: Buona lettura! ...
*intanto dietro le quinte*
Z: Mi sento... così... umiliata...


                                                                                                                            L'ESASPERAZIONE E' UN OPTIONAL
                                            


Uscita dall’edificio color pesca, una splendida sensazione di libertà mi investì in tutta la sua grandezza [ - Evviva la rima! Yay!- Nd.me; - *facepalm* - Nd.Zoè].
Solo dopo quello che mi era successo percepii la bellissima giornata che avevo ignorato per quasi tutto il tempo: il sole ,il quale solo pochi minuti fa avevo definito non poco irritante per i raggi cocenti, ora illuminava delicatamente la mia pelle candida, donandomi un dolce torpore. Il cielo terso e privo di nuvole, accompagnato da una leggera brezza mi facevano sentire come nuova.
Tutto questo era dovuto al fatto di essermi tolta di mezzo quei pesi opprimenti? Oppure il nervosismo che prima mi sosteneva era d’un tratto sparito? Poco importava. Ora volevo solo gustarmi quei pochi attimi liberi che mi trovavo a disposizione, per poi dirigermi a scuola e continuare la mia ricerca. Arrivai piuttosto in fretta a destinazione. Era proprio vero che le cose belle durano ben poco! [ -E puoi dirlo forte! Nello scorso capitolo ci hai messo un intera pagina per arrivare ai dormitori! E ora? Puff. Sei già arrivata!- Nd.me; - *doppio faceplam*- Nd.Zoè]
Ma la mia pace e tranquillità furono spezzate da schiamazzi e urla di un gruppo di studenti -retifico, avvicinandomi meglio, studentesse-accerchiate proprio davanti all’entrata principale del complesso.
Per niente incuriosita del perché di quegli schiamazzi ma anzi, infastidita da quanto potessero sembrare stupide le ragazze in quelle condizioni, cercai in qualche modo di raggiungere l’entrata, cercando di addentrarmi in quel groviglio di ormoni in eccitazione. Ma, per mia inevitabile sfortuna, non riuscii nemmeno a superare la prima fila.
“Cosa diavolo potrà mai esserci di così importante da occuparne tutta la zona?!” pensai innervosita dall’insopportabile fracasso che aumentò per non so quale oscuro motivo. Corrucciando leggermente la fronte mi riaddentrai, stavolta più determinata di prima, nella folla a suon di “Permesso, devo passare” e spintoni non troppo delicati. Non avevo mai usato entrambi i metodi di persuasione per “forare” una massa, eppure in quel momento, e in quel ristretto lotto di spazio, sembravano le cose più facili da usare per poter riuscire a muoversi. Non seppi in quanto tempo, e dopo molta fatica, riuscii ad avvicinarmi alla porta d’ingresso. Mancavano solo pochi metri e qualche decina di ragazze scalmanate e sarei riuscita ad arrivare alla casa base. Continuai a suon di spintoni e per un attimo mi sentii quasi come un maratoneta che, dopo un’estenuante corsa di velocità e resistenza, stava per arrivare al traguardo, con tanto di rallenty e “Chariots of fire”* come colonna sonora di sottofondo. Mancava soltanto il nastro rosso e la scena sarebbe stata perfetta per un film sentimentale-drammatico.
Solo che la mia situazione era un tantino diversa da quella di un maratoneta...
Spazio vitale ridotto ai minimi termini e lentezza pari a quella di un bradipo in letargo erano le parole chiave che rappresentavano quella spiacevole situazione in cui mi trovato. Interruppi i miei pensieri e i miei sogni di gloria quando all’improvviso fui spostata -la parola giusta sarebbe lanciata- non proprio gentilmente da qualche lunatica, che mi fece balzare indietro e cadere di malo modo sul didietro.
Anche solo con quella piccola mossa, sentii i miei nervi esplodere e con un tic alquanto inusuale da parte del mio occhio destro, capii che in qualche modo sarei riuscita ad uscire. Forse uccidendo qualcuno.
Cercai di tornare in me contando fino a dieci, ma i continui schiamazzi continuavano a far salire la mia ira ad una velocità esponenziale e il tentativo fu vano. Ancora appoggiata al terreno, mi alzai di scatto con il volto paonazzo verso colei che aveva “osato” intromettersi tra me e il mio obiettivo.
-Senti un po’ tu!- urlai esasperata [ -Come sempre... Sai dovresti prenderti una bella camomilla e calmarti ò.ò- Nd.me; - *triplo facepalm* - Nd.Zoè]
Ma dopo quella piccola intimidazione, il mio cervello andò in tilt. E c’era un buon motivo del perché lo avesse fatto: la ragazza in questione, quella che maldestramente mi aveva spintonato con non poca grazia, adesso stava davanti a me con gli occhi fiammeggianti e le labbra serrate. La cosa non mi avrebbe intimidito più di tanto se non fosse che con il suo metro e ottanta buono di massa muscolare e le vene pulsanti sui bicipiti scolpiti pronti a maciullare una qualsiasi vittima indifesa, sembrava proprio la signora Hulk pronta a suonarle quattro al marito.
Quale sano di mente se la sarebbe messa contro se non per rischiare il suicidio?
Rimasta sconcertata dal quest’ultima e con la bocca ancora semiaperta, non mi accorsi di nuove grida provenienti sempre dallo stesso gruppo di ormoni in fibrillazione, questa volta leggermente spaventati.
Il mio cervello non riuscì a connettere tanto presto, così mi ritrovai a terra, certa che la ragazzona avesse intenzione di farmi diventare la sua cena, praticamente in stato di incoscienza, fino a che non sentii qualcosa di freddo ed appiccicoso sulla faccia. Pensando fosse il mio stesso sangue, non me ne curai… fino a che una nuova sensazione non investì la mia pelle: qualcosa di ruvido e molliccio continuava divertito a lavarmi la faccia senza tregua. Disgustata e confusa da quello che mi stava succedendo, lanciai il più lontano possibile il presunto “maniaco” che mi stava leccando il viso, con un urlo di stizza. Cercai di pulirmi alla bell’e meglio dallo strato di bava che ormai, ero certa, mi aveva contaminato, quanto sentii un vispo uggiolato cercare di confortarmi. Sbiancando di colpo, sperai di averlo solo sognato, ma quando lentamente levai le mani da viso per accertarmene, capii che era tutta realtà. Anzi! Era un incubo a quattro zampe…
Davanti a me stava una specie di ratto -troppo gentile chiamarlo cane- candido e pelosetto, che mi guardava con i suoi dolci occhi di liquerizia, con la lingua a penzoloni pronta a delle nuove “dimostrazioni d’affetto”. La palla di pelo scodinzolò contenta e prese la rincorsa.
Sapevo già quali erano le sue intenzioni…
-No… ti prego! Sta buo…- ma le mie preghiere mentali non vennero mai ascoltate e fui nuovamente sottomessa dal ratto gigante che invece sembrava trovarmi molto simpatica. Vi piacerebbe sapere il perché era venuto proprio verso di me? Piacerebbe pure a me… Probabilmente nelle selle era scritto che la mia vita non sarebbe stata abbastanza interessante e così alla mia nascita qualcuno lassù si divertì a rendermela più movimentata spruzzandomi una quantità industriale di feromoni animali.
Esatto! Deve essere andata così! Altrimenti non capisco perché sin dalla mia più tenera età ho sempre attratto animali di ogni specie, soprattutto cani! Sembravo una specie di mantello rosso per tori! Solo che io ero universale! E per questo motivo non avevo mai sopportato nessun essere vivente se non vegetale o umano!
No… aspetta! In realtà negli ultimi anni avevo avuto anche moltissimi problemi con quest’ultima specie… E cercai di non ricordare il grazioso “incidente” con il rovo malefico…
Avevo capito ormai che non ero tagliata a vivere con gli esseri viventi.
-B-basta! Pietà! Soffro il solletico! Ahahahah!-
Strano da dire, vero? Beh, è così. Sono pur sempre un’umana, sapete?  Anche se in quel momento avrei preferito essere una forma di vita microscopica, invisibile anche dal più potente microscopio che esita sulla faccia della terra.
E invece, eccoci ancora davanti a questa scena patetica: distesa a terra, maglia e capelli in uno stato più che pietoso, morta dal ridere e viola in viso, fonte di una qualsiasi attenzione da parte di alunni annoiati, messa KO da un cane di taglia microscopica che non cessava di leccare la mia povera faccia.
E non sto a raccontare il numero di spettatori che avevamo…
Cosa poteva esserci di peggio?!
“E ma dai! Si dice che il primo giorno di scuola è disastroso per tutti! Ma qui stiamo toccando il fondo!” pensai confusa.
Fortunatamente, o sfortunatamente, il ratto si stufò di giocare e corse in direzione della scuola, come se niente fosse, lasciandomi sola in mezzo al gruppo di ragazzi confusi forse più di me.
Ora la cosa era diventata personale.
Quella palla di pelo me l’avrebbe pagata cara!! Non so cosa mi sarebbe successo dopo, forse sarei stata catturata da qualche tipo di polizia cinofila, o sarei stata impagliata da qualche fanatico dei cani o forse qualcun’altra di queste deliziose creaturine si sarebbe fatta giustizia da sola vendicando l’amico, ma quell’animale non sarebbe vissuto a lungo da poter vedere le vacanze estive!!
Intenta ad immaginarmi non so nemmeno io quali atroci torture avrei fatto subire all’animale, non mi accorsi di essere al centro dell’atrio, squadrata in malo modo dagli studenti liceali.
Avevo un’espressione buffa? Insomma, non penso che una ragazza appena stata assalita da una cane, sbattuta a terra per l’ennesima volta e di conseguenza sporca di polvere, con il volto praticamente sporco di bava sia così interessante!
-Ma che diavolo di capelli ha quella ragazza…?- sussurrò una studentessa ricevendo un cenno di assenso da parte della compagna.
Ah giusto! I capelli! Anche solo nella norma hanno la loro parte in fatto di attirare attenzione, i quelle condizioni forse sarei sembrata un faro in mezzo ad una tempesta… Sospirai rassegnata. Avevo superato il record delle figuracce giornaliere in una sola mattinata…
Feci per alzarmi quando fui richiamata da una voce maschile.
-Zo…è?!
-Eh?-
Chi altro mi conosceva di nome -di faccia ormai ero diventata una star!- in questa scuola oltre a… Sandre? Landre? Ah, Lysandre! E anche… Nathaniel!
 Rivolsi lo sguardo all’interlocutore che aveva pronunciato il mio nome e rimasi spiacevolmente stupita.
Chioma bionda brizzolata raccolta in un codino spettinato, pelle bronzea, braccio sinistro tatuato- degno di un surfista che si rispetti- e scoperto dalla maglia a maniche corte, fisico scolpito da super palestrato e occhi verdi come il bosco siberiano.
Ed ultimo ma non meno importante, stesso sorriso da ebete strafottente con una leggera aggiunta di stupore.
Sì, era lui. Dake, o meglio Dakota.
-T-TU QUI?!?- urali sconvolta.
Mi drizzai in meno di un secondo e notai con poco interesse che era diventato ancora più alto dall’ultima che ci eravamo visti. Come se non bastasse, io non ero di certo la ragazza più slanciata del mondo…
-Ma allora sei proprio tu, Zoè! Pensavo non arrivassi così presto a Parigi!- esclamò evidentemente contento mostrando uno sei suoi soliti sorrisi che dicevano “Ora si che c’è da divertirsi!” con tanto di punto esclamativo!
No, aspetta… come sapeva che sarei venuta qua a Parigi, in questa scuola?!
E poi… che diavolo chi faceva lui a Parigi?!
-Co… come diavolo sapevi che sarei venuta a studiare qui?! E perché tu sei qui e non a Miami?! Non avevi detto che ti saresti trasferito lì?!-
La mia testa stava letteralmente scoppiando di interrogativi puntualmente risolti da Dake.
 -Tua zia mi aveva anticipato tutto e mi ha detto di ciò che ti era successo…-
Mi irrigidii vistosamente quando pronunciò quest’ultime parole. Lui sapeva!
-Allora mi ha chiesto di venire a frequentare questa scuola prima di te, così non ti saresti sentita sola quando saresti arrivata.- continuò lui.
Rimasi di sasso. Non sapevo come reagire.
Ridere o piangere a ciò che aveva appena fatto mi zia?
Come le era venuto in mente di chiamare proprio lui?! Il ragazzo che mi aveva rovinato la vita con i suoi stupidi scherzi infantili?!
-Sai… dovrei ringraziarla! Questa scuola è piena zeppa di ragazze bellissime!- disse passandosi una mano tra i capelli.
Ed ecco che puntualmente salta fuori il suo lato da Latin Lover…
-E adesso che la mia ragazza è proprio qui davanti a me, sono certo che posso morire in pace!- aggiunse lui.
-Alt! La cosa è diversa e non so se potrà compromettere il tuo desiderio morte rapida ed indolore, ma ti ripeto che noi non stiamo insieme e mai ci staremo, mettitelo in quella piccola testa che ti ritrovi!- dissi fredda e sbrigativa.
Poi, per un attimo, sentii un freddo brivido salirmi fino alla nuca in una di quelle sensazioni di quando qualcuno ti sta perforando con lo sguardo. Guardinga, mi voltai e mi accorsi che la massa schiamazzante che fino un attimo fa avevo ignorato bellamente, ora aveva assunto un’aura omicida visibilmente infastidita da me.
“Ok, qualcosa mi dice che tra poco sarò morta davvero…” pensai
-Ehi ragazzina!- urlò una voce nella calca
Ragazzina? Ragazzina?! Se c’era proprio un nomignolo che detestavo nel modo più assoluto era proprio quello! Chi aveva avuto il fegato di provocarmi?!
-Conoscenti o no, non ti permetto di parlare a Dake così! Dovresti mostrare un minimo di rispetto ai ragazzi più grandi e più importanti di te!-
“Più grandi… di me?! Ma se ha solo un anno in più di me!” mi irritai.
E cercai di non fare caso al “più importante”.
Mentre ero pronta a litigare in malo modo, vidi la fonte degli insulti apparire dalla mischia.
Era una biondina alta probabilmente poco più di me -quindi nemmeno una cima-, ma non riuscii a dirlo con certezza visto che portava ai piedi tacchi 12 probabilmente non davvero griffati. La sua figura era piuttosto slanciata, formosa nei punti giusti, probabilmente una di quelle fissate con la dieta, vestiti sofisticati e da reginetta del ballo. Non c’era da mettere in dubbio che fosse davvero molto bella, ma riguardo al carattere c’era davvero poco da dire…
Notai che mi stava fissando con un certo non so che di ostile, uno sguardo davvero irritante, così ricambiai più che volentieri.
-Oh, giusto! Zoè, lascia che ti presenti Ambra! Ambra… lei è Zoè!- ci presentò uno smagliante Drake
Non fiatammo, continuammo a guardarci con disprezzo e né io né lei avevamo intenzione di rivolgerci parola, era ben evidente!
 -Ah, bene bene!- sbottò il biondo lasciandosi sfuggire un sospirone -Già il primo giorno ti fai notare! Non sei proprio cambiata, eh?-
Sospirai anch’io, non sopportando il suo tono da “so-tutto-io”. Anche se in fondo, lui era sempre stato mio amico dalle elementari, ma poi…
-Oh, pazienza! Mi auguro soltanto che tu non faccia emergere cuori infranti!- disse lui teatralmente.
-Tsk, se hai finito mi dileguo. Devo fare altre cose ed ho già perso tempo.- sbottai infastidita dopo quell’ultima sua uscita.
Li oltrepassai con nonchalance, sentendo su di me ancora lo sguardo perforatore di Ambra de delle Dake-fan, e finalmente raggiunsi la mia meta, la tanto aspiratissima porta d’entrata!
E non seppi se fosse immaginazione o no, riuscii a percepire il dolce canto degli angeli al mio passare e vidi un bagliore candido avvolgere l’entrata dell’edificio.
Non avrei mai pensato di essere così felice nell’entrare a scuola.
-Nemmeno un giorno, e sto già impazzendo!- sussurrai tra me e me mentre cercavo di spingere il maniglione della porta. Purtroppo però essa non accennava minimamente a spostarsi. Avendo già l’umore alterato e la pressione alle stelle, mi misi a spingere con tutte le mie forze, premendo anche con il resto del corpo. Ma più cercavo di sforzarmi, più i miei risultati sembravano vani. E così mi ritrovai ad avere il fiatone cercando di aprire una stupida porta. Fino a che il proverbiale tempismo di Dake non venne a salvarmi…
-Ehm… Zoè?- iniziò lui guardingo -La porta si apre dall’esterno…-
-Sì, l’avevo capito!- sbottai innervosita tirando la maniglia e sbattendo rumorosamente la porta alle mie spalle. Non avevo intenzione di sentirmi deridere alla spalle, soprattutto da lui! E soprattutto non in quella giornata!
-Dannazione! Con tutte le persone che ci sono al mondo, proprio lui dovevo incontrare ed in più mi presenta una sua nota compare! Ah, che nervi!- sbraitai alterata.
In quel momento, cercare di calmarsi sarebbe sembrato la cosa migliore da fare, ma come si dice: cercare di calmare una donna, equivale a buttare benzina sul fuoco.
O qualcosa del genere…
Visto che non avevo nessuna intenzione di calmarmi, ma nemmeno di andare in giro come una furia mestruata, decisi di trovare un bagno e sciacquarmi almeno il viso che molto probabilmente era ancora contaminato di bava canina…
Ma, ovviamente, il mio già scarso senso d’orientamento non aveva alcuna intenzione di rendersi utile quel giorno e visto che i corridoi erano ormai deserti, cercai di affidarmi all’istinto, con scarsi successi. Dopo minuti interminabili di camminata e dopo aver già svoltato più volte in vari corridoi, tutti uguali per giunta, mi resi conto di essermi persa. Ed intanto era già suonata la campanella della terza ora, ma sembrava che nessuno fosse intenzionato ad uscire dalle aule. Troppo occupata nella mia ricerca, non ci detti troppo peso e, continuando imperterrita a vagare nell’istituto, riuscii a trovare il bagno, affiancato a quello che sembrava un sottoscala. Mi sciacquai bene il volto, stando attenta a non sbavarmi il mascara che miracolosamente sembrava ancora intatto e mi diedi una piccola occhiata: niente di anormale all’evidenza, avevo solo i capelli un po’ spettinati e la maglietta era ridotta ad uno stato decentemente pietoso, ma niente di impossibile da rimettere a posto. Uscita dal bagno, ancora intenta a fantasticare su quello che mi sarebbe dovuto capitare, sentii uno strano rumore proveniente dal sottoscala. Lì per lì non ci feci molto caso, ma poco dopo me ne accorsi. Somigliava ad un suono metallico, quasi un brusio, però non era molto bene definito. Poi se ne aggiunse subito un altro, molto più assordante. Sentii un irritante fastidio alle orecchie e di riflesso me  le tappai.
-E adesso che sta succedendo?!- sbottai quando fui sicura di poter sentire di nuovo.
Subito dopo ricominciò. Il suono era più lungo e mano a mano che si prolungava, di colpo veniva abbassato di tono fino a cessare.
Aveva qualcosa di molto famigliare. Incuriosita, mi inginocchiai vicino all’unica porta dal quale sembrava provenire il brusio…
Posi il mio orecchio destro per poter ascoltare meglio, ma parecchi secondi dopo mi accorsi di non sentire nulla.
“È stata la mia immaginazione?” pensai
Ormai quasi certa della non presenza di qualcuno nella stanza, incuriosita, aprii la porta senza troppi complimenti. La stanza era buia e la luce che proveniva dal corridoio non permetteva di poter vedere bene l’interno, così cercai a tentoni un interruttore per poter fare “luce” sul mistero. Ma prima che potessi solo muovermi, un raggio di luce mi illuminò in pieno viso.
-Zoè?-
Dopo essermi abituata al candore delle lampadine a basso consumo, riuscii ad identificare il proprietario della voce: vestiti ottocenteschi e occhi bicolore.
-Lysandre!!-
Ma a chiamarlo non era stata la mia voce.
-Che c’è, Castiel?-
Rivolsi uno sguardo tra il divertito e il confuso all’altro ragazzo che si trovava vicino a Lysandre. Aveva capelli rossi fuoco, tinti sicuramente, che gli arrivavano alle spalle, fisico slanciato ed asciutto, ma non da sportivo. Vestiva di nero e rosso, di uno stile che si sarebbe rivelato punk-rock a giudicare dalle innumerevoli catene e borchie che lo adornavano. E occhi profondi di un color onice nero puro…
Lo avrei definito carino, fino a che non rispose al mio sguardo con un’occhiata raggelante.
-Beh… penso che non ci sia bisogno di presentazioni…- affermò Lysandre grattandosi nervosamente la testa.
-Vuoi dirmi perché continui ad invitare gente non gradita? Te l’ho detto mille volte che meno gente viene a sapere di questo posto, meglio è per noi!- sbottò il rosso infastidito.
Non gradita? Dopo soli sessanta secondi, decisi che quel ragazzo sarebbe stato sulla mia lista nera! Insieme a biondo ebete e compagna io-penso-di-essere-figa.
-Io non centro niente. Deve essere arrivata qui per caso, giusto Zoè?- cercò di salvarmi lui.
Decisi di cogliere la palla al balzo per salvarmi da quella sgradita situazione.
-Ah, sì. È vero! Diciamo che mi sono persa e sono finita qui per caso…- risposi un po’ imbarazzata.
-Capisco… sei riuscita ad arrivare ai dormitori femminili, visto che non porti più i tuoi bagagli. Non sei rimasta li ad aspettare le tue compagne di stanza?- continuò a chiedermi.
-Mi sarebbe piaciuto… ma devo cercare qualcuno che mi mostri l’intero istituto ma fino ad ora non ho avuto molta fortuna…-
-Beh, saremmo molto interessati ad ascoltare la storia della tua vita, ragazzina…-
Di nuovo quel nomignolo infernale. Decisi di spostarlo al secondo posto della lista. Il primo era ovviamente occupato da surfista senza cervello!
-…Ma qua abbiamo del lavoro da fare- tagliò corto lui dandomi le spalle. [ -Simpatico come una zanzara.- Nd.Zoè; - *sogghigna*- Nd.me]
“Cosa ci sarebbe di così importante?” pensai indispettita.
Poi, per la prima volta da quando ero entrata, mi accorsi di come davvero era fatta quella stanza: l’aspetto era quello di una normale aula di studio, ma quello che più colpiva era l’arredamento. Senza sedie né tavoli, fatta ad eccezione per una scrivania addossata al muro che conteneva una dose inimmaginabile di fogli -spartiti, a vederli meglio-, grandi amplificatori sparsi per terra insieme a cavi e microfoni. Al centro della stanza stavano una batteria e una chitarra che puntualmente veniva brandita dal rosso impaziente. 
Il mio cervello era in tilt.
-Non ditemi che…-


*Chariots of fire: quel meraviglioso soundtrack di vangelis *-* Ascoltatevelo e capirete :
https://www.youtube.com/watch?v=RY3XiM7oGj0


A
ngolo dellautrice:

- Noo... non voglio!
Z: -E invece devi farlo!
-Ma non voglio! Mi uccideranno!
Z: -Senti... o ti uccidono loro o ti uccido io qui all'istante! Ed ora... vai! *Le tira un calcio lanciandola*
- Uff...che modi.*si gira verso gli spettatori*
E-eccomi qui m-miei carissimi lettori... P-prima che voi mi facciate qualsiasi cosa, permettetemi di dirvi soltanto... PERDONO! I-io sono moolto in ritardo e di conseguenza sono moolto dispiaciuta per questo inconveniente, ma ecco... ho avuto problemi sia tecnici che personali e anche perchè non sapevo come iniziare questo capitolo *qualcuno tossisce rumorosamente* ... e anche perchè non avevo molta voglia...
Ma...! In tutto questo tempo ho anche messo anima e corpo per questo capitolo! Insomma 8 o 9 pagine superano il mio standard! Quindi spero di essermi fatta perdonare con questo capitolone , a mio parere. (poi è ovvio che c'è gente che ne fa molto più lunghi u.u)
Bhe... spero che vi sia piaciuto e scusatemi ancora! Alla prossima ;)
...No aspettate un momento! Non chiudete o cambiate pagina!
Volevo solo dirvi che io amo gli animali! Sia cani, che gatti, che cavalli, che delf... insomma li adoro tutti, in questo capitolo si potrebbe intendere diversamente e non vorrei essere poi denunciata per torture mentali da parte mia agli animali! E state tranquilli/e anche a Zoè piacciono in fondo, più avanti si scoprirà meglio... E ora. Adios! 

  
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