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Autore: Archaix_Lemixia    14/08/2013    2 recensioni
Cari appassionati di Kingdom Hearts, siete davvero sicuri di conoscere tutto sul vostro gioco preferito? Avete mai provato per esempio a vedere l’inizio della storia dal punto di vista di Riku invece che di Sora? E sapevate che Riku aveva in gatto ma quello sfaticato di Nomura non si è nemmeno preso la briga di nominarlo?...
E che fine ha fatto quel gatto?
Genere: Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Ansem, Malefica, Riku
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Kingdom Hearts
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 Archaix and Lemixia: salve a tuttiii, questa è la nostra prima fanfic!!! YEEEEE!! *sparano coriandoli*
Dopo tanti tentennamenti, alla fine ci siamo decise a pubblicare le nostre storie, quindi recensite numerosi ma ANDATECI PIANO vi prego!!
GRAZIE!! *spariscono in un varco oscuro*

COME WITH ME


Era notte fonda. Solo la tenue luce della luna rischiarava le Destiny Island, tingendo ogni cosa di un cupo blu notte. Nella casa di Riku una sola luce era accesa, quella della sua ordinata camera. La borsa per il viaggio era già preparata ed aspettava paziente vicino al comodino, pieno dei fogli su cui Riku stava distrattamente scarabocchiando. Nonostante la sua apparente freddezza, era parecchio eccitato.
Ogni cosa era calma, anche il piccolo Paopu. Gli occhi azzurri dell’albino fissavano quella dolce palla di pelo grigio striato di nero, mentre dormiva beato. Il suo respiro era lento e regolare…
D’improvviso un tuono ruppe la quiete della stanza. Riku si voltò di scatto verso la finestra, aprì le ante e si affacciò di slancio: il cielo era percorso da venti tempestosi ed il mare infuriava minaccioso; Paopu  si alzò di scatto e si rannicchiò ai piedi del ragazzo, che lo prese e se lo strinse al petto.
“Non preoccuparti piccolo, è soltanto una tempesta. Domani sarà tutto finito…”
Nel dire ciò un pensiero attraversò la mente del giovane albino: “La zattera!”
 
Corse giù per le scale mentre si infilava le scarpe: se fosse successo qualcosa alla loro zattera… tutta la loro fatica…  Non lo avrebbe permesso. Corse con tutta la forza che aveva in direzione del molo; ad ogni passo si sentiva sempre più in ansia, ma non era solo per quello… Sentiva come qualcosa di oscuro che si attanagliava alla sua schiena…
Ma forse era solo il suo gatto, che per lo spavento gli si era attaccato dietro.
 
“Ecco fatto.” Esclamò Riku soddisfatto. Era riuscito a salvare la zattera dei tre amici e a legarla stretta al ponte appena in tempo. Il piccolo Paopu era rimasto rigorosamente attaccato alla schiena del ragazzo, osservando in silenzio il paziente lavoro del suo padrone. Quando ebbe finito, Paopu saltò a terra e  Riku osservò compiaciuto il suo lavoro: avrebbero fatto parecchio fatica oggi per slegare quei nodi. Già, oggi, perché ormai era mezzanotte passata, e a giudicare dall’improvviso rannuvolamento dovrebbe cominciare anche a piovere.
“Questo mondo è stato collegato…”
 
L’albino si voltò di scatto: chi era? Chi aveva parlato? O… Cosa?
La sensazione che lo aveva accompagnato al molo si fece sempre più intensa, fino a formare  una fitta nebbia di oscurità. Il ragazzo fu sopraffatto dallo stupore, pur rimanendo esteriormente calmo. Tentò di andare avanti a tentoni cercando una via d’uscita, quando incontrò i confini del pontile. Fece un fulmineo passo indietro per non cadere nell’acqua, poi sentì un grido sottile e sgraziato.
Aveva pestato la coda del suo gatto.

..Riku stava camminando alla cieca da un po’, con in braccio il suo gatto tremante dalla paura. All’improvvisouna luce si accese in mezzo a quell’oceano d’ombra, e i due  si ritrovarono all’interno della grotta del rifugio segreto suo e di Sora. Paopu si distese finalmente fra la braccia dell’albino: conosceva questo posto, Riku lo aveva portato qui spesso, ma non gli aveva permesso mai di marcare il territorio. Scese dalle braccia del suo padrone e cominciò ad esplorare quel posto così familiare. L’altro invece restò lì, in piedi, nel tentativo di capirci qualcosa: come accidenti ci era arrivato lì?
“Questo mondo è stato collegato…”
Paopu scattò indietro e si rifugiò fra le gambe dell’albino, che indietreggiò alla vista di una grande ombra nascosta da un mantello, il cui cappuccio era rivolto nella sua direzione.
“Non resta molto tempo…”
“Tempo per cosa? Chi sei tu?”
All’improvviso l’ombra ebbe un sussulto: le parti del tessuto del  mantello e di quello che doveva essere il suo corpo di deformarono,  contorcendosi e sfilacciandosi le une dalle altre e riunendosi in un'altra forma. Riku era paralizzato dal terrore, non avrebbe potuto descrivere l’orrore a cui stava assistendo. Ciò che rimase di quell’ ombra prese pian piano la forma di un grande e tetro portone.
 
 
 “C-che cosa sta succedendo??” riuscì ad esclamare l’albino. Quello spettacolo raccapricciante gli aveva come chiuso lo stomaco. Tutto ciò che ne rimaneva era solo quel grande portone scuro. Voleva tornare a casa, dimenticare ciò che aveva visto, ma le sue gambe non si mossero. Anzi.
Fecero un passo avanti. E poi un altro. Il povero Riku si sentiva come attratto e spaventato da quel cancello verso l’ignoto, ma d’altro canto cosa lo spingeva ad avanzare era la curiosità. Il piccolo Paopu fece di tutto per impedirlo: gli si sedette su un piede, gli fece lo sgambetto, mentre miagolava disperato. Mancavano pochi passi dalla porta quando il ragazzo si fermò. La paura era ripiombata nel suo cuore. Ma più che altro si era fermato per ascoltare meglio la vocina sottile e profonda che aveva fatto capolino tra i suoi pensieri.
“Tu sai dove conduce questa porta…   Vero?”
 
Un passo. Un altro.  Riku stava morendo dalla curiosità, ma si impose di fermarsi.
“Perché fermarsi? Potrai fare ciò che ha sempre desiderato, il mondo esterno ti sta aspettando! Non sei stato tu a dire di voler spezzare la monotonia della tua vita? Ora hai il potere di farlo!”
“Il potere…”
Riku ormai era davanti alla porta d’ombra, le mani tremanti pronte a scattare in avanti o a ritirarsi.
“Che aspetti… apri i cancelli della libertà! Solo tu possiedi il potere di farlo!!”
La voce prendeva sempre più consistenza, tanto che Riku poteva immaginarsi di chi fosse: la voce profonda di un uomo, che lo spinse a chiudere i palmi intorno alla maniglia.
La porta si aprì.
 
“…Uff, che delusione.” Ci rimase un po’ male quando, guardando oltre la porta, vide solo un grande vuoto fatto di buio e ombra. Buio che emanava sprazzi di oscurità che si diffusero per la stanza. Era deluso, sì, però non gli dispiaceva. Si sentiva attratto da quel buio, e ciò rendeva la cosa più interessante.
“Ecco fatto, ho aperto la porta. E adesso?”     Nessuna risposta.
All’improvviso l’albino urlò dal dolore e si piegò in due. Non riusciva a capire cosa gli stava succedendo, sentiva la testa pulsargli come non mai, dei brividi che gli percorsero tutto il corpo e perse l’equilibrio. Sentiva solo che se fosse saltato dentro a quel buio avrebbe smesso di provare dolore.
Paopu era terrorizzato, per la prima volta in vita sua doveva proteggersi dal suo padrone. E per la prima volta scappò via da lui.
“Paopu…” Riku ci rimase malissimo, ma in quel momento non riusciva a pensarci: si gettò dentro al portale e la nebbia nera lo avvolse.
 
 
“Anf… Padrone… anf , anf…. Padrone!” Paopu stava ripercorrendo a grande velocità la strada di casa, quella strada che poco fa gli era tanto familiare, che ora non riconosceva più.  Ogni cosa si era fatta più tetra e scura.
Non può essere, continuava a ripetersi. Deve essere tutto solo un sogno, deve esserlo. Il suo padrone non poteva averlo lasciato solo, non poteva… Ad un tratto il gatto si fermò a fiutare l’aria: non riconosceva più alcun odore, tutto gli era estraneo. Si era perso.
Il povero disperso si rifugiò in un angolo a riprendere fiato, e a ripararsi dal freddo che il vento delle tempesta aveva portato. Non aveva più il caldo rifugio che era il cuore del suo padrone. Si rannicchiò su se stesso piangendo, e si abbandonò allo sconforto…
D’un tratto gli si rizzò il pelo sulla schiena: un ragazzo era appena passato di lì correndo, e lui era certo di conoscerlo. Era un amico di Riku… Sora! Ecco chi era! Corse nella direzione in cui era andato quel ragazzino nella speranza di poter tornare almeno a casa. Il castano si diresse verso il molo, mentre il cielo diventava sempre più scuro e minaccioso Mentre correva notò che le ombre delle cose intorno a lui sembravano prendere consistenza: suggestione, si disse.
Il ragazzo era sempre più vicino. Sarebbe bastato un balzo per raggiungerlo…
Paopu non raggiunse Sora. Si fermò di scatto, alla vista del mostro che uscito dal terreno si dirigeva verso di lui.
 
 
Non avrebbe potuto descrivere quello che aveva davanti: un enorme essere oscuro privo di bocca, con artigli enormi e ricurvi e due penetranti occhi d’oro. Impercettibilmente i suoi artigli scattarono in avanti. Sapeva cosa doveva fare. “Basta fare il gattino buono. Preparati: modalità MICIO CATTIVO!”
Paopu scattò in avanti: gli artigli anteriori affondarono nella pelle e ferirono il corpo dell’essere, che si ripiegò di lato e balzò in avanti verso il micio combattente. Questo schivò l’attacco e sfoderò un micidiale colpo di testa nel ventre dell’avversario.
Gli occhi dorati di lui si fecero rosso sangue, balzò in avanti e piantò gli artigli nella carne del gatto: Paopu si divincolò disperatamente nel tentativo di disarcionare il nemico, sentiva un dolore lancinante alle costole. Si buttò a terra riuscendo così a staccarsi dall’avversario che, stordito, cadde a terra, e riuscì a guardarsi: diverse artigliate gli avevano sfregiato il manto, macchiato del suo sangue rosso e del sangue nero di quel qualsiasi cosa fosse.
Non poté fare neanche un passo, che delle gelide mani nere gli incatenarono a terra le zampe: il nemico si era rialzato e, presa la rincorsa, spalancò la bocca.
Si. Aveva una bocca.
Due fila di denti bianchi come la neve incorniciavano quelle fauci spaventose. Fece un enorme balzo verso il gatto.
Paopu chiuse gli occhi, e tutto quello a cui riuscì a pensare fu quando il suo padrone lo trovò per la prima volta.
“Vieni con me piccolo, non aver paura… Sei così dolce: ti chiamerò Paopu”
Il flashback finì, e l’Heartless fu su di lui.
 






 
“…Vieni con me, Sora”
“Riku…”  Il ragazzo bruno lottò contro i tentacoli d’ombra per raggiungerlo, ma era troppo debole…
Un istante. Sora fu inghiottito dall’Oscurità.
“Perché non vuoi venire con me, Sora…”
 
…L’albino non avrebbe saputo dire da quanto stava camminando nel buio, sorreggendo con le braccia una Kairi priva di vita.
“Oh… povero Riku. Sei rimasto solo?”
Una maliziosa voce di donna si insinuò nella mente del ragazzo, che si fermò per qualche istante a guardarsi intorno.
“Il tuo amico ti ha abbandonato, e la tua amichetta si è addormentata…”
“Non farti strane idee” precisò Riku gelido “E comunque lei era troppo debole per sostenere il potere che ho ricevuto.”
“Ah, scusami tanto per l’errore…. E quel ragazzino?”
“Tsk, Sora non possiede la mia forza, non l’ha mai avuta.”
“Già, solo tu possiedi questo potere. E io posso insegnarti come utilizzarlo al meglio. Come with me…”  
 
 


 
Sclero delle autrici:
Archaix: ci dispiace che il capitolo sia così breve, avrei voluto allungarlo di più ma non ho le capacità di una buona scrittrice… Comunque mi scuso anche con Paopu: ti ho tirato in ballo e ti ho fatto vivere solo una mezzoretta… Sinceramente non so come mi sia venuta questa parte anche perché non volevo farla finire così… ma è finita così.
Lemixia: beh, un GRAAAAANDE grazie alla mente malata di Archaix che ha scritto questa storia, un minuscolo grazie a me che l’ho postata, un grazie a noi  che l’abbiamo pensata e un SUPER-ENOOOOOOOOORMEEEEE GRAZIE a voi che (poveri malcapitati) l’avete letta!!!!
 
Dedicato a tutti voi fan di KH, e a questo povero gatto che abbiamo fatto vivere per solo una mezzora (aspetta un momento: se la tempesta era cominciata da mezzora, Sora se ne è accorto solo dopo 30 minuti?? EPIC FAIL! LOL)
P.S. RECENSITEEEEE!!! PERCHE' SE ARRIVEREMO A CINQUE RECENSIONI PUBBLICHEREMO IL CAPITOLO INEDITO IN CUI SAPRETE CHE FINE HA FATTO IL GATTO!!!!

Quindi RECENSITE, RECENSITE E RECENSITEE!! *occhi cucciolosi*

  
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