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Autore: _RockEver_    14/08/2013    3 recensioni
Il silenzio nella stanza è diventato più di quanto io possa sopportare.
Quella parola, quell'unica risposta del medico ha aperto in me una voragine oscura in cui mi sento sprofondare sempre di più.
La domanda di Lisa mi rimbomba nella testa quasi come un urlo.
" Quanto mi resta? "
" Un mese "
Un mese? Solo un fottutissimo mese e l'amore della mia vita, l'unica donna che abbia mai amato davvero se andrà da me per sempre? Dio, non ci credo, questo non può stare succedendo davvero.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Turn away, 
If you could get me a drink 
Of water 'cause my lips are chapped and faded 
Call my aunt Marie 
Help her gather all my things 
And bury me in all my favorite colors, 
My sisters and my brothers, still, 
I will not kiss you, 
'Cause the hardest part of this is leaving you
 
(Cancer - My Chemical Romance)
 
 
 
 
 
 
Il silenzio nella stanza è diventato più di quanto io possa sopportare. 
Quella parola, quell'unica risposta del medico ha aperto in me una voragine oscura in cui mi sento sprofondare sempre di più. 
La domanda di Lisa mi rimbomba nella testa quasi come un urlo.
" Quanto mi resta? "
" Un mese "
Un mese? Solo un fottutissimo mese e l'amore della mia vita, l'unica donna che abbia mai amato davvero se andrà da me per sempre? Dio, non ci credo, questo non può stare succedendo davvero.
Sento i miei occhi bagnarsi e stringo i pugni. 
Cos'è? Rabbia? Tristezza? Perplessità? Amore? Forse tutto, forse niente.
Lisa è silenziosa accanto a me, non dice nulla. La pillola è troppo amara per essere mandata giù.
E io non  voglio mandarla giù.
  - Vi lascio soli per un po' - ci dice il medico. 
 Io vorrei solo che quel po' sia l'eternità.
Lisa indietreggia e si siede sul divano, poggia i pugni chiusi sulle ginocchia, e trema. È così intorpidita, spaventata, confusa. Non sopporto di vederla così.
 Io mi siedo accanto a lei e le stringo la mano. È rigida. 
  - Ti prego parlami - le chiedo con voce flebile. La paura mi sta tradendo, la mia voce trema, e sento che sto per scoppiare a piangere. Non voglio che lei mi veda così, non voglio piangere davanti a lei. 
  Alza piano il viso, fino ad incontrare il mio, e mi guarda. Ma in realtà non sta guardando, sta solo vedendo. I suoi occhi sono freddi, più li guardo e più sento come se il suo mondo si fosse fermato a quella risposta. Come se fosse già morta.
  - Andiamo a casa, per favore -
  
 
Odio il traffico. Lo odio quando vado in studio e non ho un cazzo da fare per tutto il giorno, figuriamoci ora che ho solo un mese per poter vivere sul serio.
Mi giro per guardarla, ma lei è ancora immobile, silenziosa. Fissa ancora quel punto indefinito davanti a lei. Anche io lo guarderei se mi aiutasse a capire ciò a cui sta pensando. È da quando la conosco che i suoi pensieri sono un'incognita per me, a meno che lei non me li dica.
Finalmente siamo arrivati nel vialetto. Fermo l'auto e rimango seduto accanto a lei, senza dire nulla. 
La mia Lisa è sempre stata una ragazza forte, sa affrontare tutto con coraggio e ottimismo. Ma anche la morte?
  - Ti mancherò, Bill? - mi dice all'improvviso, la voce tremolante, gli occhi lucidi e il suo cuore in mano.
  - Fino alla fine dei miei giorni, certo che mi mancherai - le dico abbracciandola più forte che posso. Ora sta tremando tra le mie braccia, le sue lacrime stanno bagnando la mia maglietta, come le mie stanno facendo con la sua.
  Dopo qualche minuto usciamo dalla macchina per entrare in casa, e una volta dentro lei va in cucina. Io mi apposto sulla porta, per osservarla: tira fuori dalla borsa le pillole che il medico le ha dato per lenire il dolore, e lei le osserva, se le rigira tra le mani, come se cercasse qualcosa. 
Non resisto alla tentazione di abbracciarla e di dirle che la amo, la amo con tutta la mia anima.
Lisa si volta e mi guarda negli occhi, sorridendo.
  - Bill, non preoccuparti -
  - Cosa? -
  - Sono cose che succedono, Bill. Io... Io sapevo che sarei morta giovane, me lo sentivo. Solo... Non così -
  - Perchè a te?! Tu non hai fatto nulla per meritartelo! -
  - È un tumore al cervello in fase terminale, Bill. Perché a un bambino, o perchè a un vecchio? Perché a un padre, e perché a un assassino? Va così e basta -
  Io non ci riesco, non riesco a lasciarla andare, e non riesco ad accettarlo.
  - Se davvero dici di amarmi, non piangere. Non voglio passare i miei ultimi giorni di vita a piangere. Ci sono così tante cose che vorrei fare, e altre che non potrò fare mai più... -
  - Perdonami, ma le lacrime scendono per forza - dico asciugandomi le guance con la manica della maglietta.
  - Non fa niente, amore - mi accarezza dolcemente la guancia. La sua mano è così morbida e calda, i suoi occhi sono così pieni di vita ora, ammiro la sua positività - Sai, voglio... concludere tante cose come si deve. E voglio salutare chi amo e chi mi ha amata. E gli ultimi giorni voglio passarli da sola -
  - Da sola? -
  - Da sola, con te - 
 È tutto così surreale. Non capisco, dove trova questa forza? Come riesce a trovare un lato positivo, o come riesce a sorridere?
 
                                                                                                                        ***
 
La prima settimana l'ha dedicata al suo lavoro. È un architetto, e la sua priorità è finire un progetto. Ci lavora giorno e notte, e non dorme. Cosi non lo faccio neanche io. Ho perso il conto di quanti giorni ho passato senza dormire, appisolandomi per non più di mezz'ora soltanto. La osservo sempre, qualsiasi cosa faccia, voglio che mi rimangano impressi più dettagli possibile, voglio fermarla nella mia mente, come vorrei fare nella realtà, oh, non so cosa darei per poterlo fare.
 
Finalmente ce l'ha fatta, e il progetto è ultimato. È così bella quando sorride, quando è soddisfatta di se stessa, quando solleva gli angoli della bocca in quel leggero sorriso di autostima e approvazione.
È così bella... 
Purtroppo però peggiora ogni giorno di più, i suoi mal di testa sono sempre più forti, anche se le pillole ne riducono sufficientemente il dolore; sta iniziando a vedere tutto sfuocato; perde l'equilibrio facilmente. Un giorno l'ho sorretta appena prima che cadesse sulle scale. 
Vederla così mi uccide, non so più a che santo voltarmi.
  - Bill, voglio passare un po' di tempo con i miei genitori adesso, devo loro così tanto... Domani andrò da loro, e vorrei che tu venissi con me - mi dice improvvisamente.
 I suoi genitori non mi hanno mai apprezzato. Mai. 
Hanno sempre pensato che fossi il ragazzo sbagliato per la loro unica figlia, forse non si sono fidati della mia fama, o del mio aspetto. Fatto sta che non mi hanno mai rivolto la parola per qualcosa di più che saluti di convenienza o auguri di natale indiretti. 
  - Sei sicura che vuoi che venga anche io? - 
  - Certo. Ai miei genitori non vai molto a genio, ok. Ma non voglio andar via con questo rimorso. Devono apprezzare la meravigliosa persona che sei e amarti, come ho fatto io -
 Amarmi... Grazie per averlo fatto, grazie per non esserti fidata delle apparenze, grazie per aver scelto me...
Le sorrido e le do un bacio sulle labbra, percorrendo con le dita la loro forma delicata e lievemente carnosa: - D'accordo, verrò con te - 
Quella stessa sera abbiamo fatto l'amore, come se fosse la prima volta, ma anche come se fosse l'ultima. Credo anche d'aver pianto con lei, ma non ricordo. 
Ecco una delle migliaia di cose che mi mancheranno quando non ci sarà più. 
 
                                                                                                                         ***
 
Bene, è arrivato il momento. 
Lisa bussa alla loro porta e sua madre ci accoglie in casa. 
Appena dentro le si butta al collo, la abbraccia, la accarezza, le bacia il viso. 
Mi si stringe il cuore a vederli così. Sono i figli a dover piangere la morte dei genitori, non il contrario. Come avrei reagito se avessi saputo che mia figlia stava per morire? Probabilmente sarei voluto morire piuttosto che guardarla andar via. 
Una figlia... Quanto avrei voluto averla una figlia con lei, o un figlio. Quanto avrei voluto sapere com'è essere un padre, com'è essere perennemente preoccupati nel caso tuo figlio cada dalla bici, o com'è gioire per un bel voto a scuola. 
Ma purtroppo non lo saprò mai, perchè se non con lei di figli non voglio averne.
Ci raggiunge anche suo padre, e si mette a piangere. Non credevo che un uomo severo come lui sapesse cosa sia il pianto. Ma evidentemente mi sbagliavo.
 
Abbiamo passato qui diversi giorni, in cui la mia Lisa ha approfittato  di ogni momento per stare con loro, e sorridere. Ha anche provato a farmi apprezzare da loro, con scarsi risultati, credo.
Ora è il momento di andare. I tre si abbracciano teneramente. È così straziante per loro lasciarla, non voglio ancora immaginare come lo sarà per me.
Poi, come mai mi sarei aspettato, suo padre mi si avvicina, e mi abbraccia.
  - Grazie di tutto, Bill. Scusaci per come ti abbiamo trattato, figliolo. Ti chiedo umilmente di perdonarci. Grazie per averla amata e per averla resa felice. Abbiamo sempre saputo in realtà che nessuno avrebbe potuto prendere il tuo posto, perché solo tu l'hai fatta sentire se stessa, sempre. Grazie di tutto... - mi confessa tra le lacrime. 
 Mi viene da piangere, e lo faccio. Non avrei mai pensato di essere tanto  importante per queste persone.  Mai avrei pensato di sentirmi dire la parola "grazie" solo per aver amato una persona. 
Lisa è ancora abbracciata a sua madre.
"Addio" le dice, e la donna le risponde con un bacio sulla fronte. Non è facile stare lontani da lei proprio gli ultimi giorni, ma è meglio così. Sarebbe troppo doloroso per loro vederla morire. Lisa ha deciso di salutarli come si deve, sperando che possano accettare la sua scomparsa.
  - Buona fortuna per tutto, Bill - mi dice sua madre, accarezzandomi una guancia con il viso piagato da profonde lacrime.
  - Grazie, anche a voi - rispondo, anche se so benissimo che dopo tutto questo non sarò mai lo stesso di una volta, non sarò mai più "felice".
  
                                                                                                                           ***
 
In questi giorni è andata a trovare tutti i suoi amici. 
Gli amici sono tra quelli più importanti per lei, non sarebbe potuta andare senza salutarli.
"Sai amore, solo ora mi rendo conto quanto sia stupido avere dei nemici. In terza media ho cominciato ad odiare Helen, quella ragazzina di cui ti parlai che mi rubò il ragazzo. E se ci penso mi viene da ridere. Oggi sono andata da lei e le ho detto che l'ho perdonata. Ho fatto lo stesso anche con gli altri. L'odio è così stupido. Mi spiace di averlo capito solo ora..." mi ha detto.
Tom, Georg e Gustav ieri è sono stati da noi. Sono come fratelli per lei ormai.
Ha anche sussurrato qualcosa a Tom, ma non so di che si tratti. Solo molto tempo dopo avrei scoperto che quella frase era "Prenditi cura di lui".
 
                                                                                                                           ***
 
Ormai siamo agli sgoccioli. Manca solo una settimana, e lei è più dall'altra parte che qui con me.
È a letto da tanto ormai, non faccio altro che starle accanto e sperare in un miracolo che so non arriverà.
Mi stendo sul letto con lei e la abbraccio forte. Lei trema, ha il viso smunto e gli occhi incavati. Vorrei essere io al posto suo.
  - Bill, io non ho mai avuto rimpianti in vita mia, fino ad ora. Scusami, la parte più difficile di tutto ciò è lasciarti - sussurra stringendo la mia maglietta tra le dita - Per,ò in un certo senso, mi ritengo fortunata -
  - Fortunata? -
  - Sì, avrei potuto passare tutta la mia vita con un angelo come te - mi sorride, mentre le sue soffici mani scorrono tra i miei capelli.
 Sono distrutto. Non riesco a sopportarlo. Sono un fallimento. Ho promesso nel momento in cui mi sono innamorato di lei che l'avrei protetta, ma non ci sono riuscito. 
  - Mi dispiace se non sono riuscito a proteggerti, ho fallito - le dico, senza fermare le lacrime salate che mi bagnano il viso sempre di più, sempre di più.
  - Tu non hai fallito. Bill, tu mi hai resa felice, grazie -. Le sue parole riescono a farmi sentire in paradiso, il suono della sua voce è la mia guida.
 Il suo cuore batte a un ritmo troppo elevato, la testa fa malissimo. So che sta soffrendo. Respira lentamente e con fatica, la risposta visiva si sta riducendo praticamente a zero.
  - Bill, mi fa male la testa - mormora portandosi le mani sul capo e strizzando gli occhi. Io mi alzo e le prendo il viso tra le mani, piangendo più copiosamente.
  - Va tutto bene, io sono qui. Hai capito? Sono qui con te! -
  - Ho paura! Cosa c'è dall'altra parte, Bill? Cosa? Ho paura, non voglio lasciarti, io ti amo! - dice quasi urlando, artigliando la mia maglia, spaventata. Non ho mai sentito la sua voce così spaurita.
  - C'è un posto meraviglioso, pieno di fiori bellissimi e animali strani e carini. E un giorno ti raggiungerò, ma intanto sarai felice! Sarai felice! -
  - No, no, io voglio vivere, voglio stare con te! Ti prego Bill! -
  - Non voglio che tu vada via! -
 Si sta agitando sempre di più, si muove come in preda a delle convulsioni, e piange disperata. Non so più cosa fare, cerco Dio affinché mi aiuti, ma non è qui.
  - Non ti vedo! Non ti vedo! Voglio che tu sia l'ultima cosa che vedrò, Bill! - urla toccando il mio viso, memorizzando con il tatto ciò che i suoi occhi non sono più in grado di vedere. Le bacio ripetutamente le labbra, le nostre fronti sono a contatto.
 La stringo forte tra le mie braccia, cercando di calmarla. - Non pensare, non provare a resistere, OK? Io sono qui con te, non ti lascio. Non ti lascio... - 
Chiudo gli occhi pieni di lacrime, mentre le accarezzo la testa, e le sussurro che la amo.
  - Incontrare te è stata la cosa migliore della mia vita... -
Desiste, lentamente le sue braccia scivolano lungo la mia schiena, la sua testa si fa più pesante sulla mia spalla. Il suo pianto cessa, le sue parole si perdono nell'eco della mia testa.
Sta dormendo, e stavolta sarà per sempre.
Che strano, solo in quel momento ho capito che non l'avrei riavuta mai più, che non avrei più sentito la sua dolce voce come guida. 
La allontano delicatamente, per osservarla. I suoi meravigliosi occhi verdi sono chiusi, mentre i capelli dorati incorniciano quel viso così perfetto, così pallido, che non vedrò mai più.
  - Lisa? Lisa, ti prego rispondimi -
 Nessuna risposta.
  - Lisa?! Lisa... Ti amo, Lisa... - 
 La faccio distendere sul letto, mentre il mio corpo diventa improvvisamente un mattone. Mi inginocchio a terra davanti a lei, sfiorando quasi con paura ciò che rimane del suo corpo.
Non mi sono mai sentito cosi arrabbiato. Prendo il vaso di fiori sulla scrivania e lo scaravento a terra, mandandolo in mille pezzi. Esco tutti i miei vestiti dall'armadio e li strappo gettandoli via. La stessa fine fanno tutti gli oggetti della casa. Voglio solo urlare e piangere. Pensavo che questo mi avrebbe fatto stare meglio, ma mi sbagliavo.
Odio tutto.
Odio la malattia che me l'ha portata via.
Odio mio fratello Tom, perchè è solo colpa sua se l'ho conosciuta e me ne sono innamorato.
Odio Dio, perchè non è stato con lei.
E odio me stesso.
Solo il mio amore, tutto il mio amore è con lei, e in una prigione eterna fatta di legno e terra, con lei resterà per sempre.
 
 
 
 
 
 
Salve tutti, sono tornata :-)  Allora, è la mia prima shot a sfondo tanto drammatico. Mi è venuta in mente per caso e, nonostante la tristezza che lascia, spero che vi sia piaciuta :') Fatemi sapere cosa ne pensate, accetto anche le critiche! A presto! :D
  
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