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Autore: Anthea Belieber 4E    14/08/2013    0 recensioni
Percy: "Che età avevo quando te ne sei andato?"
Poseidone: "Sette mesi!"
Percy: "Non era necessario che tu ci fossi sempre, ma io avrei voluto vederti almeno una volta..."
Poseidone: "Ho sempre vegliato su di te, solo perchè non mi vedevi non significa che io non ti fossi accanto... quando avevi un problema ti aiutavo ad affrontarlo!"
Percy: "Ti ho sentito..."
Poseidone: "So di non essere il padre che hai sempre voluto, ma se avrai bisogno di me sappi che ci sarò, nei tuoi pensieri e nei tuoi sogni magari... sarò al tuo fianco, Percy... per sempre!"
Citazione Percy Jackson - il ladro di fulmini -
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Apollo, Ares, Artemide, Atena, Zeus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Bip Bip, Bip Bip- Erano le 6,30 quando la sveglia iniziò a suonare. Non avevo affatto voglia di alzarmi. Ma, costretto da una forza maggiore, mia madre, mi misi seduto sul letto pensando che questo sarebbe stato un solito, noioso, straziante giorno di scuola nella solita scuola, con i soliti amici. Mi vestii e scesi in cucina da mia madre che ormai urlava da una decina di minuti che la colazione era pronta. Mi sedetti a tavola e iniziai a leggere il giornale del giorno, più che leggere guardare le figure, e iniziai a bere il mio caffè. Alle 7,00 uscii di casa, presi la mia bicicletta arancione-melone e mi avviai verso scuola. Durante il tragitto casa-scuola iniziai a pensare: le prime due ore, arte, poi il prof che si addormentava durante le sue lezioni.

Ero ormai vicino alla scuola quando, dopo un respiro profondo per prepararmi alle lezioni più pesanti della settimana, senti un'odore diverso, un profumo di un giorno diverso dagli altri, un giorno nuovo, ricco di avventura, di emozioni.

Passai tre ore d'inferno, il professore di arte come al solito si era addormentato e l'ora dopo abbiamo avuto una supplenza.

-Driiiiiiiiiiin- Finalmente suonò la campanella della ricreazione, mi sedetti al mio tavolo, tutto solitario, e iniziai a mangiare la merenda che mi aveva fatto mia madre: due panini al prosciutto, una brioches e una bottiglia di coca. Avevo quasi finito il secondo panino quando una mia compagna di classe mi si avvicina e mi chiede se posso venire con lui in palestra. Entriamo, si gira verso di me e mi dice: il mondo che tu conosci non è quello che vedi, ma quello che hai dentro di te! Io non capivo, cos'ho dentro? Sono sempre stata la ragazza sfigata della classe, e adesso mi viene a dire che ho dentro qualcosa? Che ipocrita! Mentre pensavo sento un ondata di vento scompigliarmi i capelli, mi voltai e vidi che il mio compagno si era trasformato in un arpia, mostro dal corpo di uccello e dal viso di donna, erano orribili alla vista e all'olfatto. Questa mi vola intorno parlando in una lingua antica, credo greco, che non avevo mai sentito, ma mi suonava molto famigliare. Stava per attaccarmi quando Edward, il mio migliore amico, che gli urla: Perché? Perché vuoi proprio lei? Non è l'unica!. Io non capivo. Come non sono l'unica? L'unica di che? Mi giro di scatto guardandolo con una faccia interrogativa, piena di domande. Ma vedo lui che si sta togliendo i pantaloni e gli dico: ma sei impazzito? Rimettiti i pantaloni! Rimettite... non riusci a finire la frase, quando vidi quelle meravigliose gambe da capra rimasi senza parole. Ero incantata da quelle zampe caprine. Ad un certo punto sento una mano calda che mi prende il polso e mi distoglie dai miei pensieri: muoviti! Dobbiamo scappare! Iniziammo a correre verso la sua auto, mi fece sedere e con tutta fretta mi mise la cintura, sembrava molto preoccupato. Si mise alla giuda e, a tutta velocità, si mise in corsa. Io rimasi zitta per tutto il viaggio pensando a quello che potevo essere, come non potevo essere l'unica. A furia di pensare mi addormentai. Mi risvegliai e mi accorsi che Edward era molto meno preoccupato e decisi di fargli qualche domanda ma lui era troppo impegnato a guidare , o preoccupato per rispondermi. Mi arresi e iniziai a guardare fuori dal finestrino. Passò un ora circa quando l'auto iniziò a rallentare e vedo davanti una gigantesca collina verdissima come non ne ho mai viste con un pino gigante. Con tono molto meno preoccupato, come se il pericolo fosse del tutto passato mi mormora: siamo arrivati. Su questa collina forse capirò di che cosa stavano parlando nella palestra lui e quell'arpia. Su questa collina la mia vita cambierà, ne sono sicura.

  
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