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Autore: Samarskite    14/08/2013    4 recensioni
“Non siamo in una canzone, Nina. Non siamo in un libro di racconti di Lewis Carroll. Non c'è la Regina che ti dice di correre per rimanere sempre nello stesso punto, lo vuoi capire?”. E poi, quella frase scandita con decisione, puntando un indice contro il pavimento di legno. “Questa è una fottutissima relazione, d'accordo? Se vuoi progredire devi correre, se vuoi mantenerti così devi stare ferma, ma non ci sono vie di mezzo.”
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ed Sheeran, Nina Nesbitt, Nina Nesbitt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mirrors

«Ora, qui, per restare nello stesso posto,
deve correre più velocemente che puoi.
Se vuoi arrivare da qualche parte,
devi correre due volte più veloce.»

(Alice attraverso lo specchio)



Questa sera stavo camminando per strada, avevo freddo - ormai è autunno - e mi sei venuto in mente tu. E il tuo pensiero ha portato nella mia mente un treno di ricordi, oggetti smarriti nel mare della memoria; un cuscino di Winnie The Pooh, il coprilente perduto della macchina fotografica, la tua chitarra, i tuoi cd moderni ed i tuoi LP, le tue magliette con le scritte strane; i miei libri che ti ho prestato e mai mi hai restituito - ma tanto so che ce li hai ancora tu, e li conservi con cura - la piantina della città in cui ci siamo persi, l'Hard Rock Cafè di New York, la spilla dell'Hard Rock Cafè di New York, il biglietto del cinema per Hunger Games, il biglietto del concerto per un cantante che piaceva solo a me, i miei jeans che abbiamo tappezzato di scritte, le pagine di carta stilate di mio pugno in cui parlavo, parlavo, parlavo di te, le nostre foto con gli Iphone e quelle con la tua macchina fotografica, la mia foto preferita in cui sembriamo in una polaroid, e poi il vento sul mio viso fuori dal finestrino, la birra di mezzanotte, i film horror alle tre di mattina.

E poi ho attraversato la strada, sono passata davanti ad un bar, ho visto un uomo d'affari che beveva da una tazza gigante, ed ho ricordato quelle volte in cui tu ti svegliavi nel cuore della notte, intontito dal sonno e dalla sbornia; ti sentivo andare in cucina a farti un caffè, e se per caso avevo voglia di alzarmi ti trovavo invariabilmente chino su un foglio di carta, a scrivere con frenesia. A volte sentivo che sfioravi le corde della chitarra, e mi veniva da sorridere.

Sai, io ce l'ho ancora quella foto che sembra una polaroid e ci siamo noi due che sembriamo appena usciti da Woodstock. Mi piace, anche se ha quella piccola piega consumata sullo spigolo in basso a sinistra, quella piega che si è fatta la sera in cui abbiamo litigato, ed uno dei due - nessuno ricorda più chi! - ha tentato di strapparla.
Forse entrambi volevamo contemporaneamente romperla e conservarla.
E ce le ho stampate in testa, le tue parole di quella sera. Come se fossero scritte sul retro di quella polaroid.

Non siamo in una canzone, Nina. Non siamo in un libro di racconti di Lewis Carroll. Non c'è la Regina che ti dice di correre per rimanere sempre nello stesso punto, lo vuoi capire?”.
E poi, quella frase scandita con decisione, puntando un indice contro il pavimento di legno. “Questa è una fottutissima relazione, d'accordo? Se vuoi progredire devi correre, se vuoi mantenerti così devi stare ferma, ma non ci sono vie di mezzo.”
Ho pensato che sono stata una sciocca a poter anche solo pensare di poter correre per restare dov'ero, con te. Volevo andare avanti, volevo fare dei progressi, ma avevo così paura che finivo per desiderare di restare ferma. E avevo pensato che potesse andare bene, per un po'. Ma tu te ne sei accorto, ed è andato tutto allo sfascio.

Sono tornata a casa, e per sfizio ho riguardato la polaroid, insieme ad alcuni dei libri che mi avevi restituito dopo mesi che te li avevo prestati. Forse speravo, stupidamente, che per qualche ragione a me ignota potessi cogliere qualcosa di te, fra quelle pagine: capire se ti erano piaciuti, o se semplicemente li avevi letti per farmi contenta.
Ho sfogliato rapidamente Sulla strada, Into The Wild, Alice nel Paese delle Meraviglie, finchè non sono arrivata ad Il Giovane Holden. E tra le pagine di quel libro, esattamente tra due che descrivono Holden mentre tenta di ricordarsi la canzone dell'acchiappatore nella segale mentre ha appena rotto il cd per la sorellina, ho trovato un cartoncino bianco.
Ho riconosciuto la tua scrittura distratta, sottile, ma inconfondibile.

La gente ama mettersi nei propri panni ed inciampare nelle proprie scarpe.”

Ho sorriso; lo ammetto. Stavo per voltare pagina, quando mi sono accorta che non era un foglietto bianco. Era il retro di una fotografia. L'ho voltata, ed ho visto me stessa, completamente rannicchiata sulla tua chitarra; e solo perchè era la tua, e tu, Ed, mancavi da giorni. Non pensavo mi avessi vista.
All'improvviso, mi è sembrato intollerabile commettere una sciocchezza simile: correre per restare ferma. Almeno, se la destinazione eri tu.


La gente ama mettersi nei propri panni ed inciampare nelle proprie scarpe.”

Il libro mi è caduto dalle mani mentre mi precipitavo fuori dalla porta, correvo giù dalle scale ed in mezzo ad una Londra uggiosa venivo da te.

Ho bussato alla tua porta. Ma non mi hai aperto. Perciò ho sfilato un volantino dalla tasca dei jeans, ho pesato con cura le parole, e con una penna ti ho scritto tutto questo.

E adesso me ne andrò a casa, sul divano, a guardare da sola un film horror alle tre di notte, giocherellando nervosa con la piccola piega sullo spigolo sinistro della polaroid, come un tic, aspettando una tua risposta. Sperando che tu abbia ancora voglia di correre, ma stavolta per raggiungere una destinazione, con me.
  
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