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Autore: beerpong    14/08/2013    3 recensioni
Blaine è alle prese con il compito di sviluppo umano, che prevede l'accudimento di un neonato robot per la simulazione della genitorialità.
Kurt è scettico, Blaine fin troppo coinvolto...saprà cavarsela tra pappe e pannolini? :)
Shot ambientata nella 3a stagione- traduzione
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Brittany Pierce, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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stoney


Ciao!
come anticipato, questa è la traduzione di una carinissima shot della talentuosa Stoney.
E' stata molto gentile e disponibile ed era davvero contenta (lei ha scritto onorata!) di sapere che il suo lavoro sarebbe stato tradotto. Sarebbe altrettanto bello mandarle un ritorno, quindi non siate timidi e lasciate un commento! :)
Buona lettura!





"Sei venuto per conoscere il bambino?" chiese Blaine, mentre Kurt entrava nella sua camera da letto quel venerdì pomeriggio
dopo la fine delle lezioni.

"Non è un bambino Blaine" rispose Kurt ridendo. "E' un robot. Sei il momentaneo ed orgoglioso genitore di un'androide"

Blaine finì di sganciare le cinghie del seggiolino per auto che aveva usato per portare a casa il bambino, sollevandolo delicatamente tra le braccia.
Fu molto felice quando scoprì di essere stato assegnato ad una delle poche bambole maschio, e ancora di più quando scoprì essere di etnia diversa.
Era la prospettiva che più si avvicinava a ciò che effettivamente poteva essere il suo futuro da genitore, il cui solo pensiero lo entusiasmò ulteriormente.

"Sono l'orgoglioso genitore di Emilio, se non ti dispiace" disse Blaine, facendo le fusa al bimbo elettronico a cui era stato assegnato come genitore per il fine settimana dal professore del corso di Sviluppo umano.
"E' adorabile, perfetto e talentuoso. Andrà al MIT* e diventerà uno dei più famosi matematici al mondo"

"Okay...beh, credo che andrò da Rachel, così potrai star da solo con, ehm, 'tuo figlio'. Sai, per conoscervi meglio l'un l'altro"

Blaine ignorò l'espressione di scherno sul volto di Kurt. Si sarebbe divertito con quel compito e avrebbe sperimentato egregiamente cosa significava essere un vero genitore. Brittany era stata assegnata come sua 'moglie'- non ebbe la forza di protestare contro l'ennesima discriminazione- e gli aveva fornito un borsone pieno di vestiti per le bambole.
Per qualche strana ragione erano tutti ricoperti di pelo di gatto...Blaine decise di fargli fare un giro in lavatrice utilizzando il programma di sterilizzazione, tanto per essere sicuri.

"Vorrei tanto che tu potessi restare" disse Blaine mettendosi Emilio sulla spalla e picchiettandogli delicatamente la schiena, mentre Kurt raccoglieva le sue cose.

In questi giorni le prove per l'audizione alla NYADA stavano richiedendo la maggior parte del suo tempo libero.

Kurt lo guardò, muovendo lo sguardo a destra e a sinistra per seguire la figura di Blaine che ondeggiava con il bambolotto.
"Sai, una parte di me vuole davvero vederti in questa esperienza da papà... ma l'altra vuole essere molto, molto lontano quando quella cosa inizierà a dar fuori di matto" disse, sporgendosi per lasciargli un delicato bacio sulle labbra. "E lo farà."

Blaine si limitò a ridere, rubandogli un altro bacio prima che il moro si allontanasse. "Andrà tutto bene."
Sarebbe andato tutto bene. Sarebbe stato un eccellente allenamento e si sarebbe pure divertito.

La bambola era molto realistica. Pesava come un bambino vero e gorgogliava  come un vero neonato di tre mesi avrebbe fatto.
"Oh, per favore, passami il completino di Marlon Brando prima di andare"

Kurt frugò tra i vestitini. "'Tram che si chiama desiderio' o 'Selvaggio'?"

"Selvaggio. Non voglio vestire il nostro bambino come un-" coprì l'orecchio libero del pupo con la mano "-un marito violento!"

Kurt sbatté le palpebre allibito. "Non so cosa mi turba di più tra il fatto che hai appena sussurrato per non farti sentire da un pezzo di plastica inanimata...o l'averi sentito chiamare quel coso il nostro bambino"

Blaine sorrise nervosamente. "Beh, ho provato ad immaginare come sarebbe se mai avessimo una famiglia"

A Kurt caddero le spalle e la sua mano rilasciò istintivamente il borsone dei vestiti. "Blaine Anderson...sei in assoluto il ragazzo più tenero e carino che esista".
Tornò da Blaine e gli sorrise affettuoso, passandogli una mano tra i capelli sopra l'orecchio e baciandolo di nuovo, lento e dolce.

Dopo un secondo Blaine si tirò indietro, arrossendo.

"Non dirmi che ti senti in imbarazzo a baciarmi di fronte a quella cosa" chiese Kurt ridendo.

"No...beh, si...NO! voglio dire...non è strano farlo davanti al bambino?"

Kurt scosse la testa e si rimise la borsa in spalla. "Ti amo. Chiamami più tardi."

Blaine sollevò lo sguardo dal viso di Emilio, senza smettere di cullarlo, per sorridere al suo fidanzato. "Lo farò. Ti amo anch'io"
Decise di ignorare l'ennesima risata di Kurt, udibile anche da dietro la porta chiusa.
Continuò a coccolare la bambola rimbalzando da una parte all'altra della stanza, prima di dire. "Andiamo a metterci qualcosa di più carino di questa vecchia tutina, hmm?"   

X Aveva appena abbottonato con successo la piccola giacca di pelle, sorridendo di piacere alla vista di quanto fosse carino Emilio con quel minuscolo cappellino sulla testa, quando il bimbo produsse uno strano singhiozzo.
Blaine inclinò la testa di lato, osservando intensamente la bambola. Il foglietto illustrativo che aveva letto parlava di gorgoglii, pianti, ruttini e versi di gioia, non di singhiozzi...

Il bambolotto fu scosso da un brivido prima di produrre il grido più perforante che Blaine avesse mai sentito in vita sua.
Sbatté le palpebre, non sapendo bene cosa fare. Rimase immobile per un momento prima di afferrare il bambino, dimenticandosi di tenergli sollevata la testa e causando una serie di urla sempre più intense.

Blaine non credeva potesse esistere un livello così alto di decibel.

Si appoggiò il bambino al petto, cullandolo e accarezzandogli delicatamente la schiena mentre in preda al panico si guardava intorno, in cerca di qualcosa che potesse suggerigli la soluzione al suo problema.
Giusto! Aveva il suo monitor da polso! In questo modo la bambola avrebbe saputo di essere in braccio al proprio genitore e avrebbe smesso di piangere!

Blaine spostò goffamente il piccolo sulla spalla, sorreggendolo con una mano mentre con i denti si sollevava la manica della camicia cercando di esporre la fascia che aveva sul polso. Fece una smorfia immaginandosi quello che avrebbe detto Kurt se lo avesse visto...
"Shhh" mormorò preoccupato, passando il polso sopra la schiena del bambino nel modo che il loro insegnante gli aveva mostrato in classe.
Teoricamente avrebbe dovuto fare qualche verso di gioia, smettendo di piangere.

Non lo fece.

Blaine iniziò a sventolare il polso su tutta la bambola, passando dalla testa fino alla schiena e le gambe, cercando di far registrare il segnale.

Senza fiato ed in panico gridò: "I vestiti!" rendendosi improvvisamente conto del perché il sensore non funzionava.
Con cautela posò la bambola sul letto, ricordandosi questa volta di sorreggergli la testa per tutto il tempo.
Appena ebbe libere le mani iniziò a sbottonare la giacca di pelle, per poi passare alla camicia dove ciondolava quella fastidiosa targhetta di autenticità del prodotto, per finire cercando di sollevare la maglietta della salute. "Maledetti strati!" urlò.
"Oddio scusami!"  Non erano passate nemmeno due ore e già stava imprecando contro il suo bambino.

Agitò il polso sopra il busto della bambola, cercando di rendere quel sensore elettronico...sensibile.
La sua voce era zuppa di panico. "Mi dispiace Emilio, mi dispiace tanto!"
La mano gli tremava mentre passava il sensore ovunque gli venisse in mente, mentre le grida non accennavano a smettere.

"Non so che cosa hai bisogno...hai fame?" si allontanò dal letto per frugare disperatamente nella sua borsa alla ricerca del biberon- dotato di un sensore elettronico.
Ricordando ciò che aveva imparato in classe si sedette sul letto con la schiena appoggiata al muro, posizionando con attenzione il bambino nella culla creata dal suo braccio.
"Shhh,shhh...hai fame?" chiese, portando la tettarella alle labbra del bimbo.

Gli strilli continuarono. Blaine era piuttosto sicuro che avrebbe avuto dei danni permanenti all'udito dopo la fine di quell'esperienza, per non parlare delle rughe di preoccupazione che gli sarebbero rimaste impresse sulla fronte.
Iniziò a sentire l'angolo degli occhi pungere a causa delle lacrime, sentendosi completamente sopraffatto.
Non ha fame e non ha bisogno di essere cullato...di che altro hanno bisogno i bambini?!

Pannolini!

Aveva in dotazione due pannolini, entrambi con il solito sensore in modo che il loro professore potesse assicurarsi che gli studenti cambiassero effettivamente il bambolotto, togliendogli il cambio 'sporco' per mettergli quello pulito.

Mordendosi il labbro Blaine iniziò con il laborioso compito di slacciare le chiusure in velcro degli stivali da moto, che si rese conto solo in quel momento essere anch'essi pieni di peli di gatto. Dopo averli sfilati rimosse anche i piccoli jeans, preoccupandosi per un secondo del pasticcio che avrebbe causato sul suo letto pulito, prima di ricordarsi, leggermente imbarazzato, che non si trattava di un bambino vero, con veri pannolini sporchi.

E' solo che...sembrava tutto così reale. Di certo il suo nodo allo stomaco lo era.

Chiuse gli occhi per un attimo, facendo una smorfia quando il volume delle grida aumentò ancora, come per ricordagli 'ehi! c'è un pannolino bagnato qui, papà'.
Sentiva il cuore battergli in gola, le mani gli tremavano e riusciva a malapena a respirare...
Nonostante tutto fu in grado di togliere il pannolino e metterne uno nuovo.

E gli strilli si fermarono.

Blaine sorrise ancora tremante, premendosi i palmi sulle orbite e sforzandosi di prendere dei respiri profondi per cercare di calmarsi.

La sua prima e potente crisi di pianto...ed era riuscito a cavarsela da solo.

Sarebbe andato tutto bene. Stava andando tutto bene.

Poteva decisamente farcela.

                                                                                                             

                                                                                                                 *



Non poteva assolutamente farcela da solo.

Se ne rese conto tre ore più tardi quando il bambino iniziò a piangere di nuovo.
Ed ancora nulla sembrava funzionare per calmarlo.
Rilesse per l'ennesima volta il foglietto illustrativo sperando di trovarci qualche suggerimento su come fermare quelle grida, arrabbiandosi ogni volta che leggeva la frase 'piange delicatamente quando è disturbato'.

"Mia zia Mathilda piange delicatamente!" sbottò Blaine in tono acido, mentre camminava lungo la stanza con Emilio sulla spalla, coccolandolo, accarezzandolo, facendo tutto ciò che gli veniva in mente per cercare di fermare quell'orribile rumore spacca cranio.

Voleva mollare.

Voleva rannicchiarsi su se stesso con la testa tra le ginocchia.

Voleva la sua mamma. Lei avrebbe saputo come fermare quel pianto. Suo o del bambino a questo punto non faceva differenza.

Afferrò il suo telefono dalla scrivania, ammettendo la sconfitta. Aveva bisogno d'aiuto.

Decise di chiamare Brittany, sperando che la bionda non si arrabbiasse per essere stata disturbata a quell'ora di venerdì sera, ma non sapeva cos'altro fare.
Che poi, ripensandoci, lei era sua 'moglie' (anche se in realtà avevano deciso di non sposarsi, mantenendo la custodia condivisa).
Britt aveva tenuto il piccolo Emilio il giorno prima e non aveva segnalato alcun problema al loro insegnante.
Doveva esserci qualcosa che la bionda aveva fatto e che lui non stava facendo...

Con la triste consapevolezza di non avere quello che serve ad un buon padre, compose il numero.
"Brittany?"

"Ciao Blaine Warbler. Cosa hai fatto al nostro bambino?"

Come ha fatto a-? Non era quello l'importante...
"Non gli ho fatto niente, è solo che non smette di piangere! Ho provato a dargli il biberon, l'ho cambiato, l'ho coccolato e gli ho fatto fare il ruttino...ma non funziona niente!"

Mentre parlava notò il suo riflesso nello specchio che aveva appeso sull'anta dell'armadio.
Aveva i capelli che sparavano dappertutto a causa delle innumerevoli volte che ci aveva passato le mani attraverso, gli occhi strabuzzati e cerchiati di rosso e la camicia stropicciata dal tenere costantemente in braccio la bambola, in diverse posizioni, cercando di farla smettere di piangere.

Era un completo e totale disastro.

"Lord Tubbington ha detto di sedersi sul pavimento con Emilio sulle ginocchia. Con me non ha funzionato, ma con lui si"

"Non ha funzionato per co-..." Blaine non voleva saperlo. A questo punto avrebbe provato qualsiasi cosa.
Lasciò cadere il telefono sul letto, scivolando sul tappeto con le gambe piegate. Posò delicatamente Emilio sulle cosce in modo che il bambino potesse fronteggiarlo e lentamente iniziò a dondolare le gambe da un lato all'altro.

Non cambiò niente.

Afferrò di nuovo il telefono con la mano libera: "Non funziona!"
Riuscì a tenere l'apparecchio in posizione stringendolo tra la spalla e l'orecchio, mentre con entrambe le mani tornava ad accarezzare le braccia del bambolotto, non sapendo che altro fare per fermare le sue urla.

"Metti in modalità video chiamata" disse Brittany.

Blaine armeggiò di nuovo il telefono, rendendosi conto di quanto fosse difficile reggere l'apparecchio con una mano e con l'altra cercare di non far cadere il bambino per terra.
Dio stava fallendo...Emilio lo avrebbe odiato e-

"Blaine!"

Giusto. Posò il cellulare sul grembo della bambola in modo da poter vedere il volto di Brittany.
Come sempre la ragazza sembrava rilassata e felice...completamente a proprio agio.
Forse era lui a non essere semplicemente tagliato per fare il genitore, essendo prossimo ad un esaurimento.
Respirò a fondo trattenendo l'aria per un momento, prima di liberarla con un lamento.
Fu vicino a raggiungere le tonalità acute del bambolotto. Ormai era diventato parte integrante di quel caos sonoro.

L'immagine di Brittany era in movimento, come se la ragazza si stesse spostando nella sua camera.
Poteva anche vedere la coda grigia del suo gatto invadere lo schermo avanti e indietro, accanto al volto della bionda.

"Gli hai cambiato il pannolino?" chiese.

"Si"

"Gli hai dato da mangiare? Oh, non gli piacciono i maccheroni, ho già provato"

Blaine resistette alla tentazione di colpirsi la fronte con la mano- non avendone una libera, e rispose. "Si"

"Ha fatto il ruttino?"

"Brittany ho fatto tutto lo giuro, ma non smette di urlare!"
L'isteria nella sua voce stava rapidamente aumentando e i suoi occhi iniziarono a riempirsi nuovamente di lacrime.
Batté velocemente le palpebre, cercando di rimandarle indietro.

Brittany  si voltò per un momento, guardando  altrove prima che l'immagine del suo volto venne oscurata da, beh, il sedere del suo gatto.
Blaine distolse lo sguardo con una smorfia di disgusto. Fortunatamente il viso della ragazza ricomparve sullo schermo poco dopo.

"Prendi il bambino in braccio"

"O-Okay..." rispose Blaine, cercando di raccogliere il telefono e la bambola nello stesso momento.
Mise il piccolo nella curva del suo braccio, tenendo sollevato il cellulare con la mano libera in modo da vedere chiaramente la
faccia di Brittany, sussultando a causa delle grida di Emilio che gli stavano facendo pulsare terribilmente la testa.

"Gira il telefono, così può vedere anche il piccolo"

Non può vederti per davvero. Evitò di specificare, ruotando l'apparecchio verso il volto del bambolotto, restando comunque nella visuale.
Vide Brittany appoggiarsi alla testata del letto, mentre il suo gatto faceva irruzione nella schermata strofinandoci sopra il naso.
Per un secondo non vide più niente, eccetto l'immagine della zampa di Lord Tubbington.

"Blaine, appoggia il telefono sul naso del bambino"


Ma che diavolo...Blaine si arrese. Nient'altro aveva funzionato, tanto valeva provare.
Mise lo schermo del telefono contro il nasino della bambola, tirandolo indietro dopo circa un minuto.
"Britt lo so che stai cercando di aiutarmi ma-"

"Prego"

Blaine realizzò con un sussulto che le grida di Emilio si erano fermate.
"Come caz- diamine hai fatto?!"

La ragazza si strinse nelle spalle, prendendo in braccio il suo gatto e accarezzandogli il mento peloso.
"Ieri sera ho lasciato Emilio con lui, mentre io e Santana facevamo sesso..."

Blaine arrossì dall'imbarazzo, complice anche la frustrazione nel sapere che la ragazza aveva lasciato il loro bambino da solo.

"...e mi ha detto che non ha pianto neanche una volta. Quando cominciava gli si rannicchiava vicino, gli sfregava il naso e il bambino smetteva. E' veramente bravo con i bambini, non capisco perché non ne voglia di suoi..."

Blaine fissò a bocca aperta lo schermo, incapace di dire qualsiasi cosa.

"Okay, se hai finito di rendere il nostro bambino infelice ti saluto. Ci vediamo lunedì al glee. Ciao! "
Lo schermo divenne nero dopo che Brittany agitò la mano come arrivederci.

Rimase seduto ancora un momento con il bambino in braccio, sentendo il battito cardiaco e la respirazione tornare alla normalità.
Lasciò che tutta l'adrenalina lasciasse il suo corpo prima di provare a muoversi. Aveva paura di muoversi, non volendo rischiare che Emilio iniziasse di nuovo a dar fuori di matto.
Diversi minuti dopo il pavimento iniziò a diventare scomodo, forzandolo ad alzarsi delicatamente in piedi, mentre cercava di tenere la bambola più ferma possibile.

Camminò con attenzione lungo la stanza senza fare alcun rumore, per poi posare il bimbo nel seggiolino per auto, coprirlo con la sua copertina e avviarsi in punta di piedi verso il computer posto sopra la scrivania.
Si connesse a Skype, cercando di contattare Kurt. Aveva davvero bisogno di vedere il volto amorevole del suo fidanzato in quel momento.

"Hey, eccoti fin-Oddio Blaine! Che cosa ti è successo?"

Blaine batté freneticamente il tasto del volume del suo portatile, assicurandosi che nulla potesse svegliare il bambino.
"Anch'io sono contento di vederti"

"Scusami" disse Kurt mordendosi il labbro e guardandolo divertito. "Non credo di averti mai visto con un aspetto così...trasandato. Cosa è successo?" chiese, questa volta con un tono più pacato e preoccupato.

"Ha dato fuori di matto." La sua voce suonò asciutta come il deserto del Sahara. Beh, non poteva farci niente. Non dopo la serata che aveva appena passato.

Kurt rise, avendo la gentilezza di coprirsi la bocca e cercando di simulare un aspetto serio e preoccupato.
"E' stato terribile, vero?"

"Si" piagnucolò Blaine. "Non sai quanto sono contento di sapere che non possiamo accidentalmente creare uno di quei cosi"

Kurt schioccò la lingua, osservandolo con sguardo rassicurante. "Aw, povero piccolo" disse con un broncetto affettuoso sul viso.
"Mi dispiace che tu abbia passato una serata così tremenda."

Blaine lo guardò negli occhi, sapendo di risultare pietoso e dolente, cercando un po' di consolazione nel suo sguardo.
In realtà avrebbe voluto Kurt con sé in quel momento, in modo che potesse dargli quell'abbraccio di cui tanto aveva bisogno.

"Quindi niente più sogni sui piccoli Hummel?"

Blaine sbatté le palpebre. "Cosa?"

Kurt arrossì, sorridendo nervosamente. "Ho provato ad immaginarmi come sarebbe stato e, um, come li avremmo chiamati se...Sai, non ho mai saputo chi dei due papà di Rachel fosse quello biologico..." disse velocemente, tentando palesemente di cambiare discorso.

Qualcosa dentro di Blaine si rilassò. Quell orribile tensione che gli aveva stretto i muscoli del petto per ore si sciolse, finalmente.
Quella sensazione di puro panico causata dal non avere nessuno a cui rivolgersi quando tutto aveva iniziato a complicarsi evaporò grazie allo sguardo dolcemente ansioso del suo ragazzo. Blaine sospirò, parlando poi a bassa voce.
"Kurt?"

"Si?"

"Possiamo essere la famiglia Hummel"

"Oh" Kurt armeggiò con la scollatura del suo pigiama, sorridendo radioso.
Cercò poi rapidamente di coprirsi il volto con il palmo della mano. "Possiamo?" chiese ovattato.

Blaine si accasciò sulla scrivania, appoggiando il mento tra le mani.
Guardò con affetto lo schermo del computer, dove era riflesso il volto della persona che lo faceva sentire capace di far tutto.
"Mm hm. Questo significa che non dovrò far tutto da solo"

Kurt sorrise, piegando la testa di lato e allungando la mano come per toccare lo schermo, salvo poi rendersi conto che non si trovavano per davvero l'uno di fronte all'altro. "Nemmeno io potrei farcela da solo. E' stato già abbastanza difficile l'anno scorso...avevo Santana come compagna. Continuava a ripetermi che avremmo preso una tata che avrebbe svolto il 'lavoro sporco'." La sua voce si ridusse in un sussurro. "Fu piuttosto spaventoso anche per me"

Fu la prima volta dopo ore che Blaine sentì qualcosa di diverso dallo stress.
Era gratitudine. Era grato a Kurt per avergli detto che anche per lui fu spaventoso. Gli era grato per essere li con lui in quel momento.
Gli era particolarmente grato per aver immaginato di condividere per davvero quella realtà un giorno...tra trentasette anni da oggi, come minimo.

"Ti amo"

Kurt gioì felicemente a quelle parole. "Ti amo anch'io. Ma sappi una cosa..." disse, chinandosi verso il computer con occhi maliziosi e labbra socchiuse.
Il respiro di Blaine gli morì in gola. Al diavolo la presenza del bambino in camera.
"...toccherà a te cambiare i pannolini sporchi" disse teneramente alla fine.

Blaine rise delicatamente, ancora in grado di ricordarsi di non dover fare troppo rumore.
Il suo cuore si strinse forte nel petto, meravigliato nel constatare che stavano ancora parlando del loro futuro.
Blaine amava parlarne.

"Andata. Ma tu ti occuperai dei rigurgiti"

Kurt lo guardò per un momento con un misto di shock ed indignazione, trattenendosi dal rispondere quando Blaine si mise un dito sulle labbra ricordandogli di non fare rumore. "Ora vado, ho davvero bisogno di dormire prima che il bambino si svegli per la poppata della mattina. Ci vediamo domani per il brunch. Ti amo."

Sorrise all'immagine di Kurt con gli occhi stretti, soffiandogli un bacio prima di chiudere il programma.
Indossò rapidamente il suo pigiama, scivolando sotto le coperte e sospirando di sollievo alla sensazione di essere finalmente steso.

Non appena si rilassò iniziò ad immaginare di lui e Kurt con un bambino. Erano una squadra forte, in grado di gestire qualsiasi problema sapendo di poter contare l'uno sull'altro.

Già si immaginava Kurt che ondeggiava nel loro salotto con un neonato in braccio -un piccolo fagotto la cui testolina spuntava oltre la sua spalla virile.
Gli stava dolcemente canticchiando qualcosa, mentre lui era in cucina a preparare la cena.

Oppure entrambi preoccupati perché il loro piccolo non stava bene. Erano lì con lui, sempre insieme.

Si immaginò due mani stritolate insieme durante il primo giorno di scuola, i pomeriggi di shopping, un album digitale da inviare ai nonni e un cuscino speciale fatto a mano da Kurt per l'arrivo della fatina dei dentini.

Le notti in bianco a causa dei pianti disperati, la carenza di sonno, gli innumerevoli piccoli incidenti che sarebbero successi al bambino.

Il loro bambino.

Blaine non aveva alcuna intenzione di diventare padre al liceo, e probabilmente nemmeno per i dieci-vent'anni successivi.
Uno degli obiettivi principali di quel compito era proprio aprirti gli occhi su cosa volesse dire avere davvero un bambino, esperienza che non avrebbe voluto ripetere tanto presto.
Sapeva che un domani sarebbe stato tutto più semplice, perché avrebbe avuto Kurt accanto e lui rendeva tutto migliore.
Rendeva tutto perfetto, in realtà.

Si ritrovò sdraiato nel letto, sorridendo alle immagini di lui e Kurt in un futuro come famiglia.

Per scrupolo si annotò mentalmente di prendere un gatto a cui piacessero i bambini. Giusto per sicurezza...






*MIT: Massachusetts Institute of Technology. E'  una delle più importanti università di ricerca al mondo.



Eccoci! :)
Vi è piaciuta? Spero di aver reso al meglio il lavoro di Stoney, critiche o consigli sono comunque ben accetti!
Alla prossima!
BP

  
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